giovedì 28 gennaio 2010

Acqua passata? Acqua???? Passata???????????


Senza cambiare una virgola copio incollo una mail giuntami oggi dopo la pubblicazione della mia lettera sul diario di Anna Frank:
" .........il diario di a.f. sopravvive da 60 anni, questa bambina racconta un periodo di vita pazzesca io credo in Germania, perche' non l'ho mai letto, pur essendo un libro famoso. E' un racconto credo parziale delle persecuzioni contro il popolo giudeo.
Quello che trovo anacronistico e' la volonta' di avere finalmente, in quanto lo e' ancora molto parzialmente, una Europa Unita col continuare a parlare di cose avvenute a cui nessuno puo' porre rimedio, cose passate, che creano solo delle barriere fra popoli, mentre sembra si vada verso una "unione".
Questa Europa comprende, anzi credo che sia il nucleo piu' forte, la Germania. Se dopo oltre 60 anni ancora si ricorda e, anzi, si inculca nelle menti dei giovani questo, direi anche evidente, ODIO nei confronti dei tedeschi, qualcuno mi deve spiegare come si puo' avviare una seria e sentita e profonda unita' che comprenda rapporti di tutti I tipi dai personali ai rapporti di affari e di unioni anche matrimoniali.
Per il momento, il tedesco mi fa paura, quando, invece, stiamo costruende una Unione in cui bisogna essere tutti uguali e tutti democraticamente "Europei".
Migliaia di persone non sono piu' tornate dai campi di concentramento : parenti stretti, parenti e genitori di amici, parenti e genitori di amici degli amici, di religione non ebraica; per questi non c'e' una parola, non c'e' un lapide nelle stazioni, non c'e' nulla. Cioe', le vittime della tragedia che elimino' dalla Europa in forma estesa circa 40 milioni di persone furono di tutte le razze, lingue e religioni, in questo giorno "della memoria" sembra che le vittime, chi ha sofferto e chi ha avuto lutti sono solo loro...I giudei.
pertanto, insieme al libro di Anna Frank ci vorrebbero altri libri che parlino del martirio e dei lutti e dei morti di un po' tutti I popoli che furono colpiti dalla immane catastrofe. Dei milioni di vittime sconosciute, ricordate da nessuno, perite nei campi siberiani, tanto per essere giusti. Ad esempio, furono circa OTTO MILIOMI I cittadini ucraini inviati a moriri in Siberia da Stalin in quanto si erano alleati ai tedeschi che consideravano "liberatori" dall schiavitu' comunista. Di tutto cio' e di tant'altro ancora si tace, allora taciamo su tutto.
saluti. EF."
Fine della mail. Sono emotivamente annientata. Incapace di rispondere. E poi i miei occhi non possono sprecarsi così. E.F. vuole trattare la shoah alla stregua di un "Acqua passata, basta menare ancora il tollone!" Acqua?? Passata???? Non è acqua, E.F. E'sangue, tragedia infinita, vergogna da portarsi sulle spalle, in seculo seculorum.
Chiedo ai miei fidi commentatori di darmi una mano, commentando al mio posto, se ritengono opportuno un commento, poi spedirò qui il signor "accento non ne azzecchi una" .. (fossero solo gli accenti, ciò che stona!)

domenica 24 gennaio 2010

Il portiere è un punto di vista


Ieri pomeriggio leggevo Erri de Luca, "il giorno prima della felicità": "Il portiere è un punto di vista. Deve prevedere e anticipare il tiro con la sua posizione: messo alle strette in un'azione in area, deve lanciarsi nel groviglio dei piedi ". Bellissima descrizione.
Quando sento che una frase mi entra dentro, depongo il libro, faccio una pausa, trascrivo le parole in qualche angolo del mio casino. Ieri nella pausa mi sono messa a pensare, deponendo i miei pensieri davanti al calore e al colore delle fiamme nel camino.
Pensavo al post di un mio sostenitore, Giorgio, in cui parla del figlio portiere, http://giorgiobardaglio.blogspot.com/2010/01/portiere-di-giorno.html
Pensavo che ognuno di noi è portiere, portiere di se stesso, se immaginiamo l'azione di area come i luoghi dove passiamo la nostra vita, la nostra squadra come le persone che ci vogliono bene, i propri pensieri come il punto di vista di cui magistralmente scrive De Luca ...
Il groviglio dei piedi le situazioni difficili nelle quali fatichiamo a distinguere il piede innocuo da quello pericoloso, la tensione del parare come la volontà di difendere se stessi da un tiro spalmato sulla faccia, o difendere i nostri cari da un tiro scivolato nell'angolo della porta mentre noi guardavamo altrove.
In fondo, non siamo sempre all'erta, nella nostra porta, a "prevedere e anticipare" i tiri mancini che il destino può tirarci? E finchè si tratta di calci di punizione, ci va ancora bene, con quella schiera di difensori che ci aiutano. La vera paura è quando siamo soli, soli davanti a un calcio di rigore. Decidere per istinto se buttarsi a destra o a sinistra, sapendo che la nostra azione non conterà niente, perchè sarà la traiettoria a decidere, e non c'è santo che tenga.

sabato 23 gennaio 2010

Una lettura che sconvolge

Cercando nella libreria il libro "licenza breve", mi sono trovata tra le mani il diario di Anna Frank.

