venerdì 18 settembre 2015

Papà è stato una presenza costante

papà con mia figlia, alla sua festa di laurea, tre mesi prima di morire.
Papà è stato una presenza costante nei miei pensieri per tutta l'estate.
Sebbene siano passati 18 mesi da quel 9 febbraio del 2014, il dolore per la sua perdita non è diminuito, solo cambiato. Si è vestito di più. Si è fatto più solitario, meno condiviso, poco disposto al compromesso e alla consolazione del pianto. A tratti perfino più acuto, ma forse è solo una mia impressione.
Nei mesi che seguirono il lutto  mi capitava di scoppiare in un pianto improvviso, senza preavviso: in casa mentre leggevo, in auto mente guidavo, in momenti inopportuni come quella  tarda mattina al lavoro, in segreteria, mentre scrivevo una mail. Ero in difficoltà nello scriverla, e questa piccola frustrazione mi provocò una defaillance. D'un tratto il mio pensiero si immobilizzò, incastrandosi tra panico e impotenza. 
Scoppiai a piangere e  confidai alla segretaria: non riesco a scrivere questa mail, non capisco più niente. Lei mi abbracciò senza proferire parola. Quando mi fui calmata mi disse che mi capiva. La sua amatissima madre era morta da un anno e lei non se ne era ancora fatta una ragione. Il  grembiule da cucina della sua laboriosa, forte mamma era ancora appeso al suo posto e nessuno osava toglierlo da lì. 
Rispetto alla mia collega, che ha perso la mamma in pochi mesi per un cancro fulminante, io ho avuto più tempo per prepararmi alla morte di papà. 
Erano  cinque anni che lo scarrozzavo per ospedali, tra day hospital  ricoveri  controlli e cure. Cinque anni che le cartelle cliniche recitavano sempre le stesse diagnosi: recidiva di scompenso in cardiopatia ipertensiva e valvolare, fibrillazione atriale permanente, fibrotorace destro, cirrosi epatica, gastropatia, sanguinamento intestinale, varici esofagee, grave anemia, insufficienza renale cronica. Leggevo tutte queste patologie e mi sembrava impossibile che papà potesse vivere senza nemmeno un organo vitale funzionante. Che passasse ore nell'orto, ad accudire le piante di pomodori. Che affermasse di stare bene anche quando respirava a fatica, e sostenesse  che erano solo acciacchi dell'età.
Nel 2013 durante uno dei tanti ricoveri il suo cardiologo mi aveva detto che le condizioni di papà erano molto critiche. In quell'occasione ci aveva perfino consigliato di preparare  mamma, cosa che io e le sorelle ci eravamo rifiutate di fare.
Forse non volevamo rendercene conto davvero. Ci dicevamo che papà era scampato a un sacco di situazioni pericolose; l' avevamo visto male parecchie volte, ma poi la sfangava sempre. Ci dicevamo: "Papà ha sette vite  come i gatti!". 
Avremmo potuto prepararci e non lo abbiamo fatto. Perlomeno, io non l'ho fatto. Mi resta il dubbio se sia possibile farlo, se l'inconsapevolezza non sia una reazione istintiva, un sistema difensivo, un modo per differire il dolore.
Guardo le ultime foto che ho di lui, datate fine novembre 2013, tre mesi prima di morire, a casa mia a festeggiare la laurea di mia figlia. Mi accorgo solo ora di quanto fosse sofferente, e di quanto avesse probabilmente fatto finta di niente. Forse nemmeno con l'intento di non rovinare la festa, ma semplicemte perchè lui era fatto così. Aveva una alta soglia del dolore e una bassa soglia di autocommiserazione. 
Ho sognato spesso papà in questa estate. Mi svegliavo con la certezza  di averlo sognato, e sebbene non ricordassi il contenuto del sogno, questa certezza mi dava serenità, perchè era come se papà mi fosse venuto a trovare, si fosse ricordato di me.
A volte mi chiedo: come farà  papà senza mamma? È una domanda insensata lo so, ma mi viene d'impulso.
Perché lui non sapeva  stare senza di lei. Ma questa è un'altra storia.

30 commenti:

  1. Per tutta l' estate ?!?
    No ... la mia esperienza mi dice "per tutta la vita" : lui, da tempo immemore entrò in te, @Silvia, nel più profondo del tuo cuore .... e, da lì, nè se ne è mai andato, nè se ne andrà mai più !

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    1. Su tutte le tombe alla fine cresce l'erba.
      Tutte le ferite sana il tempo, è un conforto,
      forse il peggiore che ti si può dare;
      povero cuore, tu non vuoi che le ferite guariscano.
      Hai ancora qualcosa finchè brucia dolorosamente;
      solo ciò che ha cessato di far male è morto e staccato.

