Del mio ex compagno di banco ora presidente di commissione agli esami di mia nipote ne avevo già rimembrato qui, nel post "lo chiamerò eskimo" ... e qui nel post "anna come sono tante"
Ci voleva questa coincidenza per farmi ricordare che avevo dimenticato le ultime due puntate nella cantina del picì!
Le voglio pubblicare entrambe, in modalità "prendine due che ne paghi uno".
Potete leggere in due tranche, se anche a voi i post extra large fanno venire sonno.
Pubblico la fine della storiella per completezza di informazione, per non parlarne più e soprattutto per quella faccenda del maiale.
LO CHIAMERÒ ESKIMO –cuccioli curiosi-
Credo che nonostante i litigi ci piacessimo abbastanza, a vicenda; eppure
non facevamo che girarci intorno ad annusarci e azzannarci come due
bastardini curiosi, dispettosi e distratti, pronti, dopo la toccata e
fuga, a tornare di corsa al rassicurante guinzaglio del padrone. Io
nelle zolle minate della mia terra di nessuno, lui con la testa insabbiata nella passione
politica, con qualche sporadica puntatina nei pressi del suo folto harem.
L'harem, appunto quello. Anche se avessi ammesso a me stessa che qualcosina
di lui mi piaceva, anche se lui avesse smesso di lordarmi il diario
con proclami comunisti e frasi insensate, anche se mi avesse trattata un pò
meno rudemente, anche se avesse puzzato meno di fumo ... bè, sarei morta
vergine piuttosto che mettermi in fila!
Finì che venne ammesso agli esami ma bocciato alla maturità, forse per
reazione vendicativa dei proffs che per un paio d'anni erano stati da lui
smaronati, trascinati in faticose discussioni su ogni genere di argomento, coinvolti
in interminabili diatribe dalle quali non sempre riuscivano a districarsi in
modo brillante.
Perfino noi della comune insurrezionale non lo ascoltavamo, quando attaccava.
Eskimo se la prese a morte con quei maledetti
bastardi-escludendo il prof di italiano e quella di filosofia, che godevano
della sua stima- e si trasferì nel sud Italia, ospite di uno zio, a rifare
l'anno perso. I nostri contatti si ridussero a qualche sporadica lettera e
cartolina, alla fine delle quali il suo nome era sempre accompagnato dal
disegnino falce- martello, come ai tempi della scuola, quando firmava così
anche i compiti in classe, facendo imbufalire la quasi totalità del corpo
docente.
Poi ci perdemmo di vista, come succedeva nei tempi spensierati dell'ante-web.
Fine terza puntata
LO CHIAMERÒ ESKIMO –e correndo mi incontrò lungo le scale -
Ci sono persone che anche a distanza di decenni si ricordano in modalità
fotocopia, essendo impossibile immaginare qualsivoglia variazione al loro
aspetto originario.
Se non avessi saputo prima che il mio compagno di banco si era trasformato
in quel signore distinto, mai l'avrei riconosciuto e mai avrei pensato a una
tale trasformazione.
Sapendo che l'avrei rivisto dopo tanti anni, avrei potuto cominciare a
togliergli il verde eskimo, i verdi rayban e la verde sfrontatezza dei suoi diciotto anni, invece ho lasciato tutto com'era, per tenermi la sorpresa.
Eccolo qui, al ritrovo per pochi organizzato da alcune compagne di scuola. Il Beato Tra le Donne ha espresso il desiderio
che ci fosse anche Cassandra, la "Rompiballe compagna di banco".
Eccolo qui! Uno sconosciuto. Solo la voce è rimasta uguale.
Le lenti a contatto hanno sostituito i rayban, il cappotto ha soppiantato
l'eskimo, un completo da assicuratore ha nascosto 'nu jeans e 'na maietta,
scarpe eleganti hanno smitizzato le mitiche clark, infine -è questo, che mi
stona subito- l'aria da uomo di mondo ha soffocato l'antica
sfrontatezza.
Mi piaceva di più la sfrontatezza! Vorrei dirgli, mentre gli faccio da
navigatore per raggiungere il resto del gruppo al ristorante. Invece tengo
per me la mia prima impressione e lascio che sia lui a parlare, avendo così conferma
immediata che alla sua famosa parlantina non ha fatto fare la fine dei rayban e
delle clark.
Dopo un minimo di aggiornamento esistenziale ci lanciamo nelle rimembranze, a partire
dall'abbigliamento: io gli ricordo l’eskimo verde, lui confessa che i miei jeans levi's
lo facevano morire.
Raggiunte le altre al ristorante, quando c'è da fare un brindisi non
ho dubbi, propongo di farlo in ricordo del nostro prof,il grande e
indimenticabile Totò.
Come vorrei fosse qui con noi, a farci uno dei suoi
terribili cazziatoni!
A un certo punto Eskimo, che ha passato questi anni in giro per l'Europa
(mentre noi -porelle- ci limitavamo a sposarci con uno qualunque e scodellare figli qualunqui) si mette a
raccontare una specie di barzelletta che-non-finisce-più in tedesco, inglese
e spagnolo, confermando di essere rimasto, dentro, l'egocentrico vanesio
logorroico dei tempi della scuola.
