giovedì 30 settembre 2010

un baule pieno di ricordi

Dovevo fare i soliti noiosissimi lavori di casa, quest'estate, ma la pigrizia ha prevalso sull'efficienza e così ho riordinato solo un locale, "la stanza in fondo" , un locale che potrebbe essere una terza camera da letto se non fosse diventata un "di tutto e di più": lavatrice, aspi
rapolvere, attrezzi per le pulizie, fontanella, scarpiera, pozzo di san patrizio congelante, dispensa, tavolo fai da te, un vecchio armadio, un appendino per l' abbigliamento da "walker", -così mio figlio chiama le guardie ecologiche- zaino, cappelli, due borse del calcio, una della piscina, una della protezione civile, una dell'anti-incendio; appese al muro, una stadera e una grata di ferro, sulla quale giacciono da anni oggetti ufo, tipo chiavi che non si sa cosa debbano aprire e inquietanti archetti da caccia che G. deve portare al museo del parco da decenni. Dentro e sopra un vecchio armadio a 4 ante bombate e specchiate c'è un delirio. Dai sacchi a pelo dell'esercito a vecchi vinile passando per una serie completa di videocassette allegate all'"unità" di decenni fa, comprate da un padre sprovvisto di videoregistratore con l'unico scopo di finanziare il suo quotidiano preferito.
Prima o poi dovremo dare un senso a questo delirio di onnipotenza degli oggetti!
E se mettessimo tutto su ebay? chiedo a Ginocchio, che naturalmente si rifiuta. Troppo sbattimento! -dice-
La cosa più intrigante di tutto questo baillame, l'unico oggetto di cui non mi sbarazzerei facilmente è un baulone verde pieno di ricordi. Quaderni di scuola miei, dei miei figli, di mio marito, e perfino delle mie sorelle e di mia mamma. Ci sono alcuni temi -miei o delle mie sorelle- la cui lettura mi provoca ondate di tenerezza. Li posterò, pur sapendo che certe emozioni non sono condivisibili.

9 commenti:

  1. Abitiamo in questa casa da trentun anni. In cantina avevo un mare di cianfrusaglie; me ne sono liberato una sera quasi spaccandomi una gamba.
    Penso che in tutte le famiglie ci sia una stanza piena di "impicci", come li chiamava mia madre, la maggior parte dimenticati e perennemente impolverati. Da noi è la stanza da dove adesso scrivo, la mia stanza da lavoro, come si ostinano a chiamarla i miei figli.
    Ho visto purtroppo quello che è successo alla morte di mia madre, mentre io e mio fratello, gli orfani, avevamo ben altro cui pensare, il resto della tribù ha fatto man bassa dei miei, dei nostri, ricordi più intimi. Un massacro.
    Non ho trovato più niente di quel che cercavo.
    Così finiranno i ricordi più belli della mia vita con Annamaria, lo sappiamo già tutti e due.
    Ti do un consiglio: se hai lettere d'amore con tuo marito quando invecchierai bruciale.
    Noi lo faremo.
    Non vogliamo che una schiera di nipotini irriverenti si facciano le matte risate sulle paroline che i loro nonni si scambiavano.
    Anche se ho visto Annamaria piangere nel rileggere una lettera, che suo nonno durante la prima guerra mondiale scriveva alla moglie: una lettera disperata di un soldatino che temeva di non tornare più vivo a riabbracciare la sua sposa.
    Annamaria sapeva che l'aveva riabbracciata, ma si commosse lo stesso.
    Non so se le nuove generazioni abbiano la stessa sensibilità della nostra, quindi noi bruceremo le nostre lettere d'amore.

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  2. Perchè le nuove generazioni devono essere considerate non meritevoli di leggere le lettere d'amore dei nonni? Credi davvero che i tuoi adorati nipoti possano ridere di voi? Sei ingeneroso!
    Mia mamma ha una scatola di cartone a quadri rossi e blu che contiene, oltre a vecchie corrispondenze, foto con bordi a zig zag e documenti ingialliti, anche le lettere tra lei e mio padre. Non so cosa deciderà di farne, non so nemmeno se il malloppo esista ancora o sia stato distrutto. Di certo quelle lettere non le ho mai lette, anche se me le sono trovate più di una volta tra le mani. Però, se le ritrovassi quando loro non ci saranno più, penso che le considererei una preziosa eredità. E anche se mi strappassero un sorriso, non sarebbe certo un sorriso di scherno, ma di tenerezza.
    Da parte mia non so cosa ne farò dei quintali di lettere d'amore che tengo nascoste.

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  3. dov'è la salsa? "giuù in fondo", dov'è l'aspirina? "giù in fondo", e così per un sacco d'altre cose. Così si usava a casa mia, in quella stanza lunga e stretta tra le due camere, "giù in fondo", che poi non era manco giù dato che l'appartamento era ed è tutto su un piano! Quanto ai ricordi anche io temo qualche volta temo che i "futuri" non saranno così delicati e attenti, ma poi penso che in fondo anche i miei genitori pensassero la stessa cosa di me e dei miei fratelli....In buona sostanza, in fondo, così come chi semina vento raccoglie tempesta, c'è qualche buona possibilità e speranza che, chi verrà dopo di noi, saprà apprezzare anche i sentimenti che ci siamo scambiati in gioventù! Spero che Iaco non privi le sue discendenze anche dei suoi pensieri "Blogghistici"!!!!

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  4. Ingeneroso? Direi piuttosto geloso dei sentimenti miei, estremamente pudico. Scusa eh, ma mi vengono in mente i versi con cui concludevo una mia poesia, scritta parecchi anni addietro:
    "....e i figli? Tu mi chiedi, fratello.
    I figli invaderanno l'ultima stanza
    dove ti sei chiuso per morire;
    non come cervi adulti
    che abbandonano
    il decaduto capobranco,
    non così."
    Capito Silvia?
    La mia morte è mia. Appartiene a me solo.
    il dopomorte anche.

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  5. io amo conservare di tutto e poi quando mi capita di aprire bauli immaginari o reali e come riprendersi parte della propria vita, emozioni dimenticate, parole e suoni che ritornano.

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  6. scusa iaco ma non ho capito la tua poesia.
    non capisco perchè devi considerare un'INVASIONE l'entrata dei tuoi figli nella stanza dove "ti sei chiuso per morire" E' chiaro che la morte e il dopo -se c'è un dopo- non sono condivisibili, ma credo che nessuno si auguri di morire in solitudine.

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  7. Allora te la manderò tutta in privato coi vedrai se la capisci.
    Comunque le poesie non sono teoremi matematici: non vanno capite, ma lette lentamente a voce medio alta. Devi sentirtele suonare dentro la testa.

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  8. GRAZIE, la leggerò lentamente a voce medio alta domani, in regime di riposo, con la mente sgombra dalle fatiche del sabato, e vedrò se mi suona dentro la testa.

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  9. Che fai? Scrivi un post al giorno? Ti stai sfogando così? Ci stai riuscendo a dimenticarmi? Ti senti più leggera?
    Tu almeno hai una famiglia compatta accanto a te e G. che non ti avvelena, puoi tranquillamente guardarti dentro. Io ho accanto adesso una persona che vorrebbe non fossi mai esistito. È più difficile in questa mia condizione famigliare analizzare con obiettività ciò che è stato, ciò che è e che potrà essere.
    Io sento solamente una grande umiltà adesso.
    PS.
    Che cosa triste un tuo post privo di un mio commento, e che cosa squallida un mio post senza un tuo commento. Ci sono cose che stanno bene insieme, da sole si perdono.

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