Mentre aprivo il cesto del cucito per cercare un bottone simile a quello perso pensavo se è vero che il dolore fortifica o rende migliori, tipo quella frase in latino che tradotta significa un giorno questo dolore ti sarà utile, che è anche il titolo di un romanzo.
Ci pensavo anche mentre tentavo di infilare l' ago, senza riuscirci, e mi veniva da pensare che il dolore è come un filo, se non lo lasci entrare nella cruna della tua anima rimane fine a sé stesso, un inutile fardello o un macigno pericolante sul bordo di un dirupo.
E poi pensavo: le persone che non hanno mai avuto problemi sono necessariamente persone futili? E come spiegarsi di persone che hanno avuto seri dolori e tuttavia non sono o non sembrano cambiate?
Nel frattempo la cruna del mio ago continuava ad opporre resistenza al mio filo, perché il filo era troppo grosso e la fessura della cruna troppo stretta, e la cosa mi faceva venire altri pensieri balenghi, del tipo che a volte il dolore non si può assorbire perché è troppo grande, sproporzionato, e la tua cruna troppo stretta, corta, fragile.
Poi ho trovato il bottone della mia camicia viola nella tasca della borsa, ho cambiato ago scegliendone uno con la cruna così larga che ci sarebbe passato perfino un cammello e ho iniziato a cucire il bottone alla stoffa della camicia; all'inizio se ne andava di qui e di là, come se volesse ribellarsi alla costrizione, ma dopo qualche giro di giostra si è arreso e ne ho approfittato per affrancarlo per bene, senza però aver trovato risposta alle mie domande, che vagheranno forse per sempre nella mia testa, come bottoni anarchici.
Il dolore è di qualche utilità? Dipende. Nella nostra cultura sì, in altre no. Nella nostra cultura sì perché è figlia del cristianesimo, che è stata la prima religione a dare un senso al dolore, considerato come viatico per la vita eterna, e a mettere in scena una grande epopea del dolore. Lo si vede ad esempio dall'arte sacra delle nostre chiese, oppure da come papa Wojtyla ha vissuto il suo ultimo periodo di malattia, quando appariva ai fedeli in piazza san Pietro visibilmente sofferente.
RispondiEliminaPer altre colture, penso ad esempio all'antica Grecia, il dolore non aveva alcun senso e, al pari della gioia, non era niente di più di una delle tante cose che potevano capitare nella vita. Credo che il modo di intendere il dolore degli antichi greci fosse un pelino più serio. Opinione personale, ovviamente.
Ciao.
Giuste osservazioni ma io non pensavo al dolore come filosofia o visione teologica ma semplicemente come esperienza personale ...
EliminaDi un BELLISSIMO romanzo. Se non l'hai letto e il dolorino ti ha fatto scattare l'associazione di idee, e con essa la voglia di leggerlo, allora potrebbe trattarsi di uno dei rarissimi casi di dolore utile. :)
RispondiEliminaUn abbraccio.
Lo lessi sì certo a suo tempo, catturata dal bel titolo.
EliminaNon ricordo di preciso se mi piacque tanto tantissimo o così così, (di sicuro non mi dispiaccque); dovrei andare a rileggere la valutazione che diedi a suo tempo ma chissà dov'è finita! (Ma ... #dispiaccque# si scriverà così? )
Credo che una c possa bastare...... 😅
EliminaCredo anch'io :))
EliminaForse è ora che vada a nanna.
Buona notte Claudia!
Come dice Zio Scriba, Un "Giorno questo dolore ti sarà utile" è un buon libro, forse NON bellissimo come "Il giovane Holden" a cui l' autore si ispira, ma senz' altro meritevole di esser letto !
RispondiEliminaMentre colgo l' occasione per salutare Zio Scriba, a cui mi lega il rimpianto del civitavecchiese Vincenzo Iacoponi, penso che il dolore non sia mai fine a sè stesso, poichè, lacerandola, tiene viva l' anima, e quindi ci aiuta a rimanere umani ... dolentemente umani !
Ricambio il tuo gentilissimo saluto, anche in ricordo di Vincenzo.
EliminaTu Cavaliere quest'anno hai subito un dolore incomprensibile.
EliminaVero .... Silvia, un dolore non solo incomprensibile, ma anche innaturale, brutale ... subdolo : per quanto io faccia, infatti,esso si riaffaccia a mordermi l' anima ... e a farmi sanguinare il cuore !
EliminaNon passa giorno che non mi venga in mente la tua Francesca, come anche mio padre e i miei suoceri.
EliminaGrazie, cara amica .... sei un angelo !
EliminaPosso solo dirti che ne ho piene le palle del dolore. E perdona la franchezza, ma con termini più eleganti non avrei reso l'idea.
RispondiEliminaIl dolore sembra accanirsi sempre contro chi ha già sofferto (e troppo), proprio come me.
Poi, dall'altra parte della strada, vedi persone frivole che non hanno mai preso un calcio dalla vita e ti arrabbi.