      Friedrich Rückert
      (brano trovato oggi, per caso, nella libreria di mamma!)

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    2. Che versi stupendi ( .... e che non conoscevo ), @Silvia cara ....
      E' così, è come dice il Poeta, giacchè il dolore, finchè è tale, non ammette nè cure nè guarigioni .... Del resto, amica mia, il tuo Papà è dentro di te ... e perchè mai dovresti guarire ??? Sì, le responsabilità ci chiamano, le Persone care sollecitano il nostro affetto e le cure per accompagnarle in quel che rimane loro da vivere non troppo indegnamente ... ma ci sono momenti in cui vorremmo dire al nostro cuore "Fermati ... non battere più !" .... passerà !

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    3. I versi che ho trascritto li ho letti sfogliando un libro trovato nella libreria di mamma, domenica sera, mentre aspettavo che terminasse una telefonata con mia sorella.
      E' un libro sul lutto, con un titolo molto bello: ACCANTO A TE, SENZA DI TE.
      Ora è sul mio comodino.
      A volte addirittura è il cuore stesso a implorarci una pausa!

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  2. la consapevolezza del dopo ... non credo ci si possa preparare ad un lutto, è sempre un avvenimento imponderabile. e dopo ci si abitua all'assenza, lentamente

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  3. Sarà come dici tu? Non lo so!
    Eppure qualcosa mi dice invece che ci sono assenze che saranno sempre tali.

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  4. Ci sono aspetti della vita altrui profondamente intimi, come questo di cui parli. Ma permettimi, in punta di piedi, di dirti che quella giornata di laurea deve essere stata per lui piu'forte di tanto dolore fisico. Sara

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    1. Quanto hai ragione!
      Papà ci teneva tantissimo all'istruzione e accoglieva i successi scolastici dei nipoti con un orgoglio smisurato.
      Purtroppo per pochi giorni non è riuscito ad arrivare vivo alla laurea di mio figlio, il suo primo nipote maschio, al quale era molto legato.
      Per superare questo grande rimpianto mi piace pensare che in qualche modo ci fosse anche lui, quel giorno, nell'aula del politecnico: pensa che prima dell'esposizione della tesi, smanettando con la chiavetta USB per aprire il power point, per errore mio figlio fece apparire sul maxischermo la foto dei nonni!

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  5. Non manca un giorno cui io non pensi a mamma e papà , magari solo un flash, ma non manca un giorno . Ciao

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    1. Ci credo, sarà così anche per me.
      Per fortuna ho ancora la mamma.

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  6. Per @Pier ( e mi scuso per l' intromissione ... ) : è indubitabilmente vero che "dopo" ci si abitua all' assenza, lentamente, chi se ne andato via NON c' è più, tuttavia l' abitudine riguarda lo spazio materiale non il cuore .... e la Memoria, sostanziata dagli affetti che ricevemmo ( e che non sempre ricambiammo come avremmo voluto ). fà sì che il cuore NON si abituerà mai più, almeno finchè viviamo, a quelle assenze, NON scioglierà mai più quel legame che rappresenta la stessa nostra vita . Così, le ferite ci faranno sempre male ... ma ci impediranno di cadere nell' oblio !

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    1. Nessuna intromissione, ci mancherebbe altro.
      Sì, è proprio come dici, non avrei saputo dirlo meglio.
      Buona notte cavaliere, e scusate il ritardo!

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  7. No ... nessun ritardo, @Silvia cara !
    E' vero, io m' aspetto sempre una risposta a breve, come avviene in un colloquio 'tete a tete', ma la mia è una pretesa illogica ( e grazie al cielo .... ho ancora abbastanza razionalità per accorgermene ), giacchè so bene quanto poco tempo Tu abbia ... e come quel poco non senza fatica riesci a ritagliartelo fra un impegno ( di casa e lavoro ) e un altro !
    Piuttosto, trovo ora l' occasione per confessarti che l' immagine che appare nel tuo template mi piace tantissimo ...
    Sei Tu ??? Se sì, aggiungo che è una foto bellissima, chi l' ha scattata ???

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  8. mi sento vicina a te e ti abbraccio. Grazie per i versi
    marina

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  9. @ cavaliere
    La mia incostante presenza sul blog non è imputabile a cause esterne. (Della serie: nessuno sconto, per favore :) ... quanto a semplice negligenza. Quella che mio padre avrebbe chiamato "malavoglia"!
    Quanto alla foto, sì certo sono io -e chi sennò -, c'era solo una donna su quella spiaggia del donegal, quella mattina :) ... e l'ha scattata mio marito - e chi sennò, c'era solo un uomo su quella spiaggia del donegal, quella mattina:))
    Mi fa piacere che ti piaccia. A me piace forse di più quella dell'uomo in cerca di sassi, ma per vanità ho messo quella :)
    Buon fine settimana. Qui si sta davanti al camino a mangiare castagne bollite.

