L'unico papà
non scorbutico era quello di Renzo e Lucia.
Con allegria o
forse solo con accondiscendenza mascherata si prestava ad accompagnare la
consorte, obesa e quasi cieca, dai vicini, per permetterle di fare quel po' di
sana e terapeutica conversazione. Quando la donna cannone veniva a
farci visita per parlare con mamma, il più delle volte non capivo niente di
quel che diceva a causa del suo forte accento romagnolo, del continuo tirar su
col naso e stropicciarselo e soffiarselo, coprendosi quindi la bocca, nonché
del fatto che i discorsi erano continuamente interrotti da scoppi di risa
improvvisi come un temporale in montagna e assordanti come un tuono,
accompagnati da una sonora manata, potente come una valanga nevosa, che
l'esuberante signora rifilava sulla spalla della mia composta, equilibrata,
compassata madre.
Temevo ogni volta che quelle poderose pacche potessero farle
perdere l'equilibrio, facendola cadere.
Questi
simpatici vicini parlavano con tutti gli abitanti del villaggio tranne che con
quelli che abitavano di fianco, porta a porta, coi quali avevano chiuso i
rapporti per una questione canina.
Il loro
amatissimo Mammolo infatti dava fastidio al papà di Romeo e Giulietta, un tipo
tanto schivo e taciturno quanto loro erano esuberanti e caciaroni; un veneto
trapiantato in brianza, uno stakanovista che s'ammazzava di primo lavoro in
fonderia e di secondo in cantiere e avrebbe desiderato riposare a dovere
almeno quelle poche ore in cui restava a casa, senza essere disturbato da
manifestazioni canore canine.
Codesto
papà era alto e segalino, con un viso del quale ricordo solo il naso,
aquilino; mai mi capitò di sentirne la voce.
Morì
relativamente giovane, il corpo spremuto come un agrume dal superlavoro e il
fegato disfatto dalla cirrosi. Forse le parole che non diceva le annegava
nell'alcool, e così pure la rabbia per il cane della discordia.
(Tra parentesi
e per completezza d'informazione mi preme aggiungere che la volta in cui osai
sedermi sul muretto del cortile nel quale il quattrozampe scorrazzava in
libertà quel bastar quell'adorabile meticcio mi rifilò un bel morso
sul sedere)
Il papà di
Pierre Bezukhov, il mio amichetto la cui camera da letto confinava con la mia,
permettendoci lo scambio di toc-toc sul muro o sulla testata del letto, era
l'incubo di tutti i palloni che giacevano nei nostri cortili. Non sopportava
infatti che questi innocui oggetti di divertimento atterrassero nel
suo giardino. Più di una volta ce li restituì tagliati a metà, giusto per
dimostrarci che faceva sul serio.
Il dramma
consisteva nel fatto che questo senior tornava dalle sue
occupazioni impiegatizie alla stazione centrale di milano nel primo pomeriggio,
mettendosi a dormire sulla sdraio in giardino (o a far finta di
farlo) rendendoci così impossibile l'impresa di scavalcare il cancello per
recuperare l'indispensabile palla.
A volte
l'incoscienza infantile ci induceva a mosse azzardate quali svegliarlo per
chiedergliela direttamente, con l'unico risultato di farlo
incazzare a morte.
Quando
raggiunsi l'età della ragione mamma mi confidò il sospetto che
quell'intorpedimento pomeridiano non fosse sonno da stanchezza post lavorativa
quanto piuttosto una sorta di ottundimento da alcool: probabilmente in
quell'ufficio ferroviario non c'era granché da fare e a lui non restava
che ammazzare il tempo con qualche diversivo etilico. In quell'occasione
mi venne in mente che quando tornava dal lavoro il tagliapalle era
burbero con noi bambini ma fin troppo gentile con mamma ... Quel provolone!
Anche il papà
di Piero e Francesca, l'abruzzese, faceva il ferroviere: andava al lavoro
fischiettando e, quel che è peggio, tornava fischiettando. Mamma
era arrivata a una sua personale conclusione: "si vede che non è che si
ammazzino di lavoro questi ferrovieri".
