domenica 30 gennaio 2011

il mio nipote baskettaro


"Ehi, che succede qui, vi state abbuffando senza di me?"
"Aff...guff... offf... "
Ce ne sono ben tre,  sul tavolo dei nonni. Una ciambella dorata, una torta al cioccolato e infine quella alla frutta secca, la preferita del nonno, che mostra orgoglio per essere colui che ha rimescolato tutti gli impasti, dato che  la nonna non ce la faceva.
"Scommetto che state festeggiando il tuo compleanno in anticipo, perchè domenica hai la partita"
"Aff...guff... offf.. Indovinato!"
Gli smacco un bacione sulla guancia ruminante.
"Undici o dodici?"
"Tredici, zia!"
Miseria! Sono rimasta un pò indietro. Poi si alza, e vedo che è alto quasi come me.

giovedì 27 gennaio 2011

l'unec dispiasè

il nonno riusciva a farci ridere sempre: l'unic dispiasè lè ves andà via prima del berlusca
Tornati al meno due dopo aver fatto un'ecografia al piano di sopra, papà esprime profondo rispetto, ammirazione e incredulità nei confronti della macchina che gli ha esplorato il fegato, come se fosse la prima volta che fa un'eco. Questi suoi vuoti di memoria lo rendono simile a un bambino continuamente  affascinato dalle scoperte della vita.
Per tornare al centro trasfusionale,  dove dobbiamo aspettare l'esito dell'emoglobina, percorriamo il corridoio delle donazioni di sangue, dove parecchie persone aspettano il loro turno. Papi  cammina lentamente, e con più affanno del solito. Quasi alla fine c'è un ragazzo con dei fogli sulle ginocchia che hanno tutta l'aria di essere appunti di scuola. "Per forza dovete studiare, con quei macchinari che ci sono adesso.." dice papi ad alta voce, rivolgendosi a tutti e a nessuno. Completa  il ragionamento pochi minuti dopo, con la vicina di sedia: "...una volta non c'erano tutti questi apparecchi, si moriva e basta"
Poi,  mentre lui  legge la sua unità di oggi io mi sciroppo il giornoil corriere di ieri, e l'oggi della settimana.  Tre a uno, mi sa che  è diventato bradipo non solo a camminare. Forse anche perchè ogni tre per due interrompe la lettura per stufirmi con  i suoi ripetita iuvant.
Non è un gran bel posto per leggere, questo corridoio. Siamo tutti alla stretta, a volte non c'è nemmeno posto a sedere. Le pagine aperte del mio quotidiano  fanno invasione di campo verso la mia vicina di sedia, che corrompo con un grande sorriso di scuse;  l'andirivieni di medici dal piglio deciso mi costringe a  ritrarre di continuo le gambe, che istintivamente tendo ad allungare rischiando di fare loro uno sgambetto (sarebbe una gran bella scena, che dite?);  le infermiere vanno e vengono, salutano gli afecionados, distribuiscono battute e buonumore;  c'è poi l'entrata inquietante di un portantino vestito con una strana divisa, alla guida di un carrello carico di sacche di sangue pronto-in-tavola (fa un po' impressione, tutto quel sangue color amaranto scuro);
Una specie di  frigorifero gigantesco entra in funzione ogni tot con un tonfo (TOM!) seguito da un rumore continuo, sordo e altamente disturbante. Un rumore tipo centrifuga della lavatrice. Forse centrifugano il sangue.. dovrò chiedere, qualche volta.
La luce artificiale è  debole, l'aria  pesante. Sento il bisogno di aprire una finestra inesistente.
Leggo, e ogni tanto penso.
Severgnini scrive che un giornalista ha il dovere di usare le parole giuste. Io estenderei il dovere a tutti coloro che non sono nati muti. Perchè se si usano le parole alla muzzo, non ci si capisce più, e allora tanto vale stare zitti.
L'altro giorno Saviano ha ricevuto una  laurea ad honorem e l'ha dedicata ai magistrati di Milano, che indagano non solo storie di  ordinaria follia del premier, ma sono in prima fila anche nella lotta alla mafia. Marina dal cognome importante dice che le parole di Saviano  le fanno ORRORE.
Orrore? ORRORE?? ORRORE???
Il capo di una casa editrice importante come la Mondadori dovrebbe conoscere un minimo di vocabolario.  Dovrebbe sapere che un termine così orribile si usa per riferirsi a fatti che ispirano raccapriccio e ribrezzo. L'orrore si prova, ad esempio,  quando  non si riesce a immaginare come si possa uccidere un bambino e sciogliere il suo piccolo corpo nell'acido.
Ma forse la figlia del premier voleva solo esagerare, (il solito vizio dei ricchi): è cresciuta nell'abbondanza, è abituata a mangiare la minestra col mestolo.
Sempre ieri leggo che Il Cardinal Bagnasco, in relazione alle ultime news di ordinaria follia,  dice che il paese è sgomento. SGOMENTO? sgomento?? Sgomento vuol dire incredulità, vuol dire difficoltà a metabolizzare un fatto, ad accettare la realtà di quel fatto.   E' quasi un sinonimo di orrore. Devo dedurre che lui e lei hanno usato la stessa parola per esprimere due reazioni opposte alla medesima vicenda, la stessa parola per esprimere uno il contrario dell'altro, prendendo entrambi una cantonata.
E poi, dai, Eminenza, come fa a dire che la collettività è sgomenta? Ormai le storie di o.f. sono talmente trite da assomigliare a un polpettone informe. Siamo ANNOIATI, eminenza. Annoiati a morte  da tanta bruttezza.
E, come diceva D.H.W., Annoiare qualcuno sembra anche peggio che offenderlo o disgustarlo.

