LA MIA PASSIONE PER LA LETTURA-
prima parte
-Piccole donne (eppure eravamo bambini!)-
Da dove cominciare? Se inizio dalla notte dei tempi, credo che il libro clou della mia infanzia sia stato “Piccole donne”, della Alcott.
domenica 29 novembre 2009
venerdì 27 novembre 2009
Il mister dice, Orwell risponde
Il mister dice che il conflitto con la magistratura può portare a una guerra civile. Vi immaginate? L’esercito dei Berluscones (capeggiati da Bossi che brandisce la spada di Alberto da Giussano) contro l’esercito degli antiberluscones (che impugnano “il foglio” e procedono in ordine sparso incitati dalle urla scomposte di Tonino). E lui, LUI, il re, che dico, l’imperatore, il Carlo Magno, il Napoleone, il più … ,più …, più .. della storia, in nome del quale tra poco si meneranno fendenti a destra e a manca, dov’è? A “utilizzare”? A farsi spiegare come funziona questa nuova moda dei trans, mica di farsi scappare l’ultima novità e lasciare che si divertano solo quelli di sinistra? A trattare banali questioni di soldi -pochi spiccioli per la spesa- con quell’ingorda di Veronica? A studiare le carte dei processi con lo spilungone? A scrivere un SMS minatorio a quel traditore di Fini? Non si sa, dove sia. L’hanno chiamato, ma non risponde. Urge la mia sfera di cristallo. Abracadabra, dove sei Silvietto? Eccolo: è su Krypton, a fare rifornimento di superpoteri, perché ultimamente la sfiga lo perseguita. Sentite, dallo spazio sta incitando i suoi con una supervoce: “Avanti; Savoia! O con me o contro di me! Boia chi molla al grido di battaglia! Si salvi Sansone e muoiano tutti i filistei! Avanti, Calderoli, che fai? Con quella faccia da strangolatore che ti ritrovi, te la fai sotto? Adesso arrivo io e vi metto tutti a posto,razza di fannulloni!” Nel frattempo, l’esercito degli antiberluscones, che fa? Niente! Assolutamente niente! Temporeggia!! Tonino per la rabbia ha gli occhi fuori dalle orbite, Marco non si toglie quel sorrisetto sardonico nemmeno in un momento in cui non c’è niente da ridere, Massimo non vuole sporcarsi la polo, Pierluigi ha freddo, Michele fa finta di pensare, e il popolo, appunto, il popolo, che fa? LEGGE!Legge i giornali comunisti! Legge invece che combattere!! C'è una stupida che sta leggendo George Orwell: "La via più rapida per porre fine a una guerra è quella di perderla"
... Quando arriva Superman e vede la situazione, intima: “Fermi tutti! Con quei cretini di sinistra non c’è neanche gusto a fare la guerra!”
foto da wikipedia: lapide di George Orwell
... Quando arriva Superman e vede la situazione, intima: “Fermi tutti! Con quei cretini di sinistra non c’è neanche gusto a fare la guerra!”
foto da wikipedia: lapide di George Orwell
martedì 24 novembre 2009
Guerra contro noi stessi
Quest'estate ho postato about un pericolo ambientale che incombeva sulla mia terra . Ma avevo in mente di riparlarne, se non altro perchè uno scritto sull'argomento, dimenticato nel p.c., voleva venire alla luce. Ne approfitto ora, per onorare la riapparizione del trio "Zardoni, Saccardi, Ornaghi", illustri membri del comitato"No al pozzo", senza i sacrifici, le competenze e l'entusiasmo dei quali non avremmo mai vinto la battaglia. (A proposito! Un trio di grazie!)
Battaglia che ora dovrebbe proseguire in una guerra al nostro stile di vita, una guerra contro noi stessi, perchè è troppo comodo aspettarsi tutto dagli altri ed essere i primi a tirarsene fuori.
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Battaglia che ora dovrebbe proseguire in una guerra al nostro stile di vita, una guerra contro noi stessi, perchè è troppo comodo aspettarsi tutto dagli altri ed essere i primi a tirarsene fuori.
sabato 21 novembre 2009
Che ce ne frega, a noi?