Sua moglie, la
cantante del villaggio, la ricordai nel post
"case vuote"
A sinistra
della nostra casa, quella che dividevamo equamente con
Provolon-Tagliatore, ma un po' più spostato verso la strada abitava il
papà di Rossella O'hara. Avrebbe potuto ambire alla posizione di papà più
distinto del villaggio se solo fosse stato un po' meno schifoso.
Di tutti i
papà del villaggio era quello che aveva l'impiego
migliore e forse anche per questo stava sulle sue e non dava spago a
nessuno, a meno che si consideri la scatarrata una forma alternativa di saluto.
Funzionava così: appena usciva di casa cominciava a tirar su il materiale
secreto delle mucose facendo versi da caffettiera, o da vulcano che sta
effettuando prove generali di eruzione. Una volta girato l'angolo della casa si
dirigeva verso il retro di essa, dove il suo orto confinava con il nostro
cortile anteriore. A quel punto Mister Scatarrone aveva già accumulato la
sua bella scorta di schifosa saliva, che sputava a pochi metri da me, che me ne
stavo spaparanzata a leggere sulla sdraio.
Ma, dato che
non c'è mai limite al peggio, ora vi porto in cima alla via, dove la strada si
chiudeva. Qui abitava l'orco, il papà di Castore e Polluce.
All'ora di cena
la moglie dell'orco, una donna che non toglieva mai i bigodini dalla testa,
s'affacciava alla finestra per chiamare i due gemelli.
Se i
malcapitati non arrivavano in tempo utile ecco che entrava in azione lui. Prima
ancora di vederlo, sentivamo il rumore dei suoi zoccoli trascinati
sull'asfalto. Non ci saremmo stupiti se al posto degli zoccoli
avesse calzato gli stivali delle sette leghe. Indossava una canottiera di lana
ingiallita dall'uso e un paio di pantaloncini corti da orto. Aveva una pancia
da bevitore, come ogni orco che si rispetti. Non so se anche lui morì poi a
causa di una qualche patologia cirrotica, ma potrebbe starci.
Una volta
emesso il primo fischio, i gemelli potevano considerarsi spacciati.
Per ogni richiamo aggiuntivo, li attendeva una dose aggiuntiva di pedate
nel sedere. Qualche minuto dopo che l'orco aveva percorso tutta la via in giù,
ecco i gemelli ripercorrerla in su, correndo, massaggiandosi il sedere e
singhiozzando a gran voce.
In pratica il
padre padrone li riconduceva all'ovile a calcinculo.
Mamma diceva
che i figli non erano dei cani, per essere chiamati con un fischio.
Il nostro adorato
papà non intratteneva alcun rapporto di vicinato con i papà dei nostri
amichetti, era un tipo che si faceva i fatti suoi.
scritto nel 2013
scritto nel 2013
tutti quelli che tu pensi morti di cirrosi, in realtà morironno di ulceri perforate causate dal lento avvelenamento procurato dale loro gentili consorti con dosi minime di topicida giornaliere
RispondiEliminaè un'ipotesi non suffragata da prove ...
Eliminail mio parere sai qual è?
che molti, troppi uomini non abbiano bisogno di mogli in stile borgia per farsi avvelenare, lo sanno fare benissimo da soli,
salvo poi andare a farsi curare dalla consorte quando la frittata è fatta, of course!
Un bel vario bestiario umano, non c'è che dire.
RispondiEliminasì, vario ed eventuale, perchè alcuni li ho lasciati fuori.
EliminaCosa dire di un post come questo, che non dia fastidio al nostro Caio Mirra? Mi è piaciuta la scelta letteraria dei nomi. Meno male che non ci fossero tra i tuoi vicini anche i fratelli Karamazov, altrimenti avresti avuto anche un parricidio nelle tue adiacenze. Bel post, si sente che ancora era vivo il padre tuo, dal tono lieve e ilare del tuo discorso.
RispondiEliminaChe t'importa dei caio mirra?
Eliminapensa che guerra sarebbe scoppiata nel caso fosse stato un tizio oro, o un sempronio incenso, che è pure infiammabile :)
I nomi letterari mi sono venuti a caso, giusto per conformarmi a quella storiella che si scrive prima di un racconto, tanto per scansare persone che la prenderebbero male.
