lunedì 20 febbraio 2012
Patti Smith, Bologna, 1979
Mi hanno detto che a Sanremo è stata ospite Patti Smith, e ha cantato beacuse the night, canzone scritta appositamente per lei dal grande Bruce. L'ho persa! Perchè diavolo G. non mi ha chiamata?
sabato 18 febbraio 2012
Quando le maniche mi si infileranno nelle braccia dal davanti,
come se invece di camicia si trattasse di camìce,
e la stoffa dapprima distesa sulla pancia
si ribalterà con mossa decisa dietro le spalle
quando le odiate collant mi risaliranno dai piedi alla vita
stridenti come gesso sulla lavagna
e un vestito che non mi riconosce coprirà le mie nudità
quando un pettine sconosciuto mi passerà tra i capelli
e un laccio emostatico mi chiuderà la bocca,
strozzandomi
lunedì 13 febbraio 2012
a vedere le alzavole
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le foto fanno pena, le ho dovute recuperare dal web dopo la catastrofe |
Una brezza sotto zero fa vibrare le esili cannette, alla Deledda, e sollevare dagli alberi avvolti in guaine bianche pulviscoli di neve ghiacciata, per poi lasciarli vagare senza meta come se fossero sprovvisti di gravità.
Complice l'orario inconsueto, il freddo e la neve, l'alzaia è deserta: niente biciclette, niente coppiette, niente bambini, niente cani, niente 'ndo cazzo corri.
G. mi passa il binocolo giusto in tempo per seguire il volo rasente acqua di un cormorano, che a fine corsa si ferma su di un salice, di fianco alla compagna sdegnosa, immobile e girata di schiena, così statuaria da farmi accorgere solo ora che quella sagoma nera a forma di scudo templare da combattimento corrispondeva a qualcosa di vivo.
Il cormorano -quello di fronte, chè quella di schiena continua a fare la gnorri- osserva due top model -un maschio e una femmina- scivolare con doppia e incontrastata eleganza sulla passerella acquatica.
Sembra pensare, con un pizzico d'invidia, essendo lui non propriamente un adone: "Guarda quanto se la tirano, quei due!"
Senza preavviso, forse col proposito di aizzare al massimo l'invidia del cormorano, la coppia di cigni si alza in volo, regalandomi un bellissimo spettacolo, anche cromatico, con quel bianco in movimento a sfidare tutto il bianco immobile posizionato intorno al fiume: bianco immobile è il colore dell'alzaia, degli alberi d'alto fusto e dei cespugli, della terra alla mia sinistra, una terra agricola in letargo, a riposo prima delle grandi fatiche.
I cigni reali mi passano davanti, in volo parallelo solo leggermente distanziato, così vicini che riesco a sentire il suono ritmico e soffocato della doppia coppia di ali.
Flap, flap, flap.
Se non fosse per il lungo collo, potrei paragonarli a due snelli pupazzi di neve staccatisi dal suolo per mettersi a volare, come nel libro che ho sfogliato centinaia di volte coi figli accanto, e nel cartone che ho visto altrettante volte, sempre con loro, i figli, quando erano piccoli (e adorabili): un omino di neve fa amicizia con il bimbo che l'ha creato e di notte fanno un viaggio volante. Ma è solo un sogno, e quando il bambino al mattino si sveglia, dalla finestra della sua cameretta vede che al posto del suo amico c'è solo un mucchietto di neve sciolta.
Un falco vola in traiettorie rapide e concentriche sopra la palude dell'Isola della Torre, pronto a colpire. E' un falco di palude, ma questa era facile.
-Eccole, le vedi? Lì in mezzo al fiume, a una decina di metri dallo svasso, piuttosto piccole, vedi quella coppia, il maschio con la testa marrone e verde, la coda crema, l'hai visto allora?-
Eccome, se li vedo! Sono vicini, quasi attaccati. La femmina è così banalmente sguarnita che nemmeno mi prendo la briga di metterla a fuoco, ma il maschio ... il maschio!
La foto non rende giustizia al fascino della versione reality.
Il maschio è di una bellezza femminile, ricercata, costosa. Di quel bello che vuole esagerare. Come se il fascino rosso castano della chioma non fosse sufficiente, l'alzavola si è messa un ombretto verde intorno agli occhi e l'ha poi stirato fino al collo a formare una fascia verde, di un verde che non so descrivere.
Ha un modo strano di procedere in acqua, però. Non fila via difilato come le altre anatre, ma procede zigzagando, sinistra destra sinistra, in modo frenetico, quasi psicotico. Forse non si fida di queste acque aperte e della corrente gelida, di quella canoa rossa che le passa a pochi metri, e non vede l'ora di poter tornare nell'intimità della sua casa, tra le cannette di palude.
Al posto di quegli orribili alianti a motori che solitamente mi viene voglia di prendere a fucilate, il cielo sopra il fiume è percorso da due stormi, prima passa una squadra di germani reali e subito dopo arriva quella dei moriglioni, tra i quali nessuno sembra essersi accorto di un ritardatario, un piccolo che è rimasto dannatamente indietro e che cerca di recuperare il resto dei compagni con frenetici battiti d'ali.
Quando arrivo a casa scopro che il verde intorno agli occhi dell'alzavola si chiama "verde foglia di the". Mi sembra una bellissima definizione.
giovedì 2 febbraio 2012
un momento di fermo immagine
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