mercoledì 26 agosto 2009

il gran campanaro


Che mal di piedi. Mi sono abrasata tre dita … Dopo la doccia vi ho spalmato della crema di calendula. Non ho portato le infradito, e sono costretta a mettere quelle brutte ciabatte di gomma chiuse e rigide.
Stamattina abbiamo preso l’ovovia, come da programma. Il cielo, dopo il brutto tempo di ieri, si è sbarazzato di ogni più piccola nuvola. There aren’t any clouds (IN THE SKY). Il biglietto della berghbannen è scontato per la “festa am berg” (festa della montagna): 12 euro invece che 19 ( lo sapevamo già, per quello abbiamo programmato questa gita oggi)
Dalla stazione a monte , l’Adler Loungue, (o Cimarossa?) (o è la stessa cosa?) a 2600 metri, si ha una visuale a 360 gradi di tutte le cime sopra i tremila e dei due ghiacciai più alti dell’Austria, il Grőβglockner (gran campanaro) e il Gross … qualcos’altro. Sulla terrazza del ristorante stanno preparando gli strumenti per il concerto della banda, e sui tavoli aggiunti all’ultimo momento nel prato noto la lista dei prezzi bene in vista: una birra da 0,5 litri costa 3 euro, una coca cola 2… in Italia, prezzi così modici li troviamo forse solo al circolo delle acli. Ieri abbiamo mangiato una grigliata di carne per due persone -ma era talmente abbondante che sarebbe bastata per tre - con 30 euro compreso il bere.

Dopo la classica foto di noi due con sfondo ghiacciaio (bravo, quel tipo, ha fatto delle belle inquadrature, alla faccia della diffidenza di G.) parecchie indecisioni (la costruzione della nuova funivia ha sballato le indicazioni dei sentieri sulla cartina) e la consultazione con stranieri per capire cosa c’è scritto su un cartello posto davanti al sentiero (fare finta di niente è molto rischioso: e se ci fosse scritto: attenzione, toro scatenato nei paraggi?) finalmente imbocchiamo un sentiero in costa, credo sia il “panoramaweg”, perché abbiamo il gran campanaro a destra (sempre più vicino) e l’altro ghiacciaio sulla sinistra. Ha chiamato F., in viaggio di ritorno da Viareggio: “Certo che se non vi chiamo io … dove siete?...” “Stiamo camminando su un sentiero tra i due ghiacciai più alti dell’Austria” “Caspita, allora siete belli lontani”
Arrivati a un rifugio scegliamo una nuova meta, a un’ora e trenta di cammino, un certo “Blauspitze”, tanto per non scendere subito. Titubanti per il fatto che è contrassegnato da un puntino nero, che sospetto voglia dire “sentiero alpinistico”, cerco di estorcere informazioni da una tipa, che capisce l’inglese ma mi risponde in tedesco: mi pare di capire che il sentiero è stretto, quindi chiedo, a gesti, se è a rischio vertigini, se è dangerous (parola inglese, francese o tedesca? E vorrà dire quello che credo, cioè pericoloso? Bho!), e lei mi risponde “no, no” con gesti rassicuranti. Mi pare perfino di capire che concluda, in inglese, “allo blauspitze ci vanno tutti”. Ci accingiamo a salire mentre nuvole sfilacciate salgono da valle e ci vengono incontro, raffreddandoci il sudore. Dopo una mezz’ora di salita appare una croce. E’ la stessa che vediamo dal balcone di casa, posta su quello spuntone di roccia talmente irto che non l’avevamo neanche lontanamente considerata come una possibile meta? Non è molto lontana, ora, e la sua vicinanza ci attira, ma il sentiero per arrivarci è esposto, attrezzato con scalini di pietra e chissà quali altre diavolerie da far sudare le mani al solo pensarci. Le persone che lo stanno percorrendo sembrano appoggiare i piedi sulla lama di un coltello. Via, via, non facciamo gli spiritosi, non è roba per noi: G. soffre di vertigini e io non ho equilibrio. Desistiamo, e altri malcapitati con noi. Chissà se la tipa aveva davvero detto che allo Blauspitze ci vanno tutti, o se aveva in mente di eliminare un paio di italiani dalla faccia della terra. Torniamo a Kals a piedi, non abbiamo voglia di prendere l’ovovia anche se il ritorno è compreso nel prezzo. La discesa è molto ripida, sono mille metri di dislivello. Quando il sentiero entra nel bosco G. sente odore di funghi e vi sparisce. Quando fa così ho sempre paura che si perda nel bosco come Pollicino e sto lì a scrutare nel verde fitto fino a che ricompare, questa volta con un bottino sufficiente per la cena di stasera. Fantastichiamo su come mangiarli , incitati dalla fame (abbiamo mangiato solo un panino per pranzo, perché ci eravamo rimpinzati con il fruhstuck)
Ieri ho preparato il sugo coi pomodori dell’orto portati da casa, ormai troppo maturi per essere portati nel “sacco da montagna”, oggi cucino i funghi e infine mangiamo una pasta alla boscaiola che più fresca di così.

2 commenti:

  1. E' proprio vero

    E' una bella prigione, il mondo.
    ( Shakespeare, Amleto )

    GFFG

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  2. Ricordi che con la tua descrizione ti aiuteranno a rivivere col passare del tempo momenti della tua vita.
    Complimenti e grazie per averli condivisi
    GFFG

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