sabato 14 gennaio 2012

lettere di carta e di inchiostro

Conservo tutte le lettere che ho ricevuto prima e dopo l'avvento di Mrs Mail.

La grande scatola di legno che originariamente conteneva bottiglie da regalo è piena di cartoline,  bigliettini, cartoncini, avvisi, perfino note scolastiche mandate via raccomandata, ma sono le  lettere quelle che strabordano:  a riprenderle in mano e rileggerle, anche distanza di anni  ritrovo il sapore dell’inchiostro con cui sono state scritte: 


inchiostro intriso d’amicizia, 
d’amicizia con timide, appena sussurrate  aspirazioni d’elevazione allo status d’amore, 
d’amore dichiarato a gran voce.
Inchiostro recriminatorio, sfogatorio, sudato, sbavato, sgrammaticato, sofferto o leggero, intenso o noncurante. 
Lettere chiuse in buste cifrate di carta robusta, foderata ed elegante,
in buste di carta velina come un tempo richiedeva la posta aerea, 
in buste colorate pasticciate o trasandate.
Quelle poche volte che mi capita di essere a letto con l'influenza, me le rileggo tutte, o quasi.

C'è la scrittura ordinata e infantile dell'amica del cuore,  che mi scrive durante le sue vacanze in montagna. Scriveva bene fin da piccola, senza incertezze, come se le parole le uscissero dalla penna già riviste e corrette, perfettamente allineate al posto giusto. Alle superiori l’avrei invidiata, per quella sua capacità, in classe, subito dopo la dettatura del titolo del tema, di rimanere immobile nella concentrazione fino a che il testo le si dipanava  direttamente nella mente, per poi riversarlo in fluidità sui fogli protocollo, senza più alzare la testa fino alla conclusione. Di solito era un nove.

Le cartoline della mia odiata maestra, che potrei anche buttare.

L'improbabile calligrafia e la sintassi inesistente di certi  amici a naia, che mai avevano scritto una lettera fino a quel momento. Tutti rigorosamente arruolati negli alpini, forse perchè tutti ben piazzati, ai tempi in cui anche i muli ricevevano la cartolina.

La tristezza di Tecum, anche lui forzato corrispondente da naia. Queste non le apro,  per non fare uscire all’aria aperta  365 giorni di illusione. Per non ricordare lo stato d’animo con cui aprivo quelle buste, con cui annusavo i fogli trafugati all'esercito, con cui cercavo, nei  piccoli caratteri stampatello, a volte con successo, ma più spesso inutilmente, una frase speciale che mi facesse sentire speciale, o anche solo importante per lui. 
"Le tue lettere sono come una dose di ero" fu la frase più romantica che mi scrisse. UAU.

Gli  amici di Torino, conosciuti al mare: il più simpatico era Paolo, che dopo anni e dopo esserci persi di vista  mi scriveva per  confessarmi di aver passato quella lontana estate a cercare di capire se gli piacessi più io o mia sorella, per poi arrivare alla conclusione d’essersi innamorato di tutte e due.


Lettere di amici di penna, mai visti di persona, dei quali cercavo di scorgere la vita tra le righe, senza riuscirci.

La calligrafia importante e bellissima del mio amato prof , che mi fece rimpiangere un rapporto rimasto asfissiato nell’aria viziata della classe quarta A, un rapporto in certi momenti conflittuale per incomprensioni che solo dopo anni ci rivelavamo a vicenda, per lettera.  In uno dei tanti chiarimenti lui mi svelò un aspetto di me che nessuno aveva mai capito, nemmeno io, e quando lo lessi, nero su bianco, così evidente dopo essere stato per anni  così nascosto, il sentirmi così capita e smascherata mi fece piangere.

Nessuna mail potrà mai competere in fascino con la cara antiquata lettera di carta e d'inchiostro, pensata per te e per te sola, scritta con il sentimento, sincera  nell'evidenza delle sue incertezze, sbavature e cancellature, sigillata con la saliva, non inviata all'istante ma lasciata lì a riflettere prima di essere imbucata , finire in un sacco di juta, passare di mano in mano a  sconosciuti, precipitare nella cassetta, in attesa delle tue mani.

