giovedì 29 aprile 2010

Dolce sorella

Ieri, mentre picchiavo sui tasti il post del temporale scoppiato lunedì, mi veniva in mente una canzone di tanti anni fa, di un ellepi tanto sconosciuto al pubblico quanto amato da me e pochi eletti, che iniziava con la strofa: “Troppo fredda la notte …” Volevo cercarla su you tube, per postarla, ma non ricordavo chi la cantasse, così ho fatto irruzione nel locale accanto, in direzione tifoseria dalla quale da circa un’oretta mi giungeva un “puttana!” a ritmo costante, col timbro vocale di mio figlio, il tipico intercalare che mi fa capire che quella sera c’è una partita di calcio in tivù … Dicevo, ho fatto irruzione in sala e davanti alla curva ho cantato l’unica canzone che mi ricordavo bene, che parla di una suora. “Dolce soreellaaaa …. Le mani giunte che tu tenevi … per pregaaaaree … le ho strette io e la tua preghiera …. Ero iiiiiooooo… e non Dio a restituirti …. giorni rubaaaatiiiii …. Il silenzio del chiostro era così buio, com’era chiaro il silenzio tuooooo …. ” L’ho cantata per chiedere a g. come si chiamasse il complesso, e la cosa strana è stata che g., che non ricorda mai niente, dopo 30 secondi ha sputato l’osso: Franchi Giorgetti e Talamo!
La passione calcistica fa miracoli, meglio di quel braintraining che dicono migliori le capacità intellettive, ma che a me sembra solo un giochino ridicolo.
E poi, senza volerlo quell'interruzione così intrisa di spiritualità ha (forse) purificato un pò quell'ambiente così maschilmente triviale.

mercoledì 28 aprile 2010

temporale


Il temporale romba lontano, come se temesse di avvicinarsi alla mia casa, dove un collega ha già fatto danni: allagamento, interruzione di energia, caos di foglie, rami spezzati, sentimenti alterati.
Mi piace il temporale, non mi fa paura, ma compagnia, e vorrei che me la facesse anche questa notte, in cui mi rigiro nel letto senza poter nemmeno pensare di prendere sonno, senza riuscire a leggere nè a fare altro che non sia il rimuginare, rimuginare inutilmente, su questa vita che a volte diventa difficile da vivere.
Se almeno il temporale infuriasse davvero, con scrosci di pioggia battente, folate di vento feroce, rumori di tende sbattute, fulmini spaventosi e tuoni d'artificio, potrei distrarmi immaginando alberi che imprecano, rapaci notturni che si rifugiano sotto un tetto, piccoli nati che si stringono nel nido, nell'attesa di mamma e papà.
Potrei preoccuparmi per il salvavita che scatta, la corrente che manca, andare al buio a cercare una candela, accenderla, ma dove cacchio è l'accendino?
No, non s'avvicina, non ne ha voglia, rimane a brontolare da lontano,limitandosi a mandare in perlustrazione i lampi: entrano dalle fessure della tapparella, talmente fulminei che nemmeno m'avranno vista, me e il mio cuscino bagnato.

domenica 25 aprile 2010

'ndo cazzo corri, fuma?


