martedì 19 agosto 2014

s'io fossi montagna

in questo sito si trovano foto favolose
Io l'alpinismo d'alta quota -quello degli ottomila per intenderci- non lo capisco. 

L'argomento  mi incuriosisce e ho letto molti libri sulle più svariate imprese di questo genere,  tuttavia non mi riesce di provare una incondizionata empatia verso lo scalatore protagonista della vicenda e i suoi compagni di avventura. 
Emozionalmente mi viene da schierarmi dalla parte della montagna. 
Mi immedesimo in essa e penso: se fossi una montagna cosa penserei di queste formiche che pretendono di "conquistarmi"? 
Non sanno che per scaraventarli nel precipizio è sufficiente un mio sbadiglio? 
S'io fossi montagna cosa penserei di chi parla di assaltare la mia vetta? 
Che non ho bisogno di guerre per sapere che sono nata milioni di anni fa e  mai morirò ... 
o forse muoio ogni volta che i governi  mi vendono a una spedizione.

Cosa penserei di quelle stupide bandierine e di tutti i rifiuti che mi lasciano come ricordo, compresi i cadaveri che non riescono a decomporsi? 
Che gli alpinisti offendono la mia bellezza.
Cosa penserei di tutti gli sherpa morti per soddisfare l'ossessione dell'uomo occidentale?
Che la vita di un uomo vale più del bisogno di lavorare.


Sto leggendo un libro che parla della scalata del britannico George Mallory all'Everest; sono quasi alla fine e spero che tutto vada bene, pur sapendo che non sarà così, ma solo perchè provo pena per la povera moglie che lui ha lasciato in Inghilterra.
Io la penso come i buddisti, che considerano la montagna sacra e inviolabile. 


 ... E al di là dei pareri discordi, che mi piacerebbe conoscere, io sto ascoltando questa, che vi garbi o meno :)



42 commenti:

  1. Ognuno è' libero di farsi male come vuole

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    1. non è libero però di far correre rischi ad altre persone e di deturpare la montagna!

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    2. Anche perché è il contribuente a metter di suo per salvare i tanti imbecilli degli 8000

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    3. e te pareva se Francesco non la metteva in economia!
      anche sotto gli 8000 è pieno di imbecilli.
      a luglio il capo del soccorso alpino di non ricordo quale montagna ha intercettato e fotografato e pubblicato su fb l'incontro a 4000 metri con un padre e due figli senza corda nè picozza.
      li ha allertati ma il padre ha risposto che le condizioni della neve erano buone.
      l'anno scorso sul rosa furono soccorsi in ipotermia due nonni e un nipote di 6 anni: volevano raggiungere un rifugio a 3600 metri in scarpe da tennis.

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  2. madonna una grande :)
    per il resto credo che è nell'essere umano porsi delle sfide. personalmente non ho nulla in contrario alle persone che salgono sulle vette, ma invece mi infastidiscono molto quelli che lo fanno deturpando l'ambiente naturale, piantando chiodi qui e là, abbandonando funi che col tempo diventano pericolose e poi i vari rifiuti.

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    1. anche quando stona :)

      a un certo livello -quello degli 8000, appunto- la scalata di una montagna non può per forza di cose essere fatta in modo ecologico.
      proprio perchè è un ambiente estremo, non fatto per l'uomo.
      è una cosa innaturale volerci essere a tutti i costi.

      guarda qui, tanto per dire.

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  3. c'è gente che coltiva passioni le più disparate, io ad esempio quando andavo ad agosto a camporotondo 1400 m.s.m. necessitavo di una decina di giorni di acclimatamento e per dieci giorni non dormivo, ero sempre supereccitato e per fortuna che ero ragazzo

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  4. beh ma eri in quello stato proprio perchè eri un ragazzo;
    saranno stati gli ormoni a non farti dormire, non il mal di montagna!

