sabato 15 maggio 2010
canzone quasi d'amore
Semplicità e ironia, durezza e purezza, perfezione e rarità.
A partire dal titolo, "canzone QUASI d'amore" con quell' avverbio che racchiude la sua essenza: sfiorare la verità senza sentirsene depositari, vorrei dire senza cedere alla sua arroganza. Quell’amore che tutti sono propensi a dichiarare assoluto, eterno, puro, per poi accorgersi che basta poco per renderlo relativo, precario, inquinato. Per farla breve: nell'amore c'è sempre un quasi, come nella vita tutto è quasi.
Amo questa canzone per:
le note iniziali e la PERFEZIONE dell'incipit: "non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo". Ci avessi pensato per anni, non sarei riuscita a esprimere il concetto in modo altrettanto fascinoso. Le cose da dire sono sempre le stesse, vita amore morte e poco altro, gli antichi ne hanno parlato in modo sublime, e noi che possiamo fare, se non ripeterle illudendoci di essere originali?
la DUREZZA di quel "per le mie navi sono quasi chiusi i porti". Non so perché mi immagino che a pensarlo sia una persona avanti con gli anni, che non vede futuro per le sue navi, ma anche qui il grande Guccini ci ha infilato un quasi, questa volta ottimista: un attracco c’è sempre, a cercarlo.
la SPIETATEZZA del “perchè siam tutti soli ed è nostro destino tentare goffi voli -d'azione o di parola- volando come vola … il tacchino”
Questa del volo del tacchino è esilarante! Francesco piazza lì quel tacchino spennacchiato come immagine da ricordare a se stessi quando alziamo le ali e ce la tiriamo: dove credi di volare, tacchino spennacchiato?
Mi piace quel modificare il tono per la parola "vecchio” , la SEMPLICITA' delle “sere uguali ma ogni sera è diversa”
la REALTA' del "perchè siamo tutti uguali siamo cattivi e buoni e abbiamo gli stessi mali, siamo vigliacchi e fieri, saggi- falsi- sinceri ... COGLIONI"
E’ lo stesso concetto del tacchino: abbassa la cresta, sei un coglione anche tu, come gli altri.
L’amarezza di quel “Ma dove te ne vai, dove te ne sei già andata ….” .. come uomo che parla, parla, parla, e quando alza gli occhi si accorge che nessuno lo sta ascoltando. E allora si pente di non aver cercato le parole col vestito nuovo, parole che l'avrebbero fatta rimanere. Forse.
E allora, riporta il tutto alla quotidianità più terra a terra che ci sia: la canzone si conclude con una vita che è anche … “grattarsi”
Questa canzone quasi d’amore io la chiamerei “canzone scanzonatoria senza il quasi”
Quasi un ossimoro di canzone.
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Di Guccini conosco poco, e questa canzone non l'avevo mai sentita, per cui l'ho ascoltata tre volte, per cercare di captarne le parole.
RispondiEliminaUna canzone triste, come solo un vecchio sa cantare (questa non è sua, è di Omero nell'Odissea, la pronuncia Ulisse alla corte di Nausicaa. Più o meno -cito a memoria 58 anni dopo- "un vecchio sa amare come un giovane, un vecchio sa soffrire più di un giovane, un vecchio sa dire parole che un giovane non è capace di trovare").
Mi è piaciuto l'incipit, naturalmente, ma sopratutto quelle sue parole "Ma dove te ne vai, dove te ne sei già andata...". A sentirle io
immagino un uomo che cerca ancora le parole che la faranno rimanere, se è ancora in tempo a trovarle.
Adoro Guccini. I miei figli sono stati addormentati con l'Avvelenata, la Locomotiva e Dio è Morto. Questa canzone che proponi è una poesia. Davvero difficile commentare. Dice già tutto.