Usciti di chiesa prima delle nove, g. va a far servizio al parco, io torno a casa di corsa. Non di corsa nel senso che ho fretta di mettere su l'arrosto, ma nel senso che corro da chiesa a casa. Non so quanti chilometri siano, saranno 4 o 5, bò. "Tutta casa e chiesa", come si diceva una volta per indicare una donna virtuosa, tutta casa e chiesa .... e di corsa, in mezzo ai boschi.
Ogni volta che lo faccio mi viene in mente un post che lessi poco tempo fa, un post veramente divertente e leggero, la mia categoria preferita: http://palbi.blogspot.com/2010/03/cazzo-corri-forrest.html
Adesso che ho fatto copiaincolla, però, mi accorgo che io l'avevo memorizzato con un avverbio iniziale che non c'era: 'ndo cazzo corri, forrest? e a ogni corsa, di rimando, mi chiedevo: 'ndo cazzo corri, fuma? E ogni volta che me lo chiedo, mi viene da ridere. Rido di me, delle mie mode che entrano ed escono, e mi viene il sospetto che abbiano ragione i miei figli a dire che non si può iniziare a correre ALLA MIA ETA', e che devo andare a correre in un posto dove nessuno possa riconoscermi, perchè loro si vergognano.
Mentre corro mi chiedo 'ndo cazzo corro. Cioè, perchè corro.
La prima volta ho corso perchè una mia amica mi aveva consigliato di farlo: "Libera la mente" , dixit. E vada per la corsa, sempre meglio di un tranquillante.
La seconda volta ho corso perchè i miei figli mi avevano talmente fatto incazzare che o correvo via o lanciavo le loro borse di calcio dalla finestra, come feci quella volta che mio figlio portiere la prese al volo.
La terza volta ho corso perchè, entrando in casa, il sole che illuminava lo stato di degrado dei locali mi rese consapevole del fatto che mi aspettavano un paio d'ore di pulizie hard, con full immersion nell' aspirapolvere, e allora tanto valeva fare la doccia, poi, per due motivi, come prendere due piccioni con una fava.
La quarta volta ho corso perchè era quasi sera, comunicai che andavo a fare una corsetta e g. mi gufò "se vai a correre tra il chiaro e il fosco qualche giorno ti portano via", allora io gli spiegai che corro proprio per allenarmi alla fuga nel caso qualcuno si mettesse in mente di "portarmi via" mentre corro.
Stamattina ho corso perchè dovevo inaugurare le scarpe da running comprate ieri, dopo che mi era venuto il sospetto che per farmi il fiato mi stessi disfacendo le ginocchia.
Adesso faccio una corsetta veloce perchè sono stufa di stare al picì.

Insalata per il dottore (the end)

....Finalmente il doc ci chiama nell'ambulatorio, con fare cortese.
Ma non è il "SUO" doc.
E papà è più interessato a come fare, a questo punto, con il suo pacchetto che a come fare con i suoi globuli rossi.
- non c'è l'ALTRO dottore?- chiede
- quale?- (doc leggermente infastidito)
- l'altro, lo sa mia figlia come si chiama- (colmo la lacuna, ma qualcosa mi dice che la cosa non finirà bene)
- no, qui ruotiamo- (doc evidentemente infastidito)
- ma DOVE è l' ALTRO?-
- guardi che siamo capaci anche NOI, di curarla- (doc leggermente alterato)
- ma io volevo salutarlo, mi hanno detto che va in pensione-
- allora sa cosa facciamo, signor Fumagalli? Le prepariamo una foto del SUO dottore, così se la tiene come un santino e quando guarda l'immaginetta le sale l'emoglobina- (doc evidentemente alterato)
- ah, ah, ah, è un tipo deciso, lei, dottore, me ne ero accorto quando mi aveva visitato la prima volta .. ah, ah, ah, lei farà strada ... ma dove è l'ALTRO dottore?-
Mentre gli lancio fulmini con gli occhi cercando di zittirlo, il doc gli dà l'ultima pettinata (guardi che qui veniamo tutti per lavorare, NESSUNO viene qui per giocare a carte) e ci licenzia, recuperando in fase finale, forse smorzato dalle risate del paziente, quel pò di cortesia che gli era mancata in fase intermedia.
Finalmente rintracciamo il "suo" DOC. E' sullo stesso corridoio, ma quando entriamo nel reparto papà ha l'affanno dello scompensato. Eppure al medico dice che sta "benone". Figurarsi. Tutti i malati del mondo esagerano un pochettino i propri mali, per attirare l'attenzione dei medici, lui sta sempre "benone, è solo l'età".
Papà gli allunga il pacchetto, senza specificare cosa contenga.
- Ma non deve disturbarsi ogni volta, signor Fumagalli- protesta lui, ricordando che la volta precedente gli ha fatto dono della sua autobiografia
Per non illuderlo che nel pacco ci sia chissà cosa, gli spiego che è solo un pò d'insalata dell'orto "raccolta stamattina, dottore, più fresca di così" specifica il coltivatore diretto
-Grazie, grazie, tra poco vado a casa e la pulisco"
Papà ha raggiunto il suo scopo, finalmente. E' contento, di non dover essere trasfuso, per oggi (la mè nada be) ma ancora di più di essere riuscito a dare la SUA insalata al SUO dottore.
E' solo molto scandalizzato dalla notizia che il dottore debba andare a casa a pulirsi l'insalata. "Ghe l'ha mia la dona?" (Leitmotiv del viaggio di ritorno) Scommetto che sta pensando di portargliela già pulita, la prossima vola.