Che ce ne frega a noi se una è conciata così male da non trovare niente di meglio che sposare il mostro del circeo? Ai tempi di mia mamma, nella Brianza bigotta, se una donna "si parlava" con un uomo che non frequentava la chiesa, in famiglia succedeva il finimondo. (vero, mamma?)
Ai miei tempi, se uscivi con un tipo coi capelli lunghi, la mamma perdeva il sonno mentre papà istituiva il coprifuoco serale. (per fortuna non è stato il mio caso, i miei erano abbastanza all'avanguardia)
Di questi tempi, invece, una tizia qualsiasi può addirittura vantarsi di aver conquistato il "cuore" (quale ??) di un pluriassassino recidivo. A quanto pare è sparito il perbenismo dei tempi andati, ma forse è sparito anche il buonsenso: dei mass media, naturalmente, che si sono buttati sulla notizia come avvoltoi. Se stesse zitta, quella sfortunata, e non angustiasse il mondo con le sue scelte private. (che poi non venga a lamentarsi con noi se viene sgozzata dall'anima pura). Se stessero zitti, i giornalisti di radio e carta stampata. Se la televisione non facesse sedere in poltrona cani e porci, a raccontarci le loro porcate e sommergere il nostro salotto di spazzatura.
Ai miei tempi, se uscivi con un tipo coi capelli lunghi, la mamma perdeva il sonno mentre papà istituiva il coprifuoco serale. (per fortuna non è stato il mio caso, i miei erano abbastanza all'avanguardia)
Di questi tempi, invece, una tizia qualsiasi può addirittura vantarsi di aver conquistato il "cuore" (quale ??) di un pluriassassino recidivo. A quanto pare è sparito il perbenismo dei tempi andati, ma forse è sparito anche il buonsenso: dei mass media, naturalmente, che si sono buttati sulla notizia come avvoltoi. Se stesse zitta, quella sfortunata, e non angustiasse il mondo con le sue scelte private. (che poi non venga a lamentarsi con noi se viene sgozzata dall'anima pura). Se stessero zitti, i giornalisti di radio e carta stampata. Se la televisione non facesse sedere in poltrona cani e porci, a raccontarci le loro porcate e sommergere il nostro salotto di spazzatura.
giovedì 19 novembre 2009
Basta cemento
Totale ammirazione per Domenico Finiguerra, egregio Sindaco che non svende il proprio comune per fare cassa, ma guarda al di là dell'orticello e si preoccupa del futuro del territorio che sta amministrando: un futuro dove non è carino che figli, nipoti, discendenti trovino solo cemento.
martedì 17 novembre 2009
gli uomini non cambiano
Dedico questa canzone dell'indimenticabile Mia Martini a tutte quelle donne che sacrificano la propria vita a un uomo che non le merita.
domenica 15 novembre 2009
Gli Animali e il Freddo
"Gli animali si preparano in modi diversi ad affrontare il freddo. Molti animali da pelliccia infoltiscono il pelo. Alcuni uccelli infittiscono le penne, mentre altri, che non potrebbero sopportare il freddo invernale, partono per i paesi caldi: rondini, luì, gruccioni, non trovando più gli insetti di cui si cibano, migrano verso sud. A Primavera torneranno.
Alcuni animali selvatici dopo aver mangiato abbondantemente per accumulare il grasso necessario alla sopravvivenza, cadono in letargo, cioè dormono in una tana fino a primavera.
Gli insetti si rintanano nella terra o si nascondono nella corteccia dei tronchi"
(tratto da un quaderno di scuola)
E noi umani, come ci prepariamo all’inverno?Da parte mia, per prima cosa tolgo dall’anfratto del camino la cesta dei giornali, sotto la quale soggiace il fantomatico cartellone “Qui si firma contro i pozzi della morte”, ricordo dell'incubo ambientale che collegherò per sempre a questa strana estate. Lo butto, sperando non serva davvero più, sposto un antico vaso da notte elevato alla funzione di contenitore cancelleria, libri quaderni astucci fogli e il solito casino, un vassoio di pomodorini dell'orto che vorrei da verdi diventassero rossi, pulisco, metto gli alari e il parafiamme …
E accarezzo l’idea di futuri pomeriggi domenicali da passare sul divanetto nuovo, davanti al camino acceso, con un buon libro in mano e una tisana fumante sul bracciolo. Perchè, come scrisse Flaubert,
"...cosa c’è di meglio infatti che stare la sera
con un libro accanto al fuoco, mentre il vento
batte sui vetri, e la lampada arde?"
