venerdì 31 dicembre 2010

Un sogno di gallina

UN SOGNO DI GALLINA

Una gallina fece un sogno.
Ma com'è fatto
un sogno di gallina?
E' bianco, tondo, rigido;
non proprio tondo,
tondo, ma allungato.
Appena l'ebbe fatto
glielo presero.
Volevano lessarlo
farlo fritto
seppellirlo in un mucchio di farina
lo volevano sbattere, affettare
quel sogno di gallina.
Ma chi l'aveva preso
inciampò:
il sogno cadde
e infranto
si spappolò
disteso
sulla soglia della cucina.
Ah, com'è fragile
un sogno di gallina

ROBERTO PIUMINI
tratto dal libro TANTE POESIE

Ultimo giorno di questo ventielasuametà.
Tutti pronti per fare l'inventario, come ogni magazzino che si rispetti, e in prima fila a esprimere desideri, come  nella notte delle stelle cadenti.
Non mi piace fare bilanci, non mi vengono mai i conti.
Vivo le entrate e le uscite di ogni giorno senza pensare se sono in attivo in passivo o in pareggio.
Non mi piace esprimere desideri, temo la disillusione.
Forse preferisco i  sogni, che, come canta giustamente cenerentola,  sono desideri chiusi in fondo al cuore ...
e lì  si fermano, senza la pretesa di essere riconosciuti e legittimati.
Mi piacerebbe tornare bambina per tornare a covarne, come quella gallina, ma scaccerei a suon di beccate chi s'avvicinasse per derubarmene e farne frittata.




martedì 28 dicembre 2010

a ciascuno la sua dipendenza (infinite jest 3)

La cosa che più mi affascina del mattone è l'argomento dipendenza, di cui il libro è intriso fino al midollo.

domenica 26 dicembre 2010

i natali passati

Il giorno di Natale è un giorno dedicato alla pace.

venerdì 24 dicembre 2010

auguri con i profeti del nostro tempo

Diciamo no al decadente e ripetitivo tango di regali, e diciamo sì ad un consumo critico, al regalo fatto in casa con amore e con le proprie mani, o a quello equo e solidale di lavoro fatto "in dignità".

Diciamo no alla stupida pervasività televisiva
e diciamo sì alle relazioni umane in famiglia, ritornando a raccontarci gioie e dolori e a riprendere confidenza con l'immaginario, la fiaba prendendo a cuore anche la bellezza del celebrare insieme il fascino del Natale.
Diciamo no alla violenza e alla guerra e diciamolo con fierezza, e diciamo sì alla pace e alla nonviolenza con evidenza mettendo bandiere arcobaleno ai nostri balconi e camminando con uno "straccetto bianco di pace".
Solo così il Natale ritornerà ad essere la festa della vita che farà rifiorire la speranza di un altro mondo possibile.
Coraggio, dunque, ci può ancora essere un Buon Natale!
Alex Zanotelli

