martedì 24 novembre 2009

Guerra contro noi stessi

Quest'estate ho postato about un pericolo ambientale che incombeva sulla mia terra . Ma avevo in mente di riparlarne, se non altro perchè uno scritto sull'argomento, dimenticato nel p.c., voleva venire alla luce. Ne approfitto ora, per onorare la riapparizione del trio "Zardoni, Saccardi, Ornaghi", illustri membri del comitato"No al pozzo", senza i sacrifici, le competenze e l'entusiasmo dei quali non avremmo mai vinto la battaglia. (A proposito! Un trio di grazie!)
Battaglia che ora dovrebbe proseguire in una guerra al nostro stile di vita, una guerra contro noi stessi, perchè è troppo comodo aspettarsi tutto dagli altri ed essere i primi a tirarsene fuori.
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C’E’ QUALCOSA DI NERO, NELL’AGLIO 18 luglio 2009
Ieri, dopo aver riempito due fogli della petizione anti-trivelle con le firme dei miei colleghi, sono scesa in mensa e ho lanciato il sasso al tavolo degli uomini addetti alla manutenzione. Apriti cielo. L’idraulico si è alterato: “Ien toc bon de firmà i petizion! Ghe vor de mia duperà la machina!” (Sono tutti capaci di firmare una petizione! Ci vorrebbe di non usare l’auto!”)
Si è scatenato un putiferio, in quel tavolo, e io non ho potuto fare altro che raggiungere le mie colleghe, col mio bel vassoio da self service riempito di cibo.
Io penso che l’idraulico abbia ragione.
Siamo tutti (o quasi) pronti a batterci per le grandi battaglie, ma guai a prospettare la necessità di qualche rinuncia o sacrificio personale. Va tutto bene finché il nemico sta all’esterno, sono sempre gli altri che sbagliano, noi abbiamo la coscienza pulita. Perché invece non ci mettiamo un po’ in crisi anche noi? Ah, no, noi no. Bla bla bla, ma noi no, e giù mille scuse.
Certo, mettere la firma contro i pozzi tutti i giorni è più difficile, ma più coerente.
Allora, vergogniamoci tutte le volte che adoperiamo oggetti usa e getta , prendiamo l’automobile per fare mezzo chilometro, compriamo primizie, sprechiamo acqua, usiamo allegramente prodotti chimici, acquistiamo più imballaggio che merce.
Non si tratta di tornare all’asino e al bue, ma di riportare un poco di buon senso nei nostri gesti quotidiani.
Quando vedo sui banchi dei supermercati pere che vengono dal Cile e aglio che viene dalla Cina, mi chiedo quante persone riflettano sull’assurdità di pagare il biglietto aereo a una testa d’aglio. Se cerco dell’aglio e trovo solo quello cinese, non lo compro.
Un giorno, quest’inverno, ero al supermercato e stavo mettendo nel sacchetto delle pere, attirata dal prezzo. Prima di pesarle, però, mi sono accorta che sotto al cartello dell’offerta c’era scritto”Provenienza: Cile”. Immediatamente le ho tolte dal sacchetto, esclamando a voce alta: “Immaginarsi se adesso devo mettermi a comprare delle pere che vengono dal Sud America!!”
… E sapete cosa è successo? Una signora che le stava pesando dopo di me, si è fermata e mi ha imitata! Contenta di aver influenzato la mia vicina di bilancia, avrei voluto mettermi a urlare: “Non comprate quelle pere!! Non incentivate questa pazza economia! Pensate a quanta energia e quanto inquinamento si sprecano per trasportare cibi da un emisfero all’altro! Fate la spesa col cervello!”
Facciamo la rivoluzione dei consumi, e l’economia ci seguirà. Non diamo retta quei pazzi che ci incitano a consumare sempre di più. Non succede niente se rimandiamo acquisti non proprio necessari e ..... che dite, possiamo sopravvivere anche senza mangiare le fragole a Natale?
I latini dicevano “melius abundare quam deficere”, ma erano tempi di carestie. Perchè non invertiamo la citazione latina? Tanti secoli sono passati e a furia di abundare stiamo distruggendo il pianeta e ci siamo ammalati di diabete obesità, etilismo e malattie legate al troppo. Propongo di invertire il detto dei nostri avi in “Melius deficere, quam abundare”, chissà che i nostri figli non ci ringrazieranno (ma noi non saremo così generosi, ci scommetto)

8 commenti:

  1. Parole sante! Però, poichè non sono ipocrita, riguardo alla frutta fuori stagione devo confessare il mio peccato: lo scorso Natale dal fruttivendolo erano in bella mostra delle ciliegie enormi, belle toste e di quel rosso cupo, quasi nero. Venivano dall'Argentina e costavano un occhio della fronte, ma non ho saputo resistere! Me ne ha fatto assaggiare una ed era di un sapore di ciliegia così intenso, come lo erano le cilegie della mia infanzia ( perchè adesso la frutta non ha più il sapore di un tempo, e non è una frase fatta)che ne ho comprato mezzo kg pagando, appunto una fortuna. L'ho considerato il mio regalo di Natale!

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  2. Brava, brava, brava. Quest'anno prima di farti il regalo pensa al mio post, e allora la mia fatica non sarà stata vana.

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  3. E' la globalizzazione, baby! Ma tu lo sai che la nostra frutta migliore va all'estero? Così come il pesce più fresco e di maggior pregio lo trovi più nei ristoranti milanesi che in Sardegna dove viene pescato!

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  4. e noi contrastiamo la globalizzazione con le nostre piccole scelte quotidiane, comprando, quando possibile, prodotti locali, sostenendo le nostre fattorie, usando un pò di cervello e di cuore quando facciamo la spesa. Di più non possiamo fare, ma ciò che possiamo fare, FACCIAMOLO!

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  5. Il primo atto politico è la destinazione dei nostri redditi.
    Questo atto smaschera e smantella il dualismo padronato-lavoratori, capitalisti-proletari, carnefici-vittime che basa la propria perpetuazione proprio sul conflitto e sulle rivendicazioni reciproche.

    Se nessuno comprasse le cazzo di pere cilene e comprasse in stagione quelle del contadino vicino, anche pagandole di più, lo scempio ambientale e la distruzione economica del nostro paese virebbero direzione a 180°.

    Ma scendere in piazza è molto più banale, immediato e scarica la coscienza rispetto all'impegno quotidiano, personale, diretto per una eco-nomia degna e sostenibile.

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  6. parli un po' difficile ma
    sì è così!
    le pere cilene sono proprio cazzute così come l'aglio cinese!
    purtroppo -anche su questo ti do ragione- tanta gente preferisce prendersi la responsabilità del bla bla bla piuttosto che quella di scelte consapevoli, ma quotidiane e quindi faticose.
    perchè è sempre meglio che cambino gli altri, no?

    mi piace questa tuo rovistare nel mio vecchio guardaroba, specie se mi induce a rincontrare temi che mi stanno particolarmente a cuore :)

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  7. Sembra quasi politichese. In realtà ha forse qualcosa del sociologhese. Del resto cerchiamo dei termini con i quali indicare degli aspetti della realtà o loro astrazioni.
    La blablablabità NON è respons-abilità poi ché i problemi non si risolvono solo con le parole.

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