Chissà se riuscirò ancora a scrivere di mio padre in un modo leggero e ilare, come sarebbe piaciuto a lui.
Di Caio Mirra e della sua ignoranza nulla m'importa. Era una battuta. Volevo rimanere nel vago, sono ospite tuo in questo momento e sollevare casini non voglio, per rispetto a te e a tuo papà.
EliminaRiuscirai a scrivere ancora di tuo padre in modo ilare e leggero, convincitene e vai giù tranquilla: io faccio il tifo per te e per lui.
Comunque bellissima quella del tizio oro e del sempronio incenso, mi sembrava di essermi già complimentato per la trovata e invece no, lo avevo dimenticato. Lo faccio adesso.
Eliminapensa che alle magistrali mi capitò un supplente di matematica che di nome faceva Baldassarre ... abbinato a un cognome ancora più ridicolo, che non ricordo e che comunque non scriverei, anche perchè era una persona talmente ignorante che potrebbe denunciarmi per offesa a pubblico ufficiale.
EliminaAh ecco mi è venuto in mente il cognome ... ah ah!
Per fortuna i miei vicini non sono troppo vicini... tutto molto dickensiano. Erano proprio altri tempi, mio padre è molto presente nella mia vita, non è autoritario, aiuta mamma e i miei nonni si adorano.
RispondiEliminaXavier
E' una fortuna avere dei vicini un poco lontani, specie se pensi a quelli che dalle mie parti per beghe da cortile sono arrivati a trucidare mamma e figlioletto.
EliminaCome dire, l'erba del vicino a volte si macchia di rosso.
Allora la tua è una famiglia da mulino bianco, complimenti!
con questo post mi fai ricordare questo libro ... :)
RispondiEliminaChe onore. Lo leggerò, le biografie sono uno dei miei generi preferiti.
EliminaEnzo Biagi è stato uno dei grandi giornalisti del secolo scorso, aveva quello sguardo intensamente umano; tuttavia come stile di scrittura preferivo Montanelli.
Ma che bella combriccola !! Però ho letto con molto piacere; le descrizioni dei personaggi sono così accurate ed incisive che mi sembrava di vederli qui. Ciao, buona giornata. Marilena
RispondiEliminaGrazie, molto gentile!
EliminaBuon quel che resta del giorno anche a te!
Io ho dei vicini non se se dira minorati, idioti, abruttiti che estendono le loro varie tare al pastore tedesco che tengono semi recluso in casa e che sclera regolarmente.
RispondiEliminaUna delle prassi è farlo uscire saltuariamente in giardino dalla reclusione, più o meno a tutte le ore.
Essi sono troppo impegnati a rincoglionirsi per mote ore al giorno di pattume televisivo per fargli fare delle passeggiate.
Così il quadrupede abbaia come un ossesso.
Io userei una bomba atomica sia per il cane che per i proprietari, anche se per i secondi cercherei di scegliere un'arma che li faccia soffrire a lungo prima di farli schiattare.
Scusate i refusi
EliminaLoro saranno dei minorati ma tu sei un vicino assai aggressivo e pericoloso, quasi come Olindo e Rosa attenti a quei due!
EliminaBeh, sì, quando uno ti rompe i mammasantissimi per anni, c'e' il rischio di accumulare accumulare accumulare accumulare... e poi esplodere.
EliminaDel resto e' una situazione violenta.
Io per il momento subisco.
Ma cio' non significa mica che non sia violenta.
Del resto potrei mettermi anche solo a ridere a pensare di far loro causa.
Cosa devo fare? Forse tu hai una qualche strategia che possa risolvere il problema.
Bello questo racconto, @Silvia !
RispondiEliminaBuon fine settimana ... per quel buono che auspichi per te ! :-)
grazie cavaliere ... cavaliere che erra senza disdegnare di fare una sosta per leggere adesso sto pensando :)
RispondiEliminaquesto fine settimana sono stata invitata a una sagra di paese dove una mia amica artista espone le sue creazioni, ma non ho nessuna voglia di andarci;
domani lo passerò con la mia mammina.
Ce la stiamo tenendo stretta, è l'ultima nonna che ci rimane.
Buon f.s. anche a te!