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  5. Sì ... pareri discordi accompagnano questi alpinisti un po' folli che pretendono di far loro una montagna !
    Ardimentosi che misurano sè stessi gettando il guanto di sfida a nemici impossibili ?
    Oziosi narcisisti, ancorchè dotati di inaudito coraggio e spregio del rischio, che inseguono l' ineguagliabile impresa ?
    Persone incapaci di adattarsi alla noiosa routine giornaliera di noi comuni mortali .... che non potrebbero vivere senza violare, conquistare (sic!), innalzarsi sul tetto del mondo ?
    Quien sabe ... cara amica ???
    Che sa il cuore ??? "Appena quel minuscolo intervallo - scriveva @Manzoni - fra un battito e l' altro" !

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    1. se FRancesco la mette in economia eccoti il cavaliere errante che la mette in poesia.
      così equilibriamo le cose.
      le motivazioni delle imprese estreme possono essere le più diverse e tutto sommato non è che mi interessino più di tanto, dato che come dici tu l'animo umano è imperscrutabile per sua natura.
      un Messner che va sugli 8000 in solitaria e senza ossigeno lo stimo, e pure Hillary che fu il primo a salire sull'everest e fece una foto allo sherpa Tenzing, non se la fece fare!
      ciò che mi fa rabbia è lo sfruttamento della natura a scopi commerciali, come sono ormai diventate la maggior parte delle spedizioni ad alta quota.
      e ancora di più lo sfruttamento degli sherpa: pochi mesi fa ne sono morti una ventina, sull'everest, seppellti da una valanga mentre attrezzavano una distesa di ghiaccio, cioè mentre allestivano il luna park per clienti pieni di denaro e di arroganza.

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    2. Per la verità, @Silvia ... non volevo metterla in poesia, ma mi sembrava il caso di rammentare le parole di Don @Lisander circa la nostra smania di "sapere tutto di tutto" che, non di rado, ci coglie, dimenticando noi che NON potremmo mai comprendere fino in fondo l' anima umana .... e talvolta anche la nostra .
      Certo, ci sforziamo ( almeno per me è così ... ) di capire gli altri ... di capire noi stessi, ma spesso la nostra conoscenza degli altri è precaria, e meno che mai esaustiva !
      Violare, ad esempio, una montagna il cui picco è posto oltre gli ottomila metri .... farlo quando la tecnologia ( e lo sfruttamento, per chi abbia soldi, degli @Sherpa, anche se per costoro è un lavoro ) facilita ogni azione ... e farlo quando ormai si contano a centinaia ( se non a migliaia ... ) gli "arditi" scalatori che hanno insudiciato coi loro rifiuti sentieri e spianate della maestosa montagna, beh mi sembra francamente una scempiaggine .... ma sarà poi così ???

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    3. io la vedo come consumismo della natura, come usare ciò che non è nostro come se fosse nostro, a proprio piacimento, divertimento, ecc...
      lo dice anche Mister Messner, che da decenni predica contro il turismo di massa, la trasformazione dell'alpinismo "idealista", quasi ascetico, in sport fine a se stesso.
      poi in calce voglio inserire alcune opinioni arrivatemi via mail in seguito alla pubblicazione di "s'io fossi montagna" su italians.
      Leggi quello di un certo Nicola : è la miglior sintesi sull'argomento.

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  6. Non capisco la montagna e mai la capirò. Troppo arcigna e musona, come gli alpini che se gli poti via la boccia del vin sono tristi e disperati. Scusatemi amanti dlla montagna, ma io sono una creatura marina e non un corvo d'alta quota.
    Sono stato da militare una settimana in una postazione sul monte Mia a 1900 metri di quota, quano arrivammo era tutto verde, al mattino c'erano almeno 160 centimetri di neve.
    Odio spalare la neve quando ti arriva al gozzo.
    Scusate l'anonimato, ma non è il mio portatile.
    Iacoponi

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  7. La montagna non la si deve capire, si può solo amarla o schifarla, come te.
    a ognuno il suo elemento naturale preferito.
    io preferisco la montagna perchè mi piace camminare e perchè odio la ressa della maggior parte delle località turistiche marine in agosto.
    Sono altri gli anonimati che mi risultano insopportabili.

