domenica 22 gennaio 2012

il traghetto di Leonardo

Il traghetto se ne sta buono buono, sollevato a mezz'aria, all'asciutto, giusto per togliersi di dosso quel poco di umidità, reclamare un lifting, che ormai non si nega a nessuno, ma soprattutto godersi un periodo di  meritato riposo.

Uno dei due estetisti dell'imbarcazione si è abbassato e mostra il fondo schiena nudo ai passanti, in questo momento alla sottoscritta, facendole rimpiangere i bei tempi in cui imperava la dittatura della maglia della salute.
L'odore di vernice si mescola con l'odore di fiume.


Poi, volente o nolente, il traghetto scoppiante salute se ne dovrà tornare nelle acque del fiume, dove sarà  collegato a una fune d'acciaio tesa tra le due rive e manovrato da un traghettatore che darà l'avvio al movimento facendo leva sul cavo con un bastone di ferro.
E così ricomincerà col suo monotono avanti e indietro tra  la sponda bergamasca e quella lecchese, aiutato da quel motore ecologico che è la corrente dell'Adda, a poca distanza da quel tratto selvaggio di fiume che Leonardo scelse come ambientazione per la sua Vergine delle rocce. (Così narra leggenda)
Il pittoresco traghetto leonardesco forse sarà contento di non  essere nato  nave da crociera, ma  il traghettatore non sempre sarà entusiasta di avere a che fare con le frotte di umanità e disumanità che chiederanno di fare la traversata. Breve, per fortuna.
Un gruppetto di pensionati sosta sulla riva, al sole, approfittando della vicinanza di un punto di ristoro per sporadici inviti a un caffè (no, grazie, l'ho bevuto a casa, mio figlio mi ha regalato la macchinetta)
I gabbiani fanno una gran cagnara, volando in cerchi concentrici sempre più vicini alla riva, litigando e spintonandosi l'un con l'altro. Sono agitati, sull'orlo dello sclero come i  miei allievi quando c'è vento. Se qualcuno mi chiedesse di identificare la malattia mentale con un uccello, io ci metterei un gabbiano. Dai tempi di Livingston, invece di rimandarmi all' idea di libertà mi creano inquietudine.
"Uno, due .... tre!" e al tre l'assistente del fotografo pesca in un sacchetto e  lancia delle briciole sul muretto, per attirare gli uccelli. Ora capisco cos'è tutta quell'agitazione. L'uomo che invade, disturba, sfrutta, crea confusione. Pur consapevole che non stanno facendo niente di male, provo un moto di fastidio per il fotografo e il suo assistente.

I turisti sono una razza pericolosa, quando ci si
mettono. Dall'inizio della bella stagione fino all'inverno, sul bel traghetto si troverà di tutto un pò: bambini ancorati ai genitori, capricci incollati ai bambini,  nonni aggrappati alla vita, cani trattenuti al guinzaglio, zecche attaccate ai cani, milanesi. Cosa farei al posto del traghettatore? Quando mi farebbero girare i santissimi,  per tollerarli mi basterebbe immaginare di trasformarmi in un Caronte dagli occhi di bragia, usare il bastone di ferro per distribuire botte in testa a destra e a manca,  portarli tutti quanti all'inferno.

Ma poi mi allontano lungo l'alzaia quasi deserta e scaccio queste fantasie sadiche con
la costanza delle folaghe nel tuffarsi e rituffarsi
la scia a triangolo che accompagna il loro incedere
il cigno che con delicatezza immerge il lungo collo nell'acqua, poi con un colpo di reni si mette in verticale a testa in giù e rimane immobile per qualche minuto,  rischiando di essere scambiato per  una boa
il volo orgoglioso del falco di palude
il nascondersi tra le frasche di un volatile che rimane anonimo nonostante il mio tentativo di sbirciare tra le canne
un topolino che esce dal buco per correre dietro a una rana, la quale intuisce la mal parata e si tuffa in acqua, sfuggendogli
il cigolare delle alzavole,  
il fischiare del fischione.

19 commenti:

  1. Per istinto mi viene da dire: un gran bel quadretto bucolico hai scritto. Questo è il tuo lato migliore: quello di osservatrice di cose che sfuggono a tanti.
    Io sono nato sul mare, adesso vivo a contatto di un fiume non intimo come l'Adda ma immenso come il Reno. Vater Rhein lo chiamano i teutoni, padre Reno. Ci sono anche qui i cigni, sempre in coppia, monogami come sono, poi le folaghe anche qui, ma non tanto chiassose; sono folaghe tedesche poverine, devono stare attenti ai Vorschritte, i regolamenti. Comunque ci andiamo spesso Annamaria ed io a passeggiare e a contare le tante navi fluviali che passano, tedesche, belghe, svizzere e francesi.
    Ma torniamo al mare, il mio mare.
    Non c'è l'intimità di un fiume, ma il senso dell'immenso.
    Eppure anche io ho visto i traghetti, sempre qui in Cruccolandia, su un fiume non così grande come il Reno , né come il Meno, ma sul Neckar, vicino Stoccarda.
    Sono rimasto una mattina intera a guardare affascinato dalla monotonia fantasiosa di quei tragitti, sempre uguali e mai veramente uguali.
    Gran bel pezzo, principessa, complimenti.:))