Non partirei mai per un paese caldo, come fanno alcuni uccelli. La stagione fredda mi piace, perchè mi offre una scusa valida per rintanarmi come un mammifero in letargo nella mia tana e nascondermi come un insetto nella rassicurante corteccia del mio io.
(E perchè non cominciare da quest'oggi, visto il tempo piovigginoso e le tenebre che incombono?) (marito spedito a far legna nel bosco, come nelle fiabe)
Alcuni animali selvatici dopo aver mangiato abbondantemente per accumulare il grasso necessario alla sopravvivenza, cadono in letargo, cioè dormono in una tana fino a primavera.
Gli insetti si rintanano nella terra o si nascondono nella corteccia dei tronchi"
(tratto da un quaderno di scuola)
E noi umani, come ci prepariamo all’inverno?Da parte mia, per prima cosa tolgo dall’anfratto del camino la cesta dei giornali, sotto la quale soggiace il fantomatico cartellone “Qui si firma contro i pozzi della morte”, ricordo dell'incubo ambientale che collegherò per sempre a questa strana estate. Lo butto, sperando non serva davvero più, sposto un antico vaso da notte elevato alla funzione di contenitore cancelleria, libri quaderni astucci fogli e il solito casino, un vassoio di pomodorini dell'orto che vorrei da verdi diventassero rossi, pulisco, metto gli alari e il parafiamme …
E accarezzo l’idea di futuri pomeriggi domenicali da passare sul divanetto nuovo, davanti al camino acceso, con un buon libro in mano e una tisana fumante sul bracciolo. Perchè, come scrisse Flaubert,
"...cosa c’è di meglio infatti che stare la sera
con un libro accanto al fuoco, mentre il vento
batte sui vetri, e la lampada arde?"
Non partirei mai per un paese caldo, come fanno alcuni uccelli. La stagione fredda mi piace, perchè mi offre una scusa valida per rintanarmi come un mammifero in letargo nella mia tana e nascondermi come un insetto nella rassicurante corteccia del mio io.
(E perchè non cominciare da quest'oggi, visto il tempo piovigginoso e le tenebre che incombono?) (marito spedito a far legna nel bosco, come nelle fiabe)
sabato 14 novembre 2009
"E così vorresti fare lo scrittore?"
"E così vorresti fare lo scrittore?"
di Charles "Hank" Bukowski
di Charles "Hank" Bukowski
venerdì 13 novembre 2009
I miei scartafacci scolastici
Mi piacerebbe postare qualche pagina tratta dai miei scartafacci di scuola, indubbiamente meno noiosi dei miei “diari segreti”: ma cosa sono questi scartafacci? Nient’altro che semplici quaderni senza pretese estetiche che iniziavano con i migliori propositi (diligenti appunti) , ma dopo qualche pagina cominciavano a soffrire di qualche distrazione (frase latina scritta a caratteri cubitali, tradotta, commentata e calata nella propria vita, … ma il resto della spiegazione dove si era persa?) per poi continuare a tergiversare in una specie di parabola dell’attenzione discendente e infine terminare in modo indecoroso (scambi di insulti col compagno di banco, cronache della domenica, lamentele sui prof, vani progetti di rivolta in famiglia..)
…. O vi ho rotto l’anima con le mie reminiscenze?