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    1. Non la odio e non ho detto di schifarla, solo non è il mio habitat naturale.
      Forse mi incute rispetto o piuttosto diffidenza. Le poche volte che ci sono stato, da militare o da turista -alcune volte e sempre in Cadore-, mi sono reso conto delle enormi difficoltà di equilibrio che impone. Preferisco la battigia battuta dai marosi, oppure gli scogli aguzzi da affrontare a piedi nudi, ma quelli sono il mio elemento. Dell'acqua mi fido perché so che debbo solo nuotare per rimanere a galla, che se poi non sai nuotare basta muovere le ganbe come per camminare in fretta e la braccia in tondo e a fondo non vai mai.
      Ciao montagnarda.
      L'anonimo sopportabile Iacoponi.

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    2. pure io non sono fatta per la montagna: senso dell'equilibrio precario, capacità spaziali e di orientamento nulli, pericolosa tendenza alla distrazione, poco allenamento.
      per questo raramente ci vado da sola, preferisco farmi accompagnare da un esperto!

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  8. Sono due elementi naturali, dove l'uomo non può che amarli. Dell'acqua in superficie ci si può fidare come una passeggiata sotto i piedi di una montagna ricca di vegetazioni e corsi d'acqua. Io che vengo dal mare non penso ci sia atmosfera più romantica per due amorosi nello stare nei piedi di una bella montagna con i due elementi che si fondono. Quindi la maggior parte degli esseri umani sta sotto i piedi di una montagna o in superficie d'acqua perché a contatto con la natura. Dove sta il "problema" o perché alcuni di essi scendono di diverse atmosfere sott'acqua, e perché alcuni scalatori iniziano a salire abbandonando la sicurezza che la natura offre? Penso che l'uomo ha un eterno conflitto interiore, dove alcuni di essi cercano la conferma della loro esistenza in ambienti estremi. Quindi l'aria funge da purificazione, come il buio e il silenzio di stare a 8 atmosfere (80mt di profondità) ha la stessa funzione purificatrice. Ecco che in quel momento le lancette che scandiscono il tempo della nostra vita, arrivono al punto che il più grande desiderio è quello di poter abbracciare la propria famiglia, di desiderare la loro presenza, di poterli ancora amare un altro giorno. La maggior parte riescono a scendere, la maggior parte riesconoa salire, solo pochi non ce la fanno. Massimo rispetto per questi uomini, dove il freddo della montagna e l'acqua gelida in profondità riesce a conservarli il più a lungo possibile, come se la natura avesse rispetto dei loro corpi. Ho scritto con il cell...te la mando così come mi venuta, in modo naturale.

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    1. ciao, benvenuto, forse ti ho incrociato sul blog di fracatz.
      non ho capito granchè del tuo commento, l'unica cosa che mi viene da replicare si riferisce a ciò che dici in conclusione: non sono d'accordo con te, non possiamo avere rispetto dell'uomo e non della natura, e trasformare una montagna in un cimitero a cielo aperto è segno della solita arroganza dell'uomo sull'ambiente.

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    2. Quando perdo il campo visivo del commento, non posso che essere d'accordo con la tua difficoltà di capire quello che mi è passato dentro la mente.

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  9. Comunque anche i motociclisti si fidono della loro moto. Quando pensi di avere un controllo totale su di essa....perdi la vita!

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  10. che c'entra la moto con la montagna?
    io odio quelli che fanno motocross sui sentieri, tanto per dire.