sabato 24 aprile 2010

Insalata per il dottore

Ore 6.45, puntuale a prelevare papà per la rituale visita di controllo al centro trasfusionale.
LUI è il pacco più voluminoso che mi devo portare appresso, ma poi mamma mi allunga gli altri, anch'essi rituali: il GASTRONOMICO per mia sorella che abita nei pressi dell'ospedale, il CLINICO alias "tagliaspalla" perchè non si sa mai che un nuovo DOC voglia vedere quel tale vetusto esame, il NECESSE EST con borsellino, cappello e occhiali, effetti personali che devo tenere io perchè lui li perderebbe.
Ma oggi c'è un pacchetto in più.
"Cos'è?" (ignara)
"Insalata" (gongola)
"Per chi?" (intuizione)
"Per il dottore" (soddisfatto)
"INSALATA PER IL DOTTORE?" (fintamente scandalizzata)
"Proprio, l'ho raccolta stamattina, è bella fresca" (felicità in persona)
"Ma, papà ..." (rassegnata)
Non c'è bisogno che guardi mamma, so già tutto, e poi ho già intravisto i tipici occhi reduci da insonnia causata da marito molesto.
Stanotte si sarà svegliato con l'idea di portare l'insalata al dottore.
Mamma avrà tentato di dissuaderlo.
Manovra controproducente che avrà sortito l'unico effetto indesiderato di un attacco di logorrea notturna.
Alle 5 si sarà alzato per raccogliere l'insalata. Alle 7 siamo in viaggio.
Quando, dopo alcune ore, cioè dopo:
1. la solita tappa all'edicola dell'ospedale, dove mi aspetta mentre cerco un parcheggio che trovo a casa di Dio, e dove l'edicolante mi accoglie come una vecchia amica, essendo nel frattempo venuto a conoscenza dei particolari scabrosi della mia venuta al mondo, e di chissà cos'altro di me,
2. il solito prelievo, dove lo sento dire alla solita infermiera che lui viene qui così spesso SOLO per vederla,
3. la solita colazione al bar, dove mi indica scandalizzato, COL DITO PUNTATO, il sedere bi-posto di una donna che gli si è seduta proprio al tavolo di fronte, e dove mi chiedo per quale motivo ogni volta che ci troviamo qui debba materializzarsi una donna grassa proprio nei pressi di un uomo che non sopporta le donne grasse
4. la solita attesa con la sua solita lettura di tutta l'unità e metà espresso, lettura iniziata dopo vani tentativi di attaccamento bottone con vicini di sedia poco socievoli
..... finalmente arriva il nostro turno.

Domani la seconda e ultima puntata.

venerdì 23 aprile 2010

Il partito dell'amore ha litigato di brutto



Il partito dell'amore ha litigato di brutto. Succede anche nelle migliori famiglie. L'amore non è bello se non è litigarello. Alla faccia del litigarello, poco poco volavano i coltelli. E chi se lo aspettava? Io pensavo che finisse tutto in baci e abbracci, tarallucci e vino. Invece, che botte. Sembrava di essere a un anniversario di matrimonio, dove tutto d'un tratto marito e moglie si mettono a litigare davanti al parentado riunito a festeggiare col vestito nuovo e i capelli da parrucchiere. Fulmini e saette del cornuto contro il terzo incomodo, rinfacciamenti del traditore, tu avevi detto che, io avevo risposto che, quante volte te lo devo dire, bugiardo io bugiardo tu, e voi siete tutti testimoni. Ci fosse stata la toga nera del giudice Sante Lichieri, si poteva pensare di essere a forum.
La chicca del Berlusca? Quando urla a Fini: "Martedì sei venuto da me e mi hai detto che ti eri pentito di aver contribuito a fondare il pidielle" Non vi ricorda una lite coniugale d'altri tempi, del tipo: "Brutta strega, ieri non mi hai detto di esseri pentita di avermi sposato e che saresti tornata da tua madre? Ecco, adesso vacci, prima che ti mandi afc"
La chicca di Fini? gli sguardi emblematici alla platea, come se dovesse scovare, mentre parlava, i volti dei traditori, e l'emoraggia della parola "eresia", come se l'uso indiscriminato ne togliesse la valenza di scomunica e mitigasse la paura della condanna al rogo.
Alcuni figli (buona parte degli italiani) fanno il tifo come si trattasse di una partita di calcio, altri figli, quelli un pò più accorti, assistono impotenti, sperando che uno dei due si ricordi di riempire il frigorifero e di pagare affitto e bollette, prima di andarsene.