martedì 21 dicembre 2010

invito alla lettura

Di mattina buon'ora, verso le sei, le cose cominciano ad andare subito di traverso: appena giù dal letto io non trovo il reggiseno e mio marito il maglione della divisa, quello con la Fodera Interna Antifreddo (mettine uno nuovo- no, voglio mettere quello vecchio- ahhhh!!! ); il cancello elettrico non risponde agli ordini del telecomando; quindici minuti più tardi il camion della spazzatura sta ritirando i sacchi proprio nella strada dove abitano i miei, quindi lascio la macchina in fondo alla strada, ma non troppo lontano perchè sennò poi a papi gli viene l'affanno, e nel tempo che mi occorre per prelevare lui, la cartelletta medica, gli occhiali, il borsellino e il cappello il camion della SILEA arriva in fondo alla strada e la mia macchina corre il rischio di essere trattata alla stregua di un secchiello dell'umido;
Pur con qualche piccolo inconveniente alle sette meno un quarto io e papi siamo già sulla statale, diretti all'ospedale per il solito controllo emo.
Ascolto la radio, ascolto papà, rincorro i miei pensieri: devo ricordarmi di chiamare l'otorino verso le 10, per un'emergenza oto di Daphne; ieri la dottoressa non poteva vederla e mi ha dato il numero di cellulare così da contattarla stamattina ... miseria miseria cazzo di una miseria ho dimenticato a casa il numero! Chiamo mia figlia, è appena partita, per la mia stessa destinazione ma mezz'ora dopo, così si becca tutto il traffico dell'ora di punta. Dice che torna a casa a prenderlo e mi manderà un messaggio con quel mannaggia di numero e mannaggia anche allababbeacheseloscorda.
Un'ora più tardi sono seduta al tavolino del solito bar del solito ospedale, davanti al mio solito pà, intento a consumare con il suo tipico gusto fanciullesco il solito rito della colazione post-prelievo: solito cappuccio, solita treccia all'uvetta.
Che caos, qui è sempre ora di punta, peggio della statale ore setteetrenta. Poco fa è entrato il suo cardiologo, se ci vede mi chiede come va e gli devo riassumere la situazione clinica ... uhh!! Io temo gli interrogatori medici su questo paziente: c'è sempre qualche dato che mi sfugge. (nel frattempo, terminata la colazione, il suddetto paziente sta facendo il controllo-peso delle donne presenti nel bar)
E poi adesso non ho tempo di pensare al cardiologo, ho in sospeso QUEL numero. Controllo il cellulare. Un messaggio mi informa che è in arrivo un invito alla lettura, lo voglio o lo rifiuto?
Ma che cavolo di novità è questa? Un invito alla lettura??? Si tratta di sicuro del numero che mi serve, per cliccare sul sì basterà schiacciare il pulsante destro ... vuuuuuuup, tutto svanito. Scomparso l'invito alla lettura, volatilizzato QUELL' ipotetico numero. Perfetto.
Sono le otto e dieci, Ginocchio prende il treno alle 8 e 30, ("porcatroia, perchè io non devo mai avere la macchina?") ... sarà già partito? E' la mia voce a rispondermi: non siamo in casa, lasciate un messaggio ... forse è in casa ma non risponde, forse si sta lavando i denti, gli lancio un appello, è l'ultima speranza, un lumicino di speranza, ... che si spegne subito.
Adesso che faccio? Quando sollevo lo sguardo dal cellulare traditore, mi si profila davanti una donna con i capelli rossi e gli occhiali verdi: sta appoggiando la tazza del caffè sul tavolino, ma poi se lo sorseggia in piedi. E' vestita in modo vistoso, a prima vista mi dà l'idea di appartenere al genere: donna vulcanica. C'è un incrocio di sguardi ... non può essere ... non può essere proprio lei ... noooo... siiiii.... vaaaaiii...... è lei, è la dottoressa della quale sto disperatamente e inutilmente recuperando il numero di telefono!
Quando una giornata inizia di traverso, ... poi capita che il vento cambi direzione!
... Sempre che non si stia a guardare troppo per il sottile, tipo la grattuggiata allo specchietto durante la retro causata dal cancello elettrico ancora reticente. Una sottile grattuggiata, quasi una spolverata. Una carezza, direi.
Sto studiando la tattica migliore: confessare subito, ai maschi della famiglia, o fare finta di niente e aspettare che se ne accorgano, per poi rispondere con nonchalance: "Quale? Dove? Quel piccolo graffietto? Ah... sì, devo essere stata io. Mi pare di aver sfiorato la casa della signora Peppa, un giorno, tanto tempo fa, ve ne siete accorti solo ora?

24 novembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010

tratto da infinite jest

[...] Che un paradosso poco menzionato della dipendenza da una Sostanza è il seguente: una volta che siete così schiavi di una Sostanza da doverla abbandonare per salvarvi la vita, la Sostanza schiavizzante è diventata per voi così profondamente importante che uscirete di senno quando ve la porteranno via. Oppure che a volte, dopo che la vostra Sostanza vi è stata portata via per salvarvi la vita, mentre siete inginocchiati per le preghiere obbligatorie della mattina o della sera, vi troverete a pregare perché vi sia consentito di perdere letteralmente il senno, di avvolgere la vostra mente i un vecchio giornale e lasciarla in un vicolo a cavarsela senza di voi. [...]
Che oltre il cinquanta per cento delle persone con una dipendenza da Sostanza è contemporaneamente affetto da qualche altra forma di disturbo psichiatrico. [...]
Che la validità logica di un argomento non ne garantisce la verità. [...]
Che è possibile abusare fino all'assuefazione di antinfluenzali e antistaminici da banco. [...]
Che esiste una cosa come la cruda, incontaminata, immotivata gentilezza
.
Che la maggioranza delle persone con una dipendenza da Sostanza è anche dipendente dal pensare, nel senso che ha un rapporto compulsivo e insano con il proprio pensiero. [...]
Che ci vuole un grande coraggio per dimostrarsi deboli.
Che per qualche perversa ragione, è spesso più divertente desiderare qualcosa che averlo.
Che è consentito VOLERE.

