domenica 19 luglio 2009

TEMPORALE E MALINCONIA

Venerdì pomeriggio mi metto sul balcone a guardare il temporale che sta arrivando. Il forte vento sembra voler staccare tutte le foglie del ciliegio, che invece rimangono attaccate alla loro pianta, ostinate. Le punte dei pini ondeggiano, le fronde dei platani sbatacchiano con furore. Tutti gli alberi si piegano, sembrano sul punto di spezzarsi , ma so che di lì a poco torneranno maestosi e fieri come prima. Se avessimo un decimo della forza di un albero, le difficoltà della vita non ci farebbero paura.
G. mi dice che va al parco per fare delle foto al temporale, e così, di corsa, lo seguo. A un certo punto pretende di far correre l’auto più veloce di quelle nuvole là, per precederle, ma quando gli intimo di farmi scendere dall’auto, desiste. In pochi secondi le nuvole si dissolvono.
Ci fermiamo alla cascina Scarpada. Da lì si vede il colle di Montevecchia e la valle. La pioggia, nel frattempo, è cessata. Nuvole di umidità salgono dal bosco come segnali di fumo, poi si disperdono nel cielo, pieno di nubi di ogni tipo. Basse, alte, bianche, grigio chiaro, grigio scuro, a strati, cumuli e nembi. Di tutto un po’. Nuvole veloci, lente, immobili. Quelle più veloci sono due nuvole basse, scure e striate che viaggiano “in direzione ostinata e contraria” rispetto a quelle poste più in alto.

Nella cascina della Costa, poco più sotto alla Scarpada, un cancelletto vieta l’ingresso. Case ristrutturate nel pieno rispetto di ciò che erano un tempo, gerani alle finestre, acciottolato ad hoc.
Tutto bello, ma io la preferivo come era prima. Ho una diapositiva (chissà dov’è) che ritrae il contadino che viveva lì (Pen del Costa) mentre spenna un pollo. Se la trovo, voglio mettere tre foto sul blog: come era questo territorio 20 anni fa, come è ora, come potrebbe essere domani coi pozzi maledetti.
Poi andiamo alla bellissima cascina Galbusera nera e anche qui, al posto del contadino Carletto, c’è un agriturismo. Il mitico Carletto l’ho incontrato poche volte, ma me lo ricordo bene. Questionava con G. a proposito delle limitazioni che le nuove norme di tutela gli ponevano: non bruciare, non tagliare, non cacciare … Contrario al parco nei primi anni della sua istituzione, alla fine ci si stava abituando.
O forse si era abituato alla presenza delle guardie ecologiche, con le quali aveva stretto un rapporto di amicizia pur continuando a litigarci. A un certo punto della conversazione, però, capitava che imponesse il silenzio per ascoltare il richiamo di un uccello: “Sent la parasciola! La me des de na a fa i vit! Oter che sta che a cascià ball!” (“Senti la cinciallegra! Mi ricorda di andare a fare le viti! Altro che sta qui a chiacchierare!”)
Infatti, il canto di questo uccello fa pressappoco così: “fa-i-vit-fa-i-vit-fa-i-vit”….(fà le viti)
L’ultima volta che sono passata dalla cascina Galbusera nera, forse un paio di anni fa, nevicava, e al ritorno avevo scritto le sensazioni che mi aveva regalato quella camminata sulla neve.
Oggi calzo i sandali, essendo uscita di casa in fretta, così anche se ha smesso di piovere non posso camminare, godere della freschezza dell’aria dopo giorni di arsura e, forse, rasserenarmi un po’.
La nostalgia di ciò che c’era qui tanti anni fa si mescola con la paura di perdere quel poco che è rimasto e questi due sentimenti mi rattristano l’animo.
Infine, andiamo alla “cà del soldato”a cercare un mazzo di chiavi che G. ha smarrito durante l’ultima uscita. Raccogliamo delle susine da un ramo caduto a terra per il forte temporale. Sono ancora acerbe, e quando torniamo a casa le metto sulla penisola della cucina ad asciugare, sperando che maturino.

2 commenti:

  1. Sono uno “straniero” che ha avuto l’opportunità di prendere contatto “gratuitamente” con il PARCO “come è ora” (è magnifico).
    Sono uno “straniero” che vorrebbe riavere l’opportunità di rivedere il PARCO “come è ora” (inutile dirvi che dovete difenderlo come se fosse la Vs. Famiglia, non ci riuscireste comunque ! Lo strapotere economico della lobby del petrolio, avrebbe “ragione” ancora una volta! E allora organizzate una raccolta fondi per DIFENDERLO nelle Sedi Competenti), per cui sono pronto a pagare “il prezzo del biglietto”.
    Fatemi sapere….

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  2. Penso che il 19 luglio 09 non ti conoscevo ancora. Ero in Italia, in ferie a Grado; fino alla fine di agosto sono rimasto lì.
    Mi piace l'idea del canto della cinciallegra, bello il fa-i-vit-fa-i-vit.
    Scusa, ma se quel verso fosse stato fai-schif-fai-schif cosa avrebbe detto il tuo contadino?
    Sono un pescatore blasfemo e burlone, lo so.

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