martedì 20 aprile 2010

Quel mese d'aprile

Conoscendo la mia allergia a date e ricorrenze, mia sorella maggiore mi telefona per informarmi che mercoledì 21 aprile ricorrerà il 50esimo di matrimonio dei nostri genitori. Mondo boia, chi lo sapeva?
“Regalo e biglietto” ordina il caporal maggiore. Signorsì.
Mi accollo il compito del regalo, “sbolognando” quello del biglietto a una terza sorella, perché viene da sé che: se la primogenita si ricorda dell’evento e si accolla il giro delle telefonate, se la secondogenita pensa al regalo, la terzogenita dovrà pure fare qualcosa. Dell’ ultimogenita, non ne parliamo neanche. Allatta. Non dorme di notte. Non dorme di notte perché allatta il lattante, allatta il lattante perché il lattante non dorme, il lattante non dorme perché, come dice il nome stesso, vuole succhiare il latte, forse preferisce poppare che dormire, o forse gli piace fare tutte due le cose insieme, a quel lazzarone, vai a saperlo. Sta di fatto che, per tacito accordo, la nostra sorella “più piccola” va lasciata in pace.
Ma l’operazione sbolognatura non va in porto. La poetessa della famiglia mi chiama dicendo che i suoi biglietti fanno schifo, risultano sempre esageratamente strappalacrime, e che devo farlo io, e cosa ci vuole, con tutte le scemenze che scrivo, potrò ben sprecare quattro righe per papà e mamma, no? (la conclusione non è sua, l’ho aggiunta io, nella mia testa)
Va bene, va bene. Ci provo.
Ma … Che dire ai miei cari ma e pa, che si sopportano da 50 anni? Mica posso fare domande inopportune, tipo quella dell’ altra sera, esternata a bruciapelo da nostra figlia ai propri genitori: “ Siete insieme da TRENTA ANNI? Ma non vi siete stufati?”
Provo a picchiare sui tasti ciò che mi suggerisce il mio istinto:

" Cari genitori, chissà quante volte avete stramaledetto quel 21 di aprile di 50 anni fa. Facendo una ragionevole media di 1 volta alla settimana, potreste avere litigato .. 52 per 50.. 2600 volte.. urca … mica poco… però, cari papà e mamma, fortunatamente duemilaseicento litigate non sono state sufficienti per separare le vostre vite. Fortunatamente per voi ma soprattutto per noi figlie, che non avremmo voluto NESSUN’ALTRA mamma e NESSUN ALTRO papà. Grazie, per essere rimasti insieme per tutta questa fetta- fettona di vita e perché ogni volta che passiamo di qui vi troviamo, tutti e due, a riempire questa casa con i sapori e gli odori e gli affetti e il sacrificio coi quali l’avete desiderata, costruita, riempita, vissuta, rinforzata e mantenuta salda a ogni scossone. Questa casa che avrà sempre l’odore e il sapore di casa propria anche adesso che tutte noi abbiamo un'altra famiglia e un’altra casa, una casa nella quale, con la fatica del vivere quotidiano, cerchiamo di riproporre, per quanto possibile, sapori odori e affetti simili a quelli della INA casa di via Mazzini numero 5"
Che ne dite? Devo solo correggere l’incipit, sicuramente abolire il termine “stramaledetto”, a sentire il quale caporal maggiore reagirebbe sdegnata, facendosi precedere da una smorfia sdegnosa.

domenica 18 aprile 2010

Chi l'ha visto

Quando G. se ne accorge siamo già in dirittura d'arrivo, e lo stomaco vuoto comincia a influenzare il cervello, che invoca pastasciutte fumanti. 

