venerdì 28 maggio 2010
il semplice fatto di essere sani
L'affermazione di Giorgio "tendiamo con troppa facilità a dimenticarci il grande valore del semplice fatto di essere sani", nel post http://fruttidistagione.blogspot.com/2010/05/abbiamo-superato-lostacolo.html , non può che trovarmi concorde.
Ieri ero in ospedale con papà, per il rituale controllo dell'anemia. L'ascensore non arrivava. Io gli ascensori li odio proprio, ma papi non riesce a fare le scale, il fiato non gli dà spago. Si guardava intorno, osservando la gente che andava e veniva. E' una città, questo ospedale, dice. Medici, infermieri, barelle, esiti di ictus, carrozzine ... Papà osserva, indica col dito, (mannaggia), commenta a voce alta (stra-mannaggia) per poi concludere: "Quanta gent pusè cunsciada de me" (Quanta gente più conciata di me)
In questi ultimi anni ho scoperto una qualità di mio padre: non si lamenta mai di un suo problema fisico e ha un'alta sopportazione del dolore. Ripensando al passato vissuto insieme, mi sono resa conto di non averlo mai sentito dire: ho mal di questo, ho mal di quello, e di non averlo mai visto a letto ammalato. Tuttora, che malato lo è, quando un medico gli chiede come sta, risponde sempre: benone, dottore! E allora cosa ci facciamo qui, vorrei chiedergli. Ci facciamo che devo aggiustare il tiro, e spiegare che in realtà non respira bene, è aumentato di peso, ha le apnee notturne, le gambe gonfie, un'ulcera che non guarisce ... e se il doc tenta di approfondire la cosa direttamente col paziente, lui si schermisce, tenta di minimizzare, a volte nega spudoratamente, per non parlare di quando gli chiedono che patologia abbia e quali farmaci assuma. Questa è la domanda che più teme. Fa la faccia di un innocente finito ingiustamente sotto interrogatorio, alza le braccia a mò di resa , scrolla il capo e dice "Ah, io non so niente, dottore, le medicine me le dà la moglie, chieda a mia figlia". E quando il medico gli dà o gli modifica la cura, sentenzia: "Ah, il dottore è lei. Io sono nelle sue mani". Non capisco perchè alcuni dottori non lo sopportino: è il paziente ideale, è come un bambino fiducioso. Bisogna solo non cercare sempre e necessariamente un nesso tra quello che dice e l'ambito in cui lo dice.
L'anno scorso fu sottoposto a un'ecografia a un organo vitale, la dottoressa vide una patologia -vecchia- di tale organo e gliene chiese conferma. La sua negazione fu talmente appassionata e convincente che la doc uscì dall'ambulatorio per chiedere spiegazioni a mia sorella, che come prassi aveva dovuto aspettare fuori, e che naturalmente confermò l'esistenza di tale problema.
"Pensavo di avere le traveggole" commentò la poveretta, basita, e rientrò a terminare l'ecografia.
Senza arrivare agli eccessi d'ottimismo di mio padre, credo che faccia bene a tutti "visitare gli ammalati", da prendere non come un comandamento ma come una possibilità di riflettere, ridimensionare e forse modificare la nostra vita.
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Questo padre tuo che si dichiara sempre sano come un pesce mi sta diventando sempre più simpatico. Mi ricorda il mio: era stato operato da qualche ora e soffriva da cani. Gli chiesi: "Vuoi che ti faccia dare un antidolorifico?".
RispondiElimina"Quando arriverà il dolore forte...forse"
Per fortuna io ho preso da lui. Ne ho avuta la riprova martedì scorso e mercoledì. Non mi sono lasciato sovrastare dalla paura, l'ho combattuta. Ho vinto io. Sono uscito fuori da questa avventura sfinito, ma non finito.
A volte penso che sia solamente orgoglio, che da me abita vicino alla superbia. Ma mi salva sempre, quindi benedetto orgoglio: io me lo tengo stretto.
Ciao pimpa
RispondiEliminahai ragione al 100%, troppe volte ci lamentiamo per delle stupidagini e poi ci sono persone che stanno davvero male, non e' retorica come molti potrebbero dire, e' la verità. Io vedo tutti i giorni la sofferenza delle persone facendo l'educatore/riabilitatore in un centro di disabili visivi e non, vedo anziani soli e poi noi magari ci lamentiamo per un mal gi schiena.
Hai ragione bisognerebbe passare più tempo con le persone che stanno male.
Non conosco tuo papa' ma e' davvero una gran persona.
Un saluto e un abbraccio
iaco, io penso che più che il tuo orgoglio ti abbia salvato ... la buena suerte, come dici tu, Dio, come potrebbe essere, o il semplice caso.
