sabato 9 ottobre 2010

alle nove della sera

Alle nove di sera le tavole sono state sparecchiate, i piatti lavati e le case riordinate si preparano per la notte. La strada è già deserta. Posteggio, entro dall'entrata sul retro. Piante di rosmarino e di salvia strappate alla terra sono depositate sotto il bersò, ricoperto di bei kiwi dalla forma ancheggiante; per sistemarne la struttura artigianale resa precaria dai vandalismi di un temporale un paio di settimane fa papà ha saldato qualcosa senza occhiali e si è infortunato all'occhio.
Mamma è talmente abituata ai suoi infortuni che nei casi non apparentemente gravi ormai si improvvisa dottoressa e fa da sè: benda alla Moshe Dayan e un collirio che ci avevano dato in ospedale l'anno scorso in occasione di un evento simile.
Ora l'occhio di papà è guarito, ma sono qui per mettere le gocce a quello di mamma, operata di cataratta.

Le piante di pomodoro .. pluff, sono sparite nel giro di un giorno. Li abbiamo goduti così poco, quest'anno. Un raccolto talmente deludente che papà non voleva nemmeno che ne parlassimo.
Scoppiettio di braci ancora calde nel camino.
Lampada segnapasso che illumina il mio passaggio furtivo.
La casa di fianco a quella dei miei genitori ha finalmente le luci accese: era così triste vederla spegnersi dopo la morte dei proprietari avvenuta lo scorso anno, come se fosse in procinto di morire anch'essa, d'inedia.
Apro la porta di casa con le chiavi di scorta. Dò una voce per non spaventarli ma il silenzio mi dice che papà e mamma probabilmente dormono già, al piano di sopra, del primo sonno pesante, con la tivù accesa su walker.
Poi magari si svegliano e riprendono a guardarla fino a mezzanotte.
Papà bofonchia qualcosa nel sonno, qualcosa che risulta incomprensibile per l'assenza della protesi e la confusione del machicavolomihasvegliato.
Mamma dice che può mettersi le gocce da sola, non c'è bisogno che
tribulo.
"Smettila, sul foglio dell'ospedale c'è scritto che almeno per la prima settimana devi farti medicare da qualcun altro"

"... Ma la sciura Antonia le metteva da sola, ma la sciura Talaltra anche.."
Deve aver fatto un sondaggio nel villaggio. Con l'età media che circola da queste parti, è uno scherzo sondaggiare gli operati alla cataratta.
Poco dopo me ne vado. Mentre faccio girare le chiavi nella serratura mi assale un senso di preoccupazione all'idea di lasciarli soli.
Perchè ci penso solo ora? Dopo quella notte che sono entrati i ladri, come faranno a dormire tranquillamente? Sarei più tranquilla se abitassero in condominio. Ma papà come farebbe senza i suoi passatempi? E quali vicini sopporterebbero un vicino così rumoroso?
Mamma mia, questo villaggio: ha ragione papà a dire che è diventato un mortuorio. Case vuote o abitate da vedove. I miei genitori insieme a un'altra coppia sono l'ultimo residuo del battaglione di giovani sposini che comprarono queste case negli anni 50,
nel dopoguerra, costruite secondo un piano di edilizia pubblica per famiglie a basso reddito, promosso da Amintore Fanfani.
E' questo l'attuale problema esistenziale di mio padre: "Siamo rimasti in tre" (primo sottinteso: uomini) (secondo sottinteso: nel mio villaggio) dice a tutti, anche a quelli che manco lo conoscono, tipo l'inserviente che incontra nell'ascensore dell'ospedale. Poco tempo fa il più anziano dei tre -quello in prima linea, quello a cui mio padre cederebbe volentieri il passaggio, per intenderci- è stato ricoverato in ospedale e il secondo soldato ne è rimasto sconvolto per una settimana.
"Dobbiamo fare pari o dispari" propone quotidianamente all'idraulico (il terzo uomo) che passa per la via ogni mattina e ogni mezzogiorno e ogni pomeriggio e ogni sera per andare e tornare dal lavoro.
"Ma papà, Tommaso è molto più giovane di te, non puoi fare pari o dispari con lui"
"Ahia"
Questa è l'espressione preferita di mio padre: ahia. Quando non ha scampo, quando sa che hai ragione, quando la verità lo pizzica : ahia.

2 commenti:

  1. La cosa più straziante per un figlio è leggere negli occhi dei genitori, ormai vecchi, la consapevolezza e la paura della fine che si avvicina a grandi passi. Mio padre, l'ultima estate che ho trascorso con lui, il giorno della mia partenza non mi toglieva gli occhi di dosso, e alla domanda del perchè mi seguisse continuamente con lo sguardo, con gli occhi velati di lacrime e la voce tremula mi rispose " Perchè non ti vedrò più!".
    Spero che quell'espressione negli occhi sia di tuo padre che di tua madre tu la legga fra tanti, ma tantissimi anni.

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  2. Tutte cose belle quelle che dici.
    Ma preferisco riferirti il pensiero con cui mi sono svegliato stamattina: "devi amare il presente, adorare il futuro e lasciarti indietro il passato da qui all'eternità".
    Vivi la vita meglio che puoi.

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