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    1. Dell'acqua mi fido perché so che debbo solo nuotare per rimanere a galla, che se poi non sai nuotare basta muovere le ganbe come per camminare in fretta e la braccia in tondo e a fondo non vai mai.....solo per dire che non si può fidare neanche di una semplice nuotato. Ogni estate annega gente con mezzo metro di profondità, basta un senplice malore e la sfortuna di non essere visto da qualcuno.

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    2. Ti do ragione, pensa che pur sapendo nuotare io una volta a pietra ligure sono caduta in una maledetta buca, per lo spavento ho aperto la bocca e fatto una bevuta colossale; i miei vicini di ombrellone, due adorabili vecchietti, mi hanno vista sparire sott'acqua e si sono spaventati quanto me.

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  11. Buongiorno Silvia,
    Gli 8000 non sono diversi dai 4000. Sugli 8000 i cadaveri restano li perché in genere è impossibile portarli giù, è troppo pericoloso, sul Monte Bianco, se li trovano, c’è l’elicottero.
    L’alpinismo è l’alpinismo, e come disse George Mallory a chi gli chiedeva perché scalava l’Everest, “perché è la”. Gli uomini si sono sempre misurati con loro stessi, con le vette, con gli oceani, con i deserti e con gli abissi. Anche a costo della vita.
    Altro discorso riguarda il “modo” con cui si va in montagna, gli alpinisti veri hanno sempre cercato di lasciare la montagna così come l’hanno trovata. La vecchia retorica della “conquista” è stata in gran parte ormai superata da un approccio non invasivo. Ma questa retorica è propria della cultura e dei mezzi.
    Le montagne sono là indipendentemente da noi. Possono solo essere toccate per un momento fugace. Ma le sensazioni che dà l’alba salendo verso una cima sono indescrivibili e incompatibili con la cultura della condivisione di massa che viviamo nei nostri giorni.
    Le montagne sono un’esperienza intima, personale, da vivere in silenzio, senza diaframmi. Anche sfidando se stessi, superando – se vi si riesce – i propri limiti.
    Silvia Metzeltin Buscaini, diceva “un giorno potrà colpirmi la pietra che non ho saputo prevedere o evitare”, e metteva in conto questo fatto.
    In fondo l’alpinismo, come qualunque attività umana, è frutto dell’essere degli individui, delle spinte razionali e soprattutto emotive.
    Le montagne saranno là sempre.
    Ci si può salire sopra per un attimo e poi archiviarle nella memoria.
    Saluti,
    Alessandro
    20 agosto 2014

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  12. la mia lettera è nata proprio dalla lettura di un romanzo ispirato alla vicenda di mallory: quella frase la conosco, ma non ha senso. mallory non sapeva cosa dire e l'ha sparata a caso!
    approccio ecologico?
    le sembra un approccio ecologico questo?

    poi .. mi sa dire cosa c'è di intimo in quella ressa da saldi in centri commerciale?
    grazie comunque di aver interloquito con me,
    se vuole sapere a quale libro mi riferivo ed eventualmente lasciare un commento sul mio blog,
    io sono qui , più modestamente dell' everest che è là.
    saluti
    silvia
    20 agosto 2014

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  13. la sua prima domanda non ha senso:
    lei non ha un'opinione in merito a argomenti o esperienze non direttamente praticate?
    scommetto ad esempio che ha una sua opinione sulla guerra, eppure è probabile che in guerra -per sua fortuna anagrafica geografica ed esistenziale- lei non ci sia mai stato!
    io sono qui era solo una battuta nata dalla frase di mallory, niente di più
    per amare la montagna non è necessario essere alpinisti, anzi credo che molti alpinisti d'assalto non la amino affatto.
    potrei essere ferma in un letto, e guardare le montagne dalla finestra dell'ospedale in cui sono ricoverata, e amarle.
    HA vissuto giorni di solitudine su una montagna? bellissimo, stupendo, ma non c'entra niente con il mio discorso.
    grazie del link, che aprirò al più presto.
    saluti
    silvia

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  14. La mia domanda ha senso perché sono stato fuorviato dal suo incipit. Non intendevo limitare la sua libertà di opinione, solo provare a parlare di ciò che spinge gli esseri umani a superare i propri limiti, anche mettendo in pericolo la propria vita, in montagna, in questo caso.

