lunedì 12 aprile 2010
father and son
Il più grande lavoro sulla Terra
E' diventare genitori
Ed è giunto il momento
Di ringraziarvi di cuore per essere i miei.
Non è solo la vita
Che mi avete dato,
Ma anche le molte preoccupazioni
Sull'oggi e sul domani
E se sono felice
E' anche grazie a voi.
C'è stato anche un tempo in cui provavate solo un grande dolore,
In cui non riuscivate a capirmi
Ed io ho dovuto andare per la mia strada.
Anche questo fa parte dell'essere genitori
E a volte fa soffrire.
Ma come sempre, al di sopra di tutto
C'è il vostro grande amore.
Credo che non ci potrebbe essere nulla di peggiore
Della sua scomparsa.
Per questo cerco di fare qualcosa di buono della mia vita,
Anche per onorarvi.
Mi avete dato quello che basta
L'amore, che durerà per sempre.
Un amico di mail mi invita all'ascolto della canzone "father and son", di Peter Gabriel. Raccolgo l'invito, cerco la traduzione e mentre la leggo penso a tutti i genitori imperfetti di figli imperfetti. Compresa me. Genitori che ... che siamo sempre lì a chiederci se abbiamo fatto giusto e visto giusto, se stiamo facendo giusto e vedendo giusto, se sia sufficiente quello che abbiamo fatto e quello che facciamo, mentre dovremmo stare più sereni, con la consapevolezza che abbiamo dato e diamo "quello che basta, l'amore, che durerà per sempre"
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Che strano! Se penso a padri e figli non mi vedo padre. quale sono, ma figlio quale fui e penso a mio padre, morto da quasi quaranta anni.
RispondiEliminaMi sembra ieri. Di ieri certamente è il dolore, ancora vivo, come se lui fosse di là, nella camera mortuaria, in mezzo agli addobbi funebri e all'odore acre dei fiori da morto -avete fatto caso a quanto sia acre e sgradevole l'odore dei fiori da morto- mentre io e mio fratello siamo di qua, nella stanza del ricevimento. A ricevere le condoglianze, le strette di mano.
Quante volte le ho date? A quanti funerali sono stato? Quante mezze parole ho farfugliato senza nessun significato? Una stretta di mano, una mezza parola farfugliata e via, fuori di qui che c'è l'odore acre dei fiori da morto.
Adesso sono gli altri a farfugliare una mezza parola a me, a noi due, a noi due orfani. Gli altri farfugliano e noi ascoltiamo, noi due orfani e non ci possiamo muovere di qui, e dobbiamo annusare fino in fondo l'odore acre dei fiori da morto. La puzza dei fiori da morto, volevi dire, fratello. E lui sta di là, immobile, mentre noi due stringiamo mani e ascoltiamo mezze parole, e ci sentiamo ogni momento più soli, abbandonati, in mezzo a tutta questa gente.
Stai pensando a qualcosa, fratello? A quello che farò domani. E tu? A che stai pensando? Sto pensando che vorrei che ritornasse in vita per due minuti. Due minuti soltanto? Il tempo di dirgli una cosa che non gli ho mai detto, fratello. Ti rendi conto? Non ho mai detto a nostro padre quanto lo amavo. Non gliel'ho mai detto, fratello, e adesso...
Il tuo post si ricollega al mio...
RispondiEliminaI genitori tutto fanno per i propri figli...
Scusa Vincenzo, ma trovo di cattivo gusto la tua lettera. Chi perde un proprio caro non si accorge nemmeno dei fiori. O dei parenti. Sta lì, nella sala mortuaria, e guarda la persona cara che non c'è più. Si avvicina, gli da una carezza. Si allontana. Poi ritorna e ancora una carezza. O una preghiera. E pensa a lui, agli ultimi istanti che era in vita. Alle ultime parole udite. O al sul ultimo sorriso. Pensa a quando era vivo e che tra poco non potrai più nemmeno accarezzarlo. Se hai amato davvero, il tuo pensiero è là con lui. Se invece hai altro per la testa, beh, in quel caso noterai i fiori, quelli dell'agenzia funebre, i parenti che bisbigliano e così via. Come essere in ascensore e leggere la scritta che dice portata massima 4 persone. Per me è stato diverso invece. Perchè io volevo bene davvero, e il mio pensiero era sempre rivolto a chi ho perso, anche quando hanno sigillato la bara e sepolto la persona in questione. Penso sia una questione di maturità.
RispondiEliminaNon ho mai- o forse dovrei dire ancora- perso una persona veramente cara, quindi non so come reagirei, cosa penseri, quanto e come soffrirei, infine cosa mi rimarrà nella testa e nel cuore ripensando a quei momenti. Ma credo che sia una questione talmente delicata, personale e intima che giudicare i ricordi di un altro con i termini del buono, del cattivo, del lecito, del bello o brutto sia, questa sì, una cosa di cattivo gusto, caro anonimo, ma torna a lasciare un commento, se vuoi.
RispondiEliminagrazie per la traduzione... di cuore.. ho 23 anni e ho perso entrambe i genitori... mi mancano ogni giorno sempre di più... ma li porto con me in ogni gesto e attimo del mio cammino!
RispondiEliminacaro\cara anonimo, è una tragedia perdere i genitori in età così giovane. Spero tu riesca sempre a sentire, in questo chiassoso mondo dei vivi, anche la loro voce e il loro affetto, che non finisce con la morte! ti abbraccio anche se non ti conosco.
RispondiEliminaIo ho una sola regola come genitore: cerco di "fare le cose per bene".
RispondiEliminaNiente manuali, niente esperti, niente lezioni da tate e affini, solo un percorso da fare insieme a mio figlio, tenendosi per mano e raccontandoci la vita.
Ed è quello che hanno fatto i miei con me.
Hanno sbagliato loro, tante volte, e ho sbagliato io, tante volte. Ma non abbiamo mai mollato la presa delle nostre mani.
Che bella questa immagine delle mani.
RispondiEliminaMi ricorda una cosa che mi successe tanti anni fa: mi misi le mani a coppa sul viso e inspirai, un gesto che faccio spesso. Quella volta sentendo odore di verdura mi venne in mente mia madre, così presi un foglio e scrissi tutto ciò che ricordavo delle mani di mia madre. I suoi gesti, le sue carezze di carta vetrata, la crema nivea della sera.
Dopo qualche giorno scrissi delle mani di mio padre. Di quando mi portava a Milano, alle manifestazioni o allo stomatologico, e mi stringeva a intermittenza le mani, come a dirmi: sono qui, non aver paura.
Alla fine scrissi tutti i miei ricordi d'infanzia, mettendoli in una cartella pomposamente chiamata "le rimembranze".
Fai bene a cercare di fare da te, con i figli, perchè la strada che si percorre insieme a loro, mano nella mano, è unica, e non esiste nessuna mappa.
Grazie del commento!
ah, e del sostegno al blog!
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