domenica 2 maggio 2010
festina lente
Ieri ho postato solo l’incipit della mattinata dedicata allo jogging con scarpe mikuno. Oggi il resto della cronaca.
Posteggiamo dove cinquant’anni fa c’era una palude creata dal fiume. Il cielo e il meteo preannunciano pioggia: meglio, ci sarà meno gente in giro.
Quando inizio a correre mi sembra di essere “in the earth of a paradise”. Non so perché, ma mi viene in mente questa espressione. Sebbene sprovvista di occhiali riesco a vedere e apprezzare ciò che ho intorno. Alla mia sinistra un grande campo mostra orgoglioso le proprie zolle, zolle di quel bel marrone che non so come si chiami pittoricamente parlando, per me è un marrone-terra-arata-di-fresco, terra vergine ma sotto la quale immagino un respiro silenzioso, un fermento vitale, un movimento di lombrichi, batteri invisibili a occhio nudo, detriti vegetali e chissà cos'altro. Terra pronta ad accogliere il seme con la generosità e il mistero di un ventre femminile, terra che porterà avanti la gravidanza senza lamentarsi, terra che germoglierà e si riempirà di vita e la farà crescere attingendo alla propria riserva di liquidi e sostanze nutritive e facendosi aiutare da luce e sole. Mentre la terra mi scorre via immagino di prendere in mano una zolla, sentirne la consistenza, sbriciolarla, riempirmi le narici del suo odore, che questa umidità rende ancora più intenso.
Ma nelle mie narici entra prepotente e reale solo l'odore del fiume che scorre alla mia destra. (Un odore che mi riporta all’infanzia, ma questa è un'altra storia)
Il fiume corre in direzione (ostinata e) contraria rispetto alla mia. Mentre la terra alla mia sinistra se ne sta in silenzio, come a proteggere la propria maternità incombente, il fiume alla mia destra parla. Il rumore della corrente, il canto degli uccelli posati su alberi le cui radici toccano l’acqua, le incombenze quotidiane degli uccelli di fiume. Una folaga spaventata dalla mia comparsa esce dal riparo che si è costruita sulla riva, e con quel grande sbatacchiare tipico delle ali che lambiscono l’acqua raggiunge in un batter d’occhio -anzi, d’ali- il centro del fiume, disegnando un semicerchio. Un’anatra o un germano -che ne so, sprovvista come sono di esperto e di occhiali - si allontana in linea retta senza bisogno di fare tutto il casino della collega. Non ho mai capito perché le folaghe non filino via diritte come gli altri uccelli acquatici: sembrano sempre prenderla “alla larga”. O è solo una mia idea?
Nonostante cielo e meteo preconizzino pioggia, lungo l’alzaia incontro di tutto un pò: gruppi di amici in gita sociale su due ruote, anziani con racchette, pazzi bikers con caschetto lanciati a folle velocità, una mamma con figlioletto sul sellino della bici, padroni di cani, birdwatchers con cavalletto, e naturalmente miei colleghi. Nessuna coppietta in romantica passeggiata post- prandiale, quelle le trovi al pomeriggio, spesso lei ha i tacchi e procede a fatica sulla carrareccia, lui la sostiene con i suoi tentacoli. Molto meglio venire da queste parti al mattino. Ho deciso che interromperò la corsa quando non ce la farò più o quando mi giungerà un segno. Sono quasi arrivata a un inutile ponte nuovo di pacca quando un bel cavallo color pasta frolla mi corre incontro, al galoppo. E’ lui, il segno; mi dice, infatti: ’ndo cazzo corri, Fuma? E quello lo chiami correre? E’ con la mia eleganza, che si corre, mica come stai facendo tu. Tu non stai correndo, forse nemmeno camminando veloce. Forse … forse sei ferma, ed è il fiume che scorre a darti l’illusione che ti stia muovendo.