…. O vi ho rotto l’anima con le mie reminiscenze?
giovedì 12 novembre 2009
Vivi, e non stufire più
Nel caos primordiale dei miei scritti, che nel vano tentativo di riordinare ho solo amplificato, arrivando alla conclusione che l’ordine non fa per me, ho trovato due foglietti ripiegati e volanti, scritti a mano, pieni di cancellature, graficamente e intimamente sofferti, non datati, risalenti a un giorno imprecisato di quest’estate. Li ho copiati e poi, non convinta del contenuto, ho cambiato rotta e ho aggiunto una conclusione diversa, che in quel momento lì non avrei nemmeno preso in considerazione, perché non sarei riuscita ad essere così severa con me stessa.
"A volte mi prende una tale stanchezza di vivere. L’insostenibile pesantezza del vivere.
Come quando vai in montagna e a un certo punto ti senti esausto, le gambe pesanti come sasso, il fiato corto, il battito del cuore nelle orecchie, il sudore caldo che ti si spalma sul corpo stanco.
Il rifugio è un puntino lontano, su in cima, pare irraggiungibile. “Non ce la farò mai”, pensi.
Invece, ti prendi una pausa, ti bevi un tè caldo, quello davanti a te ti incoraggia, quello che incroci mentre scende (beato lui) ti dice una pietosa bugia (“ma sì, una mezz’oretta e siete arrivati”)… e così, piano piano, passo dopo passo, arrivi alla meta. E solo allora capisci che ne è valsa la pena.
Vivere è leggermente più complicato che fare un’escursione. Anche perché chi ti assicura che alla fine della faticata ci sarà un rifugio accogliente, un laghetto con gli eriofori, una vista incantevole, un prato dove sdraiarsi e godersi un meritato riposo?"
… La verità è che, anche quando diciamo che siamo stanchi di vivere, il più delle volte lo diciamo solo per farci compassionare, tanto è vero che la morte ci spaventa da morire. (Ma come fanno, quelli che si suicidano, a non morire di paura e di orrore, prima?)
Vivere o morire? Verrebbe da chiedersi: non c’è una terza opzione? No, che non c’è.
E allora mi dico: Vivi, lascia vivere e non stufire più.
lunedì 9 novembre 2009
cartoline dall'infanzia
I grandi pianti, la rabbia, e tutti in fila per bere quello schifosissimo uovo crudo su cui la suora fa un buchino, la puzza di riso bianco e la fuga strategica da quell’asilo che odio e contro il quale vinco la prima battaglia della mia vita,
La tranquillità dei corti pomeriggi invernali, a fare i compiti al tavolo della cucina mentre mamma con gesti conosciuti e sicuri trita sul tagliere, con la mezzaluna, la verdura dell’orto, e il profumo di sedano e prezzemolo riempie il piccolo locale,
Le corse al cancello incontro a papà che torna dal lavoro, l’odore di pelle e di treno della sua borsa , nella quale trovi, ogni giorno, una piccola sorpresa: caramelle, mandarini, un giornaletto,
La spensieratezza delle lunghe ore estive, pomeriggi interi a giocare in mezzo alla strada, fino a che un eccesso di vivacità fa compiere alla palla una parabola fuori controllo, accompagnata dal nostro sguardo sconsolato e da coloriti scongiuri affinché la traiettoria non termini nel curatissimo giardino del mio scorbutico vicino di casa, che ce l’avrebbe restituita solo dopo accurata mutilazione,
L’appuntamento quotidiano con il furgone del prestinaio e del lattaio,
La competizione con una sorella maggiore più brava, più capace e più amata di me (o così almeno credevo),
La gelosia verso le sorelle più piccole,
L’amore esclusivo per il mio papà,
L’odio per la severissima maestra che mi provoca una persistente “tosse nervosa”,
La prima dichiarazione d’amore sussurratami all’orecchio dal mio compagno di giochi: “Se ci tieni al Milan ti amo” ,
La 600 bianca stracarica di famiglia numerosa, sulla quale non puoi né parlare né ridere né fare casino perché papà “sta guidando”,
Le spese azzardate di papà e le arrabbiature di mamma,
I soldi che finiscono e le mance sequestrate per tamponare la falla,
La sensazione di libertà che mi dà andare in bicicletta, il terrore nel momento in cui perdi l’equilibrio e capisci che l’attimo dopo cadrai, grattuggiandoti sull’asfalto,
Le galline personalizzate nel pollaio (tra le altre, la mia Caterina Caselli e la Marisa Sannia di mia sorella) che muoiono di vecchiaia, perché papà non trova il coraggio di “tirargli il collo”, la loro sepoltura nel’orto,
I profumi culinari della domenica: di bollito a pranzo, di dolci che cuociono nel forno al pomeriggio, e per finire di pizza a cena, l’unico pasto della settimana consumato in “tinello”, con la partita di calcio come sottofondo,
… E tanto altro (compreso il dolce aroma della barba delle pannocchie, nel campo di granoturco dove cerchi rifugio giocando a nascondino, in quell’ora magica che va scolorandosi nell’imbrunire, e chi ti trova più?)
