sabato 25 settembre 2010

ghe sarà de na a catà l'uga

Sappiamo tutti che in ogni famiglia ci sono dei tormentoni. Uno dei tanti tormentoni della famiglia di mio marito è la questione vino. Mio suocero lo autoproduce da una vita, con l' uva della sua vigna, ma il problema è che lui da anni non riesce più a starci dietro, a questa attività, e obbliga i figli ad aiutarlo. Essendo settembre, siamo in periodo a rischio di litigate per tormentone vino.
Mia suocera, assumendo il suo miglior piglio da capunera, in questo periodo dell'anno comincia a lanciare il sasso, proclamando a mo' di generale di corpo d'armata: "Ghe sarà de na a catà l'uga al cimiteri" (bisognerà andare a raccogliere l'uva al cimitero).
Non è che mio suocero abbia piantato le viti dentro il camposanto, semplicemente il campobacco è attiguo al camposanto, che un tempo era campobacco ma poi gli è stato espropriato per farlo diventare santo. E' chiaro, no?
Ghe sarà de na a catà l'uga al cimiteri è ... Bum! la frase storica che dà avvio alle ostilità, il colpo di cannone che segna l'avvio della guerra. Mio marito si scalda all'istante e dice che se va al cimitero è per tagliare raso terra tutte le viti. Se ha la luna particolarmente sversa sostituisce il verbo tagliare col verbo bruciare. Che in cantina ci sono ancora le damigiane dell'anno scorso, e dimmi un po' cosa se ne fa il papà di tutto quel vino se neanche potrebbe più berlo. Che quell'uva è di qualità pessima e il vino risulta imbevibile. Che è un vino talmente acido che di sicuro lo stomaco di chi lo beve - quello di suo papà- è ridotto a un gruviera.
Mio suocero non accetta che si parli in modo così spregiativo del suo vino e comincia a inveire a suon di "te capisèt negot! te se scemu!" (non capisci niente, sei scemo) cercando poi, a suon di inutili "pruel!" (provalo!) di convincere figli nuore e nipoti presenti ad assaggiarlo.
Mai nessuno che si sacrifichi. A me fa schifo anche solo la vista del bottiglione sul tavolo.
Mio cognato dice che lui ha già il suo, di campo, e non può stare a dietro anche al cimitero. Che quest'anno è l'ultimo anno che si fa quel cazzo di vino.
A queste annuali parole sua moglie gli salta letteralmente in testa, come una gallina starnazzante, proclamando a gran voce che ogni anno lui dice così e che poi ogni anno il vino lo fanno, e che lei è stufa di sentire ogni volta le solite menate.
L'altra mia cognata dice che se qualcuno si offre a stare a casa a curare la nonna ci va lei al cimitero ad aiutare suo papà. A questo punto tutti riscoprono il fascino della vita bucolica e l'attrazione per il male minore.
La nonna dice che quel vino non fa male a suo marito, e che l'ha detto anche quel tale dottore, cent'anni fa (quando la nonna vuole convincerci di qualcosa, ci piazza dentro un fantomatico dottore che noi non conosciamo ma che -chissà come mai- sostiene proprio la sua stessa tesi)
... e che... e che ... e che ....
E la mena talmente tanto che, alla fine di settembre, una benedetta mattina si fa questa benedetta vendemmia.
Per puro caso la sottoscritta l'ha sempre sfangata: quando lavoravo di sabato c'era tradizione di farla di sabato perchè erano tutti a casa dal lavoro, adesso che io non lavoro più di sabato la fanno in altri giorni. Ohhh, io non c'entro, odio il vino ma amo la vita bucolica, una vendemmia all'anno l'avrei anche fatta volentieri.
Trascorso il giorno della battagliata vendemmia, per settimane ogni volta che esco sul balcone sento l'odore dell'uva che fermenta nei tini.
Quest'anno la discussione si è già compiuta, come tradizione vuole, ogni battuta al posto giusto, ma per ora sul balcone c'è solo odore di fichi marci.

5 commenti:

  1. Che bei ricordi hai ritirato su.
    La mia famiglia aveva una nobile tradizione: ogni tre mesi c'era un'adunata di tutti i figli di mia nonna, cinque ancora viventi e perenni tra cui mia madre, che facevano insieme a mogli e noi nipoti e tra noi quattordici cugini quattordici, per due giorni successivi, di norma un fine settimana, grandi mangiate e bevute e litigate finali tra fratelli. Noi aspettavamo proprio le litigate, che erano uno sballo!
    Si rinfacciavano proprio tutto da quando erano nati.
    l'apice veniva raggiunto, e la marea delle nostre risate diventava straripante, quando mia madre rinfacciava a mio zio Sante "non mi hai ancora restituito le due (sic) lire che ti ho prestato nel 1914!!!
    Noi scappavamo allora tutti e 14 dalla grande sala e ci andavamo a rotolare per terra tenendoci la pancia, mentre di là c'era il putiferio.
    Sai una cosa? Mi sono venute le lacrime agli occhi, ma non per il ridere. Avevo poco più di dodici anni quando ricordo la prima di queste giornate. Mi mancano. Mi mancano tantissimo.

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  2. Quel tipo d'uva, per la forma oblunga dei suoi acini, da queste parti viene chiamata "a zizza 'i vacca", cioè dalla forma di mammella di vacca. :-D

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  3. Ornella, la bella uva della foto non è della vigna di mio suocero, ma di una vigna del parco del curone: era l'unica foto d'uva che avevo nel picì.
    Quella di mio suocero è nera e di qualità "clinto", e quest'anno pare che la produzione sia ai minimi storici, a causa delle prolungate piogge d'agosto e soprattutto del fatto che quest'anno il nonno non ha "fatto le viti".

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  4. IACO, far ridere o far piangere è poi lo stesso, no? Le litigate tra parenti sono un gran bello spasso quando sei piccolo, un pò meno quando sei parte in causa. Io non le sopporto. Però come te ho un ricordo divertente dei Natali passati coi parenti di mia mamma. Tutto tranquillo fino al caffè, poi si aprivano le danze. AL primo accenno di politica, BUM! Che guerre! altro che Natale di pace! Era il giorno più litigioso dell'anno! Che dici, ci scappa un post?

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  5. Ahaha, praticamente una sit-com, una Casa Vianello tra le vigne :)

    Moz-

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