mercoledì 5 febbraio 2014

profumo di fiume



nido di folaga
L’ odore fluviale mi riporta all’ infanzia.
L'odore di fiume si è depositato sul fondo della memoria olfattiva grazie alla ritualità delle visite domenicali al nonno, che ci aspettava sulla panchina fuori casa, a pochi metri dal fiume. 
Per anni io e mia sorella abbiamo raggiunto l’inconsueta, assurda sua casa sedute sulla canna della bicicletta di papà: ho un vago ricordo di un certo mal di sedere.
Al momento del raddoppio filiale tale bicicletta fu egregiamente ma anche poco saggiamente sostituita da una seicento bianca, a bordo della quale l’intera famiglia poteva ora recarsi in visita al nonno, con mamma davanti e noi quattro dietro.
Nelle acque del suo amato fiume papà ci portava, d’estate, a fare il bagno, pretendendo che d’amblè imparassimo a nuotare in mezzo a gorghi e mulinelli, e arrabbiandosi per la nostra imbranataggine, la nostra e quella della mamma, ma peggio di noi era messa quell’incapace paurosa di sua sorella, che pur avendo avuto il privilegio di  nascere e crescere in una casa sul fiume  non aveva imparato a nuotare, una cosa inconcepibile, e come se non bastasse si era fatta addirittura suora, altra cosa da pazzi, che poi nella vita bisogna saper nuotare, non si sa mai cosa ti può capitare.
Dopo inutili tentativi basati su vaghe terapie d’urto che ottenevano l’unico risultato di  alimentare le  paure nostre e spazientire lui, a papà  non restava che mostrarci  come LUI riuscisse a nuotare da una riva all’altra, più volte, come fosse un giochetto, contrastando senza timore e perfino con una certa  eleganza la corrente, che in quel punto del fiume era forte. 

Da anziano, l' ultima volta che ci andasti per tuo conto finì che non riuscisti a uscire dall'acqua, scivolando sulle sponde fino a che  una signora a passeggio col cane ti tirò fuori allungandoti un bastone; per mesi le portasti a casa ceste di verdura dell'orto in segno di riconoscenza, fino a che quella pensò di avere a che fare con un molestatore e ti allontanò in malo modo. 
Quando la patente di guida non ti fu più rinnovata d'estate stressavi talmente le tue figlie fino a che queste si rassegnarono a fare i turni per  accompagnarti al fiume, pregando che non annegassi sotto i loro occhi, dato che già cominciavi ad essere malmesso.
Ora l'acqua che tanto hai amato si è trasformata nella tua nemica numero uno: ti ha invaso i polmoni, è entrata nel cuore, lo sta facendo affogare. 
So che non ci sarà nessuna signora con cane ad aiutarti, questa volta, e non sono pronta a vederti morire così.

24 commenti:

  1. Un post che parte con dolce malinconia ma alla fine si fa quasi spietato...
    ...non so che dirti, mi dispiace tantissimo.
    Un abbraccio,

    Moz-

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  2. Bentornata a bordo!
    La lontananza non ha smorzato la tua vena bucolica, ma ha addolcito i tuoi toni. Questo che sembrerebbe un bel post bucolico in effetti è un atto di amore per tuo padre, che prima ti portava sulla canna della bici, all'antica, poi nella mitica 600 FIAT, con cui viaggiò il progresso della nostra nazione convalescente, poi intendeva insegnarti a nuotare, poi a momenti ci sia ffoga in quel suo fiume.
    Non. affogherà nell'acqua, ci sono metodi modernissimi per cui non si muore più così facilmente per edema polmonare, e ti parla chi ha perduto il padre in due ore per questo stramaledetto edema, che odio. C'è un apparecchio che dovrebbe passare la cassa malattia che avverte con un segnale quando il liquido nei polmoni è arrivato a livelli di guardia.
    Comunque grazie per questo post assai sentito, Silvia e tanti auguri al tuo vecchio comunista.

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  3. Per noi che non avevamo soldi per andare al mare
    il fiume è stato il compagno delle nostre vacanze
    ogni ansa e ogni gorga ha un odore diverso
    che viene dai venchi o dalle frasche, dalla melma o dai sassi
    potrei dirti in che punto siamo solo sentendo l'odore.
    Praticamente hai scritto un film,
    il corso della vita di una famiglia
    e come il corso della vita di tutti e di sempre c'è un ricambio
    Non so come andrà, ma c'è un fiume che sta scorrendo
    in cui nuotare ancora da una sponda all'altra
    e sarà bello nuotare ancora e sentirsi forte per sempre.

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  4. Cavolo che botta, mi spiace tanto. Però Vincenzo ha ragione, esiste quel macchinario, prova ad informarti alla tua asl

    Un abbraccio

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  5. non si è mai pronti a veder morire un genitore, sono loro a prepararci, ma lo si scopre dopo. .. a cose fatte

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  6. Si chiama presentimento, Silvia: un sentimento che non è da tutti, ma solo chi ha sentimenti radicati profondamente avverte. Non avevi mai scritto un così delicato post su tuo padre e ti èe venuto di farlo in quel momento. Non avevo mai telefonato a mio padre e quella mattina dissi a mamma, che era arrivata per prima al telefono "voglio parlare con papà". Parlammo più di mezzora, per la prima ed ultima volta. Quella sera alle 21,30 lui se ne andò.
    Il presentimento è bello, credimi, è una nobile cosa. Tu lo possiedi.