mercoledì 14 aprile 2010

ginocchioinpappa

Lunedì sera lo specialista ci accoglie sulla soglia del suo studio privato con un sorriso e una stretta di mano. Prima che mi presenti mi riconosce come la sorella di mia sorella. Ammappate! Non mi succedeva dai tempi in cui mamma ci vestiva uguali come fossimo due gemelle.
Mio figlio si stende sul lettino, in mutande. Il doc fa fare un movimento al ginocchio sano e si sente clac, poi fa lo stesso al ginocchio infortunato e non si sente niente. Un silenzio foriero di una brutta notizia: " E' rotto, PURTROPPO" (l'ha detto davvero in maiuscolo, il purtroppo, ma mi renderò conto del valore di quel purtroppo solo tra un pò, lo so).
Legamento crociato anteriore rotto, da operare.
Il giorno dopo sto pensando di mettere un annuncio sul giornale: cercasi balia per giovane in attesa di operazione. Perchè, uno che già rompe di natura, in certe situazioni diventa impossibile. Il pane fa schifo, le zucchine sono amare, il sale sala poco e lo zucchero è troppo dolce, il barometro nuovo mente spudoratamente, la bilancia vecchia ruba, i vestiti vestono troppo e il sole è troppo soleggiato. Ci siamo capiti, no?
Mentre assaggio il pane, che è buono, e prendo le difese degli oggetti presenti in questa casa che fanno il loro dovere meglio che possono, mi telefona mia sorella, dall'ospedale, per dirmi che la lista d'attesa per l'operazione è di 5 mesi. Il ginocchioinpappa è sdraiato sul divanetto della cucina, che ha lo schienale di vellutino verde. Quel vellutino sul quale, se ci strisci col dito, rimane il segno più chiaro. Io sono al telefono sulla sedia girevole del p.c, davanti a lui.
Quando ginocchioinpappa si alza per cambiare divano, sono ancora al telefono, e lo sguardo mi cade sullo schienale verde salvia, sul quale è rimasta una scritta color verde chiaro, una scritta in stampatello, a chiare lettere: FANCULO.

lunedì 12 aprile 2010

father and son



Il più grande lavoro sulla Terra
E' diventare genitori
Ed è giunto il momento
Di ringraziarvi di cuore per essere i miei.
Non è solo la vita
Che mi avete dato,
Ma anche le molte preoccupazioni
Sull'oggi e sul domani
E se sono felice
E' anche grazie a voi.
C'è stato anche un tempo in cui provavate solo un grande dolore,
In cui non riuscivate a capirmi
Ed io ho dovuto andare per la mia strada.
Anche questo fa parte dell'essere genitori
E a volte fa soffrire.
Ma come sempre, al di sopra di tutto
C'è il vostro grande amore.
Credo che non ci potrebbe essere nulla di peggiore
Della sua scomparsa.
Per questo cerco di fare qualcosa di buono della mia vita,
Anche per onorarvi.
Mi avete dato quello che basta
L'amore, che durerà per sempre.

Un amico di mail mi invita all'ascolto della canzone "father and son", di Peter Gabriel. Raccolgo l'invito, cerco la traduzione e mentre la leggo penso a tutti i genitori imperfetti di figli imperfetti. Compresa me. Genitori che ... che siamo sempre lì a chiederci se abbiamo fatto giusto e visto giusto, se stiamo facendo giusto e vedendo giusto, se sia sufficiente quello che abbiamo fatto e quello che facciamo, mentre dovremmo stare più sereni, con la consapevolezza che abbiamo dato e diamo "quello che basta, l'amore, che durerà per sempre"

domenica 11 aprile 2010

Rispondo a Massimo Fini (the end, at last)

Non ne potevo più di rispondere a Massimo Fini, e mi sa che non ne potevano più anche i lettori, e perfino il blog stesso, tant'è vero che è sparito un post che avevo in bozza, che rispondeva all'affermazione: "Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui"

Concedetemi solo 4 lettere, al posto del post smarrito: PFUI!

Va beh, destino vuole che salti una puntata e termini il film. Un the end all'insegna delle lacrime, come vuole la miglior tradizione Hollywoodiana

“E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende senza condizioni”

Addirittura la pistola, mizzega. Come la mette giù tragica, il Massimino: quasi un' istigazione a delinquere.

Ho letto che in media una donna ogni anno piange 47 volte, mentre un uomo solo 7 (come avranno fatto a stabilirlo? Mah!)... Ma ridurre la faccenda delle lacrime a una spremitura di coccodrillo o a latte versato è a dir poco limitante.