questo post è esageratamente lungo, spero di non aver annoiato nessuno. sono partita con la storia delle parole, poi ho aggiunto l'antefatto e mi sono dilungata in quello. sorry.


venerdì 21 gennaio 2011

sulla mia pelle



“Dire la verità. L’artista che scrive deve sempre sentirsi capace di questo.”
Natalia Ginzburg
Ma prima di dirla, la verità bisogna vederla. Dici poco?

Vediamo quello che vogliamo, quello che desideriamo, quello che ci serve in quel momento. 
Non vediamo quello che non vogliamo, quello che ci dà fastidio, quello che ci farebbe soffrire. 
A volte ci stupiamo di come un individuo non si accorga dell'evidenza che ha sotto il naso, e poi a noi capita la stessa cosa. 

Quando si tratta di ingannare se stessa, la mente umana non conosce limiti.
(Anita Nair, l’arte di dimenticare)

Una sorta di  sospensione dell'incredulità. 
La bravissima neuropsichiatra dei  miei  primi anni di lavoro diceva che i meccanismi di difesa non sempre vanno rimossi. Nel caso si decida di farlo, occorre usare estrema cautela per non rischiare che crolli tutto.

Però bisogna riconoscere che a volte la verità  sa essere gentile: prima di portarci il conto ci fa ubriacare un po', prima di travolgerci con la sua diligente diligenza ci fa sentire il rumore delle sue ruote, prima di sfidarci a duello ci manda un messaggero con la data, ci dà il tempo di prepararci, procurarci le armi, rinforzare la corazza, contare i passi, girarsi. 
E poi lo sparo.
Se siamo scaltri, o forti, o semplicemente fortunati come il conte Pierre Buzuchov di guerra e pace, sopravviviamo.


20 febbraio 2010

giovedì 13 gennaio 2011

sempre pronto grazie

Sgranocchiando gli spicchi di una mela rossa fuori e verde dentro,  mi metto comoda per la lettura del libro di Tiziano Ferro, con una tisana fumante a portata di braccio. (Dopo il peso massimo del mattone, credo che leggerò solo pesi piuma per qualche mese)

mercoledì 12 gennaio 2011

a caval donato

Pare che l'Italia sia il paese con il maggior numero di regali indesiderati,  riciclati o a rischio discarica. Un bel problema, con tutta la spazzatura che l'assurdo consumismo delle feste  si porta dietro già di suo.


venerdì 7 gennaio 2011

la messa è finita

Mi commuove la serietà del chierichetto che ai piedi dell'altare davanti all'assemblea dei fedeli fa ruotare il turibolo con maestria degna di un giocoliere, spargendo tutt'intorno una nuvola bianca.
Sniffo con piacere l'odore dell'incenso, che avvolge nella sua nebbia gli occupanti delle prime panche, per poi alzarsi e scomparire, come ogni nebbia che si rispetti.
Presto attenzione al movimento del braccio del maestro di coro, su e giù, toni bassi, toni alti.
Canto, stonando nonostante le indicazioni del maestro.
Invidio la solista, che è anche il maestro del coro, per la bella voce.
Chiamo Dio al tavolo contrattuale, gli chiedo che in caso di rinnovo mi faccia rinascere con questo talento. Ma lui mi propone scambi assurdi, tipo allora ti prendi anche un naso d'aquila, o se preferisci una settima di reggiseno, o due occhi ipertiroidei, queste cose qua,  e non riusciamo mai a concludere l'affare.
Inserisco d'ufficio il maestro di coro in quella categoria di donne alle quali qualche chilo di troppo non guasta, anzi, sono convinta che dimagrendo  perderebbe quell'idea di graziosamente soffice che si porta appresso.
Ascolto l'omelia a tratti, poichè la mia curva dell'attenzione ha la brutta abitudine di voler emulare quella delle montagne russe.
A volte penso a cosa cucinare quando arriverò a casa, o altre stupidaggini di questo tipo. Se quella notte non ho dormito, l'improvviso cedimento del mento mi aggiudica una g. gomitata nel fianco.
Mi inginocchio sulla panca al momento della consacrazione,
Invidio le vecchiette che bisbigliano in latinorum con un'inflazione di esse sibilate il cui sibilo mi piace assai,
Mi  crogiolo nella sicurezza offertami dalla ritualità dei gesti e delle formule,
Osservo la fila delle persone che vanno a fare la comunione,
Dò la mano a mio marito per la recita del padre nostro,
Mi inchino per la benedizione,
Vado in pace, la Messa è finita.