"..Fuori, è spaventoso. Di giorno e di notte quei poveretti vengono trascinati via, le famiglie vengono divise, gli uomini di qua, le donne di là, i bambini da un'altra parte. I bambini, venendo a casa da scuola, non trovano più i loro genitori. Le donne, tornando dal far le spese, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa. Potrei passare delle ore a raccontarti le miserie della guerra, ma ciò mi rende ancora più triste: non ci resta che aspettare tranquillamente, fin che si può, la fine di questa miseria. Aspettano gli ebrei e aspettano i cristiani, tutto il mondo aspetta, e molti aspettano la morte."

E invece era la morte che aspettava lei, povera piccola Anna, una bambina che confida al diario le incomprensioni con la mamma, l'amore per il padre, i conflitti con la sorella Margot, la cotta per il tenero Peter.
E' la descrizione di quel "fuori spaventoso" che può sconvolgere i bambini che leggono queste pagine, non le pagine incriminate dall'interrogazione parlamentare.
E' un libro che per prima cosa deve ancora sconvolgere noi adulti.
Ne propongo lettura obbligatoria in parlamento, senza possibilità di assenze giustificate o non.

giovedì 21 gennaio 2010

Licenza breve

Licenza breve era quella che ti permetteva di dare un'occhiata fugace alla nuca rasata di s.s.s.(sweet sweet smile), alla sua camicia bianca senza colletto, ed era già ora di accompagnarlo alla stazione,
"Sarò breve" è l'incipit dell'oratore che solo a guardarlo in faccia ti fa venire sonno,
Breve è la pausa pranzo al lavoro, brevi i fine settimana e le ferie, breve è l'attimo di felicità sospeso tra il dolore e la noia,
Breve è il fast food che ti abbrevia una vita già breve di per sè e il fast sex che ti sembra di aver dimenticato qualcosa.
Breve, fast, schnell, è la nuova filosofia. Diventeremo talmente veloci a far tutto che le cose ci sfuggiranno dalle mani prima che possiamo afferrarle.
Cosa c'entra col processo breve? Niente, of course: divagazioni della mente.
Al di là di queste, penso che se non riesci a fare una cosa in un tot di tempo, i casi sono due: o sei interdetto a farla e quindi neanche l'eternità ti basterebbe, a meno che qualcuno ti aiuti, o hai bisogno di più tempo, non di meno tempo.
Se un allievo non riesce a finire una verifica entro due ore, cosa fa il bravo prof? Prova a spiegargli le cose un'altra volta, lo manda a ripetizione, prova a farlo studiare di più, toglie due domande, gli dà mezz'ora in più .. . tutto, tranne che rifargli fare la verifica in meno tempo.
Processo breve, giustizia veloce? Talmente veloce da scappare via, e chi si è visto si è visto?
Immagino il processo breve su una corsia della carreggiata, la giustizia veloce sulla corsia contraria, e un Babbeo in mezzo, immobile, come una statua eterna, con una stupida smorfia sorridente sulla faccia, alla faccia di tutti quelli che credono che la giustizia non possa essere trattata alla stregua di una sveltina.

martedì 19 gennaio 2010

L'onorevole che si fa onore

Un onorevole deputato della lega espone alla Gelmini una questione di coscienza che lo tormenta da tempo: in una scuola elementare di Usmate Velate si legge impunemente il diario di Anna Frank, libro che contiene una pagina nella quale si descrive nientepopodimeno che l'anatomia femminile. L'onorevole Grimoldi sostiene che è da considerarsi lettura hard.
Sapete cosa ha risposto la Gelmini a questo sollecito coinquilino? "Grazie della segnalazione, onorevole, questo suo atto di coraggio le fa onore" ... Non è vero, non so cosa gli abbia risposto, ma mi chiedo cosa farà, ora che il misfatto è venuto alla luce. Allerterà il Provveditore agli studi della provincia di Milano? Manderà gli ispettori direttamente dal ministero? Sequestrerà tutte le copie di Anna Frank in circolazione? Diramerà una circolare per obbligare le maestre a circolare tra i banchi e strappare la pagina incriminata?
Per la prima volta nella mia vita invidio la Gelmini: avrei tanto voluto essere al suo posto, al momento dell'interrogazione, per rispondere all'onorevole con la lingua dei segni, in modo molto poco onorevole ma nell'unico modo possibile.

