martedì 2 ottobre 2012

il mio primo ricordo, una curva


Che bello, arriva l'autunno, la mia stagione preferita dopo l'inverno. E se in  primavera è tempo di pulizie della casa, in autunno è tempo di pulizia blog. Chi l'ha detto? Io!
Perciò pubblico uno dei tanti  post abbandonati in cantina, scelto col democratico sistema dell' a-bi-bo.



Venerdì 10 dicembre 2010

Vorrei spiegare meglio il punto due del mio elenco glory days , " i pochi attimi necessari affinchè il mio triciclo faccia una curva, per tornare indietro, verso casa". Non potevo farlo in quel post, un elenco non prevede spiegazioni.
Il triciclo day è, cronologicamente parlando, il mio primo ricordo. Di questo sono sicura, per quanto poco possa essere sicura la memoria, che sempre t'inganna, con tutti i suoi trucchi collaudati.
Ero arrivata quasi al termine della via, una strada che si chiudeva con la recinzione del cortile retrostante delle scuole medie; due case prima  decisi di fare inversione a U con il mio piccolo trabiccolo.
Il motivo per cui mi sia rimasto in memoria il fotogramma di me piccola che faccio quella curva col triciclo, in prossimità della  casa della signora Maria, in quel determinato giorno della mia vita, non lo conosco.
Non caddi rovinosamente stampandomi una stimmate peritura sul ginocchio, non fui aggredita da uno di quei papà-orchi che trattavano i figli, miei compagni di gioco, come cani,  non vidi la Madonna di Fatima, -ma solo perchè non mi chiamavo Fatima- insomma non mi successe niente di niente.
Ho la presunzione di ricordare vagamente -un ricordo perso nel tempo e nello spazio come  una navicella spaziale che vaga nell'universo-  che fui pervasa da un istante di ... di cosa?
Qualsiasi definizione  mi appare ardua, oltre che riduttiva, e anche maledettamente tardiva.
Un istante di cosa? Forse potrei chiamarlo un barlume di coscienza di me stessa, unita alla consapevolezza che il mio "io piccolo" fosse compreso in un "io grande", un contenitore percepito con istinto infantile al quale ancora non sapevo dare il nome di "eternità".


20 commenti:

  1. Avevo setto o otto anni. Non avevo un bici tutta mia ma giocavo con quella di Valeria, la mia amichetta del cuore del tempo. Era una bici piccola, blu e con le ruote "piene", cioè di quelle senza camera d'aria ma tutte in gomma.
    Valeria era seduta dietro ed io decisi di correre lungo una discesa del paese. Un'impresa complicata considerata la notevole pendenza.
    Salimmo fino in cima e col fiatone ci mettemmo in sella. La discesa fu rapida e piena di risate. Il problema è che dopo pochi istanti non sapevo come fermarmi. Alla fine sono atterrata su alcuni cassonetti, tra l'immondizia. Qualche livido e un bel ricordo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, la bicicletta, che sballo!
      La sensazione di libertà che mi prendeva quando andavo in bicicletta non l'ho mai più provata!
      Mia mamma ogni tanto ricorda: "a Silvia ad andare in bicicletta le ha fatto imparare il Cesarino". Io non ho memoria di questo, ma mi vergogno a pensare di aver appreso l'uso delle due ruote da un Cesarino!
      Tu le mettevi le cartoline sui raggi della bici, per sentire il motore borbottare?

      Elimina
  2. Sai io penso che a farti ricordare quell'episodio sia il fatto che forse per la prima volta mettevi in atto la tua capacità di autodeterminazione, cioè il decidere tu,in prima persona, il da farsi. Quella sensazione bellissima di prendere da sola una decisione, quale stabilire il momento in cui fare la curva, e di dominare la situazione di probabile pericolo, quale una caduta rovinosa, ti è rimasta impressa nella mente! Per cui, secondo me, quell'istante che ti pervadeva era un istante di esaltazione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Può essere.
      Una mia fantasia mi suggerisce che era la prima volta che "uscivo in strada", e che andare fino in fondo fosse "troppo", come prima volta, e per questo ben presto feci quell'inversione a U, per tornare alla protezione del nido.

      Elimina
  3. Io penso invece che non si debbano cercare spiegazioni filosofiche per il comportamento di un bambino/a al di sotto dei sei anni. I ricordi sono talvolta legati a chissà cosa, che li tiene lì nella parte bassa della scatola cranica e li caccia fuori a nostra insaputa e volontà.
    Il mio primo ricordo non è legato al mio "riciclo", ma ad una notte in cui mi svegliai (dormivo ancora in camera dei miei genitori, quindi non avevo ancora due anni)e vidi il mio papà in pigiama che, in piedi sul lettone, dava cuscinate sul muro per uccidere zanzare, mentre la mia mamma aspettava con ansia l'esito dello sterminio.
    Mi hanno sempre detto che io gridai qualcosa, tipo "Dagli papà che so ciapolle", intendendo dire cipolle, modo di dire di mio padre per intendere botte da orbi.
    Questo è il mio ricordo "passivo", cioè che sta lì e torna ogni volta senza una ragione.
    Adoravo il mio triciclo mentre odiavo tutti i cavalli a dondolo.
    Me ne avevano regalato uno quando avevo tre anni. Mi mandarono fuori col mio fratellone. Tornammo e ricordo come adesso che facevo fatica a salire le scale, ma raggiunsi la porta. Si aprì e un mostro immenso stava lì piantato che mi guardava con occhi da assassino. Non vidi dietro i volti sorridenti di mamma e di papà, perché un attimo dopo volavo come un missile giù per le scale. Mi fermò mio fratello e quel cavallo andò immediatamente in soffitta. Me lo riproposero due anni dopo, ma sono rimasto sempre scettico coi cavalli, a dondolo e di ciccia.