Che noia!
Mi sta facendo innervosire.
Mi chiedo
perché alcune persone cambiano così tanto fuori e così poco dentro.
Stanca di sentirlo blaterare, gli chiedo a bruciapelo se ha la donna, visto
che ha subdolamente latitato sull'argomento per tutta sera, quando
le altre sfioravano l’argomento.
Lui si ostina a mantenere la linea del bel tenebroso misterioso, io
sbotto e gli dico di piantarla di tirarsela, che già mi sono vergognata quando
ha fatto il figo col cameriere.
Finisce come doveva finire, come finiva sempre: non mi rivolge più la parola
per il resto della serata.
Mi ero dimenticata di quanto fosse permaloso.
FINE DELLA STORIELLA.
Hai descritto, più o meno, uno stronzo di mio compagno di classe. Era il mio fiero antagonista in italiano scritto, sostenendo lui che il mio era culo e non bravura, mai chiamata classe e talento come facevo io. Avevo per gioco inventato un sistema per scrivere il tema in classe: qualunque fosse l'argomento, letterario o storico, io scrivevo un raccontino e, cosa incredibile, il durissimo prof Amaturo mi dava otto e qualche volta nove. Lui sproloquiava filologicamente e prendeva mai più di sette e mezzo. Un giorno mi sfida. "Al prossimo scrivo anche io il raccontino e tu fai il tema letterario classico". Eseguiamo. Risultato io ho preso sette e mezzo e lui CINQUE, l'unica insufficienza nella sua vita in italiano scritto.
RispondiEliminaEpitaffio di Amaturo: "Maurizio, lascia scrivere queste cose a Iacoponi; tu sei bravo ma non hai il suo talento".
Non mi rivolse la parola per oltre un mese.
L'ho rincontrato a Roma, tantissimi anni dopo. Mi ha immediatamente riconosciuto, così come io lui, ma ha subito girato la faccia altrove.
Cazzone integrale.
Ci si nasce.
ha girato la faccia?
Eliminae tu dovevi richiamarlo:
ehi maurizietto ti ricordi di me? no?? strano!
ti sarai scordato di me ma non puoi esserti scordato della tua prima e unica insufficienza in italiano! perchè se me la ricordo io non puoi averla certo dimenticata tu!
e giù un bel ahahahah accompagnato da una poderosa pacca sulle spalle.
che scena sarebbe stata :)
Avrei applicato la tipica malignità femminile -in questo siete grandi e inimitabili- ma essendo nato maschietto e orgoglioso fino alla nausea (diciamocelo tra me e te: superbo fino alla nausea) ho preferito mettere in atto il suggerimento che Virgilio dà a Dante nel Limbo "Non ti curar di lor ma guarda e passa" alludendo agli ignavi.
EliminaVariazione alla Iacoponi: non ho guardato, sono passato oltre.
E qui Silvia, la nostra cara Silvia si astiene dal ricommentare. Direte: ma lo fa con tutti. E invece no. Se qualcuno si prendesse la briga di spulciare un po' vedrebbe che in qualche caso lei ci si addormenta nei ri-ri-ri-ri-ri-ricommenti.
EliminaDirete: ma è padronissima di farlo. Ma sicuro, ci mancherebbe altro.
Direte: ma allora cosa vuoi? Non lo so. Questo è il guaio, che non lo so...
ma che testa di cazzo.....
RispondiEliminaun po' sì!
Eliminail frutto dell'istituzione delle classi miste.
RispondiEliminaIn effetti abbattono tutti i miti, ed anche quel cantante che si ispirava alla femminuccia della 5 B
non avrebbe potuto scriverci nulla.
Pensa l'handicap di chi frequentò classi rigorosamente separate, maschi coi maschi e femmine con le femmine dove solo i terzosessisti godevano appieno della separazione
le magistrali erano scuole quasi esclusivamente femminili,
Eliminai pochi xy li compattavano in un'unica classe, e così accadde nella mia quarta A.
quattro maschi ... oddio, non proprio tutti del tutto maschi.
E' brutto quando la gente cambia aspetto così drasticamente, per non cambiare mai davvero, tra l'altro.
RispondiEliminaPerò, questo racconto mi ha appassionato...
Chissà cosa succederà quando, fra dieci anni, farò una rimpatriata anche io XD
Moz-
ci sarà qualcuno che dirà: guarda guarda er nostro mozzettino!
Eliminasempre lo stesso, inguaribile cazzaro dei tempi andati!
Quando insegnavo alle medie, di solito, davo temi di questo genere: "Le mani" oppure "Il lavoro" o "Un viaggio". Gli allievi potevano scrivere un trattato di storia, di sociologia, di geografia (mai successo), una poesia, una barzelletta, un racconto, insomma ciò che volevano purché inerente al tema. Ne uscivano fuori cose spesso di pregio non comune.
RispondiEliminaBene, ma ...
RispondiEliminanon andavano mai fuori tema?
:))