29 commenti:

  1. Bentornata, anche se temo che questo tuo post fosse da tempo fermo in bozza, ma tant'è in tempi di carestia ci si contenta di un tozzo di pane.
    Bello e romantico il pezzo, come in fondo è la tua natura. Anche a me piacerebbe più scrivere una lettera che abbandonarmi alla tastiera. Sentire il cannello della penna tra le tre prime dita della mano destra, le ultime due chiuse quasi a sostenerne il peso, dava un senso tattile e olfattivo alle parole che lasciavi scritte sulla carta, come se ci potesse essere in quel modo un contatto con la persona destinataria della lettera.
    È tutto andato perduto, inesorabilmente.
    Peccato, ma questo lo chiamano progresso.
    Bello e romantico il tuo pezzo, dicevo, con l'elencazione di tutti i variegati tipi di lettere che conservi.
    Peccato, manca qualcosa: un paio di fitto fitto scritti, pensati, parlati e vissuti.
    Invano li ho cercati nel tuo elenco.

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    1. Sbagliato, non si tratta di un fondo di magazzino ma di uno scritto nato da un commento recente su un post che trattava lo stesso tema;
      mi è capitato altre volte: la frase di un commento ne tira un'altra e alla fine per non essere troppo prolissa mi taglio e vado avanti con un mio post, che se devo addormentare la gente tanto vale che lo faccia a casa mia.

      Ciò che hai cercato non sta nella cassetta di legno, e non è ancora stato catalogato, devono passare anni, prima. :)

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    2. Quanti ancora? Non troppi, ahimé. Leggi il mio ultimo commentino in fondo alla classifica.

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  2. Le conservo tutte anch’io, ma per quanto riguarda il tuo ultimo paragrafo, su cui fino a qualche anno fa sarei stato pienamente d’accordo (anzi, anche più radicale e nostalgico, ai limiti della tecnofobia) oggi la penso diversamente. Fra le meravigliose lettere che conservo ci sono anche molte “mail” che ho stampato, che ho stampato proprio per il terrore di perderle a causa di casini informatici: il loro ricordo era troppo prezioso per rischiare di vederlo svanire. Perché al di là dell’inchiostro e di tutte le altre cose (che di per se stesse potrebbero anche costituire puro e semplice feticismo, o roba simile) ciò che conta è quel che un messsaggio ESPRIME. Un pensiero elevato, un dialogare intelligente, un attestato di vera amicizia, delle parole d’amore, valgono tutto l’oro del mondo per il nostro cuore, la nostra anima, la nostra memoria, indipendentemente dalla forma in cui sono confezionate. Purché, come dici tu, siano scritte con Sentimento.
    Vero che probabilmente irripetibile è l’emozione anche fisica di trovare una busta nella cassetta delle lettere, come il contadino che trova un uovo nel pagliericcio, ma ci sono stati messaggi di posta elettronica che mi hanno fatto piangere lacrime di intensa commozione, e anch’io negli ultimi anni ho scritto in questa forma (che prima odiavo) le mie lettere più belle.

    Un abbraccio.

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    1. Tutto vero, tranne l'ipotesi di feticismo, e bellissimo il paragone con il contadino che trova l'uovo nel pagliericcio. In quel lungo anno che ho passato ad attendere le lettere di Tecum, lo scorgerne una nel pagliericcio mi mandava dritta al settimo cielo senza astronave e senza passare dal via.
      Ha ragione Enzo di sotto quando dice che aspettare aumenta la gioia nel trovare.
      Non è feticismo, quello che ha in più la lettera di carta. E' fisicità, è un contatto diretto, è la possibilità di capire, da indizi che tu chiami feticci, qualcosa che non è scritto nero su bianco ma c'è, tra le righe.
      Nei caratteri minuscoli di Tecum c'era il suo ritrarsi.
      LE continue cancellature di Paolo facevano tenerezza, perchè comprendevo quanta fatica gli fosse costata scrivere quella lettera.
      Una sbavatura, una stella alpina, una lacrima, una conchiglia ridotta in briciole, la piuma di un uccello, della sabbia.
      Le tue lettere più belle sarebbero state ancora più preziose in forma cartacea, credo.
      Un abbraccio anche a te

