domenica 16 maggio 2010

la grigna è bianca di neve

La Grigna è bianca di neve, come se i fogli del calendario si fossero messi a scorrere all'indietro. Il bianco della montagna è reso abbagliante dalla luminosità della mattina limpida e ventosa, quasi una sorpresa dopo settimane di pioggia. Dopo tre minuti di festina lente già non ho più fiato, ma ci vuole ben altro per farmi desistere. Festino lente ancora più lentamente, in pratica faccio finta di correre, per risparmiare energie, ma proseguo lungo questa alzaia che ogni settimana ha qualcosa di nuovo da dirmi.

Il campo coltivato alla mia sinistra ha perso qualcosa, in quanto a bellezza, rispetto a due settimane fa: al posto delle zolle piene di promesse, ci sono delle piantine gracili, incerte nell'affacciarsi alla vita, di un verde smorto. La terra non ha più il colore vivo di terra-arata-di-fresco- ma un colore marrone paludoso, come se non riuscisse più ad assorbire acqua, acqua che forma delle pozze nelle quali le neonate piantine sembrano rischiare l'annegamento. E' terra esausta, che ha perso tutto il suo fascino, come donna esausta dopo il parto, che ha perso il suo bel pancione.
Nel campo non seminato, giù in fondo, un falco di palude e una cornacchia si contendono il territorio a colpi di becco, con un frullare di piume tutt'intorno.

Chi ha acquistato in bellezza, invece, è il fiume: tutta quell'acqua scesa dal cielo l'ha arricchito, e lui scorre inorgoglito da tanto ben di Dio. Già domenica scorsa l'acqua mi sembrava al limite della fuoriuscita, ma oggi è ancora più alta e ancora più verde e la corrente ancora più forte, incitata anche dal vento che le dà una spinta in più, nemmeno necessaria, e forma delle piccole onde, a riva.

Sembra che quella folaga faccia una fatica boia a nuotare controcorrente. Dai, mammina affaccendata, fatichiamo insieme, corrimi accanto, in direzione contraria alla corrente, tu nell'acqua io sulla terra, io per divertimento e tu per ricostruire il nido che l'acqua alta ti ha spazzato via.

L'acqua alta del fiume ha un suo fascino, perchè cambia la prospettiva delle cose attorno. Acqua alta che non è mai stata così vicina ai tuoi piedi, ma della quale non vedi comunque il fondo, acqua diversa da quella che conosci, fascinosa come un'attrazione prima che diventi fatale, come un gioco prima che diventi un pericolo; dovessero aprire le dighe, poco più avanti, in un attimo il fascino si trasformerebbe in terrore, e il mio ultimo desiderio sarebbe di essere reincarnata in mamma folaga prima ancora di aver concluso questo mio ciclo di vita. Mentre proseguo il mio festina lente-col-fiato-corto- prometto a non so chi che nel caso il mio desiderio fosse esaudito non mi lamenterei di dover ricostruire il nido anche dieci volte.

4 commenti:

  1. Bellissimo post, appassionato, romantico come i tuoi migliori. Voi donne quando vi abbandonate ai sentimenti toccate sempre le corde più remote del cuore, lo sapete fare meglio, più direttamente di quanto facciamo noi maschietti, che giriamo a volte intorno ad un argomento senza deciderci ad entrare nel centro, ad affrontare magari un confronto, una competizione.
    Ho trovato delle parole che mi hanno ricordato versi scritti da un poeta di cui mi sfugge il nome. Ne parlavo oggi con una mia carissima amica. Parlavamo di capacità di assimilazione che hanno certe persone. Io adoro la permeabilità: amo chi è capace di assorbire idee, parole, motivi, suoni, colori e segni senza per questo plagiare, ma dando sempre una propria impronta personale. È una forma d'arte: imitare facendo propri gli elementi fondamentali di qualcun altro, ma tirandone fuori motivi diversi e nuovi.
    Di Picasso fu scritto che era un pittore estremo, nel senso che sperimentava tutto ed entrava nel campo degli altri uscendone sempre come Picasso, cioè a dire sempre se stesso.
    Anche per questo mi è piaciutissimo 'sto post, anche per questo, Simba.

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  2. Ricordi la carta assorbente? Salvaguardava il quaderno di bella assorbendo le macchie dell'inchiostro, le sbavature, asciugando le parole, era solo un accessorio ma alla fine era quasi più bella del quaderno stesso, con quei tratteggi di parole, quei ghirigori, quegli strani simboli. La riciclavi fino a quando si disfaceva, ma buttarla spiaceva sempre un pò, dopo che ti aveva fatto tutti quei piaceri.
    Le mancava solo la capacità di correggere gli errori e far sparire i brutti voti, poi sarebbe stata perfetta. Buona notte!

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  3. un bellissimo foto-racconto, le parole che hai scritto direi proprio che trasportano all'interno delle immagini facendole vivere realmente
    un saluto

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  4. grazie ernest ciaoancheate tutto attaccato

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