martedì 20 aprile 2010

Quel mese d'aprile

Conoscendo la mia allergia a date e ricorrenze, mia sorella maggiore mi telefona per informarmi che mercoledì 21 aprile ricorrerà il 50esimo di matrimonio dei nostri genitori. Mondo boia, chi lo sapeva?
“Regalo e biglietto” ordina il caporal maggiore. Signorsì.
Mi accollo il compito del regalo, “sbolognando” quello del biglietto a una terza sorella, perché viene da sé che: se la primogenita si ricorda dell’evento e si accolla il giro delle telefonate, se la secondogenita pensa al regalo, la terzogenita dovrà pure fare qualcosa. Dell’ ultimogenita, non ne parliamo neanche. Allatta. Non dorme di notte. Non dorme di notte perché allatta il lattante, allatta il lattante perché il lattante non dorme, il lattante non dorme perché, come dice il nome stesso, vuole succhiare il latte, forse preferisce poppare che dormire, o forse gli piace fare tutte due le cose insieme, a quel lazzarone, vai a saperlo. Sta di fatto che, per tacito accordo, la nostra sorella “più piccola” va lasciata in pace.
Ma l’operazione sbolognatura non va in porto. La poetessa della famiglia mi chiama dicendo che i suoi biglietti fanno schifo, risultano sempre esageratamente strappalacrime, e che devo farlo io, e cosa ci vuole, con tutte le scemenze che scrivo, potrò ben sprecare quattro righe per papà e mamma, no? (la conclusione non è sua, l’ho aggiunta io, nella mia testa)
Va bene, va bene. Ci provo.
Ma … Che dire ai miei cari ma e pa, che si sopportano da 50 anni? Mica posso fare domande inopportune, tipo quella dell’ altra sera, esternata a bruciapelo da nostra figlia ai propri genitori: “ Siete insieme da TRENTA ANNI? Ma non vi siete stufati?”
Provo a picchiare sui tasti ciò che mi suggerisce il mio istinto:

" Cari genitori, chissà quante volte avete stramaledetto quel 21 di aprile di 50 anni fa. Facendo una ragionevole media di 1 volta alla settimana, potreste avere litigato .. 52 per 50.. 2600 volte.. urca … mica poco… però, cari papà e mamma, fortunatamente duemilaseicento litigate non sono state sufficienti per separare le vostre vite. Fortunatamente per voi ma soprattutto per noi figlie, che non avremmo voluto NESSUN’ALTRA mamma e NESSUN ALTRO papà. Grazie, per essere rimasti insieme per tutta questa fetta- fettona di vita e perché ogni volta che passiamo di qui vi troviamo, tutti e due, a riempire questa casa con i sapori e gli odori e gli affetti e il sacrificio coi quali l’avete desiderata, costruita, riempita, vissuta, rinforzata e mantenuta salda a ogni scossone. Questa casa che avrà sempre l’odore e il sapore di casa propria anche adesso che tutte noi abbiamo un'altra famiglia e un’altra casa, una casa nella quale, con la fatica del vivere quotidiano, cerchiamo di riproporre, per quanto possibile, sapori odori e affetti simili a quelli della INA casa di via Mazzini numero 5"
Che ne dite? Devo solo correggere l’incipit, sicuramente abolire il termine “stramaledetto”, a sentire il quale caporal maggiore reagirebbe sdegnata, facendosi precedere da una smorfia sdegnosa.

4 commenti:

  1. Domani 21 aprile sarebbe stato il compleanno di mio padre: 114 anni. Per me è un giorno importante, in cui dedico a lui i miei pensieri più belli.
    I miei genitori arrivarono a festeggiare solamente il 25° anniversario, in un giorno di maggio. Dato che io ero già allora il letterato della famiglia scrissi un biglietto, che poi lessi a voce alta a loro due, con mia madre visibilmente commossa e lui ancora di più, anzi molto di più.
    Più o meno quello che hai scritto tu, Simba.
    Ricordo che scrissi che noi due figli, e tutti i nipoti eravamo a loro grati di avere sempre litigato di fronte a noi, mai nascondendoci nulla dei loro livori, come non erano mai riusciti, malgrado il loro estremo pudore, a nasconderci nulla del loro amore. Erano sguardi, erano mani tenute nelle mani, erano carezze, erano parole gentili, sussurrate sottovoce. Non ricordo di avere mai visto un bacio tra loro due, solo labbra leggermente sfiorate, con mamma che subito si guardava intorno per vedere dove eravamo piazzati noi.
    Questo gli dissi, e questo tornerei a dirgli ancora, se Dio compisse il miracolo di farmeli tornare davanti per qualche minuto, il tempo di uno sguardo e di una parola sola: grazie.
    Infiniti auguri e complimenti ai tuoi. Di loro che erano veramente belli.

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  2. Grazie, Ernest, ho fatto un giro (by foot not by scooter)around your blog e vi ho trovato, in primo piano, una frase di cui mi innamorai quando lessi il libro omonimo, la biografia del Che: SENZA PERDERE LA TENEREZZA.
    Bisogna essere duri, senza perdere la tenerezza.
    Sembra un ossimoro: duro è il contrario di tenero. E allora, com'è sta storia? Forse che bisogna APPARIRE duri, più che esserlo? Apparire duri, per difendersi da chi può approfittare della tua tenerezza? Bò!

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