Non si ferma il ciclista, vorrei ben vedere.
Non si fermano le due roboanti moto, ma rallentano notevolmente, pensando: che cazzo ci fanno quei due babbei al margine della carreggiata?
Non si fermano le due porsche carrera e la ferrari, anche perchè con quei posti dietro da anoressici ci sarebbe da giocare al gioco del pastore-capra-cavoli, essendo lo zaino di G. un terzo passeggero assai ingombrante.
E sotto questa calura, l'unico gioco che viene in mente di fare è nascondino, nascondersi dai raggi onnivori di un sole impietoso.
(Potrei andare io con il mio zaino normale, ma non ho la patente per portare qui la nostra macchina. Potrebbe andare G. sprovvisto di quel mostro a tre teste che è il suo zaino, ma lui non si separa mai dalla Nikon, tantomeno per affidarla alle mie mani di pastafrolla. Potrebbe portarsi la Nikon e lasciar qua tutto il resto, ma ci sarebbe da sciogliere l'imbragatura. Potrebbe andare lo zainone da solo .... no, certo, che vado a pensare? Sono ubriaca di vento, sole e stanchezza.)
Si ferma, si ferma! Si ferma addirittura un pulmino, non c'è bisogno di lasciare qua niente e nessuno.
Andiamo al Maloia, gli dico, prima di accorgermi, salendo, che è un taxi. "Ma è un taxi!" mi stupisco a voce alta, già pensando di mercanteggiare sul prezzo. "Niente problema", mi rassicura l'autista.
Ci mettiamo dietro, io il mio zaino le mie racchette G. il suo mostro a tre teste e le sue racchette.
Quanto tempo occorre a sintetizzare la propria vita? Pochissimo, scopro.
Nel suo caso, i quindici minuti che servono per fare i tornanti che da Casaccia portano al passo del Maloja.
Il taxista con gli occhiali da sole e un colore mediterraneo affronta le curve con la filosofia di Vasco Rossi, compreso il sorpasso, a un semaforo, di tre auto e un pullman granturismo (mi vedo già i titoli: mistero nella morte di due coniugi brianzoli in terra engadinese. e il relativo sottotitolo: gli inquirenti si chiedono cosa ci facessero sul taxi di un albanese macedone, per lo più fuori servizio.)
Veniamo a sapere che è un albanese. Ha la famiglia in Macedonia e lavora qui in Svizzera da 28 anni. A casa ci torna per tre o quattro mesi all'anno, rinunciando al guadagno di quel periodo, perchè i soldi non sono la cosa più importante. Il taxi non è suo. Vive a Saint Moritz, ma la vita è troppo cara e allora va a fare la spesa in Italia, come oggi, che è di riposo e infatti davanti, per terra, un'anguria gigantesca rotola di qui e di là.
L'emigrazione è una brutta cosa, perchè adesso lui si sente straniero sia qui sia a casa sua. E' una brutta cosa anche per il paese che accetta gli emigranti, perchè quelli della seconda generazione vogliono andare a lavorare in banca, non sulle strade come loro, e allora si creano conflitti.
Quando correggo G. che dice lira al posto di euro, il taxista ci rassicura: tanto ci capisciamo lo stesso.
Eccoci arrivati al posteggio di Capolago, dove abbiamo la macchina.
Sei stato gentilissimo, grazie del passaggio, e ... buona vita!
Se sei uno straniero in un paese qualsiasi di immigrazione puoi incontrare soltanto uno straniero come te che ti dà retta e ti carica con tutte le tue carabattole, senza farti poi pagare. Capita anche qui, se un turco, un pakistano un africano incontra uno straniero in difficoltà puoi giurarci che lo aiuta, perché si ricorda quando è toccato a lui stare nella merda 20 o 30 anni prima.
RispondiEliminaMa questi locali non sono poi così pessimi, sono diversi da noi.
Ieri eravamo in piscina, fino alle 20. A quell'ora eravamo rimasti solo noi nel nostro angolo di pace. A un certo punto sbarca sul nostro lido direttamente dal Reno un maestoso cigno, un maschio di almeno 50 chili, con un collo meraviglioso di oltre 120 cm. (Ci sarebbe voluto G. con la sua macchina). I bambini cominciano a gridare e Chicco dice loro "zitti che lo fate scappare".
Ma quale scappare! Sta venendo dritto da noi, lemme lemme e quando è a un paio di passi si ferma e aspetta che gli si dia qualcosa da mangiare. Cisiamo pappati tutto a quell'ora, sono rimaste solo due o tre Magdalenas dolci, che i piccoli non sembravano gradire.