Non c’è niente di spregevole nel pianto. E’ una manifestazione di sensibilità, una facilitazione nella fatica di vivere.

Le lacrime sopraggiungono inattese quando una persona cara ti maltratta;

si piange per tristezza, ma anche per pagare un anticipo a un dolore che sta arrivando, e sai che sarà un dolore senza sconti;

si piange per diluire la sofferenza o per incapacità ad affrontarla;

ci si commuove davanti alla bellezza di un bambino, di un sentimento, di un momento perfetto.

Il pianto può essere anche bello, e di sicuro piangere fa bene: scarica l’aggressività e diminuisce il livello di stress. Farebbe bene anche all’autore dell’articolo, che in ogni parola di questo pamphlet trasuda di uomo ferito. Ferito a morte nell’anima da una, due, tre donne. Possibile. La categoria “giesse” (grandi stronzi) è presente anche nel sesso femminile, ci mancherebbe altro.

Chissà se Massimo Fini sia una vittima di una, due, tre G.S. o semplicemente, si sia sempre accompagnato a chi gli somigliava.

Questa storia delle lacrime mi dà l’occasione di accompagnare al post una canzone della quale mi sono innamorata lunedì di pasquetta, avendo i miei figli dimenticato un CD sulla mia macchina. Me la sono riascoltata infinite volte, per impararne il testo e cantarlo, ma poi ho capito che cantare una canzone di Tiziano Ferro è roba da competenti.

Dedico “alla mia età” a Massimo Fini, terminando così le mie conversazioni con lui e invitandolo a farsi coinvolgere in particolare da questa frase:

E che la vita ti riservi ciò che serve spero
E piangerai per cose brutte e cose belle spero
Senza rancore
E che le tue paure siano pure
L’allegria mancata poi diventi amore
Anche se è perché solamente il caos della retorica confonde i gesti e le parole e le modifica
è perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato
E ciò che dice Lui l'ho ascoltato

sabato 10 aprile 2010

Rispondo a Massimo Fini (quarta puntata)

“Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole"

Finalmente qualche complimento. A parte la lingua biforcuta, che non so bene cosa voglia dire, di preciso. La linea retta non sempre è quella più giusta, anche se è la più breve e a volte la più facile. Se la donna è insondabile, bisognerebbe chiedersi quanto sia profonda la capacità sondativa dei maschietti. Se è imprevedibile, può essere che le previsioni del partner manchino di fantasia, così come la linea retta manca di fantasia. E la donna che “si fa su” il maschio fa il paio con la lingua biforcuta: luogo comune. Ma torniamo alla geometria, che ci insegna che da due punti passa una sola retta: una noiosissima, rigidissima linea retta, e che da quegli stessi due punti passano infinite linee curve: curve morbide, spezzate, a zig-zag, a labirinto, miste. Se l’autore voleva regalarci una metafora geometrica, dovremmo dedurre che, mentre gli uomini davanti a un problema si fermano alla soluzione standard (linea retta), le donne cercano e trovano alternative, se serve; e forse davvero le donne sono più flessibili e si adattano meglio agli imprevisti della vita. Per passare dalla geometria piana a quella solida, si può procedere con l’assunto “l’uomo è cubo e la donna poliedrica”?
Dalle mie parti, per indicare una persona rigida ma anche un po’ limitata si usa il termine “quadrèl”(mattone). Ma io mi rifiuto di pensare che tutti gli uomini siano dei mattoni, o dei cubi, e le donne dei cristalli. Non cado nel gioco delle generalizzazioni del mio interlocutore. Ci sono persone di questa e di quella categoria di qui e di là. Così come "Ci sono bambini a zig zag" (David Grossman) e "donne spezzate" (Simon de Beauvoir), due bellissimi titoli di due ottimi libri, leggendo i quali capiamo che i bambini a zig zag sono più complessi degli altri bambini solo perché più sensibili, e che l’ implacabilità della linea retta può spezzare la vita di una donna.

giovedì 8 aprile 2010

Rispondo a Massimo Fini (terza puntata)

“Attrezzate per partorire sono molto più robuste dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione prima
Va in pensione prima dell’uomo, quella privilegiata di una femmina!
Ma, ammesso che i soldi usati per pagare le pensioni alle donne siano uno sperpero di denaro pubblico, dovete spiegarmi perché il raddoppio della linea ferroviaria, al mio paese, è stato seguito in diretta ora per ora scavo su scavo da una flotta di pensionati, simpaticissimi e attentissimi pensionati, dalla posa e dal linguaggio competente, ma… chissà le loro donne, dove erano… forse nei bar, a giocare a tresette, leggere il giornale e tirare mezzogiorno.
La mia idea sulla proposta di alzare l’età pensionabile alle donne l’ho già espressa nel marzo 2009, tanto vale che la tiri fuori dalla cantina e la incolli

ABBASSO LE FESTE!