La tranquillità dei corti pomeriggi invernali, a fare i compiti al tavolo della cucina mentre mamma con gesti conosciuti e sicuri trita sul tagliere, con la mezzaluna, la verdura dell’orto, e il profumo di sedano e prezzemolo riempie il piccolo locale,
Le corse al cancello incontro a papà che torna dal lavoro, l’odore di pelle e di treno della sua borsa , nella quale trovi, ogni giorno, una piccola sorpresa: caramelle, mandarini, un giornaletto,
La spensieratezza delle lunghe ore estive, pomeriggi interi a giocare in mezzo alla strada, fino a che un eccesso di vivacità fa compiere alla palla una parabola fuori controllo, accompagnata dal nostro sguardo sconsolato e da coloriti scongiuri affinché la traiettoria non termini nel curatissimo giardino del mio scorbutico vicino di casa, che ce l’avrebbe restituita solo dopo accurata mutilazione,
L’appuntamento quotidiano con il furgone del prestinaio e del lattaio,
La competizione con una sorella maggiore più brava, più capace e più amata di me (o così almeno credevo),
La gelosia verso le sorelle più piccole,
L’amore esclusivo per il mio papà,
L’odio per la severissima maestra che mi provoca una persistente “tosse nervosa”,
La prima dichiarazione d’amore sussurratami all’orecchio dal mio compagno di giochi: “Se ci tieni al Milan ti amo” ,
La 600 bianca stracarica di famiglia numerosa, sulla quale non puoi né parlare né ridere né fare casino perché papà “sta guidando”,
Le spese azzardate di papà e le arrabbiature di mamma,
I soldi che finiscono e le mance sequestrate per tamponare la falla,
La sensazione di libertà che mi dà andare in bicicletta, il terrore nel momento in cui perdi l’equilibrio e capisci che l’attimo dopo cadrai, grattuggiandoti sull’asfalto,
Le galline personalizzate nel pollaio (tra le altre, la mia Caterina Caselli e la Marisa Sannia di mia sorella) che muoiono di vecchiaia, perché papà non trova il coraggio di “tirargli il collo”, la loro sepoltura nel’orto,
I profumi culinari della domenica: di bollito a pranzo, di dolci che cuociono nel forno al pomeriggio, e per finire di pizza a cena, l’unico pasto della settimana consumato in “tinello”, con la partita di calcio come sottofondo,
… E tanto altro (compreso il dolce aroma della barba delle pannocchie, nel campo di granoturco dove cerchi rifugio giocando a nascondino, in quell’ora magica che va scolorandosi nell’imbrunire, e chi ti trova più?)
domenica 8 novembre 2009
Foglie d'autunno
Dopo Messa, vado a comprare il latte al distributore automatico della fattoria, per risparmiare ma più che altro per solidarietà con l'allevatore al quale la centrale paga un litro di latte al prezzo di un litro di acqua. Mi porto la bottiglia vuota, per riciclare.
L'aria è grigia di pioggia fresca, e la strada nel bosco, disseminata di foglie colorate, mi rimanda un senso di felice disordine. Una vera e propria invasione di foglie, allegre come la casa dove c'è un bambino, variegate come la vita che si specchia nella camera di un adolescente, irruente come una nuova amicizia, un nuovo amore.
