lunedì 2 agosto 2010

galbusera bianca, chi l'ha vista?



Ieri mattina ho messo le mizuno nel baule, perchè volevo fare quattro passi nel parco, dopo Messa.
Sono arrivata a Galbusera Bianca gironzolando senza una meta.
Mi è venuto un colpo. Un complesso residenziale in dirittura d'arrivo. Non posso dire che cosa, di preciso, ci sia di stonato: apparentemente è tutto perfetto, esteticamente perfetto. Lo striscione oasi del wwf, i sassi dei muri, i mattoni dei finti fienili, le rifiniture, l'accuratezza di ogni particolare, la parolina magica BIO che fa l'occhiolino tra un mattone e una tegola.
Il complesso sembra molto più grande dell' originario agglomerato di cascine, ma forse perchè le vecchie case erano ormai quasi completamente crollate. Eppure sento che c'è qualcosa che non va. Forse proprio questa PERFEZIONE innaturale.
Ricordo che quando portavo i bambini, in questi dintorni, avevo sempre paura dei cani, che appena ci avvistavano mettevano giù una tale cagnara da impedirci di sentire le minacce del vecchio, altrettanto ululante, che s'affacciava alla porta a urlarci dietro, col forcone in mano.
Intraprendo la via del ritorno con una sensazione di perdita. Forse abbiamo perso quel pericolo lì, dei cani e del vecchio, un pericolo che però era bello visibile, che faceva parte della decadenza degli edifici, della rusticità del luogo, e ne abbiamo acquistato un altro, più subdolo, un pericolo che non so cosa sia, ma di cui sento il profumo. Forse è profumo di soldi, precisamente seimila euro al metro quadro.
Nei dintorni di questa "oasi di agricoltura sostenibile" incontriamo tre donne, sul sentiero che mi sembra molto più largo di un tempo: una ragazza giovane dall'aria infelice, vestita come un'anoressica, e due donne vestite la coste e con le ballerine ai piedi. LE BALLERINE!
Mentre me ne vado, credo di provare lo stesso sbigottimento di un marito che torna a casa, una sera, e trova la moglie provvista di un bel paio di tette di plastica, quando invece lui preferiva quelle di prima, imperfette ma vive, con qualche smagliatura che gli provocava tenerezza, perchè gli ricordava i tempi felici dell'allattamento dei figli, e quella caduta di tono che lo rassicurava sul fatto che sarebbero invecchiati insieme.

4 commenti:

  1. Non posso che essere d’accordo! Quel posto era memoria dei nostri padri, ricordo per i nostri figli, monito per il futuro.
    Lo strazio che mi si presenta davanti ogni volta che entro nella valle è a dir poco una fucilata alla memoria, alla bellezza e sicuramente al cuore.
    Un centro benessere? Un appetibile monolocale? Un appartamentino di fine settimana? Un’ oasi biologica?
    Ma dove ritroveremo la pace di quella valle! La strada sterrata verrà asfaltata perchè sporcherà di polvere i suv dei proprietari!
    Il transito automobilistico inquinerà il viandante che si fa una passeggiata e sicuramente l'ambiente, la civetta che abitava nella vecchia cascina avrà spostato la sua dimora chissà dove.
    E per finire e non deprimervi.
    Il ricordo del tramonto nella natura rimarrà una fugace visione.
    G.

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  2. Dove sarà andata la civetta? sicuramente lontano dall'uomo del malaugurio!

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  3. Spesso si perdono le antiche cose, sepolte sotto la cosiddetta "modernità".
    Se ne perde la visione, l'odore, i suoni.
    Anche questo necessita di un "riassestamento" che spesso riesce (perché l'essere umano si abitua a tutto), ma che lascia addosso una strana nostalgia...

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  4. ma vale la pena seppellire sempre e comunque le cose antiche? buttare il cassettone della nonna per un mobile laccato?
    aquilotto, a me galbusera bianca, così come è diventata, non mi riassesta proprio un bel niente, mi dissesta e basta.
    fattici un giro, dall'alto, visto che sei un'aquila, diventa vedente quel che basta e dimmi cosa vedi.

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