    “Io l’alpinismo d’alta quota – quello degli ottomila per intenderci – non lo capisco.”

    fa evidentemente riferimento a chi pratica l’alpinismo d’alta quota, non a chi insozza le montagne. Pensavo che il suo scritto riguardasse le motivazioni dell’alpinismo di alta quota, che sono motivazione ad andare in montagna tout-court, in quanto l’alpinismo d’alta quota non è altro che una evoluzione dell’alpinismo.

    E nella sua risposta mi dice

    "mallory non sapeva cosa dire e l'ha sparata a caso!”

    Conoscendo l’alpinismo le dico che Mallory sapeva benissimo cosa diceva.

    Se lei intendeva esprimere un’opinione sul fatto che l’uomo non ha nessun diritto di trasformare le montagne in una discarica, be’, sono assolutamente d’accordo con lei. Vale per le montagne ma anche per qualsiasi altro posto.

    Saluti,
    A.

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  15. bene, alla fine abbiamo trovato un punto d'accordo.
    però io non ho ancora visto nessuno riportare a casa le bombole d'ossigeno.
    se anche qualcuno l'ha fatto, è una mosca bianca.
    che ne pensa invece della morte di una squadra di sherpa a maggio 2014, sull'everest?
    saluti
    silvia

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  16. La tendenza fondamentale è non portarcele proprio, le bombole di ossigeno.
    Restano comunque avanzi di tende, corde, rifiuti, soprattutto nelle parti alte.
    C’è un profondo problema culturale: la nostra sensibilità ambientale è diversissima da quella dei cinesi, coreani, indiani, nepalesi, balti, etc. E guardandoci intorno anche gli italiani non la pensano tutti allo stesso modo.
    Ci sono nazioni che continuano – in un’epoca in cui hanno preso piede le spedizioni leggere, senza ossigeno e che si riportano via i rifiuti – a prediligere l’approccio dell’assedio alla montagna.
    E purtroppo ci sono organizzazioni commerciali che contro il pagamento di somme tra i 65.000 ed i 100.000 dollari a testa portano in quota alpinisti assolutamente inidonei, che per forza debbono fare uso di ossigeno.
    Ma ci sono anche le spedizioni che vanno a “ripulire”, per quanto difficile e rischioso questo sia, soprattutto le nazioni himalayane e del Karakoram stanno sviluppando approcci diversi.
    L’etica alpinistica è oggetto di discussione almeno dall’inizio del ventesimo secolo e riguarda tutti gli aspetti: dal modo di salire, dal cosa lasciare, se si possono usare i chiodi da roccia e se una volta usati si debbano togliere o lasciare (togliere un chiodo comunque rovina la roccia), se sia giusto attrezzare ferrate o meno, se si possa usare l’ossigeno o no, cosa fare dei rifiuti, come affrontare il problema della antropizzazione e degli shock ambientali che ne derivano.
    Polemiche a non finire.

    Ma l’esperienza della montagna, per me da vivere in modo da non lasciare alcuna traccia che io stesso non vorrei trovare, resta incomparabile.
    Saluti,
    A.
    22 agosto 2014

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  17. Amo la montagna e sono contrario a pensarla in modo "sportivo".
    non è una palestra o una sfida, per me è un luogo di contemplazione,
    riflessione ed esplorazione di spazi interni più che di spazi esterni.

    Non c'è capacità di contemplazione in occidente ma solo volontà di
    sottomissione e di supremazia.

    Saluti

    Nicola
    20 agosto 2014

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  18. Ecco, secondo me questo Nicola con poche parole ha detto tutto: chapeau!

