LA MIA PASSIONE PER LA LETTURA-
prima parte
-Piccole donne (eppure eravamo bambini!)-
Da dove cominciare? Se inizio dalla notte dei tempi, credo che il libro clou della mia infanzia sia stato “Piccole donne”, della Alcott.
L’ho riletto l’anno scorso, in vacanza, una bellissima ristampa dei tre libri, (piccole donne, piccole donne crescono, i figli di Jo) e d’un tratto, limpido, senza nemmeno bisogno di togliergli la polvere, è riaffiorato il ricordo della mia identificazione infantile con Jo: come me secondogenita, come me maschiaccio, come me idealista e soprattutto come me aspirante scrittrice.
Anche le sue tre sorelle assomigliavano in qualche modo alle mie. Il papà e la mamma invece no, proprio per niente. Mia mamma non era così dolce, paziente e comprensiva, e papà non era religioso, tutt'altro. Non andava a Messa, ci aveva private della magia di Gesù Bambino, non credeva nell’aldilà e, con quel maledetto vizio di dire sempre la verità, non ti dava quelle risposte che sole avrebbero potuto lenire certe angosce esistenziali (sì, perchè anche l'infanzia ha i suoi buchi neri): “Papà, vero che quando uno muore poi resuscita?” “No”. Pur nell’inconsapevolezza dell’infanzia in qualche modo sentivo che i genitori di Jo erano molto più rassicuranti dei miei.
Quando leggevo mi funzionava solo la vista, ogni altro senso era bloccato. Mamma poteva chiamarmi dieci volte, inutilmente: semplicemente non la sentivo. Mi identificavo coi protagonisti fino a piangere con loro: d’altra parte, erano i tempi di Cuore, Incompreso, Senza famiglia, In Famiglia, Il piccolo Lord, Oliver Twist e tutte quelle storie tragiche in cui moriva o la mamma o il papà o, per somma di sfortune, prima uno e poi l’altro. Per non parlare delle fiabe: guardavo la bellissima illustrazione (me la ricordo come se l'avessi davanti) della piccola fiammiferaia che prima di morire assiderata immaginava davanti a sé un grande falò; le fiamme allegre e colorate le illuminavano il viso angelico, i capelli biondi, gli stracci che la vestivano, e io non mi capacitavo di come potesse una bambina così bella morire davanti all’indifferenza dei passanti. Una giovane donna impellicciata le passava accanto: come poteva fare finta di non vederla, come poteva non fermarsi e non soccorrerla? Per fortuna anni dopo inventarono la letteratura per l’infanzia, che portò una ventata di doverosa allegria nei libri per bambini. Mi chiedo per quale spirito sadico la letteratura del tempo abbia propinato alla nostra generazione la realtà nuda e cruda quando ancora non eravamo attrezzati ad affrontare cattiveria e ingiustizia. Mi chiedo se queste letture non abbiano condizionato la vita ai lettori sensibili: non scarto a priori l’ipotesi che se da piccola avessi letto Gerolamo Stilton o Spotty al posto di "senza famiglia", avrei affrontato la vita con una vena più ottimista e avrei subito meno il fascino delle situazioni malinconiche.
Ho letto " Piccole donne" e "Piccole donne crescono", ma del terzo libro, cioè "I figli di Jo", non ne sapevo proprio l'esistenza. Tutti i libri che hai citato, includiamoci anche Pinocchio, li ho letti entro i 12 anni,perchè poi cominciarono a piacermi quelli che parlavano di vere e proprie storie d'amore. Mi ricordo che una volta, ero in terza media, mi appassionai talmente ad un libro che, non riuscendo a staccarmene, lo portai in classe. Credendo di non essere vista dall'insegnante, lo aprii sotto il banco e mi misi a leggerlo, perchè, curiosona come sono, volevo vedere come andava a finire la storia! Fui colta in flagranza di reato, così la prof mi fece una sonora strigliata, ma quel che è più grave, mi sequestrò il libro, che non mi ridiede più, ed io sono rimasta di un male ma di un male, perchè non ho più saputo come si concludeva quella romanticissima storia d'amore. Per non parlare poi dei primi libri di " Angelica alla corte del re", che la mia amica fregava alla mamma e che noi leggevamo di nascosto perchè erano considerate letture peccaminose!
RispondiEliminaIn prima superiore la mia classe subì una calamità -per fortuna passeggera- consistente in un prof di matematica che si chiamava Baldassarre, non sapeva niente, parlava in modo incomprensibile e puzzava come un caprone. Io già odiavo la matematica di mio, figurarsi con un tipo così. Una mattina prese il libro che stavo leggendo e lo buttò nel cestino. Mentre io rimanevo interdetta e mi spuntavano le lacrime agli occhi, la mia compagna di banco, una ragazza tranquilla, si alzò di scatto, disse con rabbia qualcosa del tipo "Che maniere sono queste!", di gran carriera andò a riprendere il povero libro e me lo restituì, col prof che non fece una piega. Questa compagna contrariamente a me aveva già una struttura fisica "da donna", bella formosetta, e il ricordo del suo sederotto furente e della sua camminata decisa dal banco al cestino e dal cestino al banco mi fa ridere ancora adesso. Carmelina, dove sei?
RispondiEliminaHo letto i libri citati da te e ne ho nostalgia...
RispondiEliminaE se li rileggessimo, magari nelle prossime feste? Sarebbero sicuramente una lettura più proficua di Vespa e della biografia dell'ultimo vip di turno, improvvisatosi scrittore allo scopo di arrotondare le sue entrate e di soddisfare la nostra sete di pettegolezzo (ma siamo sicuri, che la vita dei vip sia così interessante?)
RispondiEliminaGrazie della visita, Stella, a rivederci!
Sorry-ma,dopo Piccole donne II(Piccole donne crescono) e prima di I ragazzi di Jo,c'è Piccoli Uomini..sono 4 romanzi,tradotti da sempre anche in italiano..
RispondiEliminaCiao luigi! Chi sei, che fai, come sei capitato sulle piccole donne? Dei piccoli uomini, veramente, me n'ero scordata, al tempo del post e anche adesso ... si vede che in questa serie le figure veramente importanti sono le donne, concordi?
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