martedì 5 febbraio 2013

la sorella della nonna

C'è un odore sgradevole sulle scale, forse a causa di due sacchetti della spazzatura che giacciono inevasi sul pianerottolo, o forse è l'essenza stessa delle scale a puzzare, perchè si sa che le scale sono sempre un po' infide.

 Mamma ha saputo che è morta sua cugina Mariuccia e mi ha chiesto di accompagnarla a far visita alla famiglia, per le condoglianze.
"Sono le uniche cugine che ho", precisa.
La sorella di mia nonna materna si sposò con un primo cugino, così nacquero sette  figli -cinque femmine e due maschi- ognuno con il suo evidente difetto fisico. Di tutti i fratelli solo uno si sposò, sebbene ipovedente, gli altri rimasero nella casa paterna. Il padre morì giovane e i figli si attaccarono alla madre in modo viscerale. Ricordo che le poche volte che mi è capitato di venire in questa casa mi faceva strano vedere questi uomini e donne adulti -sterili api operaie- aggirarsi attorno alla loro madre -la feconda ape regina- accudendola, nutrendola e coccolandola  con abnegazione e infinito affetto.
La cognata, l'unico "membro esterno" della colonia, mi accoglie con un "Vuoi vederla?" così convinto -e oserei dire quasi entusiasta, se non fosse che non ci azzecca molto con la triste circostanza- che mi sembrerebbe offensivo rispondere "No, grazie", così taccio e dato che chi tace acconsente vengo accompagnata ai piedi di una piccola cassa da morto, dove è riposto un viso che ha perso ogni sembianza di viso, seguito da un corpo talmente inconsistente da non lasciare nemmeno un segno sul telo.  Di questa lontana parente non ricordo nemmeno che faccia avesse da viva, perchè dovrebbe interessarmi la sua faccia da morta?
Appena la sorella novantenne inizia a   recriminare qualcosa del tipo "avremmo potuto ... dovuto ... tentato ..." , la cognata si incazza e le dice di piantarla, che non avrebbe avuto senso alimentare forzatamente un'ottantenne di venti chili di peso. Poi si pente della scenata e chiede ripetutamente scusa a mia mamma.
Un chilo di peso ogni quattro anni di vita, penso.
Andiamo in salotto, dove Alba, la sorella più giovane e più addolorata racconta di aver passato la notte a vegliare la moribonda,  tenendole il mento tra le mani. Poche ore fa, al telefono, ha confidato a mamma che ciò che la inquieta di più è la prospettiva di veder morire, uno a uno,  tutti i suoi fratelli.
Abbracciare Alba è come trovarsi tra le mani un mucchietto d'ossa;  Liliana, la  sorella novantenne, in quanto a peso piuma le corre dietro, e così pure la terza sorella che non interviene nei  discorsi, limitandosi a biascicare qualche parola, il cui nome -della cugina- mi sfugge. Queste tre sorelle hanno l'aria di uccellini bagnati, di nuvole che stanno per essere fagocitate dall'uragano, di foglie in balia del vento, mentre i fratelli, pur nel fisico asciutto e nella loro disabilità, sembrano meno fragili.
Il membro esterno della famiglia invece recupera da sola, e forse con avanzo, tutti i chili che mancano ai membri interni.
Penso che non dev'essere stato facile, per questa donna generosa non solo nelle forme, (perchè le ciccione danno sempre l'idea di essere generose anche dentro?) inserirsi in una famiglia di anoressici, senza contare tutti gli altri aspetti di cui raccontavo.
Liliana si lamenta del suo alluce valgo e poi sparisce in cucina tornando di lì a poco con un vassoio traballante di due tazzine di caffè.
Mamma non lo beve, non dormirebbe per tre notti, e a me il caffè non piace, ma due rifiuti rasenterebbero la maleducazione, così trangugio la mia dose di cortesia. 
Non sono un'intenditrice, ma mi pare pessimo.
Al ritorno chiedo a mamma come era Maria, che proprio non mi ricordo la faccia di questa sua cugina, mi risponde che era buona. 

20 commenti:

  1. Silvia, che tristezza!
    Quel visino smunto che così felicemente descrivi mi ha riportato in mente il visino di mia madre. Non era ancora nella cassa, avevano aspettato me che stavo arrivando di corsa. Era in coma da tre giorni e io non avevo più permessi in quel cesso di teatro dove lavoravo, perché dovevo finire un fondale che serviva urgentemente. Ho volato come un matto fino a Firenze, dove ho fatto il pieno e telefonato per dire dove stavo.
    Sentirmi rispondere da mia cognata "prenditela con calma, lei è morta mezzora fa" è stata una coltellata.
    Poi mia cognata, una volta arrivato, mi fa: "speravo tu arrivassi e che lei sentisse la tua voce, per vedere se apriva gli occhi".
    Cazzo! Io ero il figliolino prediletto, ma mi ha dato fastidio.
    Basta mi sono ricordato tutto questo, proprio oggi che ho il morale sotto le scarpe, ma non è colpa tua: è la vita.
    Però per spazzare via la tristezza una sola osservazione: non è che colpevole e responsabile dell'anoressia generale sia l'unica estranea che si pappa tutto lei e lascia i vecchietti a bocca asciutta?

