Sono le dieci di mattina e i miei suoceri fanno capolino sulla soglia dell'ingresso: la nonna in carrozzina, accompagnata da g., e il nonno sulle due gambone supportate da un terzo punto di appoggio, una racchetta da neve evidentemente inadatta allo scopo, in quanto la punta di ferro scivola sull'asfalto. (gli hanno comprato un così mai bel bastone, l'hanno pagato così mai caro ma lui si rifiuta di usarlo).
Già litigano e sbraitano. Non per la questione racchetta o bastone, su quella hanno già dato ieri.
Urlano perchè lui ha dimenticato di portare giù il SUO vino per il pranzo, lei ha dimenticato di farsi dare le SUE gocce dalla badante; anzi, preferisce che gliele dia il figlio. Il nonno suggerisce di dargliene giù un boccettino intero. Il tempo di sedersi qui in cucina e l'ha già mandata a cagare "subèt".
Oggi non è giornata di và a cagà in di urtich, bensì giornata di va a cagà subèt.
Dato che stamattina mi sento in odore si santità, spedisco un G. già in odore di palle fumanti a fare commissioni e mi sorbisco tutte le litanie botta-risposta in edizione integrale, in sintesi: parla mia, me parli mia te se te che te parlet, tas giò, se to fa de ma, te set un castich, te capisèt piò negot, va se lè la manera de tratam (non parlare, io non parlo sei tu che parli, taci, cosa ti ho fatto di male, sei un castigo, non capisci più niente, guarda se è il modo di trattarmi) seguita da 5 minuti di tregua e poi da capo, e tutto il giorno così, ve lo confermo ora che la giornata è passata.
Guardo dalla finestra e per distrarli chiedo ad alta voce: abbaiano i cani, chi c'è in giro? In realtà non me ne frega niente, è solo un'esca. (conosco i miei pesci) Quando frequentavo questa casa in qualità di morosa mi colpiva il loro allarmato: "ce che rua?" (chi arriva?) ad ogni minimo rumore esterno, come fossero in stato di perenne allerta verso eventuali disturbatori della quiete familiare, come se questa casa si trovasse nel selvaggio west al tempo dei ladri di bestiame a cavallo.
Infatti mi chiedono ce che rua.
"Due tipi con la valigetta, devono essere Testimoni di geova. Stanno risalendo la strada."
"Dech de nà a cagà" dice mio suocero.
Te pareva. C'è già una lunga fila, davanti al mio bagno.
" Allora facciamo così, Peder: se suonano al campanello va lei a rispondere, okay?"
La nonna si oppone al progetto, dice che lè mia la manera de parlà (non è il modo di parlare) e che ognuno ha la sua fede.
E così ricominciano la litania "parla mia tas giò" .
Sapete? Tra un paio d'ore compirò un'azione ignobile, pur di farli smettere: sfrutterò la malattia di Daphne, facendole dire che tutto quel casotto le rimbomba nell'orecchio operato. (Che poi non è nemmeno un'azione ignobile, quanto la santa verità).
Ma nemmeno questa tattica funzionerà: loro non ci sentono. E' ovvio, sono anziani. Sentono solo quello che vogliono!
... Suona il telefono. Mio suocero pensa che sia il campanello e mentre mi allontano per rispondere mi ricorda di mandarli a cagare.
Sollevo la cornetta e ridendo dico "pronto". Rido perchè vorrei specificare, per completezza d'informazione: ..... pronto per essere mandato a cagare?
"Cosa c'è da ridere?" chiede mia mamma
"Mio suocero ti ha appena mandata a cagare"
Ora che anche Sandra non c'è più, potresti suggerire a Mediaset i tuoi suoceri! :)
RispondiElimina:D meno male che ci sono i blog per metterla sul ridere
RispondiEliminaIl metodo funziona per tutte le coppie che vivono insieme da tanti anni. Io e la mia lei per fortuna, ci mandiamo a cagare ogni tanto, e allora lo si segna sul calendario, ma il mio cesso è sempre libero, non ci si accalca fuori della porta.
RispondiEliminaPenso che sia una forma di amore, l'ultima manifestazione di amore tra due persone che oramai si sono date tutto: nessuno dei due ha voglia di sdilinguimenti, quindi un "va a cagare" vale per un ti voglio ancora bene.
Il secondo round è persino più mediocre del primo: credi veramente che questa litania di istigazioni defecatorie siano di un qualche interesse appena sopra lo zero? Racconti una vecchiaia sordida e grigia, se non riesci a comunicare ilarità salva almeno la lingua. DIDO
RispondiEliminacomplimeti ad ornella! una intuizione veramente geniale!!!! pensaci pimpa!
RispondiEliminaMi vuoi spiegare una buona volta perché passi i commenti di questo Anonimo, che si firma DIDO, come il cane di mia nipote?
RispondiEliminaSei per caso un pochino masochista?
Non mi pare. E allora?
Quanto a te, Dido, i tuoi commenti non sono migliori dei testi. Ti ripeti. La tua giovinezza deve essere assolutamente "sordida e grigia", trovo io.
