sabato 4 settembre 2010

alla fine era quasi sera

Alla fine, ed era quasi sera, i polpastrelli erano rigati come quando uscivi dalla vasca da bagno, e se ti annusavi le mani dopo averle lavate sentivi ancora l’odore che aveva caratterizzato la giornata: odore di pomodoro, pomodoro maturo, pomodoro maturo maturato sulla pianta, pomodoro maturo maturato sulla pianta e raccolto al momento giusto.
I pomodori erano coltivati da papà, ma il giorno fatidico dei “pelati” era programmato con cura da mamma.
La giornata iniziava con la spedizione in farmacia di L. e me, per acquistare le bustine di acido salicilico.
Sì lo so che questo incipit chimico avvelena la genuinità del ricordo, ma questa non è poesia, è semplicemente cronaca veritiera di come in casa mia preparavamo la riserva di “pelati” per tutto l’anno.
Le cassette di pomodori - perini e cuore di bue- erano impilate in cortile, orgogliosamente colme di quei frutti rossi, maturi, profumati, invitanti, sani.

Le bottiglie di olio Bertolli ben lavate e lasciate scolare a testa in giù aspettavano impazienti di essere riempite, per vivere una seconda vita.
Lavavamo i pomodori in un mastello, tenendo l’acqua per l’orto, perché guai sprecare acqua, poi li tagliavamo a pezzi e li infilavamo nella bottiglia, aiutandoci con un imbuto e un cucchiaio di legno.

Imbottigliavamo su un tavolo di cemento costruito da papà, come costruite da papà erano tutte le cose che abbellivano il cortile: vasi di fiori, cordoli e perfino statuette di calciatori dalla maglia rigorosamente bianconera, davnti ai quali lavoravamo di lena.
Ricordo il piacere della polpa morbida e arrendevole che si disfaceva nelle mie mani, emanando un profumo talmente invitante da indurmi a riempirmene la bocca. Quando la bottiglia era piena, papà ci metteva un pizzico di polvere bianca e chiudeva.
Le bottiglie venivano poi disposte ordinatamente nel sottoscala, e duravano tutto l’anno.
Quando mamma faceva il sugo, chiedeva a una di noi di andare a prenderle una bottiglia di pelati, e nell’istante in cui la versava nel soffritto usciva un profumo ancora più buono di quando li avevamo imbottigliati, un profumo che riportava ai giorni lunghi e attivi dell’estate anche nelle sere corte e sonnacchiose dell’ inverno.

scritto il 22 luglio 2010

14 commenti:

  1. quella signora bella della foto è tua mamma? e tu sei quella a sinistra?

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  2. no, la bella signorina è mia zia, la sorella minore di mia mamma, che .. facciamo i calcoli.. aveva solo 20 anni, pur mostrandone qualcuno in più, forse seguendo la moda di allora. Ho una foto di lei, stesso giorno, col moroso del momento: sembrano due attori sul set.
    azzeccato invece il riconoscimento della smorfiosa paffuta.

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  3. belli i ricordi che affiorano dalle foto in bianco e nero :-) il cuore si riempie di quella tenerezza e di quei profumi che solo noi conosciamo ...tesori indicibili.
    Grazie per essere passata da me, a presto.
    Alessandra

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  4. Ricordo perfettamente anch'io quelle giornate...La tecnica e gli strumenti erano diversi ma le sensazioni identiche! Ora non lo facciamo più da tanti anni...

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  5. Complimenti a tua zia: sembra una di quelle mondine del film "Riso amaro".
    Eri proprio "paffuta", Simba; bella panzetta!

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  6. sì, DA PICCOLE -ripeto: da piccole- eravamo tutte belle "paciarotte", come si dice qui. Tranne l'ultima della nidiata: arrivata a 15 chili, non so a quanti anni, sembrava si fosse bloccata la bilancia. La sorellina si alzava, ma pesava sempre 15 chili. A mia mamma veniva male quando doveva portarla al consultorio per i controlli pediatrici -erano i primi anni '70, iniziavano a nascere queste strutture sanitarie- perchè ogni volta le chiedevano se le dava da mangiare, e lei considerava quella domanda un'umiliazione!

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  7. ALESSANDRA, forse l'input di postare quella foto mi è venuto vedendo quella di tuo padre, sul tuo blog. Lo sport del cazzeggio-blog serve anche a questo, no?
    A proposito di quel tuo post, ora vado a commentartelo, ho la mia da dire su quel cassetto che vuoi aprire solo una volta all'anno. A di là.

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  8. WILMA, come la facevate voi la salsa di pomodoro? scommetto senza acido salicilico! (mi resta il dubbio che quel subdolo acido ci abbia in qualche modo avvelenato)
    Io invece la faccio ancora, adoro fare conserve. Non ci metto la polverina bianca ma compro i pomodori, quindi mi sa che come avvelenamento sono colpevole quanto mia mamma.

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  9. "lo sport del cazzeggio-blog" non lo conoscevo!!! son piegata in due dal ridere :))) grazie Pimpa!
    ogni tanto capita di aprire cassetti e ricordare "a voce alta" ... non sempre mi riesce, la malinconia mi serra la gola.

    Un abbraccio
    Alessandra.

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  10. Senza acido. Poi coprivamo ogni barattolo con dei panni e li mettevamo a bollire in un gigantesco pentolone.Ricordo che avevamo uno strumento specifico per passare i pomodori: da una parte la polpa, dall'altra la buccia. Era di proprietà di una zia, ma non si è più saputo quale perchè quando ti serviva era solo importante chi l'avesse in quel momento e non di chi fosse...

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  11. In casa nostra non c'è mai stata l'abitudine di fare le conserve, però il profumo e il sapore dei pomodori colti nell'orto me lo ricordo ancora adesso.

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  12. ..Messi sul pane, ancora caldi di sole, con un pizzico di sale e un filo d'olio ... mmmmm ....

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  13. il profumo del sugo cara Silvia per me è il profumo della domenica, dei risvegli a casa con la voglia di giocare perchè era domenica.
    Sono le cose più belle che conservo!
    un caro saluto

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  14. Anche i mie genitori preparavo i "pelati" per tutto l'anno.
    Ricordo le loro sfaticate.
    Io non partecipavo.
    Peccato...

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