RispondiEliminaVincenzo, cosa ti perdi. Comincia ad ascoltati Cyrano, che ho già postato, ispirato a un personaggio letterario che non può non piacerti, poi fammi sapere. http://fuma62.blogspot.com/2009/10/loro-non-ti-abbandonano-mai.html
RispondiEliminaWilma, io ho ascoltato Guccini da giovane, poi raramente fino a .. il giorno in cui sono partita per la montagna, l'estate scorsa: saprei dirti il punto preciso del viaggio (val pusteria) in cui mi sono messa a cantare l'avvelenata: dopo 30 anni, perchè ti viene in mente una canzone, e te la ricordi tutta? Mistero.
Guccini ha fatto delle canzoni capolavoro.
M'è venuto il magone grande perché Cyrano è stzato uno dei miei miti giovanili. L'ho recitato nel teatrino del mio liceo (avevo 18 anni ed ero innamorato della collega che interpretava Rossana, che si chiamava Rosalba P., e che è morta 20 anni fa, portata via da un epitelioma). Io facevo la parte di Cyrano.
RispondiEliminaIl monologo del secondo atto, del duello nel teatrino, non me lo ricordo più.
Proverò ad inventare la "Licenza", naturalmente in versi, cominciando da quelli belli di Guccini e parafrasando le frasi finali del tuo post, oh Rossana Rosalba Rosilba Rosimba Ro...Simba
LICENZA
Tagliatemi le gambe,
che me ne faccio ormai,
lasciatemi le ali
fatemi volar su tutti i mali,
su tutte le mie debolezze,
su tutte le mie schifezze,
sulle mie tenerezze,
sulla mia voglia di vivere,
sulla mia voglia di vincere,
sulla mia voglia di convincere,
sopra i miei pianti antichi
e sopra i miei pianti recenti,
che mi si portino i venti
lontano lontano lontano da qui
dove il mare si tuffa nel cielo,
dove il mondo è un po' meno vero,
dove tutto è mistero
quello che ho fatto e quello che farò
perché io sono stato, sono e sarò
sempre così collerico, così viperino
che sbuffo, m'incazzo
e faccio un casino;
non sono diplomatico,
forse un tantino asmatico,
non sono cortese
ma nemmeno ho pretese
di essere amato,
coccolato e adorato;
non sono tanto a modo
e cuocio nel mio brodo;
sono sempre arrabbiato,
l'eterno incazzato
a nessuno voglio piacere
-soli ai pochi che scelgo da me-
e non me ne fotte una mazza
se scontento qualcuno,
se scontento tutti
se non piaccio a nessuno
né gente perbene né farabutti;
io che ho squarciato
tutti i veli e ho lasciato
vedere la mia parete nascosta,
la più in ombra di tutte,
la più oscura di tutte
e chissà che "focus-pocus"
non abbia acquisito
un pacchetto di bonus;
e comunque brava gente
me ne sbatto ugualmente
e non mi sento un allocco,
perché io
giunto al fin della licenza
non perdono,
io tocco.
carina! conosco tramite gli studi dei miei figli la bellissima storia di Cyrano, ma spiegami cos'è questa licenza, perchè io ogni volta che sentivo la canzone mi chiedevo che diavolo fosse
RispondiEliminaCome c'è il sonetto, l'ode, la ballata c'è anche la canzone, una forma poetica insomma.
RispondiEliminaCerte canzoni cavalleresche finivano con un piccolo brano che veniva chiamato "licenza", cioè commiato. Veniva infatti alla fine della canzone ed era, di solito, dedicato alla bella cui la canzone veniva inviata,per cui era stata scritta.
Cyrano, duellando con un signorotto che lo ha offeso impunemente per il suo nasone, declama praticamente una canzone, che si inventa lì per lì e che è una presa in giro dei tipetti imbelli che c'erano in giro anche allora, come adesso; e conclude con una licenza in cui -se ricordo bene- dedica la trippa che tra breve infilzerà a qualcuno o qualcuna (scusami, ma avevo 18 anni!!! non mi ricordo proprio chi fosse) ed alla fine, siccome sta per sbudellare il poveraccio dice:
"E giunto al fin della licenza,
io non perdono,
io tocco"
e lo sbudella.
