Una mano invisibile scaraventa secchiate di acqua - imbiancata per lo spavento- giù dalla nuda, fredda, scura e infida roccia resa verticale da uno scherzo della natura.
La forza di gravità non fa sconti, non offre paracaduti, agisce d'impulso e senza tanti complimenti. Una moltitudine di gocce - strette l'una all'altra quasi a farsi coraggio- improvvisano un doppio salto mortale e atterrano nel torrente accompagnate da uno SCIAF a ciclo continuo, un fragore quasi assordante, un rumore che sembra di cascata ma ricorda anche una platea intera che applaude. Clap, clap, sciaf, sciaf, sciaffete, clap, clap, sciaf, sciaf, sciaffete. Turisti col naso all'insù sembrano intenti a controllare il trampolino di lancio, escursionisti si caricano lo zaino in spalla dopo aver fatto la foto alla cascata, gente del posto scarica un pulman di vettovaglie per organizzare una festa.
Mi aspetta una intera giornata in montagna, dopo 3 mesi di astinenza: una goduria.
G. è tutto preso a pulire e soprattutto a capire cos'è quella patina che ha trovato sulla racchetta, poi lampeggia: è calcare, e risale a quella passeggiata finita sotto il diluvio. Quella in cui abbiamo perso anzi smarrito il suo zoom, che ora sta usando per fotografare l'acqua in picchiata. Le foto delle cascate non vengono mai bene: non si vede la potenza, non si sente il rumore, non si percepisce l'umidità, non si nota quello spettacolare effetto aereosol che si diffonde nell'aria. Un bellissimo effetto nebulizzante dovuto a una minoranza di molecole di idrogeno e ossigeno che si staccano dalla massa e si liberano intorno. Perchè ... che ne so, forse hanno avuto paura di fare un salto nel vuoto, del buio oltre l'orlo del precipizio, forse volevano semplicemente fare di testa loro.
Queste molecole anarchiche stanno un pò per aria e poi toccano, come tanti puntini di sospensione, il prato, le persone che vi stanno sostando, i sassi, la mia cartina-non mia, i miei occhiali, me. Toccano con delicatezza, sono talmente minuscole, una carezza accennata. Toccano, si depositano, evaporano, muoiono. Era meglio se rimanevate nel gruppo, mi verrebbe di dire loro, ma poi penso che il prato è così verde e l'aria così fresca proprio grazie alla loro morte.
Tu hai un'anima verde, ed è l'anima di un poeta.
RispondiEliminaHo scritto poeta e non poetessa apposta, perché mi è sempre sembrato un diminutivo poco bello, una discriminazione insomma.
Bella proprio l'immagine della mano invisibile che scaraventa secchiate d'acqua -imbiancata per lo spavento del salto.
Ricordo la mia prima mail, che ti scrissi: ti chiedevo se tu scrivessi libri.
Avrei dovuto chiederti se scrivevi poesie.
Le scrivi e molto belle.
Scrivi sempre cose molto belle, quando non ti incazzi.
Un secondo dopo aver pubblicato il tuo commento sono finita non so come in un blog di una donna che si definisce "la poeta": hai ragione, poetessa non piace nemmeno a me, come tante parole maschili declinate al femminile: sindachessa, ad esempio, è orribile.
RispondiEliminaMi incazzo quando non riesco a farmi capire, ma anche quando una persona vuole avere ragione a tutti i costi e non ascolta ciò che dice/scrive l'altro ... ma anche quando si offendono le persone ... do you hear me?
Ti incazzi soprattutto, in questi ultimi tempi, quando non riesci a leggere oltre le righe, attraverso le parole. Allora immagino che diventi tutta rossa e non vedi più la verità che spesso si nasconde dietro la beffa o la boutade.
RispondiEliminaMi piacciono le persone capaci di mandare afc, quando è il caso. Ma è sempre il caso?
Stavo proprio pensando quanto ci riconciglia con tutto la natura!?!??
RispondiEliminaun saluto
quella g piazzatasi tra la i e la elle non mi garba... cacciamo l'intrusa e riconciliamoci, non chiedo niente di meglio.
RispondiEliminaè vero che la natura ci rende permeabili alla riconciliazione, ma la natura vuole riconciliarsi con noi? (perchè non sempre la volontà di riconciliazione è reciproca)
iaco, non mi piacciono le persone che mi "beffano", e quando oltre a "beffare" perdono il senso della misura le mando afc con tutto il caso che ritengo opportuno in quel momento