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  10. @ marina
    Grazie, ricambio.
    Se non ricordo male anche tu hai subito un lutto recentemente, piú doloroso del mio.
    Non so dirti niente di consolatorio, ti conosco così poco!
    Solo una domanda, se ti garba: anche tu pensi che l'espressione "elaborare il lutto" sia fredda e asettica, ma anche insensata?

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  11. detesto questa espressione! crede di dire tutto e non dice niente. Ricordi bene.
    ti abbraccio

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  12. Interagire con una persona che ha subìto un lutto adottando un approccio "consolatorio" è sbagliato, secondo me, e alcune espressioni verbali rischiano addirittura di offenderti, perchè percepisci una sottovalutazione del tuo dolore.
    Meglio tacere che parlare a sproposito; meglio un gesto di una parola banale; una delle mie amiche più care si limitò ad abbracciarmi e a omaggiare mia madre con .... un sacchetto di insalata del suo orto, pronta al consumo.
    A questa mia amica morì l'amatissima madre precocemente, sa che il dolore non ha bisogno di parole ma di vicinanza, di piccole attenzioni, di sensibilità.
    Marina, pur con le dovute differenze di intensità tra la morte di un padre e quella di un marito, trovi anche tu che il secondo anno di lutto sia più doloroso del precedente?
    Per me è così. Alla mancanza si aggiunge la paura dell'oblio. Non tuo, ma degli altri.

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  13. Questo post ti lascia senza parole, sei grande Silvia! Credo che qualunque padre vorrebbe avere una figlia come te. Io il mio l'ho perso 6 anni fa come hai letto...ma continuo a vivere di quello che mi ha insegnato (http://nicochillemi.blogspot.it/2009/08/papa.html). Ti abbraccio

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    1. Grazie Nico,
      mio padre mi manca più in questo secondo anno di lutto che nel primo, chissà poi perchè.
      Da tempo me lo sogno quasi tutte le notti.
      Tornerò a leggere il tuo post.
      Abbraccione!

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    2. Grazie Silvia per il commento che hai messo sia sul post per mio papà, ma anche sul post per mia mamma. Quest'ultimo l'ho letto solo adesso, ma l'efficacia e la vicinanza che ho sentito sono rimaste intatte. Un bacio

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    3. Del post su tuo padre ricordo una bellissima foto, di un anziano dallo sguardo fiero e intenso. Ricordo anche che c'era una somiglianza con mio padre per via del fazzoletto di stoffa, che a entrambi non mancava mai.
      Piccoli particolari che, chissà poi perchè, diventano tutto a un tratto importanti.

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  14. I nostri veci... Vederli consumarsi, invecchiare, ci porta al mistero della morte vita.
    E anche noi ci accorgiamo, piano, del dover morire.

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  15. beh walker non è che ce ne accorgiamo solo quando muoiono i nostri veci!
    la consapevolezza della morte si ha fin dalla più tenera età.
    quando muoiono succede però che ci sentiamo in prima linea, con tutti i pro e i contro.

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    1. Fino ai quaranta la morte non esiste. Ovvero esiste come lontano e astratto concetto.

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  16. Ho capito, stamane ti sei alzato con la sicurite innescata :)
    Dissento, stavolta.
    Ricordo che quand'ero piccola ero ossessionata dal pensiero della morte.
    Ricordo quanto hanno pianto i miei figli quando è morto un nonno nel villaggio dei loro nonni.
    Una mia amica mi ha da poco raccontato che suo figlio di cinque anni ha fatto un periodo a piangere perchè "non vuole che sua madre e suo padre muoiono"

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  17. Fin'ora non ho avuto lutti importanti: al massimo mi sono morti i nonni. Però non riesco a immaginare quando moriranno i miei genitori.
    E ancor meno quando ,forse, quella rompiballe di mia moglie morirà prima di me.
    Del resto in questa vita tutto passa, tutto cambia... e prima o poi succederà anche quello, per forza, e allora sarà cambiato, per sempre.
    E si andrà avanti, ma cambiati. Con un pezzetto in meno.

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  18. Il pezzo che ti manca è solo esteriormente, dentro ce l'hai per sempre. Fa comunque male, come un arto amputato che continua a dolere.
    Però non capisco perchè tua moglie dovrebbe morire prima di te, dato che le statistiche affermano il contrario! :)

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