giovedì 17 giugno 2010
abito sempre qui da me
Gino castaldo intervista Guccini:
"E comunque già a cinquant'anni mi resi conto tragicamente che gli anni che mi restavano da vivere erano meno di quelli avevo già vissuto, figurarsi ora. Ma non ci penso tanto, solo quando sento dei limiti. L'altro giorno sono andato al mulino, era la casa dei miei nonni dove abitavo da piccolo, c'è una mulattiera che scende giù, guardavo i sassi, attento a non inciampare. C'è il fiume, una volta lo passavo saltando di sasso in sasso, ora certo no. C'è anche il lago, d'estate si stava là, lo attraversavo tutto e tornavo indietro, ora faccio sì e no cinque metri, ma ancora mi tuffo, anche se l'acqua è gelida. Però notavo una cosa, da giovane facevo i concerti seduto, ora li faccio in piedi, sono proprio un coglione..."
Sai che in queste ultime settimane, Francesco, ascolto spesso le tue canzoni, dopo decenni di silenzio gucciniano?
Sai che non sapevo che in questi giorni compissi settanta anni?
Sai che mi piace come rifuggi naturalmente le banalità, l'accuratezza con cui scegli ogni singola parola come un giocatore che sceglie le carte dopo aver valutato tutte le possibilità, l'apparente noncuranza con cui poi butti lì le frasi, come se non volessi prendere troppo sul serio le emozioni che risvegli?
Mi piace la tua arte dell'accoppiare cose serie e facete, sacro e profano, letteratura e vita quotidiana, come un sapiente chef che abbina sapori opposti con risultati sublimi.
Di questa bellissima canzone che nemmeno conoscevo ho scelto d'istinto la frase: abito sempre qui da me, che a me dice la possibilità di SEMPRE cambiare ma insieme la volontà di MAI rinnegare la propria essenza.
Sai che ricordo quando sul finire degli anni 70 io e la mia amica andammo in giro in motorino a tappezzare i muri del paese e dei dintorni di manifesti col tuo faccione barbuto, in occasione di un tuo concerto dalle nostre parti?
Il nostro primo concerto. Cantasti con Flaco, un chitarrista argentino, non ricordo altro, nemmeno se indossassi l'eskimo innocente.
HO ANCORA LA FORZA
Ho ancora la forza che serve a camminare,
picchiare ancora contro per non lasciarmi stare
ho ancora quella forza che ti serve
quando dici: "Si comincia !"
E ho ancora la forza di guardarmi attorno
mischiando le parole con due pacchetti al giorno,
di farmi trovar lì da chi mi vuole
sempre nella mia camicia...
Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
e al mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un
motivo o l'altro so rifare...
E ho ancora la forza di chiedere anche scusa
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte
ve la posso garantire...
Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo...
Ho ancora la forza di non tirarmi indietro,
di scegliermi la vita masticando ogni metro,
di far la conta degli amici andati e dire:
" Ci vediam più tardi ..."
E ho ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare...
Abito sempre qui da me,
in questa stessa strada che non sai mai se c'è
col mondo sono andato
e col mondo son tornato sempre vivo...
Testi di Francesco Guccini
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A me invece sono piaciute tanto di questa canzone che non conoscevo (grazie allora per avermela fatta conoscere) i due versi che ripete un paio di volte
RispondiElimina"nel mondo sono andato,
dal mondo son tornato sempre vivo"
Potrei farne la sigla della mia vita.
Bella! Ci penserò.
Ciao pimpa
RispondiEliminaGuccini è un poeta e questa canzone è davvero particolare tutte le volte che ho il piacere di ascoltarla viene da riflettere.
un saluto
Bellissima...Sebbene in questi giorni, se abito ancora da me, vorrei traslocare...
RispondiEliminaIACO: sì, anche quella frase ha il suo fascino, ma spiegami il significato che gli hai dato tu
RispondiEliminaERNEST, guccini è un poeta che, come dice lui stesso, "ha ancora la forza di scegliere parole
per gioco, per il gusto di potermi sfogare
perché, che piaccia o no, è capitato
che sia quello che so fare"
e lo fa maledettamente bene!
WILMA: è metafora, quel traslocare, o semplicemente vuoi condividere il disordine che si accumula in una casa in una settimana?
perchè, in entrambi i casi, ti capisco
Mi sono dovuto inventare ogni lavoro che ho fatto, ogni lingua che ho parlato. Sono spesso dovuto andare allo sbaraglio e sono tornato a casa sempre vivo, anche se pieno de bozzi, de ficozze e coll'occhi muffi.
RispondiEliminaMa pieno pure di energie nuove.
Legenda:
bozzi= tumefazioni
ficozze= bernoccoli
occhi muffi= occhi da pugile cerchiati di nero e gonfi.