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  3. Bella zio, la sottoscrivo. Dovevo pensarmelo che tu anche in questo eri della mia stessa pasta.
    L'unica cosa che manca ad una mail è il pensiero della saliva -un pezzo di anima?- lasciata sulla colla della busta, per questo io tenevo anche le buste.
    Ma per il resto sottoscrivo parola per parola quello che dici tu.
    Non c'è differenza tra lettera e mail: possono essere entrambi insulto incancellabile, o dichiarazione di amicizia o di amore addirittura.

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    1. Dopo cena, prima di mettermi al picì ho letto un capitolo di un libro di Diego De Silva (sono contrario alle emozioni).
      Guarda, neanche a farlo apposta si intitolava : "Tagliarsi la lingua leccando una busta"
      Inizia con: chi non si è mai tagliato la lingua leccando il bordo interno di una busta per lettera?"
      Finisce con: "E oltretutto il problema dei tagli sulla lingua è che non puoi metterci sopra niente, solo aspettare che si rimarginino da sè".
      La trama di sto libro non mi piace per niente, ma come scrive sto scrittore sì.

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  4. Ho iniziato l'avventura della corrispondenza caratcea quando avevo 22 anni. Oggi ne ho quasi il doppio e mi manca terribilmente. Anch'io conservo in una grande scatola fiumi e fiumi di parole. Quel che più mi manca sono le emozioni, tranciate di netto con la'arrivo di "Mrs.Mail". Due in particolare: vedere la busta all'interno della vecchia cassetta di legno e la curiosità di scorgere una foto quando, già al tatto, la busta rivelava qualcosa all'interno. E poi, vogliamo mettere il gusto dell'attesa? Ci si lamentava della lentezza delle poste. Ma volenti o nolenti, si doveva aspettare. Bellissimo.

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    1. E' vero, il gusto dell'attesa rende più dolce l'attesa.
      La mail è troppo veloce, troppo impulsiva.
      Scrivi, invii.
      Nel momento in cui invii, ti viene il dubbio d'aver fatto una cazzata, ma .. "il messaggio è già inviato". Porcaccia!
      Nessun diritto di recesso o di ripensamento. Non è giusto.
      Io ho scritto varie lettere che non ho poi spedito, ed è stato meglio così.
      Non so quanti danni avrei combinato se fossi nata nell'era digitale.

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  5. Un gran lavoro di carteggio, che fine farà??

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  6. BELLA DOMANDA, soffio.
    Me lo chiedo spesso anch'io, non credere.
    Un bel falò, ma quando?
    Prima? Quanto prima?
    Insieme a te?
    Dopo?
    Davvero?

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  7. Dopo, purtroppo, quando i miei cosiddetti "eredi" si libereranno degli ultimi sbuffi della mia vita.
    Penso di si, spero di no; insomma "timeo ne".
    Io però ho bruciato le lettere che mia madre conservava, lettere scritte da lei a mio padre e da mio padre a lei, senza leggerne una parola. Per rispetto ad un amore grande finito con la morte. Non potevo tenermele, come in un primo momento avevo pensato, meglio che se le portasse via il fuoco.