    RispondiElimina
  4. Il cavallo è un animale bizzarro, hai fatto bene a tenerlo a distanza di scetticismo.
    L'anno scorso una mia tirocinante, proprietaria di un maneggio, venne a scuola con le stampelle, per un morso del SUO cavallo.
    Lo difese dicendo che era stato niente più che un gesto di affetto :)))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando avevo venti anni per fare il gradasso con un paio di ragazze amanti dei cavalli -stavamo infatti in un maneggio, loro in pantaloni da cavallerizze e stivali, noi due maschietti vestiti normalmente- passai sotto la pancia di una cavalla.
      "Che bravo che sei, disse quella che piaceva a me; prova a farlo con quello là"
      Quello là era un cavallo che sembrava tranquillo e mansueto.
      Appena mi chinai per sgommare sotto la sua trippa scartò di lato e mi appioppò una coppia di zampate direzione capoccia mia.
      Inutile che ridacchi, non mi ha preso, NON mi ha preso. Allora ero agilissimo, mica un gatto di piombo come adesso.
      Comunque ho sentito il vento sul viso e visto un lampo nero passare davanti agli occhi.
      Mai fidarsi di animali e di cristiani dall'apparenza mansueta:)))

      Elimina
    2. bhè era ovvio! se ti avesse anche solo sfiorato, nella tua capoccia si sarebbe auto cucinato un risotto di neuroni che ti avrebbe impedito di scriverne, allora e in futuro :))

      Eri gradasso, da bamboccione?!
      Che strano, non l'avrei mai detto :))))))))

      Elimina
    3. Ah ah ah! Ma il mio Avatar è un gatto, affusolato e slanciato.:))

      Io gradasso da piccolo? Io gradasso da giovanotto? Io gradasso da non più giovane? Ma quando mai? Mi conosci, no?:))))))))

      Rifiuto il bamboccione, assolutamente respinto. Sono stato un eccellente scolaro, un bravo figlio, nei limiti del lecito, e ho cominciato a lavorare mentre andavo all'Uni, con mio fratello, che era agente di una Compagnia assicurativa. Facevo il procacciatore di affari. Io proponevo e poi lui concludeva e mi dava una provvigione. Ho smesso ben presto di chiedere soldi a mamma e papà. No, bamboccione io proprio no, signora che ragala libri alla sorella.:)))

      Elimina
  5. A 2 anni circa, non so come, ma trovai una lametta, ricordo mia madre e la vicina che, molto allarmate, si davano da fare con il cotone per tamponare il bel taglio che mi ero procurato al dito indice.

    RispondiElimina
  6. Scommetto che correva l'anno 1982 e che, bimbo precoce, già ti piaceva il rock and roll :))

    RispondiElimina
  7. bella e decisa sta bambina, chissà che gran donna sarà diventata

    RispondiElimina
  8. Mia sorella?
    Ah sì, è una GranDonnaIncarriera!
    A Natale, quando ancora facevo regali, le prendevo sempre libri del genere:
    "Ma come fai a far tutto?"
    "Cucina istantanea per donne che hanno altro da fare"
    "Donne in carriera, avere successo senza diventare una strega"
    ... senza dirle che alla vista del verbo "diventare" il mio sopracciglio si era alzato di mezzo metro :D

    P.S. Cos'è il tuo avatar. @enio? Non è lupin, non è lupo ezechiele, chi è?

    RispondiElimina
  9. E comunque è strano. E' strano che non sia successo niente e ti ricordi. Un pulviscolo di infinito forse ti sfiorò?

    RispondiElimina
  10. Hai ragione è strano.
    Di solito ci si ricorda di fatti un po' più polposi: quando mia sorella maggiore fu investita da una macchina, quando quella minore fu investita da una moto ... -una famiglia di investiti- ...
    Forse me la sono solo immaginata, quella scena, e il ricordo che scaturisce ne è una sorta di fotocopia.
    La memoria gioca brutti scherzi: pare che gli errori nel riconoscimento da parte di testimoni siano maggiori di quel che si creda.

    RispondiElimina
  11. Ma sai che questa cosa del riciclo dei post non è male...quasi quasi...

    :D

    RispondiElimina
  12. Ehi, calma, io non ho riciclato, ho solo pubblicato una bozza!
    Per ora il riciclo non l'ho ancora fatto ... anche perchè i post chiusi nel bozzolo delle bozze si potrebbero offendere :)

    RispondiElimina
  13. Mannaggia, ed io che speravo di aver trovato un precedente a cui appellarmi

    :D

    RispondiElimina
  14. Massssììì dai Baol vai pure con i revival, ti do il permesso io ;)
    In fondo la modalità "usa e getta" dei blog nei riguardi dei poveri post è una cosa triste e anche un po' sciupona!
    L'importante è scegliere bene, evitando di resuscitare qualche ciofecata :)))

    RispondiElimina

Parla! Adesso o mai più!