lunedì 1 febbraio 2010

Questione di feeling

Infilo i piedi protetti da due paia di calzettoni negli scarponi freddi; sotto la suola c’è uno strato di fango secco, a ricordo dell’ultima camminata. Vorrà dire che si autopuliranno oggi: la neve caduta durante la notte ha ricoperto il parco di un sottile e ghiacciato nevischio. Da questo sentiero non è ancora passato nessuno prima di noi, a parte un cane che a giudicare dalle orme deve essere un incrocio tra uno yeti e un mastino tibetano. Proprio oggi che ho dimenticato i bastoncini da trekking nel baule dell’altra auto, e i petardi spaventa-bestie-feroci nello zaino delle escursioni più serie.
Osservo la valle spruzzata di neve, i boschi, i terrazzi coltivati a vite, le cascine evanescenti, il tutto immerso in una leggera nebbia ... la nebbia ai dolci colli nevischiando sale.. ma a me sembra che scenda... Un fruscio alle mie spalle mi induce a voltarmi, e due zampe atterrano sulla mia giacca nuova. Non è il cane mastodontico di cui temevo, non abbaia, non è gigantesco, non pare aggressivo .. .Sembra solo in cerca di qualcuno con cui condividere una scampagnata. Ma sì, dai, facciamo che mi sta simpatico. Corre avanti quasi saltellando, il muso incollato al sentiero, come un cane da tartufo, fiutando tracce di non so cosa o chi. Ogni tanto si volta per vedere dove siamo, il buffo naso bianco di neve . “Cocainomane!” lo chiamo, col risultato che tenta l’arrampicata un’altra volta. Questa volta lo sgrido più seriamente, (la giacca nuova, cacchio!!) e mi mostra i denti (sto dando troppa confidenza a un cane sconosciuto? Io, con la mia paura dei cani? ) No, era solo uno sbadiglio. Non devo essere stata tanto severa, se la reazione è uno sbadiglio. Pipì gialla su campo bianco, cacca , poi ancora pipì, cacca, cacca, pipì. Adesso ricordo perché mi sono sempre opposta all’accoglimento di un quattrozampe nella nostra famiglia. Quando una muta di cani a guardia di una cascina ci accoglie in malo modo, mi rassicura l'idea che il cane amico ci difenderà, ... o che se la prenderanno con lui, mentre noi ci allontaneremo, lasciando che se la sbrighino tra di loro.
Eccolo che affronta il primo rivale a muso duro, che grinta, è proprio un leoncino .. peccato che alla prima abbaiata faccia un salto laterale degno di un cartone animato e se la squagli, lasciandoci al nostro destino.
Da questo momento fino al termine della passeggiata G. lo chiamerà “il leone”
Ci sono momenti di smarrimento in cui, precedendoci, non azzecca la deviazione giusta, e pensiamo di averlo seminato, ma poi, dopo un po’ ce lo ritroviamo tra i piedi, che corre. Avanti e indietro. Cistite e dissenteria. Ma perchè se ne va in giro, con questo freddo?
Quando mi metto carponi per oltrepassare un albero caduto di traverso sul sentiero, mi trovo il suo musetto, dall’altra parte, a un centimetro dalla mia faccia, alla stessa altezza. Si butta nella neve con la schiena, fa una capriola, si scrolla, riprende la corsa. Sembra felice. Di chi sarà? Avrà perso la strada di casa? Sarà stato abbandonato da qualche bastardo? (perché i veri bastardi sono umani, non canini) Quando usciamo dal bosco e ci avviciniamo al parcheggio comincio a immaginarmi l’ espressione di Leone nel momento in cui saliremo in macchina e lo lasceremo a terra. G. mi legge nel pensiero (come farà?), mi mette un dito sulla fronte e dice: “Se anche per un SOLO attimo hai pensato di mettere questo cane nel baule, allora vuol dire che sei proprio PARTITA”)
Quando comincio a sparare la mia scemenza sulla possibilità di chiamare l’accalappiacani per non farlo morire di freddo, (quando arriva l’accalappiacani chissà dov’è, leone) (e poi vedrai che la ritrova, la sua casa) (e poi, stai qui tu ad aspettare l’accalappiacani?)….due donne affacciate a due finestre di una stessa casa chiamano a gran voce. Un nome strano, non lo ricordo, non era Leone, comunque. Il chiamato non vuole sentire ragioni, nemmeno quando parlano di pappa, e per farlo entrare nel cancello dobbiamo fingere di essere invitati anche noi. La signora dice che dovrà sterilizzarlo, per evitare queste fughe. Ora ho capito il senso di tutto quel feeling, mi aveva scambiata per una cagnetta.

4 commenti:

  1. A quanto pare eri in calore! ah ah ah

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  2. No. Se ti avesse scambiata per una cagnetta avrebbe abbracciato un tuo polpaccio ed iniziato a "poppen".
    Non è carino poppen?
    Non trovi strano che una lingua aspra e secca come quella tedesca esprima un suono così aggraziato ed onomatopeico per alludere ad un movimento antero posteriore sussultorio e ondulatorio.
    Misterioso e affascinante 'sto poppen.
    La foto è di Graziano?
    Bravino. Fotografa solamente animali?

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  3. Tutte le foto pubblicate sul blog sono di mio marito: finalmente ho l'occasione di scriverlo, me ne dimenticavo sempre. A G. piace talmente tanto fotografare che non esce mai di casa senza la sua effe zeta trenta (tranne quando va al lavoro, ovviamente)
    e non fotografa SOLO animali, OVVIAMENTE

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  4. Un salutone one one one one one one one....!

    mirco

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