Vorrei rispondergli che, sì, in quanto a stile ha tutte le ragioni, in quanto al movimento, invece, è tutto relativo, ma cavallo e cavaliere sono già lontani
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Gran bel post, molto poetico, che mi ha fatto venire in mente ricordi lontani, cui sono legato molto.
RispondiEliminaBellissimo quel "...marrone-terra-arata-di-fresco...". Mi ha ricordato dei versi di un autore di cui mi sfugge il nome:
"Non sa ancora di giugno
quest'aria che respiro acida e molle
come primo latte di donna;
sa di fieno,
di vite recisa,
sa di frumento marcio, sa di terra
esausta che ha partorito da poco
la sua ultima creatura."
Assonanze forse.
Anche l'altro tuo "...mentre la terra mi scorre via...", dove sottolineo vigorosamente quel tuo "mi", mi ha ricordato un altro verso:
"lenta guardo la terra sotto i miei piedi che passa", ma il tuo "mi scorre via" è infinitamente migliore.
Ancora bello quel fiume che scorre (panta rei os potamòs) inversamente alla tua direzione dandoti l'illusione che sia tu a correre; come quando guardi il mondo scapparti via da un finestrino di un treno in corsa.
Anche molto interessante guardare il mondo senza occhiali, come guidare in autostrada sotto un acquazzone senza azionare i tergicristallo.
Un gran bel post!
che spettacolo! è come essere li
RispondiEliminaIaco, quando ho scritto marrone-terra-arata-di fresco pensavo a un amico pittore, volevo giusto chiedergli come si chiamasse- pittoricamente parlando- quel marrone lì.
RispondiEliminaBellissima la poesia, della quale mi è piaciuto in particolare il verso: "sa di terra
esausta che ha partorito da poco
la sua ultima creatura"
Ho cercato di scoprirne l'autore incollando su google i primi tre versi, col risultato di trovarmi qui: http://blog.donnamoderna.com/speciani/2010/02/26/correre-con-le-scarpe-giuste/
.. le scarpe giuste.. stasera che ho un mal di ginocchia!!
La cosa si è fatta ancor più esilarante con i commenti tipo questo:
"Vi dico cosa ho mangiato oggi (giornata senza i 3):colazione - thè verde s.z., spremuta di due arance, 4 crepes fate con due uova, farina di riso e latte di riso, di cui 3 ripiene di prosciutto crudo e una con marmellata s.z. e pinoli; pranzo: una mela, 70 gr. di riso integrale cotto nella pentola a pressione con acqua, curry e code di gamberi freschi.
A cena mangerò valeriana con tonno e un frutto.
Vi sembra che stia sbagliando qualcosa?
uffa!"
Cosa sbaglierà? forse a pesare 70 grammi di riso? O a farsi tutte ste paranoie? Prima di questa ce n'era una che beveva latte di miglio! Che sapore avrà il latte di miglio?
Ho anche io un amico pittore. Gli ho chiesto delucidazioni proprio per appagare la tua curiosità. Eccoti il riassunto della sua risposta (è un po' anzianotto e verboso, come tutti i vecchietti):
RispondiEliminaIl colore marrone non esiste; quelli che il comune mortale chiama marroni sono tutti rossi. Per quel che riguarda il tuo esempio si potrebbe parlare di Terra di Siena bruciata, mescolata con una punta di Terra di Brema,di Ombra verde e un pizzico di Nero d'avorio.
Bella la poesia, vero? Bellissima anche la tua variazione, quel tuo "mi scorre via"! Dai la sensazione di una cosa che ti scappa e che vorresti trattenere.
Ma non è la pipì... scusa, scusa, scusa, non lo dico più...il mio maledetto gusto della battuta. Maledetti romani!!!
Però anche tu, scusa. Ma che cosa hai scritto? La ricetta della nonna?
Giuro che non ci ho capito una mazza: hai trovato la ricetta cercando l'autore dei versi di quella poesia?
Gesù, Non so se riuscirò a dormire stanotte.