Gli uomini propongono che siano le donne a pagare la crisi: dai tempi di Adamo ed Eva, non sono forse il capro espiatorio più a buon mercato? E allora, tutte in pensione a 65 anni, e ringraziamo per l'opportunità che ci viene data: lo fanno per non farci sentire emarginate!
Mannaggia: sono decenni che chiediamo più collaborazione in casa, asili nido, scuole a tempo pieno, pari opportunità nel lavoro, protezione dai soprusi, leggi contro la violenza, e ci hanno sempre risposto picche. E ora arrivano con questo regalo non richiesto, come se ci dicessero: non via abbiamo dato quello che chiedevate? Bhè, accontentatevi di quello che c'è. Ma io vorrei chiedere a tutti gli uomini: dove siete, quando la vostra donna prende la pillola, mette la spirale, o si mette a fare i conti mentre voi pensate solo a godervela? Dove sono i tanti tromboni, quando viviamo l'angoscia di una possibile o certa gravidanza indesiderata? Dove sono gli economisti quando dobbiamo scegliere tra il desiderio di un figlio e la possibilità di un lavoro? Dov'è Brunetta quando una maternità ci fa perdere un avanzamento di carriera? Dov'è l'Unione Europea quando un uomo ci minaccia, perseguita, picchia, violenta? Ci chiedete di essere brave lavoratrici, brave mogli, brave madri, brave cittadine.. e quando i figli finalmente sono cresciuti, non ci chiedete forse di occuparci degli anziani genitori? Per non parlare dei figli che progettano di riconvertirci in baby sitter prima ancora che noi stesse cominciamo a fare progetti post-pensionamento! Maledetto vizio di voi uomini: volere la botte piena e la moglie ubriaca ... sì, ubriaca ... di fatica!
Ci hanno preparato un bel regalino, per l'8 marzo, non c'è che dire. Forse è per questo che sono così allergica alle feste: non si sa mai che regalo ti può arrivare.

8 MARZO 2009

mercoledì 7 aprile 2010

Rispondo a Massimo Fini (seconda puntata)

SETTE ANNI DI VANTAGGIO

“Attrezzate per partorire sono molto più robuste dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione prima”

La donna vive sette anni più dell’uomo. Lo dicono i dati. Va bene, ma lasciatemi il beneficio di questo piccolo dubbio: le donne che rientrano in queste statistiche appartengono alla generazione passata, quando la donna, nel bene o nel male, non lavorava ANCHE fuori casa. Sarà da vedere, se le donne della mia generazione avranno anche loro questo privilegio, o se lo stress accumulato dalla necessità di conciliare lavoro fuori, dentro, sopra sotto e di lato, e i sensi di colpa per non riuscire SEMPRE a fare questo concilio, non avranno degli effetti negativi sulla longevità.
Ma mettiamo tra parentesi questa parentesi e torniamo alla realtà dei fatti odierni: la donna ha uno sconto di pena di sette anni.
Sembra maledettamente ingiusto, in effetti, ma io ipotizzo due spiegazioni che pareggiano i conti. Una spiegazione umana e una motivazione divina.
Partiamo dalla SPIEGAZIONE UMANA: la donna vive di più perché si ammala meno. E si ammala meno non perché, o non solo perché ha più anticorpi, come mi informa il mio commentatore number one, (sarà poi vero?) ma perché è più responsabile, matura e capace di autocontrollo: mangia meno, beve meno, fuma meno del suo collega maschio. Fa meno la sborona, non si vanta delle crapule con le amiche, tiene di più alla sua salute, e non -o non solo- per sacrosanto egoismo, ma anche e soprattutto per generosità e amore verso i propri cari: perché sa che, nel momento in cui dà forfait, l’equilibrio della sua famiglia viene messo a dura prova.
“Me podi mìa malas” (io non posso ammalarmi), dice mia mamma, e sa Iddio quanto è vero.
MOTIVAZIONE DIVINA: è la logica conseguenza del pensiero di mia madre. Il Buon Dio elargisce alle donne questo sconto di pena perché possano fare le badanti ai mariti, solitamente più anziani e a volte più malati. Perchè Dio ha la vista buona.