Lui, il cigno reale, le gradisce e come! Se le pappa tranquillo e si lascia accarezzare dai gemellini che di sicuro lunedì avranno un argomento grandioso all'asilo.
Dici: ma che significa questo?
Significa che il cigno non aveva nessuna paura; significa che qui nessuno oserebbe fargli del male, significa che lui lo sa che sta in un paese civile, dove gli scoiattoli ti arrivano a due passi tranquilli, dove anche le lepri -gli animali più timidi e tremebondi dell'intera fauna mondiale- si lasciano avvicinare, e se vai con una carota in mano e gliela fai ben vedere ti vengono accanto e te la prendono dalla mano.
Fallo in Italia. Le vedi scappare a 100 all'ora.
Nel civilissimo Friuli due anni fa per giocare dei giovanotti hanno preso a sassate un meraviglioso cigno maschio che navigava nel fiume Aussa. Lo hanno ammazzato e poi sono venuti i pompieri a portarsi via la carcassa. La femmina ha cercato per un anno avanti e indietro il suo compagno.
Conosci forse qualche altro stato dove avviene qualcosa di simile alla strage di rapaci che in primavera puntualmente si verifica sullo stretto di Messina?
RispondiEliminaL'Italia è a livelli infimi, nella cultura ambientale.
Sì, in Spagna, dove ancora si ammazza un toro lasciandolo solo con la sua forza e il suo coraggio contro un branco di vigliacchi che lo sfiancano con piroette e banderillas infilate sulla groppa. Hai idea del male che facciano?
EliminaLo sai cosa fa il picador, bello alto sul suo cavallo corazzato e bendato per non fargli vedere il toro -spesso il cavallo è ferito e rittoppato-, sai cosa fa il picador? Infila una punta d'acciaio lunga 20 centimetri sulla groppa del toro per spaccarli in due il deltoide.
Dopo il povero toro non può più alzare tanto la testa e vede poco l'uomo, solo la mantilla.
Oggi a Kiew -posto giusto per questo, posto ideale- si incontrano le due nazioni campioni di inciviltà ambientale. Dovrebbero perdere entrambe, ma perderanno loro.
Speriamo!
la vita è piena di sorprese anche molto belle, io sono sempre stato straniero dovunque sono andato, lo sono stato in italia e lo sono anche quando torno in germania, mi piace che l'albanese ha rimasto intatto la sua anima da emigrante, noi abbiamo una brutta imagine degli albenesi invece non sono tutti uguali
RispondiEliminaGünther, il tuo nome mi dice che sei tedesco o austriaco, propendo per tedesco visto cosa hai scritto a proposito dell'anima autarchica dell'albanese, rimasto tale anche in prolungata emigrazione. penso che un austriaco non sarebbe stato di così larghe vedute.
EliminaQuindi tedesco. Tu dici di essere sempre stato straniero dovunque tu sia andato, che vuol dire esserti sentito straniero ovunque. Dato che voi siete un popolo di Wanderer, immagino che tu lo abbia girato ben bene il mondo. Ti sei sentito straniero anche in Italia? Non mi dire: noi siamo un popolo strano, pieno di difetti, che conosciamo ma non correggiamo mai, sono la nostra Markenzeichnung, cui siamo tanto affezionati; ma un difetto non lo abbiamo: la fobia degli stranieri, anzi siamo in toto esterofili, pronti ad aprire il cuore con tutti, e non consideriamo "diverso" nessuno.
Sopra ho parlato bene, benissimo della tua Vaterland, del vostro culto dell'ambiente, del vostro rispetto della natura e di tutti i suoi abitanti, in prima fila gli animali,domestici e no.
Mi ritengo fortunato per essere venuto in emigrazione nel tuo paese, dove nessuno mi ha messo al bando, "wo alle haben meine Identität respektiert".
Ciao Günther,
Eliminaaborro l'ipocrisia e il politicamente corretto e ammetto che anch'io sono prevenuta nei confronti degli albanesi!
Tuttavia la ritengo una prevenzione legittima, dato che, stando alla cronaca locale, le rapine in villa, che sono diventate un'epidemia qui in Brianza, sono spesso opera di delinquenti albanesi.
Ovviamente, come dici tu, il singolo è altra cosa.
Interessante il tuo blog.
Ci transiterò, essendo un po' una fissata del mangiare sano.
A presto