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  19. Sui rifiuto, la poca educazione e il maltrattamento della natura siamo d'accordo, io vivo in montagna, amo la montagna e la rispetto.
    Però il fatto di scalare una montagna non significa violentare la natura o avere manie di supremazia: più che altro è una sfida con se stessi e un misurarsi con la natura nel rispetto della natura e se non lo avete provato almeno una volta non potete capire cosa significa.
    Un abbraccio!

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    1. Restituisco l'abbraccio prima di dimenticarmene come ho fatto prima con cavaliere :)
      Ho affermato di "non capire" le scalate estreme, non le ho condannate a prescindere dai comportamenti del singolo alpinista.
      Eppure, mi sbaglierò, ma nelle repliche di Alessandro ho visto un che di arrogante, come se solo chi scala una montagna possa avere voce in capitolo.
      Gli alpinisti sono persone come le altre, non corrispondono ad un unico clichè.
      Vi rientrano imbecilli e intelligenti, persone degne di stima o di biasimo.
      In questi giorni ho letto un bellissimo libro intervista di Erri de Luca a un'alpinista di nome Nives, che non conoscevo. GRande donna.

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  20. Concordo con te, @Silvia : il bel commento di @Nicola, nella sua sintesi, esprime il succo di questo post .... e risponde ( "perfettamente", a mio parere ... ) a tutte le altre annotazioni qui contenute, nonchè al significato dei valori che dovrebbero animare e spingere chi si cimenti con la montagna o con il mare per misurare sè stesso, e soprattutto per ripresentarsi poi nella realtà quotidiana ritemprato e meno incerto per concorrere, in poco o in tanto, a migliorare questo mondo complesso, ingiusto con i più, funestato da guerre infami e lutti evitabili, dolcissimo a volte ed altre amaro come la vita !
    Ti abbraccio, cara amica, e concludo "poeticamente" con quei versi di @Alda Merini, che dicono : " ..... Io sono l' acqua che si genuflette - davanti alla MONTAGNA DEL TUO AMORE" !
    A bientot ... @Silvia, e stammi bene ! :-)
    @Bruno

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  21. scrivere la cosa giusta al momento giusto con le parole giuste ... una specie di stato di grazia che ci coglie raramente, a meno di essere persone dotate di quel meraviglioso dono della sintesi empatica!

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  22. Preferisco la campagna. O meglio, la collina. Non ti devi arrampicare per raggiungerla. E' più alla mia portata.

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    1. però a volte è proprio la fatica fatta a darti la soddisfazione!

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  23. Giustamente hai sottolineato la sciocca sicumera di Homo nei confronti della montagna.
    Le montagne, parte della Natura Madre, esistettero prima e tra poco (in tempi geologici e bioevolutivi) continueranno ad esistere senza l'arrogante parassita Homo.

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  24. ieri sera ho visto un pezzo del film su tiziano terzani.
    i dialoghi tra lui e il figlio prima di morire sono molto belli.
    tra le altre cose dice che l'uomo è il più grande distruttore mai apparso sulla faccia della terra.

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  25. "la conquista dell'everest non porterà una sterlina in tasca a nessuno,anzi ne farà uscire parecchi. ma la riuscita di una tale impresa è un traguardo dello spirito. finalmente sapremo, specialmente noi geografi, che la terra è nelle nostre mani, che abbiamo raggiunto la supremazia sull'ambiente che ci circonda"
    colonnello Francis Younghusband, Presidente della Royal Geographical Society di Londra.

    tratto dal libro che sto leggendo, "scomparsi sull'everest"

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  26. In un certo senso il vecchio alpinismo era molto più spirituale.
    Ora "conquistano" le vette con l'elicottero per poi scendere a rotta di collo con gli sci, ad esempio, d'inverno. 'na roba così è massimamente antiecologica e quindi ... agli antipodi dello spirito.

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  27. non sono molto concorde, ma adesso non ho tempo per dilungarmi, devo andare a vedere espiazione alla tivù!

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Parla! Adesso o mai più!