domenica 4 aprile 2010

Basta crederci

Il mio amico-nemico Cruciani l’altra sera ha intervistato Massimo Fini in relazione a un suo articolo misogino, che non ho ancora avuto il piacere di leggere (lascio passare la Pasqua) e al quale non ho ancora avuto l’occasione di rispondere punto per punto (lascio passare Pasquetta) (la strategia perfetta per non fare le cose che, a conti fatti, più di tanto non mi appassionano)
L’esimio giornalista-scrittore snocciola un tot di banalità condite in salsa di erre moscia da perfetto intellettuale: le donne sono una razza nemica, hanno la lingua biforcuta, si mascherano come «sesso debole» per fregare il tapino, in realtà sono attrezzate per partorire quindi molto più robuste dell’uomo, vivono sette anni di più, vanno in pensione prima, e piangono per niente. Uau!
Dopo aver diffuso nell’etere queste perle di saggezza, e dopo aver interloquito con una ascoltatrice, il giornalista conclude il suo intervento con una ciliegina sulla torta, spacciata come aforisma di Groucho Marx : “La scopata è solo un surrogato della masturbazione”
Bhè, Massimino, che dirti, basta crederci. La volpe dice che l’uva è acerba. Basta dirlo, e crederci. E convincersi. E se ci credi, e te ne convinci, buon pro ti faccia: tante grane in meno, per te e per lei. Ma convincere gli altri, non ti sembra un atto di presunzione? E’ pur vero che tante volte si è portati a credere a cose ben peggiori per i più svariati motivi: tra gli altri, convenienza, paura, ingenuità.
Ti insegno un trucco: dillo e ridillo, scivilo e riscrivilo: ripetita iuvant, e alla fine ci crederanno in tanti: la terra è quadrata, Babbo Natale porta i doni, la Befana il carbone, Vanna Marchi l’elisir, il Berlusca ha le mani pulite, Mangano stava in quel di Arcore a spalare merda di cavallo, il diavolo ti spingerà all’inferno col forcone in mano.
Il solitario è meglio di una briscola. Bè, certo, se sei seduto al tavolo da gioco, solo come un cane, è difficile giocare a briscola, devi continuamente alzarti dalla sedia.

giovedì 1 aprile 2010

Lascia o raddoppia

Dopo aver sofferto quel che abbiamo sofferto in cabina elettorale, è tempo di mettere in cabina qualcun altro e goderci una serata davanti a un quiz vecchio stampo, chiamato "lascia (la politica) o raddoppia (la strategia)"
Il conduttore ha la voce del fu-Mike, ovvio
- Bersani, metta la cuffia: busta a, bi o ci? -
- ... -
- Uno, due tre, tempo scaduto. La vedo indeciso, allora se le cucca tutte e tre. Cominciamo con la busta A: perchè in lombardia il pidì ha candidato Pena-ti, che aveva perso le provinciali l'anno scorso, e non aveva ancora smaltito la pena della sconfitta? -
- Ehm....-
- Risposta errata, signor Bersani. la risposta esatta era: per far pena-re gli elettori-
- Forza, non si scoraggi, ci metta un pò di entusiasmo, passiamo alla busta B : perchè i dirigenti pidì amano candidati perdenti e odiano i vincenti tipo Vendo-la?
- Mah, vede, il punto è... -
- risposta errata, signor Bersani. La risposta esatta era: per far dire al tesserato: ora vendo-la tessera-
- E passiamo all'ultima domanda, signor Bersani: perchè dopo le elezioni ha detto "Non abbiamo vinto e non abbiamo perso?"-
- Perchè, vede, se si osserva ...
- Risposta errata, signor Bersani. La risposta esatta era: per non dire che abbiamo fatto cagare-
- Si tolga la cuffia, ora può uscire dalla cabina, ma prima ci dica: lascia o raddoppia?-
- Non c'è un'alter-na-tiva?-