martedì 4 gennaio 2011

Una mamma, una figlia

Una mamma, una figlia.
La mamma fa conoscenza coi vestiti della figlia solo quando se li trova nella cesta della lavanderia ... Eilà, piacere, da che parte sbuchi,  straccetto rosso? Dove è il  sopra e il sotto, l'inizio e la fine? E non finisci un po' troppo in fretta? E  non siamo forse in inverno?
Poi decide di lasciar perdere, e tirando un sospiro lava delicatamente a mano lo straccetto e il coprispalle, indi li stende, infine li ritira.
A capodanno, pensando allo straccetto rosso, consiglia alla figlia di non andare in giro biotta, se non vuole beccarsi un malanno in previsione del viaggetto che la aspetta.
La figlia prima di uscire per il cenone saluta, ben avvolta nella sua giacca nera.
La mamma sa che sotto c'è poco niente, ma decide che è meglio stare zitti che parlare e non essere ascoltati, ne va della propria autostima materna, già ridotta a brandelli.
Passa qualche giorno.
La figlia frigge all'idea di vedere finalmente Roma, la mamma chiede alla figlia il nome dell'hotel prenotato, la figlia risponde che si chiama bi-end-bi.
La mamma la guarda a bocca aperta, ma la figlia non si accorge perchè impegnata a chattare con il moroso di una sua ex compagna di scuola, un romanaccio de roma, il quale le chiede dove sta alloggiata.
La figlia risponde che è in centro, il romano le spiega che il centro di Roma è... ehm... piuttosto grandino, avrebbe bisogno un'indicazione  più precisa.
Al termine della chattatura la figlia comunica alla mamma la notizia grandiosa: il tipo ha promesso che le farà conoscere i suoi amici e così passeranno qualche serata in compagnia.
Poche ore prima di prendere l'aereo, la figlia comunica  alla mamma la propria temperatura corporea, trentotto gradi e mezzo.
La mamma si incazza come una iena, la figlia ribatte che si è ammalata perchè nel locale faceva troppo caldo e lei ha sudato .. anzi, che è colpa sua, sì, della mamma, che gliel'ha gufata.
Ora io vi chiedo: come potrà dormire, quella mamma, le prossime quattro notti, immaginando la propria figlia febbricitante in giro per una metropoli in compagnia di un'amica oca come lei, alloggiate in un hotel che loro pensano chiamarsi bi-end-bi?

domenica 2 gennaio 2011

Sarà galaverna?

L' acqua della palude è ghiacciata, e tutto ciò che c'è  intorno è ricoperto di un leggero strato  di brina talmente vaporoso da sembrare  nebulizzato.
Ma se si trattasse di semplice brina essa sarebbe solo a terra, pare invece che quando questo ghiaccio vaporizzato  è presente anche sulle piante il fenomeno prenda il nome di galaverna: le gocce di rugiada presenti sugli alberi non riescono a cadere perchè nella notte la temperatura è andata sotto lo zero, e quindi si sono congelate sui rami. Insomma, credo che la galaverna sia una specie di brina congelata, ma non sono un'esperta di queste cose.
Bisognerebbe chiederlo all'amico di g., lo zar.

Resto affascinata dallo spettacolo delle foglie di platano che ricoprono il  bordo della palude. Sono ancora intatte, forse perchè questo posto è stato recintato, e nessuno le ha schiacciate. Sono rimaste depositate sull'erba come se fossero cadute ieri e non fosse trascorsa un'intera stagione. Sono fresche come se la neve non fosse caduta sopra, come se la pioggia non le avesse bagnate e il sole non le avesse asciugate.
Sono bellissime!  

... Quella di stamattina è una prova ginocchio: voglio vedere cosa ha da dirmi se gli faccio fare una corsetta, dopo averlo tenuto a riposo per tutto l'autunno.
Gi ha gufato che non riuscirò a correre, è troppo ghiacciato;
la mia amica emme tempo fa mi gufò che a correre con quel modello di mizuno mi sarebbe venuta la tendinite, o forse la tallonite, insomma qualcosa che finisce per ite;

il mio amico pi mi ha consigliato di non frequentare l'alzaia in orari fuori punta, per la presenza di pensionati-con-cagnolino solo apparentemente innocui,
e per meglio spiegarsi si cimenta in una delle sue mimiche esilaranti, in questo caso mette la punta della lingua all'angolo destro della bocca  e strizza  l'occhio, sempre il  destro, penso voglia dire qualcosa tipo occhio ai maniaci con cagnolino.
Il mio ginocchio invece se ne sta zitto e fa il suo lavoro senza dire bè.
E' tutto il resto del corpo che si lamenta.