Allo stesso tempo, però, i colori dell’autunno, mutevoli e cangianti, assomigliano al mio umore di questi giorni.
Invece le foglie che si appiccicano all’asfalto bagnato, con effetto ventosa, sono come quei pensieri invadenti e molesti che senza chiedere permesso aderiscono alla mia mente, con quel terribile effetto viscido che rischia di farmi perdere l’equilibrio che faticosamente sto ricostruendo.
giovedì 5 novembre 2009
Uno sguardo al crocifisso
Quando non sapevi più a che santo votarti, quando sul registro c'erano ormai solo poche caselle di voto orale vuote, e la tua era una di quelle, quando manco avevi portato il libro, e la testa era rimasta sul cuscino, e il cervello una tabula rasa, e la voce afona di quelle cose, e ... "Carelli, alla lavagna!" .. . Un attimo di pura disperazione, un'occhiata d'intesa ai possibili suggeritori, e ... uno sguardo al crocifisso, perché no. Non ti sarebbe servito a niente, perché non sapevi niente, e Gesù era muto, o forse aveva altri guai in corso, ma male non te ne sarebbe venuto.
E' quello che penso, ancora adesso. Che male può fare un piccolo crocefisso sul muro di una classe? Quando andai a colloquio coi prof dei miei figli, al liceo, rimasi sconcertata nel vedere che sui muri delle aule non erano più appese le classiche polverose vetuste cartine geografiche, la tavola degli elementi e le solite noiosità, ma poster di vips.
“Il crocifisso, invece, no, giammai!” Hanno sentenziato otto persone della Corte Europea (pensavo che un nome così altisonante non dovesse occuparsi di questioni di lana caprina, invece…) Offende la sensibilità ... ma di chi, ma “de che”? Dei ragazzi che da ogni parte che si girano vedono e sentono e leggono di sesso e violenza, che non si scandalizzano più di niente perché ormai è tutto lecito, dei ragazzi abbagliati fin da piccoli dal falso splendore dei centri commerciali, avvelenati dalla cultura del dio denaro, bombardati da una miriade di informazioni, confusi da messaggi contrastanti, impauriti dagli allarmi sulla sicurezza, sulle malattie, sul terrorismo, resi fragili dall’incertezza per il loro futuro , depauperati delle risorse naturali del pianeta , ora angosciati perfino …. dall'influenza, (che è sempre stata un’alleata stagionale degli studenti impreparati)
… Che male può fare, a questi ragazzi, un crocifisso? Il male glielo abbiamo fatto e glielo facciamo noi adulti, con le nostre idiozie, non prendiamocela col povero crocefisso.
E' quello che penso, ancora adesso. Che male può fare un piccolo crocefisso sul muro di una classe? Quando andai a colloquio coi prof dei miei figli, al liceo, rimasi sconcertata nel vedere che sui muri delle aule non erano più appese le classiche polverose vetuste cartine geografiche, la tavola degli elementi e le solite noiosità, ma poster di vips.
“Il crocifisso, invece, no, giammai!” Hanno sentenziato otto persone della Corte Europea (pensavo che un nome così altisonante non dovesse occuparsi di questioni di lana caprina, invece…) Offende la sensibilità ... ma di chi, ma “de che”? Dei ragazzi che da ogni parte che si girano vedono e sentono e leggono di sesso e violenza, che non si scandalizzano più di niente perché ormai è tutto lecito, dei ragazzi abbagliati fin da piccoli dal falso splendore dei centri commerciali, avvelenati dalla cultura del dio denaro, bombardati da una miriade di informazioni, confusi da messaggi contrastanti, impauriti dagli allarmi sulla sicurezza, sulle malattie, sul terrorismo, resi fragili dall’incertezza per il loro futuro , depauperati delle risorse naturali del pianeta , ora angosciati perfino …. dall'influenza, (che è sempre stata un’alleata stagionale degli studenti impreparati)
… Che male può fare, a questi ragazzi, un crocifisso? Il male glielo abbiamo fatto e glielo facciamo noi adulti, con le nostre idiozie, non prendiamocela col povero crocefisso.
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