sabato 16 gennaio 2010

Le parole vecchie sono sempre le migliori

Si dice che le cose vecchie siano sempre le migliori, ma anche le parole vecchie sono spesso migliori di quelle nuove.
A me ad esempio non era andata giù l'espressione "utilizzatore finale": quasi mi rivoltava, e non per il significato datogli da quel signore allampanato, quanto per l'offesa fatta alla lingua italiana. Peggio di un congiuntivo che diventa condizionale, peggio di un'acca che manca.
Apparentemente questo affronto era finito nel mio dimenticatoio personale, ma a sorpresa, l'altra notte, quelle parole sono tornate, come degli zombie benevoli, togliendomi il sonno e pregandomi di fare loro giustizia.
E così, eccomi qua, a scrivere prima di andare al lavoro, una cosa da pazzi.
Dal giorno in cui è stato varato questo neologismo, quando vedo un'auto ferma a bordo superstrada, mi chiedo: sarà un puttaniere o un utilizzatore? Se l'auto è un'utilitaria, trattasi di puttaniere, mentre se l'auto è dai 5o mila euro in su, trattasi di utilizzatore? Sono giunta alla conclusione che no, non è così: l'utilizzatore non si ferma ai bordi delle strade, ma si trova la sorpresa nel letto, compresa nel prezzo della camera come il cioccolatino sul cuscino.
Ma se torno all'estetica delle parole, ritengo che la parola utilizzatore sia talmente brutta da non poterla guardare, talmente volgare da farmi preferire, al di là del ceto sociale, il vecchio, semplice e onesto "puttaniere".
Che dire invece del suo compagno, il termine "finale"?
Semplicemente sbagliato, tremendamente ridicolo. La finale non è forse l'ultima partita? La fine del film non è la scena che chiude la storia? Le signorine vengono rinchiuse in convento, DOPO? (-Cos'è l' escort?- chiesi a mio figlio, quando sentii questa parola per la prima volta, intuendo dal contesto che non poteva coincidere con la mia vecchia auto
-Te lo devo proprio spiegare?- mi rispose, e allora capii )
E allora, cosa c'entra l'aggettivo finale aggiunto al sostantivo utilizzatore? Sarebbe come se, mentre paghiamo il pedaggio autostradale, il casellante ci dicesse: -Sa che lei è l'utilizzatore finale della carreggiata?- Tu guardi nello specchietto e vedi una coda da esodo biblico, dietro.
-Questo ha finito la materia cerebrale- pensi, mentre la stanga si alza.
Il vero Utilizzatore Finale, quello autentico, è mio marito quando gli propino gli avanzi del frigorifero, il gatto del vicino che mangia gli avanzi del marito, il cumulo di compost giù nel campo che accetta gli scarti che nè marito nè gatto accettano, la terra sulla quale spargerò il compost.
Alla fine, sarò io, quando mangerò la verdura cresciuta su quella terra. Ma, lo stesso, non mi sognerò di chiamarmi utilizzatrice finale, mi accontenterò di definirmi " donna che mangia una carota". Perchè le parole vecchie sono sempre le migliori.

mercoledì 13 gennaio 2010

Trenta e lode

I miei post portano fortuna: al suo secondo esame universitario mia figlia ha preso trenta e lode. Mentre pranziamo insieme alterna momenti di euforia (-ti reeeeendi conto?-) a momenti di pentimento (-che vergogna prendere trentaelode, mica voglio essere così secchiona-) per poi cominciare a sminuire la vittoria e smontare la coppa: in fondo l'interrogazione era facile, mica meritava un voto così alto, ha avuto culo perchè quella prima di lei non sapeva niente, stava sbagliando una risposta ma poi si è corretta, il suo vecchio prof di psico le avrebbe dato un otto, ad andare bene.
-Ma che cavolo dici?- la rimprovero -Perchè devi sempre sottovalutarti? Se ti hanno dato trenta e la lode è perchè hai meritato il massimo, e basta! -
A quanto pare la mia iniezione di fiducia ha un effetto immediato, perchè dopo qualche istante mi chiede, in tono fintamente indagatorio - realmente provocatorio: -Chissà da CHI ho preso TUTTA QUESTA intelligenza?- (sottinteso: non certo dai miei genitori)
-Deve esserci stato un salto di generazione- rispondo con l'aria sapiente di chi ha risolto l'enigma già da tempo.
Si vede che la risposta la convince, perchè annuisce, sorride, tace, rimugina, e dopo qualche minuto decide di darmi il contentino: -Ma no, mamma, non sei PROPRIO così STUPIDA, daaaaaaaiiii!!!-