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    1. La morte arriva quando e come vuole e non ha certo la cortesia di aspettare i ritardatari ... se tua madre era in coma da tre giorni avresti avuto il tempo di arrivare, e afc il teatro con tutto il suo fondale!
      va beh, credo che tua mamma ti abbia perdonato, come succede sempre a noi mamme con gli scarrafoni nostri.

      E' un'ipotesi non suffragata da prove, dato che le sorelle sono sempre state così, credo sia una questione di costituzione.
      Ciao Iacopo.

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  2. penso sempre che dopo, dopo una visita come questa, il mondo fuori sia diverso, forse anche più rumoroso. quasi accogliente. come aver cambiato pianeta

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    1. Le cugine di mamma sono anoressiche di corpo ma non di lingua, parlavano tutte assieme e in realtà in quella casa c'era un casino!

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  3. Silvia, mamma mia XD
    So di essere magari fuori luogo, ma ti dico che a me il racconto è piaciuto, hai saputo trasmettere perfettamente ogni attimo che hai descritto!!

    Moz-

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    1. Perchè fuori luogo?
      I complimenti sono fuori luogo solo quando non sono autentici, e non mi pare il tuo caso!

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    2. Perché la storia parla di un lutto..., tutto qui :)
      Ma hai descritto perfettamente luoghi e persone... sembrava di stare lì, tra l'altro sono cose vissute bene o male da chiunque, hai saputo cristallizzarle !!

      Moz-

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  4. Io son sicuro che mentre scrivi ridi come una matta
    se non fosse vero mi scuso contrito
    ma credo proprio di aver preso nel giusto
    e son sicuro anche che le tazzine da caffè era piccolissime
    e il caffè non arrivava manco a metà tazzina.
    Le più sentite condoglianze

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    1. Non so se abbia riso durante la scrittura del post, non ho uno specchio qui di fronte, ma di sicuro lo sto facendo ora leggendo il tuo commento!
      No, sulle tazze non ci hai azzeccato e nemmeno sulla dose: non sono nemmeno riuscita a finirlo quel caffè, perchè oltre ad essere cattivo era anche tanto!
      ... Scusa, però ...
      ... ma come ti è venuto in mente che una possa ridere mentre scrive di morti?!

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    2. non c'è niente di meglio che ridere dei morti,
      non s'offendono e non s'incazzano

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    3. già ...
      e forse ridono anche loro ...

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  5. Tutti i funerali hanno qualcosa in comune, più di ogni cosa però, è la somiglianza dei morti, e quella dei familiari vivi, che colpisce. Dei "protagonisti" quel giorno, i più importanti sono i vivi, mentre i morti sono comparse arruolate per il tempo di una messa, ed è ben triste. Più che un post scritto il tuo, è un post affresco, le parole paiono immagini, che al lettore (almeno per me) pare di avervi partecipato. Mi è molto piaciuta la definizione che, tua mamma ha fatto della cugina: Una donna buona.

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    1. Una persona muore e di lei cosa ricordano i vivi, quelli che l'hanno conosciuta non intimamente?
      Poche cose, quelle essenziali, e la bontà d'animo è una di quelle.
      Ho scritto di un'altra anima buona, tempo fa, che conoscevo meglio rispetto alla cugina di mamma.
      Se ti va di leggere l'epitaffio di un gufo buono
      lo puoi trovare qui

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  6. a te? a me no. a rigor di logica, poi e sottolineo poi, dovrebbe essere il contrario. forse pero' hai ragione. ai "ciccioni" si appiccica la qualita' (simpatia, generosita', o non so che altro) come per compensarli dell'handicap che ci vediamo ad essere grassi. quando c'era la miseria non era cosi', e un grasso era ben considerato perche' probabilmente ben messo coi soldi. oggi nemmeno la miseria e' piu' tanto magra. la gente senza soldi si scrofa di pane e pasta. ingrassa e muore di supercarboidrati. magari ti ruba un euro in casa, quando te ne dimentichi sul tavolo. e ancora li' a dire... e' generoso. o "e' simpatico". con qualcuno sotto a ghignare e aggiungere.. "e fallo essere PURE antipatico"...

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    1. Non lo so, fatto sta che le donne grasse che conosco sono tutte davvero delle simpaticone, compresa la nuora delle mie cugine anoressiche.
      Per gli uomini il discorso è diverso, dipende da come è disposto il grasso: se sfoderano una pancia da oste, ad esempio, non penso al livello della loro simpatia ma a quello del barile della birra :)

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  7. Di solito per le scale c'è sempre puzza di cavoli, almeno nei romanzi americani.
    http://miscredente08.blog.kataweb.it/2012/09/18/406-puzza-di-cavoli/
    Bel post, come sempre.

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    1. Oh grazie!
      Appena posso me lo vado a leggere.
      Adesso non posso, devo cucinare.
      In cucina c'è PROFUMO di pasta di pane che lievita, cipolle che rosolano e zucchine che brasano.
      La puzza non è mai mentre cucini, quella arriva dopo, a pancia piena.
      Che disdetta eh?
      Per amore di verità ti devo dire che ho frequentato per anni un palazzo in cui le scale profumavano, non ho mai capito con quale trucco ma era così.

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  8. Non so, è uno di quei pezzi in cui ci sono un sacco di parole da dire ma nessuna di queste parole aggiungerebbe niente al potente impatto del pezzo.

    Bello.

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  9. E a volte le parole non servono: basta la presenza ... come ai funerali, tanto per restare in tema :)

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