...e don chisciotte??? un vero capolavoro, il miglior elogio della pazzia che abbia finora sentito!!!
RispondiEliminagrazie, prof iacoponi.
RispondiEliminaè ovvio che la licenza la dedichi a Rossana, a chi sennò?
di questo personaggio mi aveva colpito la sua generosità: quando capisce che la bella cugina è innamorata del suo compagno di spada, invece di crepare d'invidia scrive lettere che l'amico consegna all'amata spacciandole per sue. preferisce la felicità dei due all'infelicità di tutti. Così lei si innamora del corpo di uno ma dell'anima di un altro .. questo è quello che interpretai io, non so se correttamente.
andre, don chisciotte non me lo ricordo. andrò a risentirlo.
... e le canzoni di notte?.. e il pensionato?... e canzone per un'amica?.. e canzone per silvia? e quelle che non mi vengono in mente? ma the winner is, for me, l'avvelenata, anche se lui sostiene che era valida solo in quel contesto.
che bello essere venuto a farti visita! è una delle analisi più belle che abbia mail letto su una canzone del nostro francesco, decisamente una delle sue più belle canzoni inclusa in uno dei suoi dischi secondo me più riusciti per la grandezza dei testi (tanto per citarne qualcuna, a cui io sono particolarmente legato, piccola storia ignobile e canzone di notte n°2).
RispondiEliminabravissima, complimenti!
Benvenuto, nico, hai una chitarra e non sembri un teen ager quindi di canzoni di Guccini ne devi aver cantate, come me. Poco fa, cercando il don chisciotte di cui parla andre, ho trovato via paolo fabbri 43 e riascoltato proprio i testi di cui parli tu. Belle, molto tristi.
RispondiEliminaGrazie, alla prossima.
Certo che l'ho dedicata a Rossana, allora e adesso.
RispondiEliminaSì, Rossana sapeva che Cristiano era solo un corpo ma che l'anima era quella di Cyrano.
Quando questi muore c'è solo lei accanto, e lui muore guardando lei negli occhi.
Interpretato bene, alunna Simba.
"è ovvio che la licenza la dedichi a Rossana, a chi sennò?" il soggetto sottinteso era Cyrano, non iaco, e la licenza di cui parlo è quella del soggetto, dato che tu nel commento precedente te lo eri chiesto. Vedo che oggi "ci si capisce a fischio come le cicale", tanto per scopiazzarre un pò e farti un pò incazzare, ma chi può resistere alla tentazione di scopiazzare dal prof? :-)
RispondiEliminaMi viene in mente una canzonaccia che cantavamo al liceo a certe colleghe carine che ci chiedevano di lasciarle copiare (nel compito in classe di latino o di greco) senza poi rifarsi lasciandoci spomiciacchiare un po'.Il testo era, tra l'altro: "scopiazza, scopiazza
RispondiEliminapoi tutta notte impazza
cantando a squarciagola
l'Aida e il Trovator"
Oggi sono molto più espliciti, ma noi eravamo tanto carini...
Scusa ma non avevo letto bene (sto uscendo dal letargo).
RispondiEliminaNon credo che la dedicasse a Rossana la panza del fellone. Non ricordo a chi; Cyrano aveva tanti nemici, quelli che poi gli faranno avere l'attentato mortale. Per quanto riguarda la generosità del personaggio -realmente esistito, non una invenzione di Rostand- hai ragione: era generosissimo. Cyrano era uno spadaccino famoso ed un poeta.
Scrivere lettere d'amore al posto dell'amico quasi illetterato fu per lui un modo poetico di amare Rossana. Se fosse vissuto oggi ed avesse avuto impedimenti pari a quel suo nasone avrebbe usato il web e la posta elettronica.
Su questo non ci piove
RispondiEliminaBellissimo post.... Stupenda canzone... Quanto è vero che "...la noia di un altro non vale"!!!
RispondiEliminaCiao