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    1. Nessun presentimento, semplicemente dura costatazione della realtà.
      Avevo chiamato il medico al mattino, perchè mi spezzava il cuore il pensiero di un ennesimo inutile ricovero, e lui gli aveva prescritto una dose bomba di lasix, ma io sapevo per esperienza passata che non sarebbe servito.
      Avremmo dovuto sentirci venerdì mattina per vedere se avesse perso peso, invece giovedì pomeriggio il respiro si è fatto difficilissimo e abbiamo dovuto ricoverarlo.
      Prima di decidere di chiamare l'ambulanza ho detto al suo medico: dottore, se deve morire che muoia a casa sua, ma lui mi ha risposto che forse all'ospedale sarebbero riusciti a mettergli di nuovo una pezza. Invece come era prevedibile l'hanno trapeutizzato fino allo sfinimento, sebbene fosse evidente che era in fin di vita.
      Mercoledì scorso non ero pronta a vederlo morire, oggi non sono pronta a saperlo morto, domani nemmeno, e mai me ne farò una ragione.

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    2. Purtroppo per onestà devo dirti che l'ultimo capoverso potrei sottoscriverlo senza cambiare una sillaba per quel che riguarda mio padre, che è morto quasi 44 anni fa.
      Col passare del tempo diminuisce in parte il dolore, ma aumenta il rammarico e a dismisura la nostalgia. Io so che non me ne libererò mai. Vale anche per te: devi imparare a convivere con la sua mancanza.

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    3. Mi pare che non ci sia altra scelta ...
      grazie della telefonata, parlare di mio padre mi fa bene.

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  7. Dovrai superare il momento, c'è gente in casa che ha bisogno che tua sia forte
    adesso è dura, certo che è dura, ma del vuoto vero ti accorgerai dopo,
    fra qualche mese sentirai che lui c'era anche se non lo vedevi.
    Condoglianze.

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    1. sì, perchè adesso è ancora forte il ricordo e di lui ne puoi parlare con il primo che passa, ne sei autorizzata dal lutto recente.
      col passare del tempo nessuno vorrà più sentirti parlare di lui; a qualcuno sembrerà perfino esagerato che i tuoi occhi si riempiano di lacrime al solo nominarlo e a te sembrerà un'ingiustizia nei suoi confronti.

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  8. Mio padre, ricoverato per disturbi cardiaci, s'era rimesso e il giorno successivo lo avremmo potuto riportare a casa. Il mattino dopo ci fu telefonato di andare in ospedale. Il letto era vuoto e il materasso ripiegato: lui era nella camera mortuaria.
    La vita non è un romanzo a lieto fine.

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    1. I medici spesso non capiscono una beata minchia.
      la sera del decesso continuavo a chiedere se mio padre fosse in agonia e la dottoressa mi rispondeva di no, che la fine non era imminente.
      a me sembrava una cosa assurda, ma non avevo mai visto una persona morire e quindi alla fine mi venne il sospetto che fossi io a sbagliarmi.
      tre ore prima del decesso gli hanno fatto una trasfusione.
      l'ultima, inutile, assurda trasfusione della sua vita.
      hanno trafuso un moribondo, ti rendi conto?
      Ho cercato di infondergli forza dicendogli: papà, adesso ti fanno una trasfusione e poi starai meglio.
      Lui non riusciva più a parlare ma mi ha guardata come a dire: ma che cazzo stai a dì?
      Mi sono sentita una deficiente e mi sentirò sempre una deficiente per aver detto una bugia a mio padre in punto di morte.
      mio padre, che non sapeva dire bugie.

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  9. L'incontro con sorella Morte e' sempre sovversivo delle nostre sicurezze incerte.
    Leggevo del tuo desiderio che la morte avvenisse a casa e questo e' molto bello e ti fa onore, Silvia. Li' in mezzo agli affetti e non trapeutizzato in un un ospedale, non avresti trovato parola migliore. Ma la Morte ci rende deboli e insicuri e cosi' soccombiamo a qualche impossibile speranza di miracolo tecnomedico.
    La morte di un papa', per quanto nell'ordine delle cose, e' sempre dura, forse di piu' per voi figlie.
    In silenzio, ti abbraccio.

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    1. Oggi abbiamo depositato le ceneri nella celletta.
      Vale così poco la vita di un uomo?
      Poi ci siamo trovati a casa mia dove mia sorella e mia madre hanno cercato di convincermi che il ricovero ospedaliero è stata una scelta obbligata e non dovevo sentirmi in colpa.
      sai cosa c'è? mia madre non sopportava più di vederlo soffrire a ogni respiro.
      però io penso che all'ospedale invece che tentare TUTTO il possibile per rimandare la morte avrebbero semplicemente dovuto aiutarlo a morire in pace.

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    2. Scrivevo che la Morte ci rende deboli e insicuri.
      E' tua madre, umanamente, ha ceduto.
      ma anche negli ospedali c'è timore della Morte. Si cerca di combatterla, un tentativo di scaramanzia tecnomedica.

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  10. Risposte
    1. sapevo di non essere pronta, caro cafè, quello che ignoravo era che al comprensibile dolore non si accompagnasse anche un accenno di sollievo.
      è come se qualcuno mi avesse tolto un peso dalle spalle ma per contropartita avesse aperto una voragine accanto ai miei piedi.
      forse perchè il peso delle ultime settimane ricadeva per lo più su mia mamma e mia sorella.

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