RispondiEliminaNon esagerare con l'orgoglio, visto che tu stesso ammetti che il confine con la suberbia è sottile; soprattutto non sfidare nè Dio nè la buena suerte nè il caso. Non ti può sempre andare bene.
Tieniti stretta la vita, più che l'orgoglio, non serve a niente morire orgogliosamente.
Non ho finito ma terminerò la remenata in regime di privacy, tomorrow.
Ernest, siamo quasi colleghi. Lavori come il nostro sono impegnativi emotivamente ma ti permettono di crescere come persona: io penso che non sarei quella che sono, se a 18 anni avessi vinto il concorso comunale. Ho dato tanto, sul posto di lavoro, ma sono stata ampiamente ripagata.
RispondiEliminaMio padre oggi ne ha combinata una delle sue: cresima di un nipote, lui non viene in chiesa un pò per allergia da comunista un pò per problemi di diuresi, però dopo due ore noi non siamo ancora tornate e lui pensa bene di venirci incontro, cadendo alla prima rotonda e grattuggiando mani, naso, bocca, dentiera, pantaloni, gambe. Mia madre è in fase di incazzatura post spavento e lui sembra un pugile che le ha prese di santa ragione. Però dice che sta bene.
Tuo padre e il mio sono molto simili. Molto. Il mio crollò improvvisamente un giorno sul lavoro a 80 anni e si accorsero che aveva più di 39° di febbre, ma lui andava e correva come al solito.
RispondiEliminaChe dire?
Giorgio
che dire, giorgio? dire che uomini così siffati sono in via di estinzione è dire una banalità, un luogo comune? bhò!
RispondiEliminagrazie di essere sostenitore del mio blog
a presto
Io lavoro da 23 anni in ospedale e di esseri umani ne ho visti di ogni tipo. coraggiosi, impauriti, indifferenti, prepotenti, urlanti o silenziosi, stupiti od annichiliti. Quelli che più mi hanno colpito sono quelli silenziosi che devi comprendere con un'occhiata altrimenti ti chiedono aiuto quando stanno per lasciarci.Temono di disturbare e si rivolgono a te con "Scusi....." e quasi sicuramente hanno un infarto in atto, o sono blu fin nelle labbra. La paura fa reagire negando l'evidenza oppure urlando a squarciagola. Saper decifrare i segni più nascosti è il mio lavoro, ascoltare con pazienza e senza spocchia o superbia qualsiasi sfogo, leggere nei visi domande non espresse per timore od altro una fatica che se mi fa centrare l'obiettivo mi rende felice e mi fa sentire utile. Guadagnare uno stipendio è utile ma il modo è altrettanto importante. Ci sono momenti in cui mi sento "burn out" e bisogna staccare per riprendere energie ma ancora vado al lavoro motivata e questo mi fa stare bene con me stessa oltre che con i pazienti e i loro parenti. dire che la salute è il più grande tesoro è poco visto che la si apprezza spesso quando ci viene tolta. Come tutto del resto....Auguri a tutti quindi di star bene e di risolvere i piccoli o grandi acciacchi nel migliore dei modi. E se non si risolveranno spero che abbiate vicino persone in gamba e motivate a non lasciarvi mai soli, costi quel che costi.
RispondiEliminaGrazie tiziana! E grazie a tutti gli infermieri del mondo. Tornata or ora dal policlinico dove hanno operato mio figlio al ginocchio trovo sul p.c. un commento così vissuto, vero, profondo. E' una bella coincidenza, non trovi?
RispondiEliminaQuando stai male sei fragile, ma anche estremamente ricettivo: è sufficiente il gesto di umanità di una persona competente per darti calore, sicurezza, fiducia e una spinta verso la guarigione. A presto.
E viva gli infermieri.
Volevo parlare di certi luoghi che aiutano il corpo e l'anima a rinascere, grazie a quello che riescono ad infondere dentro di noi. io ho il mio in montagna, tra larici contorti dal vento, tra aquile e fischi di marmotte, tra pietre che sfiniscono i tuoi passi, tra profumi che porta il vento con sè cui tu non vorresti mai rinunciare. Ci sono malattie gravi e debilitanti che nulla possono chiedere se non la vicinanza di ci ama, altre che da questa terra traggono quel quid per risolversi e uscire in punta di piedi dalle nostre vite. Ora sto per raggiungere per un breve periodo di vacanza proprio quei luoghi e sono felice come non mai di ritrovare quei colori, quei suoni e quegli odori che nutrono la mia anima d energia e mi fa guarire dalle vicissitudini quotidiane e dai mali propri del mio corpo.
RispondiEliminabuona vacanza, allora, a presto.
RispondiEliminaHai ragione, le malattie dell'anima trovano sempre giovamento dal contatto con madre terra. Sempre che ci si metta in atteggiamento di ascolto, sottomissione, rispetto nei suoi confronti.