lunedì 14 febbraio 2011

Botticelli al museo Poldi Pezzoli

compianto sul cristo morto
La guida dice che questo è un Botticelli insolito, perchè dipinto nell'ultima fase stilistica, quando l'artista risentì della crisi religiosa innescata da quel famoso Savonarola che finì al rogo.
Dice che è pieno di drammaticità,  che manca volontariamente di prospettiva e che le immagini seguono una linea circolare.
Poi passa all'ultimo Botticelli della mostra, il ritratto di un fratello dei Medici assassinato durante la  congiura dei pazzi, ma io mi perdo metà  spiegazione perchè resto ancora qualche minuto a osservare il Compianto sul cristo morto, in solitudine, approfittando della fuoriuscita del gruppo.
Mi capita spesso che di un dipinto mi attiri un particolare: in questo caso mi commuove l'amore con cui la Maddalena abbraccia i piedi di Gesù, quei piedi che aveva profumato e asciugato coi suoi capelli quando Lui era ancora in vita.
Poi penso che forse l'artista ha inserito  le immagini in un circolo per dare in qualche modo un volto anche al dolore, per dire che il dolore è una forza centripeta sempre diretta verso il centro della circonferenza, un sentimento che ti entra dentro, che tu stesso non lasci uscire perchè non sai dove ti porterebbe la sua traiettoria deviata.
E poi penso che  forse l'artista ha  disegnato un quadro senza  linee prospettiche per dire che il dolore difetta di prospettiva: si consuma nel passato e manca di futuro, vive solo di presente, è cieco, afono, sarcopenico.
Un fermo immagine che aspetta solo che il tempo passi per ricominciare da capo.
Vado punto e a capo, come dice Gianna Nannini in una bellissima canzone che però mi serve per un altro post.

venerdì 11 febbraio 2011

figlia su feisbuk

"Mamma!"
"Mmmmmm.... "
"A volte mi sembra di avere tanti amici, altre volte di non averne nessuno"
" Clang clang clang" (la mamma lascia che rispondano le  stoviglie)
" Come è bello prendere la gente per il culo .."
"Blob blob blob..." ( il bollitore non concorda)
"Guarda questo, è un avvocato, e sta scrivendo su fesibuk che ha perso quattro cause in un giorno.."
"Psssss...".(la pentola a pressione richiama alla privacy)
".. E io adesso gli scrivo che  è un avvocato della mutua."
"Crrrr....." salta su la caffettiera
"Mamma! Perchè mai una volta che mi dai retta?"
"Perchè .... Perchè non devi credere a tutto quello che uno scrive sul web!"
" E perchè uno dovrebbe scrivere di aver perso quattro cause in un giorno, se non è vero?"
"Per attirare l'attenzione, per esempio"
"Ma allora avrebbe scritto che  aveva VINTO  quattro cause in un giorno, mica perso"
"No, perchè  se avesse scritto  che le aveva vinte nessuno gli avrebbe creduto!"
"E allora perchè tu non devi credere che le abbia perse?"
.......
 Dovrebbe, potrebbe, di sicuro ci sarebbe un modo dignitoso e magari anche brillante per uscire da questo impasse, ma sono troppo stanca. 
"Tumtumtumtum (tiro giù la tapparella della cucina, chiudo fuori il mondo, me ne vado a letto.)

mercoledì 9 febbraio 2011

Anna, anima strappata.