David Foster Wallace, infinite jest

giovedì 16 dicembre 2010

esame di linguistica

Dafne è molto delusa del risultato dell'esame di linguistica.
"Ieri sera eri angosciata all'idea di non riuscire a passarlo, stasera devi essere contenta di averlo passato, chissefrega del 21", la consolo.
L'ho vista studiare testi sterili dopo una giornata di lavoro, prendere appunti, stendersi sul divano dopo cena a leggere la cognizione del dolore di gadda, che dopo averne lette due pagine a me è venuta tutta insieme, quella cognizione lì: la cognizione di un dolore da rottura di palle.
Nella prima parte dell'esame l'assistente le dà 25, ma quando arriva il turno del prof cominciano i guai. "Mi spieghi come si è evoluta la e tonica latina"
"E' diventata una i"
"Mmmmmm????"
"Una o?"
"Mmmmmm????" "Ci vediamo la prossima volta, signorina"
"Come, la prossima volta, nooo!!! Scusi, ma non può farmi un'altra domanda?" chiede anzi forse implora Dafne.
" Certo che no, è un concetto essenziale"
"Allora mi lasci del tempo per pensarci, devo essere andata in confusione"
Il prof scrive una e tonica su un foglietto e glielo porge. Dafne si mette il foglietto sotto il naso, le mani sulla fronte, i gomiti appoggiati al tavolo e si concentra: ma mi racconta che invece che pensare a quella cazzo di e tonica, pensava come un mantra: ecco adesso mi manda a casa ecco adesso mi manda a casa ecco adesso mi manda a casa ...
Il mantra dopo un pò le sforna -non si sa come- un flash con il quale Dafne raffazzona una risposta che non è il massimo ma sempre meglio di niente, poi risponde ad un'altra domanda simile (ma allora sei stronzo!, accusa mentalmente all'indirizzo del prof), non risponde a una terza, riceve un rimprovero perchè "... Alla fine le cose le sapeva, ma all'inizio rispondeva senza pensarci!" e se ne va col suo 21.
Ginocchio dice che se gli avessero detto ci vediamo la prossima volta lui se ne sarebbe uscito con la coda fra le gambe senza fiatare, io avrei fatto come ginocchio ma dico a Dafne che è stata brava, a non arrendersi.

scritto il 23-06-2010

martedì 14 dicembre 2010

Top ten things I can not stand


LE DIECI COSE CHE NON SOPPORTO

1. BERLUSKIF, of course. Non è una cosa? Davvero? Peggio per lui!
2. Il dentifricio secco a causa del tappo non riavvitato
3. La camera dei miei figli
4. Gli autisti che ti stanno attaccati al culo
5. I gatti
6. Mio marito quando siede da parte a me che guido
7. Mettere le catene quando nevica forte, per arrivare sulla statale
8. Lo stesso marito, quando guida, perchè a due metri da casa gli si attiva in automatico la calamita attira-trattore, attira P, attira- quello appena uscito dall'osteria, attira indeciso sprovvisto di tom tom, attira "tabacconi" di ogni genere.
9. Togliere le catene quando arrivo sulla statale
10. I cacciatori che sparano a due metri dalla mia casetta
11. … Se poi sparano al buio pesto dell’alba, sono proprio ignoranti. Non lo sanno, che è vietato?
12. Le colleghe ferme al timbro a fare la radiografia a quelle che timbrano dopo
di loro: devono inventariare come sei vestita …
13 … Pettinata…
14 … Le scarpe ..
15 … La borsa ...
16. Sedici? Come è possibile? Ne ho altre centosedici!

sabato 11 dicembre 2010

lo strizzacellulare

Lo psichiatra capelli a spazzola seduto davanti a me ha controllato il cellulare ogni 15 minuti, durante il convegno durato 4 ore e mezzo, manifestando un comportamento di tipo ossessivo compulsivo, in un probabile quadro di sindrome da dipendenza palmare.
Dovrà andare a farsi vedere da un bravo collega.
Non c'è niente di strano: forse che il nostro medico di base non può beccarsi l'influenza? E se il nostro cardiologo non è automaticamente esentato dalla possibilità di morire per infarto, di sicuro la nostra ginecologa ha già partorito enne volte, essendo di C.L.
Anche il nostro confessore non è certo un santo. (ma questo che c'entra?)
Dicono che i medici siano dei pessimi pazienti, tra l'altro. Forse perchè si illudono di non beccarsi l'influenza e di essere immortali.
La Conoscenza non serve a niente se non è accompagnata dalla consapevolezza. Viaggiano in coppia.
Chissà se capelli a spazzola è consapevole del suo disturbo.