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  8. riprendere in mano le lettere è davvero incredibile.
    Pochi giorni fa mettendo a posto in casa mi sono ritrovato davanti una lettere di una mia fidanzata di 20 anni fa... incredibile, una magia, un tuffo nel passato che il digitale non potrà mai dare.
    un saluto

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  9. ah... dimenticavo i magnifici bigliettini lasciati sul motorino.
    Ora ci sono gli sms.
    :(

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  10. Credo di aver semimato biglietti e bigliettini nei posti più disparati, ma sullo scooter mi mancava.
    Sul serbatorio del boxer sella lunga c'era solo una targhetta fatta con quell'aggeggio incredibile in cui infilavi la striscetta di plastica adesiva, ruotavi il disco con le lettere e clak premevi, serviva per etichettare le tue proprietà, io lo usavo perchè era troppo divertente.
    Avevo inciso il nome del motorino, perchè avevo la moda di dare il nome a tutto, il boxer sella lunga si chiamava Cosimo Piovasco.
    Bye

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  11. Gli sms mi sono odiosi, non sono nemmeno capace di mandarli in fluidità.

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  12. Io non le ho conservate tutte, ma qualche volta cercando qualcosa me ne vengono in mano di queste lettere. E mi fermo, e le leggo. E sono flashback più o meno piacevoli.

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    1. Il captcha è la verifica parole che ti chiede blogger per inserire il commento?
      Mi sembra che anche Nik ce l'abbia su, con questo dispositivo anti-spamming.
      Proverò a toglierlo, ma se mi esplode il picì tra le dita chiamo te, Alberto!

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    2. Sì è quella roba là. Blogger ha già di suo un filtro antispam. Facemmo a suo tempo una campagna contro questo cane da guardia, QUI.

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    3. Ci ho provato, ma le mie impostazioni non prevedono l'optional del captcha. Indi ho provato a cambiare il modello del blog tornando a quello classico, come mi suggeriva un link in rete, ma niente.
      Se tu hai qualche altra strategia da suggerirmi, prego. :)

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  14. La posta una volta viaggiava per giorni; chi aspettava lo sapeva e aveva pazienza. Oggi con gli sms e la posta elettronica basta un attimo.
    Ma se passano giorni senza riceverne ci si fa cattivi pensieri.

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    1. I cattivi pensieri non servono, tranquillo.
      E' inutile scrivere quando non c'è niente di nuovo sul fronte occidentale ... orientale ... nordista e sudista. :)

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    2. La vita è di per sé diventata una cosa triste; l'inverno col suo grigiore la rende ancora più tetra e, a volte, insopportabile.
      Non occorrono pagine di word, né capitoli di romanzo: a volte un "ciao, sto bene, conservati", ti allevia la fatica di vivere.

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  15. Le lettere hanno un romanticismo tutto loro.
    Io faccio parte della generazione Mail, ma credo di aver avuto anche io un'amica di penna che mi scriveva dall'Inghilterra, per allenare un po' l'inglese. Bei tempi.
    Passavo di qui,
    G.

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    1. E bravo il mio Gi che passa di qui.
      Sì, romantico è un aggettivo che con le lettere di carta e inchiostro ci sta proprio bene!
      Ho dato una scorsa al tuo blog, ma di questi tempi non riesco a leggere niente che superi le venti righe.
      Sarà per la prossima, ciao e grazie del commento

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  16. Silvia guarda che sull'azzurro il verde smeraldo nemmeno si vede!
    E poi perché cambiare il formato?
    Da artista ti do un consiglio: mai cambiare una cosa bella. Se ti è venuto un segno buono o un colore gradevole al "tuo" occhio, lascialo così perché risulterà gradevole anche agli occhi altrui.
    Non è gratuito: ti manderò a parte il mio IBAN e il mio BIC perché tu possa inviarmi 1,50 euro.:)))

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    1. Vada per l'IBAN, ma what's bic? La penna?
      Non volevo cambiare niente, è tutta colpa di Alberto!
      Più tardi rimetterò tutto a posto -se riesco-
      ciao

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  17. Stento a credere che tu non sappia cosa sia il BIC!
    Allora è un acronimo che significa Bank identifier Code e che va sempre aggiunto all'IBAN per versamenti da fare all'estero.
    Mi devi adesso in totale 3.- euro :)))
    Prova a rimettere le cose a posto, ci riuscirai.
    Sorry, chi è Alberto? Lo spirito di Sordi?
    Sembrerebbe, visti i risultati del suo cambiamento.
    :))

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