Ti arrabbi perché il dolore non riesce neppure a renderti cinico, e la tua sensibilità non può che acuirsi.
Dunque soffrire ti migliora? No.
Se eri forte lo sarai a priori, altrimenti userai le tue digrazie per attirare la compassione degli altri.
In ogni caso, a lungo andare, sarai stufo.
Proprio come me.
Ecco, hai centrato in pieno il senso delle mie domande.
RispondiEliminaQuindi secondo te il dolore non ha alcuna utilità.
No. Non ce l'ha. Soprattutto quando colpisce sempre le stesse persone. E basta, no?? 😉
EliminaIl dolore è tra il più bravo degli insegnanti.
RispondiEliminaDici? Cosa insegna?
RispondiEliminaA non cadere negli stessi errori, oppure a ripeterli con più cautela, oppure a ricaderci con rinnovato entusiasmo.
EliminaSì, quando il dolore è conseguenza dei tuoi errori sì, ma non quando è esterno.
EliminaPerò ricadere negli stessi sbagli anche no, come dicevano i latini, errare humanum est, sed perseverare diabolicum!
Lavoisier disse: Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
RispondiEliminaIl riferimento alla Fisica, è una regola che da buon Autarchico quale sono, cerco di rimpastare un pò in tutto.
E' è inevitabile che, anche in momenti di filosofia intima (e sicuramente spicciola...senza pretese alcune) io mi ritrovi in un postulato come quello appena riportato, applicandolo anche e sopratutto al dolore.
Se ci si pensa, il dolore è la cosa più intima e personale che si possa avere, che sia fisico o di animo.
E' nostro: ci arriva per molte vie, a volte annunciato, a volte improvviso, e si adatta a noi, e sembra quasi che voglia accompagnarci.
Sta a noi trovare il modo di saperlo "usare", perlomeno provando a guardarlo diritto negli occhi, per capire magari da dove arriva, o perchè arriva, e sopratutto cosa vuole.
Ma è lì, inutile rinnegarlo, ed allora va ingannato (forse?) o trasformato: ammiro chi dice che la debolezza ci rende forti, ed ancor di più chi ritiene che il dolore sia l'origine della forza.
Io ci ho provato, tante e tante volte, spesso non riuscendoci, spesso riuscendoci a metà, raramente riuscendoci in pieno.
Ma continuo, ostinatamente, a pensare che in qualche strano modo, saprò trasformarlo (o lui saprà trasformarsi) in qualcosa di "buono" (permettetemi questa parola...).
Spesso, dalla perdita di un caro (il dolore tra i più forti e bastardi) si trova il modo di cambiare la nostra vita, e magari un giorno non ci si deve sentire in colpa (anzi...) se questa è cambiata in meglio.
Ecco, quello star male, straziante, profondo, ci ha consegnato (nel tempo) una vita che vi ha portato un accezione positiva (o comunque migliore) rispetto al passato.
Ma tutto questo parlare, rischia di essere fuoriluogo, e me ne scuso.
Il libro è stato duro ma bello da leggere.
Grazie
A.A.
Fuoriluogo direi proprio di no, direi invece che il tuo contributo è prezioso per la quantità e qualità di pensieri che ci hai generosamente donato. Ci rifletteró non appena mi sarò rimessa da un virus che mi ha bloccata a letto 24 ore senza poter ingerire né cibo né acqua e senza riuscire ad alzarmi. Per fortuna ieri c'era mio marito ad assistermi. Per questo, quando ho letto la tua giusta osservazione sul fatto che il dolore è personale e poco condivisibile, ho pensato che è vero, come è vero il fatto che se abbiamo qualcuno vicino è assai meglio!
RispondiEliminaIl dolore è un fardello terribile di cui ciascuno di noi farebbe volentieri a meno. Solo che a volte devi fare le spalle grosse e imparare, semplicemente perché non si può volgere lo sguardo dall'altra parte.
RispondiEliminaE non è che si impari sempre, i percorsi verso il miglioramento di se stessi sono sempre impervi. Della serie: non è detto che un dolore ci renda migliori, a volte ci rende addirittura peggiori.
Oppure si rimane immutati. Forse questo succede alle persone impermeabili alle emozioni.
RispondiEliminaQuelli che peggiorano, invece, per quale motivo succede?
Quando ci inaspriscono.
EliminaQuando ci rendono insensibili.
Quando ci chiudono, quando ci rendono violenti o incattiviti.
Perché succede? perché non sappiamo reggerlo, quel dolore. Non lo sappiamo affrontare. Allora coviamo rabbia.
Sei giovane ma hai una grande saggezza, complimenti.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSilvia ... mentre ti ringrazio per la tua vicinanza affettuosa e ti invio i miei più fraterni auguri di Buone Feste, vorrei dire la mia sul dolore !
RispondiEliminaSette anni fa, nel Blog di @Diemme ( una blogger romana mia amica ... assai in gamba ), lasciai questi miei versi :
IL DOLORE
Mentre piangevo, un pianto udii altrove
e lacrime mischiai con altri ! Ancora,
non nata all’ orizzonte era l’ aurora,
poche le stelle … e buio in ogni dove .