mercoledì 8 dicembre 2010

Top ten glory days

Qualche giorno fa, qui , ho letto questo simpatico post:

Senza pensarci troppo: - i quindici autori che ti hanno lasciato un segno- i quindici libri
- i quindici film
- i quindici blog
variante
- le quindici cose che non sopporti
andiamo oltre
- i quindici (o quattro o trentatré) amori
- le quindici persone più significative, escludendo i parenti
andiamo sul difficile, ora
- i quindici giorni della tua vita da ricordare

Bella Storia! E' da quando ho riletto Alta fedeltà -agosto- che ho voglia di fare degli elenchi di top five, come facevano Rob e soci mentre "lavoravano" nel negozio di dischi. Ora c'è addirittura chi triplica il five facendolo diventare un fifteen.
Quindici è troppo, però. Più una lista si allunga, più perde sapore, come un brodo slavato. Ad esempio, se trovassi il mio nome nella lista dei quindici -o trentatre - amori di un uomo, mi sentirei lusingata come un cimelio sul comò, da spolverare, come uno dei quindici volumi della vetusta enciclopedia, da sfogliare, come uno dei trentatre trentini che entravano a Trento, da trotterellare.
Facciamo dieci e non se ne parli più. Per masochismo voglio partire dal difficile, i dieci giorni da ricordare:


TOP TEN GLORY DAYS

...... E mi sono subito incasinata! Perchè ho scritto senza pensarci troppo -come richiesto-, ma quando ho riletto c'era qualcosa che non quadrava, ci ho pensato su -come non richiesto- e ho cancellato tutto.
Perchè mi sono accorta che non è la giornata, a rimanerti in memoria, ma il momento, l'attimo fuggente, il carpe diem di Robin Williams- siana memoria.
Così ho modificato il top ten glory days in top ten carpe diem, e ho messo giù la mia lista:

*l'istante in cui sono venuta al mondo, di cui non conservo memoria soggettiva ma che non posso dimenticare, se non altro per il fatto che il mio ostetrico me ne ripete la cronaca ogni treperdue.

* i pochi attimi necessari affinchè il mio triciclo faccia una curva, davanti a quella casa in fondo alla via, per tornare verso casa mia.

* il momento in cui appesi il mio cappottino sullo stesso attaccapanni di quella bambina, perchè avevo deciso che sarebbe stata la mia amica del cuore, e lo fu.

* quando proprio lei mi regalò il mio primo diario, un orribile quaderno di velluto blu, con tre bottoni marroni -sempre di velluto, sempre orribili- applicati sulla copertina.

* ogni istante in cui ho sentito che il mio cuore era in stato di allerta per un incipit di innamoramento.

* quando sono entrata in chiesa al braccio del mio papi, che è inciampato nel tappeto.

* quel momento di felicità mista a incredulità - un momento fuori classifica, over the top- in cui, immersa nell'acqua della vasca da bagno, guardando la mia pancia piatta, mi sembrò impossibile che in quell'esiguo spazio potesse crescere un bambino.

* ogni volta che un figlio si è addormentato sul mio seno con le labbra bagnate di latte, ogni volta che ha cercato conforto tra le mie braccia, ogni volta che mi ha scritto un biglietto sgrammaticato ti volio bene.

Non so quanti siano, chissefrega, scrivendo mi è venuto di nuovo il dubbio che non abbia senso nemmeno questo top ten, come non aveva senso l'altro, perchè, a pensarci bene, se si dovesse fare un elenco documentato si rischia seriamente che i momenti da dimenticare superino quelli da ricordare. E in fin dei conti nemmeno fare un sunto di attivo- passivo della propria vita ha senso. Si prende ciò che c'è, nel bene e nel male. Mi sto incasinando un'altra volta?
Mi sa che non dovevo partire dal difficile, sarebbe stato meglio scrivere l'elenco dei miei dieci cibi preferiti, ma ormai la fatica l'ho fatta e col cavolo che cancello un'altra volta.