martedì 12 gennaio 2010

Nero su bianco

Feltri usa la parola "negro", sul suo giornale. Nero su bianco, lui ci aggiunge la lettera g. Chissà poi perchè: non certo per rifiuto di quell' ipocrisia che preferisce la parola cieco alla parola non vedente. Il termine nero è pulito, chiaro, non ha niente da nascondere. E allora perchè ficcarci in mezzo una gi? Credo che Feltri lo abbia fatto per lo stesso motivo per cui fa tante altre cose: far parlare di sè, vendere più giornali.
Il giornalista Cruciani, la sera, su radio 24, appoggia la scelta lessicale. Vuole sdoganare il termine: dice che non c'è niente di strano nel chiamare"negro" un nero: "Quando parliamo tra di noi, non diciamo forse frocetto, non diciamo forse terrone, che male c'è?" sostiene.
E poi, continua il Crux, dipende dal tono che si usa.
Già, dipende dal tono. Peccato che il tono non si sente, tra le righe del nero su bianco.
Peccato che un giornale non è il bar bisunto, e una radio non è il tuo cucinotto di casa.
Peccato non poter intervenire in trasmissione, e dirgli, col tono più suadente possibile: "Cruciani, lei è un cretino"
E' invece intervenuto Sgarbi, (lui sì, che i toni li sa usare), ma non so di cosa dovesse ciarlare, anzi sbraitare, perchè appena ho sentito la sua voce ho spento la radio e mi sono dedicata al mio thriller, più delicato del linguaggio di Sgarbi e più interessante dei contenuti di Cruciani.

domenica 10 gennaio 2010

Poor'Italia

Ho partecipato al forum dell'espresso con il mio post su Brunetta e Napolitano, ma non mi sono trovata granchè a mio agio, in quel salotto. Ho incontrato tanti guelfi e ghibellini, gente di sinistra e di destra accomunati dalla convinzione assoluta di trovarsi dalla parte giusta: gente che non vuole dialogare ma pontificare, gente che vive col paraocchi dei cavalli. Fondamentalisti politici.
Stamattina ho letto un intervento molto bello, su Italians di qualche giorno fa, e mi sono consolata, perchè ho trovato qualcuno che la pensa come me, uno DI DESTRA che la pensa come me. Scriverò a questo tipo invitandolo ad aprire un forum, un salotto col divieto d'accesso agli snob e agli infallibili.
Il link della lettera:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/10-01-07/06.spm

P.S. Mi piace postare una canzone dei Van de Sfroos che parla di quelle persone "sempre convinte di fare la cosa giusta"



giovedì 7 gennaio 2010

E' bello vedere una figlia che studia

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Mia figlia sta preparando un esame di psicologia.

mercoledì 6 gennaio 2010

In Giappone se ne parla


Ho già postato about Cassinetta e il suo grande Sindaco Domenico Finiguerra, ma lo farò ancora e ancora, perchè è un Sindaco che propone cose rivoluzionarie.
Sul sito di Finiguerra leggo che l'iniziativa "Stop al consumo di territorio" è stata riportata da un quotidiano giapponese:
http://www.domenicofiniguerra.it/?p=1010&cpage=1#comment-484">
Va bene che se ne parli in Giappone, ma io mi accontenterei che di questo PICCOLO comune e del suo GRANDE Sindaco se ne parlasse in Italia: dovrebbero parlarne i giornali locali, nazionali, quelli on line, i settimanali, i mensili, i trimestrali…
Mi accontenterei che ne parlassero i tg, nazionali e regionali, i talk show, le radio…
Mi accontenterei che se ne parlasse in casa, a scuola, al lavoro, in chiesa…
Perchè se non ci interessa questo, COSA ci interessa?

martedì 5 gennaio 2010

amarti ancora



Mio marito mi ha mandato questa foto, sua, e questa poesia, rubata

venerdì 1 gennaio 2010

Il più bello di tutti i mari

Stamattina ho aperto un libro di poesie per bambini, e sulla prima pagina ho trovato questa poesia.

IL PIU' BELLO DI TUTTI I MARI

Il più bello di tutti i mari
è quello dove ancora non si è andati
Il più bello di tutti i bambini
non è ancora cresciuto
I più belli di tutti i nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti
E ciò che vorrei dirti di più bello
non l'ho ancora detto

Nazim Hikmet

Non potevo trovare un augurio migliore per il duemilaedieci: partire verso i prossimi 365 giorni di sudato cammino con una meta, un desiderio da realizzare, un progetto da inventare, senza mai perdere la speranza che nel cestino della tua bici il destino abbia distrattamente lasciato un pacchettino a sorpresa, per te.
L'ultima frase la interpreto come segno di buon auspicio per il blog: "E ciò che vorrei dirti di più bello non l'ho ancora detto"