martedì 21 dicembre 2010

invito alla lettura

Di mattina buon'ora, verso le sei, le cose cominciano ad andare subito di traverso: appena giù dal letto io non trovo il reggiseno e mio marito il maglione della divisa, quello con la Fodera Interna Antifreddo (mettine uno nuovo- no, voglio mettere quello vecchio- ahhhh!!! ); il cancello elettrico non risponde agli ordini del telecomando; quindici minuti più tardi il camion della spazzatura sta ritirando i sacchi proprio nella strada dove abitano i miei, quindi lascio la macchina in fondo alla strada, ma non troppo lontano perchè sennò poi a papi gli viene l'affanno, e nel tempo che mi occorre per prelevare lui, la cartelletta medica, gli occhiali, il borsellino e il cappello il camion della SILEA arriva in fondo alla strada e la mia macchina corre il rischio di essere trattata alla stregua di un secchiello dell'umido;
Pur con qualche piccolo inconveniente alle sette meno un quarto io e papi siamo già sulla statale, diretti all'ospedale per il solito controllo emo.
Ascolto la radio, ascolto papà, rincorro i miei pensieri: devo ricordarmi di chiamare l'otorino verso le 10, per un'emergenza oto di Daphne; ieri la dottoressa non poteva vederla e mi ha dato il numero di cellulare così da contattarla stamattina ... miseria miseria cazzo di una miseria ho dimenticato a casa il numero! Chiamo mia figlia, è appena partita, per la mia stessa destinazione ma mezz'ora dopo, così si becca tutto il traffico dell'ora di punta. Dice che torna a casa a prenderlo e mi manderà un messaggio con quel mannaggia di numero e mannaggia anche allababbeacheseloscorda.
Un'ora più tardi sono seduta al tavolino del solito bar del solito ospedale, davanti al mio solito pà, intento a consumare con il suo tipico gusto fanciullesco il solito rito della colazione post-prelievo: solito cappuccio, solita treccia all'uvetta.
Che caos, qui è sempre ora di punta, peggio della statale ore setteetrenta. Poco fa è entrato il suo cardiologo, se ci vede mi chiede come va e gli devo riassumere la situazione clinica ... uhh!! Io temo gli interrogatori medici su questo paziente: c'è sempre qualche dato che mi sfugge. (nel frattempo, terminata la colazione, il suddetto paziente sta facendo il controllo-peso delle donne presenti nel bar)
E poi adesso non ho tempo di pensare al cardiologo, ho in sospeso QUEL numero. Controllo il cellulare. Un messaggio mi informa che è in arrivo un invito alla lettura, lo voglio o lo rifiuto?
Ma che cavolo di novità è questa? Un invito alla lettura??? Si tratta di sicuro del numero che mi serve, per cliccare sul sì basterà schiacciare il pulsante destro ... vuuuuuuup, tutto svanito. Scomparso l'invito alla lettura, volatilizzato QUELL' ipotetico numero. Perfetto.
Sono le otto e dieci, Ginocchio prende il treno alle 8 e 30, ("porcatroia, perchè io non devo mai avere la macchina?") ... sarà già partito? E' la mia voce a rispondermi: non siamo in casa, lasciate un messaggio ... forse è in casa ma non risponde, forse si sta lavando i denti, gli lancio un appello, è l'ultima speranza, un lumicino di speranza, ... che si spegne subito.
Adesso che faccio? Quando sollevo lo sguardo dal cellulare traditore, mi si profila davanti una donna con i capelli rossi e gli occhiali verdi: sta appoggiando la tazza del caffè sul tavolino, ma poi se lo sorseggia in piedi. E' vestita in modo vistoso, a prima vista mi dà l'idea di appartenere al genere: donna vulcanica. C'è un incrocio di sguardi ... non può essere ... non può essere proprio lei ... noooo... siiiii.... vaaaaiii...... è lei, è la dottoressa della quale sto disperatamente e inutilmente recuperando il numero di telefono!
Quando una giornata inizia di traverso, ... poi capita che il vento cambi direzione!
... Sempre che non si stia a guardare troppo per il sottile, tipo la grattuggiata allo specchietto durante la retro causata dal cancello elettrico ancora reticente. Una sottile grattuggiata, quasi una spolverata. Una carezza, direi.
Sto studiando la tattica migliore: confessare subito, ai maschi della famiglia, o fare finta di niente e aspettare che se ne accorgano, per poi rispondere con nonchalance: "Quale? Dove? Quel piccolo graffietto? Ah... sì, devo essere stata io. Mi pare di aver sfiorato la casa della signora Peppa, un giorno, tanto tempo fa, ve ne siete accorti solo ora?

24 novembre 2010

2 commenti:

  1. Da trenta anni abito qui. Ho un garage dove entro ed esco minimo quattro volte al giorno con la macchina. Quando devo salire in macchina o quando ne esco lo faccio sempre dalla parte sinistra, la mia parte, quella del guidatore. Mai vado a guardare a destra, perché poi?
    Alcuni anni fa con una macchina che aveva si e no sei mesi di vita, trovandomi in città, mi capitò di parcheggiare al centro. Uscito, girai intorno alla macchina e vidi -orrore- una graffiata atroce sul parafango posteriore.
    Quando cazzo l'ho fatta sta roba? Mia moglie guardò e disse. "Meno male che ti ritieni un guidatore super!". Non riuscivo a darmi pace, perché era chiaro che avevo grattato io.
    Quattro o cinque anni dopo a Grado, con un altra macchina, diedi le chiavi a mia moglie perché facesse una marcia indietro tra due alberi, sufficientemente distanti tra loro. Mia figlia Stefania gridò a sua madre: "Sta attenta a non fare il casino come quella volta con la Croma nel garage del pa...". Si morse la lingua, ma io avevo ormai capito.
    "Volevo portare la macchina fuori dal garage per darle una lavata. Era così sporca".
    Capita ai mariti di fare certe esperienze, capita.

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  2. capita alla lingua delle donne di non riuscire a stare a cuccia ...

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