Commentai, senza successo tecnico, che questo caso mi toccava nel profondo, perchè non sono ancora riuscita a capire come  certe persone offese dalla vita possano riuscire a non offendere la vita a loro volta, a non vendicarsi, a non completare l'opera di demolizione di sè stessi iniziata da altri: dove trovino il coraggio di volersi ancora un po' di bene, nonostante tutto.
Queste anime torturate assomigliano a un pezzo di stoffa liso, ma con la trama intatta.
Tifo per tutte le Anne del mondo, che sono spesso donne, e per coloro che esercitano con passione l'arte del rammendo.
Nel mio lavoro ho a che fare ogni giorno con ragazzi oltraggiati  da una sindrome, da una virgola genetica, da traumi familiari, da uno scherzo del destino apparso sotto forma di una meningite, di un parto prematuro,  di mille battiti di ali di farfalla.
Basta così poco perchè il destino ti scaraventi faccia a terra.
Ci sono quelli che, sia pur con mille difficoltà, sono disposti a farsi aiutare dall'adulto.
Ci sono quelli più diffidenti, che si lasciano agganciare solo dopo parecchio tempo, e solo se l'adulto -magari solo QUELL'adulto, scelto tra gli altri- riesce a conquistare la sua fiducia.
Ci sono quelli che  hanno immagazzinato una tale dose di rabbia interna da manifestare comportamenti aggressivi, verso gli altri e verso se stessi.
L'Anna che ho conosciuto io rientrava in questa terza categoria. (a me non le ha mai date, mi strappò solo i bottoni da un maglione perchè non le piaceva il colore. Aveva ragione, faceva proprio schifo)
In  tre anni di scuola non riuscii a farle imparare niente di più di quello che aveva appreso da piccola, perchè rifiutava l'idea di non essere capace di fare qualcosa. "Tu non mi aiuti!" sbottava  davanti a un esercizio di matematica, ma appena cominciavo ad accennare a una spiegazione,  il suo naso cominciava a pompare aria come quello di un toro.
Eppure questi inconvenienti didattici erano bazzeccole, in confronto a tutti gli altri problemi.
In parole povere Anna era fuori di testa, in termini medici la diagnosi era grave psicosi.
Questa Anna  mi entrò tanto nel cuore che  anche se sono passati molti anni ho ancora una suo bel primo piano  appeso in classe.  La foto l'avevamo vinta in un centro commerciale e i suoi compagni l'avevano portata a casa come regalo per la festa del papà. Lei aveva detto che suo padre gli stava antipatico - o forse si era espressa in altro modo- e l'aveva regalata a me.
Anna andava a casa solo nelle vacanze estive e nelle festività: a un certo punto la situazione in famiglia era diventata talmente insostenibile che lei stessa aveva chiesto di rimanere in istituto anche la domenica, e il padre si era dichiarato concorde. Alla madre era stata tolta la potestà, poteva venire in centro a trovarla ma solo accompagnata, e la ragazza soffriva tantissimo per questo.
Quando a scuola faceva qualche scenata, la direttrice la toglieva dalla scena del delitto e le lasciava scegliere la classe dove voleva stare. Così a volte me la accompagnava in classe, dicendo "Anna ha bisogno di stare un pò tranquilla, sta qui per oggi" , allora la invitavo a prendere  il suo quaderno dei temi -avevo scoperto che scrivere liberamente era una delle poche attività che non la scombussolava, anzi le faceva da calmante- e intitolava: "quello che è successo oggi". In quelle pagine riversava la sua infelicità, le sue ossessioni e le sue manie. Conservo un quaderno-diario con i suoi temi, scritti in una  bella, ossessiva, ordinatissima calligrafia.
Anna  era un'anima torturata, con la stoffa strappata, non più rammendabile.
Era un caso non assimilabile a quello del post dello strizza, che invece mi ha  ricordato Erre.
Ma Erre merita  un  post tutto suo.

lunedì 7 febbraio 2011

il prete dice

Il prete dice che gli fa paura uno stato che vuole decidere del fine vita.
Io gli dico che a me fa più paura l'idea di mandare in pre-pensionamento un Dio antico per sostituirlo con un Dio post moderno, la scienza.
Il prete dice che noi non decidiamo niente, né di nascere né in quale giorno entrare a far parte di questo mondo, ma è Dio che decide il giorno della nostra nascita e della nostra morte.
Io dico, ma se Dio ha deciso che Tizio Tiziano nascerà il 6 febbraio 2011 e morirà il 6 febbraio 2091, e il 5 febbraio 2091 uno scienziato pazzo sperimenterà per la prima volta sull'incerto corpo di Tizio Tiziano il congelamento pre hora mortis con successivo scongelamento post hora mortis abbinato a un ten years discount -basta-che-mostri–la-credit-card-oro, chi la vince?
Il prete mi dice di non sparare cazzate.
Io ribadisco che non mi piace l'utero in affitto grazie al quale Elton John o altri vip diventano compratori di figli, non mi piace la maternità tardiva di Gianna Nannini, non mi piace l'accanimento terapeutico, mi fa orrore la chirurgia estetica, temo il senso di onnipotenza della scienza.
Non sono sicura che il Dio antico non sia in conflitto col suo emulo in stile yuppie rampante, non sono sicura che tenere la vita di una persona appesa a un filo per anni sia un fiat voluntas sua sicut in caelo et in terra, non sono sicura di niente, se non che il cielo e la terra mi sembrano sempre più lontani e che la scienza mi fa più paura dello stato.