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    1. Non avevo mai pensato che l'Adda fosse un fiume intimo.
      Sì, è un aggettivo azzeccato.
      Quando si restringe, e forma delle anse, e dei ristagni, allora diventa la casa di tanti volatili, che nel folto delle canne palustri e nell'intrico della vegetazione della riva trovano l'intimità di un rifugio.
      Anche per me e non solo per i volatili l'Adda è in qualche modo intimo, perchè mi riporta nei meandri della mia infanzia. :)

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    2. Spesso ci azzecco cogli aggettivi, specie in questi ultimi tempi. Mi basta poco: strizzo un tantino il lato inventivo del mio cervello (praticamente il 95%, il resto non so cosa stia lì a fare) ed esce fuori qualcosa che, a prima vista a volte è anche irritante, poi invece lo riguardi ed è bello. Per questo non cambio mai una intuizione del mio 95%.
      Ha ragione Nik -vai a vedere sul mio blog- quando dice che spesso capita ai poeti, ma anche agli scrittori, scrivere cose che loro stessi capiscono poco, poi sono gli altri a goderne la profondità.
      Capita anche a te, principessa del pisello (l'hai trovato tu questo connubio, fregandolo alla Littizzetto).
      Il pezzo è bellissimo, ciao.

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  2. Ho riletto l'ultimo pezzo: sembra una poesia di Giovanni Pascoli!
    Poteva venire solamente a te l'immagine del cul di digno a mo' di boa:))
    Ma sei sicura che le alzavole cigolino? Allora ho delle alzavole sotto il mio materasso:)
    Scherzi a parte ti invidio questa tua "bucolica valitudo".

    PS: redarguiamo mia nipote Sofia, che ha sparso la voce del black out di Internet e compiaciamoci di poter ruzzare ancora in rete.
    Grazie per il ritrovato bel color bianco, però ogni volta sto giro di zebedei per poter pubblicare...che roba sto Alberto:))

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    1. -Più che estro creativo, il cul del cigno a forma di boa è frutto di deficit sensoriale: un giorno che correvo per l'alzaia sprovvista di occhiali chiesi a g. cosa ci faceva una boa in mezzo al fiume :))

      -Ho digitato alzavole e cigolano, e google ha confermato l'intuizione del mio udito: prova!

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    2. Comunque, ammettilo, era bello: pensa tu se tutti i naviganti avessero l'opportunità di girare ad una simile boa. Pensa poi se in mare al posto di certi scogli impervi ci fossero culi di cigno all'aria: ce l'avrebbe fatta anche il Comandante Francesco Schettino a non fare danni.
      Questa era un tantino blasfema, ma mi piaceva così l'ho lasciata -vedi sopra- e poi mi piace troppo il "cul di cigno al vento".

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  3. Hai cambiato il colore; hai cambiato i caratteri del post; perché non fai ancora una grazia, principessa? Cambia i caratteri dei commenti e delle risposte, perché ogni volta mi ci sguercio e dovrei avere a disposizione una lente di ingrandimento.
    Danke schön, meine Liebling.

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  4. principessa sul pisello ci ha provato, ma nisba.
    sempre colpa di alberto, ovvio.
    volevo solo togliere quel capcha del menga e guarda che casino.
    fffffff.....

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  5. Faglielo togliere a lui, eccheccazzo! E visto che ci sei gira a lui le proteste legittime di chi si sta sguerciando per leggere i commenti e controcommenti.
    Arbè, datte na mossa e leva st'obbrobbrio!

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  6. Oddio! Adesso il piccolissimo da sguercio è rimasto nei commenti e si è allargato anche al post.
    Manco a li cani, randaggi se capisce.
    Sirvia, lassa perde che sinnò chissà che comnini:))))

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  7. Uff ... ma lo sai che sei incontentabile?

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  8. carino e ironico
    hai uno spiccato senso da osservatrice :)

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  9. Grazie Agnese, ma non credo sia così bello e semplice.
    Diciamo che mi perdo a osservare le minutezze, la fogliolina e il topolino, cose poco importanti, col risultato che non sento/vedo la classica montanbaik arrivarmi a un pelo dall'investimento!

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  10. Hai letto quanto possono essere pericolose le mountain bike?

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  11. No, ma essendo una passeggiatrice dei sentieri ne ho esperienza diretta. Alcuni ti sfrecciano via a un centimetro, così veloci che ti chiedi se sei in un bosco o in un circuito.
    Quel giorno del traghetto, mentre ero in totale assortimento, a un certo punto ho sentito un iiiihhhhhhh ..... dietro al culo, c'era un biker che mi stava per investire.
    Un'altra volta ero con la bici da città, sempre sull'alzaia dell'Adda, e sono stata tamponata davvero.

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