venerdì 26 giugno 2009

TE GHE DE VUTA' PD

Il giorno delle elezioni europee accompagno i miei genitori a votare. Alle 15.00, perché loro vogliono recarsi alle urne appena aprono i seggi. Mamma per la sua filosofia del “Non fare domani ciò che puoi fare oggi … anzi... potevi ben farlo ieri!”, papà perché lo ritiene un dovere assoluto, e gli sembra di farlo meglio se arriva in orario, neanche dovesse timbrare il cartellino. Quando mi arriva la telefonata del “Siamo pronti” non ho ancora finito di leggere le candidature: come al solito, anzi più del solito, ho le idee chiare su chi NON votare, ma non su CHI votare. Ma tant’è. Corro a cambiarmi e via. Nonostante le sue idee politiche siano immutate da 60 anni, durante il tragitto in auto papà chiede a mamma dove deve mettere la croce, perché da quando hanno abolito la falce e martello lui non si raccapezza più: ulivi, querce, ora che albero è? “Te lo giamò dì, de ghe de vutà PD” (te l’ho già detto, devi votare PD) gli ricorda mamma. Che papà chieda a mamma cosa deve votare mi fa un po’ senso, mi viene in mente che quando ero piccola papà voleva imporle le sue idee politiche e la rimproverava perché votava il PDIUP (o qualcosa del genere) invece del PCI. Fino a che mamma si stufò e si rifiutò di dirgli per chi votava. Mi fermo al posteggio delle scuole, faccio scendere mamma e poi papà, che è seduto dietro. Mentre esce con fatica dall’abitacolo, lancia saette contro Berlusconi, come se fosse responsabile della mia auto a tre porte: “chel scemu lè!”(quello scemo lì!). Mamma lo zittisce: “Ssstt!!! Se po’ mia parlà!” (non si può parlare!) Lungo il vialetto che porta all’entrata ammiro il giardino: come sono cresciuti gli alberi, piantati quando i miei figli erano piccoli. Papà invece commenta il via vai di persone che entrano già a quell’ora: “buon segno, buon segno”… e poi aggiunge “me ve la pel de capon..”. .. (mi viene la pelle d’oca) Chissà perché papà si emoziona quando deve votare. Forse perché solo chi è cresciuto negli anni della dittatura può apprezzare fino in fondo il valore della democrazia? Dopo aver salutato e scambiato due parole con vari conoscenti per me estranei , li lascio nella sezione 1, mentre mi reco alla 4. Sola, in cabina, con le mie due schede immacolate, mi sento come uno studente davanti alla prova d’esame scritta, che non trova la traccia sulla quale si era preparato. Cerco l’ispirazione mettendo la mano sul cuore e sussurrando l’inno di Mameli, ma mi manca quel po’ di patriottismo. Memore del consiglio del buon vecchio Montanelli, tento di turare il naso con la mano sinistra e votare con la destra, ma mi manca l’aria, essendo la cabina elettorale già claustrofobica di per sé. Infine ho l’idea di chiudere gli occhi, far roteare la matita e fermarla a caso come nel gioco dell’alfabeto, ma mi manca il coraggio: e se la croce finisse proprio lì? Che dire … mi è venuta in mente mamma: “te ghe de vutà PD” . E così voto.

2 commenti:

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