Volevo aggiungere che io sono una "seguace" di tuo suocero da tantissimi anni, ritenendo che non ci sia niente di più sintetico, esplicativo, liberatorio di un bel " MA VA' A CAGARE!!!"
RispondiEliminacerto che sono masochista, iaco. in questo momento più che mai.
RispondiEliminasì, dido è davvero un nome che fa ridere. dido, dodo, dudo, dado, dedo. Quando i miei figli erano piccoli c'era anche DODO', l'uccello mitico della bellissima trasmissione per "l'albero azzurro" , di cui ho ancora tutte le cassette registrate. sai di cosa parlo? http://www.youtube.com/watch?v=vnjJMdznymU&feature=related
che nostalgia di quei momenti in cui un niente li faceva felici!
.. in fondo anche il nostro dido, da piccolo dev'essere stato adorabile.
Ti ho commentato per acredine nei tuoi confronti e me ne pento sinceramente. L'acredine svanisce, il giudizio negativo resta ma tu hai pubblicato il commento...e mi hai schiantato. Così inutile e vuoto, duro e acido, fine a se stesso, pubblicandolo lo hai ridicolizzato. Hai fatto bene ma dovresti continuare su questa strada: quella che ti allontana da un modo sciocco di gestire i blog. Iacoponi fa una critica risibile, colma di acredine anch'essa: la mia contro la sua e non cambierà nulla. Iacoponi fa finta di capire, si ferma ad un commento di poche righe ( scritte benissimo ) su un post che non è certo un capolavoro di forma e sostanza. Tu invece pubblicando il mio commento puoi dare la stura ad una riflessione più seria su questo mezzo di comunicazione e sull'uso che ne facciamo. In ultimo: Iacoponi lei che dovrebbe essere adulto si comporti di conseguenza ed eviti termini come "sordida" che oltre che fuori luogo è anche cafona, rilegga il commento e se ne renderà conto. Pimpa, come fai con un nick come questo a ridicolizzare il mio? Siamo seri, fanno ridere tutti e due come la maggior parte dei blog e dei blogger che non sono riusciti a gestire un ambiente in cui sparare fesserie è ancora più facile che nella vita reale. Non posso commentarti dal mio blog perchè voglio evitare il perpetuarsi di questioni dialettiche inutili: solo per questo. Mi pento ripeto del primo commento, la rabbia che mi fai e mi fate tutti dovrà essere indirizzata a scopi più nobili e a più nobili argomenti. Ciao,DIDO
RispondiElimina"Dido" è anche un'altra forma del nome "Didone", la regina cartaginese che -secondo virgilio- il dolore per la partenza dell'amato enea indusse al suicidio
RispondiEliminaNon ti sei schiantato al suolo, sei solo sceso di mezzo gradino; a quest'altezza d'occhi si può anche ragionare senza che mi debba venire la cervicale.
RispondiEliminaFIRST, lascia stare Iaco, il cui istinto paterno l'ha portato a prendere le mie difese: non puoi rimproverargli l'uso di un aggettivo che tu per primo hai usato e che ti è solo ritornato a mo' di boomerang! la legge boomerang prevede solo un' andata e solo un ritorno. Stop.
Concordo con te, invece, su questi punti:
- la ridicolaggine del mio nick - da tempo penso di sostituirlo col mio nome, tu mi hai dato l'input finale
- la pusillanimità del nascondersi dietro un nick
- la facilità dello sparare cazzate insita nel mondo web-blog
- la noia di certe sterili discussioni.
Mi piacciono le persone che hanno il coraggio di scusarsi, tuttavia non riesco a capire il motivo della tua rabbia.
ciao, silvia
FRANK, LA SMETTI DI ANDARE SU WIKI?
RispondiEliminaScherzo, dai, anche a me veniva in mente didone ma non sapevo chi fosse e non avevo nè tempo nè voglia di fare ricerche. diciamo che mi risparmi il lavoro... E grazie del commento.
Hai ragione S.: chi sbaglia e si scusa merita l'onore delle armi. Peccato che le scuse del nostro "Anonimo" siano fasulle.
RispondiEliminaSí, caro Dido, lei voleva guadagnarsi un bonus ed uscire pulito e alla grande avendole S. fatto notare quante stupidaggini avesse scritto ed ha chiesto pomposamente scusa. Ma, come si dice a Roma, "mentre che corevi te sei cacato sotto".
Eh già! Dove ha visto acredine nella mia brevissima risposta? È lei piuttosto che si rivolge a me con acredine e arroganza. Assolutamente fuori luogo, egregio Dido. E sbagliato da parte sua, perché ha finito per dimostrare che le scuse erano false, un mezzuccio per rifarsi la faccia.
Avrebbe dovuto ignorarmi, in tal modo la sua sarebbe stata una buona uscita di scena; invece ha finito per inzaccherarsi ancora di più nel suo stesso fango, dichiarando "coram populo" che lei è solamente un piccolo gretto omarino.
Grazie a te, Silvia, per la mia difesa d'ufficio. A buon rendere.