Mi feci cavaliere …. e fui errante,
vagabondai sul mare, al monte e al piano,
sfuggire volli al dolore e andar lontano,
smarrirmi sulla stella più distante !
La notte venne e poi venne il mattino,
ma quel dolore dentro non cessava …
la vita e il tempo intanto trascorreva :
soffrire è forse scritto nel destino !
(Cavaliere Errante)
@Diemme volle lasciare questi versi nel Template del suo Blog ( dove si trovano tuttora ) .... ma vogliono dire qualcosa, ora ???
Per me sì : mi dicono che il dolore NON è solo mio, ma di tutti e, se io piango mia figlia morta innanzi tempo, NON sono il solo a farlo, poichè soffrire è scritto nel destino di tanti ... fra i quali mi rispecchio !
I giorni di festa in particolar modo quelli delle festività natalizie diventano tristi quando alla tavola ci sono dei posti vuoti. Il ricordo delle persone amate non potrà mai colmare l'abisso di dolore causato dalla loro mancanza. Accetta i miei auguri in ritardo, un grande abbraccio ai due Angioletti.
RispondiEliminaIo non lo so se il dolore prima o poi ci sarà utile. Di certo ultimamente è entrato parecchie volte nella mia vita, a volte ho saputo accoglierlo altre invece purtroppo ho fatto muro. Forse conviene conviverci, conoscerlo e alla fine accettarlo perchè mi pare di aver capito, forse, che alla fine dallo scontro ne esce vittorioso solo lui
RispondiEliminaun abbraccio
Grazie Ernest, un caro saluto.
Eliminaa parte le mie opinabili distinzioni e preferenze (intendo fra dolore e sofferenza), sì, la sofferenza è, come qualsiasi esperienza, indubbiamente utile. e, più ancora che utile, direi fortificante. ovviamente per chi sa trarne capacità di riconoscere e comprendere. e con ciò di relazionarsi. ciao
RispondiEliminaQual è la differenza tra dolore e sofferenza?
RispondiEliminaUn grande dolore può cambiare la vita ma non credo fortifichi.
RispondiEliminaCiao e tanti auguri.
fulvio
Forse Dipende da come lo gestisci, come scrive la dama bianca.
Eliminatanti auguri di buon anno :)
RispondiEliminaSperiamo. L'anno bisestile precedente è stato pessimo per la mia famiglia. Ricambio l'augurio incrociando le dita.
Eliminail dolore indubbiamente fortifica, o almeno per me è stato così. se non si presenta però è meglio, decisamente meglio
RispondiEliminaChiunque rifugge il dolore, istintivamente.
RispondiEliminaIl dolore non è bello, né utile. Il dolore è un monito, ci dice che siamo fatti di carne, che ce ne andremo e che la vita non ha senso. Se ha una utilità, è quella di rimpicciolire l'ego. Non ha abbiamo alcun controllo di ciò che accade, e di noi chiunque può fare a meno. Il dolore ci ricorda essenzialmente questo, e anche, o forse soprattutto, quanto sia importante amare ed essere amati. Bello tornare qui dopo tanto tempo.
RispondiEliminaRimpicciolire l'ego! Quanto ce ne sarebbe bisogno, a cominciare dai potenti della terra!
EliminaBello ritrovarsi!
Eliminaincantato dalle tue domande e dalle tue associazioni mentali. Non ho risposte ma mi godo i tuoi pensieri mentre riattacchi il bottone.
RispondiEliminamassimolegnani
Ah ah addirittura incantato!
RispondiEliminaI lavori manuali hanno questo di bello, la mente può vagare in libertà.
E' vero ... "i lavori manuali hanno questo di bello, la mente può vagare in libertà." !
RispondiEliminaRicordo che, quando ero militare a Pesaro, e, sedendo sulla brandina, attaccavo qualche bottone staccatosi dalla divisa oppure rammendavo i calzini bucati ... ero libero sia dalle ambasce della vita militare, sia dal dolore di starmene lontano da Roma !
Ah ah Cavaliere mi fai morire dal ridere!
RispondiEliminaPer rammentare di aver fatto lavori manuali devi tornare così tanto indietro nel tempo?
Dopo la Naia non hai più fatto niente? Solo studio matto e disperatissimo?
Abbiamo un rapporto cattivo (comprensibilmente) con il dolore, come con la fatica.
RispondiEliminaEppure, entrambi, sono l'altra faccia della medaglia di gioia e piacere, di benessere e salute.
Genitile Silviessa, avete scritto questa pagina in modo assai simpatico, devo dire. Grazie! :)
Gentile Silviessa - eh! - non genitale. :)
EliminaGrazie mister walker!
RispondiEliminami dispiace, pur non sapendo della tua patologia immagino sia una cosa non banale. non c'è altro da fare che curarsi, cara Valeria, e ringraziare la medicina che ci siano cure che un tempo non esistevano.
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