sabato 20 agosto 2022

Lezioni di lettura sulle ginocchia di papà

alla consacrazione della sorella di papà
L'"Unità" è stato un must, in casa nostra, una presenza quotidiana e irrinunciabile, come il latte e il pane, anche di più.
Papà aveva cominciato ad acquistarla quando, a vent'anni, si era allontanato dalla chiesa, con suo padre che gliela strappava e lui che mandava il fratellino-fratellastro ad acquistarne una seconda copia.
Negli anni '50 e '60, quando lavorava alla Pirelli, gli era stato consigliato di non farsi vedere dai capi a leggere quel giornale. 
Negli anni '70, quando tornava a casa dal lavoro noi figlie gli correvamo incontro, al cancello, facendo a gara a chi per prima afferrava la sua borsa marrone, una 24 ore di pelle consunta da anni di pendolarismo. 
La appoggiavamo sulla lavatrice del ripostiglio per aprirla,  e scovare qualche piccola sorpresa per noi figlie, che non mancava mai nonostante le difficoltà economiche: potevano essere delle caramelle rossana, un giornaletto, qualche mandarino. Dalla borsa aperta usciva un odore misto di treno e inchiostro, quello particolare  dei quotidiani, quello dell'Unità che papà avrebbe terminato di leggere dopo il telegiornale.
Non andavamo ancora a scuola, tuttavia   ricordo quel pomeriggio d'inverno. 
Io e mia sorella maggiore sedute sulle  ginocchia di papà e il suo giornale disteso sul tavolo della cucina.
Ci fece riconoscere le singole lettere, additandole a una a una, poi ci aiutò a unirle e accentare l'ultima lettera.
Ci chiese di indovinare il significato di quella parola e il motivo per cui un giornale si chiamasse così. Naturalmente ci arrivò mia sorella, che è sempre stata la più grande e la più intelligente delle due. 
Da vecchio e malato non rinunciò ad avere, ogni santo giorno, la sua Unità fresca di stampa. 
Gliela "teneva via" un certo edicolante, e dovevamo portargliela a ogni costo, ricordo  mattinate di neve e strade impraticabili, e questo impendizio del giornale da portare a papà, prima di andare al lavoro e liberare il vialetto dalla neve e tutto il resto. A volte dovevamo ricorrere all'aiuto di mariti o figli, per compiere la missione "il giornale del nonno".
La leggeva tutta, mettendoci delle ore. Per leggerla metteva due paia di occhiali, i suoi e  sopra quelli di mamma. 
A un certo punto la maculopatia gli concesse di leggere solo i titoli,  e allora ci fu l'acquisto di svariate lenti di ingrandimento, che si rivelarono inutili e fastidiose. E così in quattro e quattr'otto il giornale era belle che letto, ma nonostante ciò non era contemplato saltarne l'acquisto quotidiano, nemmeno quando era ricoverato in ospedale. 
E quando gli ultimi anni andavo a prenderlo per portarlo a fare le trasfusioni o le visite, mica si preoccupava della tessera sanitaria o della cartella clinica, prima di uscire di casa si rassicurava che  il giornale e gli occhiali non mancassero. 
Ricordo che mamma me lo consegnava in perfetto ordine, pulito e profumato come un bebè che esce dal bagnetto. "Gli ho fatto fare la doccia stamattina", diceva, con lui che sbuffava. L'ultimo gesto prima che uscissimo era pettinarlo, perché papà non si pettinava mai. Era proprio viziato mio papà. Glielo dicevano anche i dottori, quando si vantava/commiserava di avere 5 donne in casa, una moglie e quattro figlie.
Il giorno in cui morì, con il cuore i polmoni e i reni ormai allo stremo, papà era riuscito, al mattino, a trascinarsi in bagno per farsi la barba, e subito dopo ad arrabbiarsi con mia sorella per aver tardato a portargli il giornale.

44 commenti:

  1. l'unico schiaffone che ebbi da mio padre fu quando leggendo l'unità gli feci notare che riportava in un articolo che un loro caporione si era ricoverato in una clinica di prima categoria gestita dai preti, come già avevano fatto altri caporioni.
    Inutile parlare, anche perchè loro avevano fatto la guerra e speravano in un mondo migliore come quello progettato poi dal mio partito degli under 70.000

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anche con mio padre non si poteva anche solo *accennare* a torti dell'unione sovietica, si metteva a urlare: 20 milioni di morti!!

      Elimina
  2. Con il "suo" giornale per essere informato ogni giorno su come andavano le cose di questo mondo!
    In effetti era davvero beato tra le donne!

    RispondiElimina
  3. Che ha i suoi vantaggi ma anche, a ben vedere, può diventare pesante :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Veramente un altro mondo. Bene che non abbiano visto che non era là il miglior mondo

      Elimina
    2. non l'avrebbero ammesso comunque, mi sa ..

      Elimina
  4. Meetusalem altro che anonimo...non so quale è meglio😜

    RispondiElimina
  5. grazie a te Valeria, per la lettura e il commento, non ho capito, tua nonna leggeva l'unità?

    RispondiElimina
  6. Ho capito bene? Nella foto ci siete tu e una tua sorella, tuo padre e la sorella consacrata suora con una collana con croce al collo? Qualcosa non mi quadra. Comunque i tuoi post non deludono mai. Grande!

    RispondiElimina
  7. confermo: mia sorella maggiore, io, mio padre, sua sorella immortalata nel giorno dei voti perpetui. di grazia, cosa c'è di squadrato?

    RispondiElimina
  8. Penso di squadrato niente..ognuno con il proprio credo che è giusto in tutte e e 2 le persone ..e le bambine che si fan un pensiero libero prendendo quello che è meglio da i grandi

    RispondiElimina
  9. ah, squadrato in senso di differenze religiose! scusate non avevo capito, ma qui si apre un mondo .. quante ne avrei da raccontare ..

    RispondiElimina
  10. Bellissimo ricordo del tuo papà e anche di un attaccamento a certi valori e certezze (il giornale) che ora mancano.
    L'Unità per diversi anni l'ho appesa nelle bacheche della "mia" azienda (insieme ad altri colleghi, compagni, con i quali si acquistava)

    RispondiElimina
  11. sì, i lettori di quotidiani cartacei sono una specie in via di estinzione ...

    RispondiElimina
  12. molto bella e tenera la foto Silvia: anche la sorella di mia madre è diventata suora e ancora veglia su di noi!!!
    Un sorriso

    RispondiElimina
  13. la mia cara, buona e bigottissima zietta è morta l'anno scorso, per un cancro al pancreas; purtroppo era lontana e non siamo riusciti a esserle vicini con la nostra presenza in quel brutto anno della terribile malattia. la sua congregazione avrebbe potuto trasferirla in una comunità vicino ai parenti, ma non lo fecero. lei era una che non ha mai preteso nulla in tutta la sua vita, (litigava con mio padre, per questo) e fino all'ultimo non volle "disturbare". quando le telefonavi per sapere come stava, per non farci preoccupare minimizzava la sua malattia e dirottava il discorso informandosi sulla tua salute, e su quella dei tuoi familiari.
    le feci visita in ospedale, a pordenone, un mese prima che morisse, ricordo le sue precise parole al momento del saluto: e adesso quando ti rivedrò? eppure, in cuore suo credo che sapesse che non ci saremmo più riviste, almeno in questa vita.

    RispondiElimina
  14. Anche a me quel giornale ricorda anni particolari . Mio marito ha lavorato 42 anni in fabbrica e L'Unità spuntava sempre dalle tasche del suo eskimo. Oggi festeggio 70 anni e ho la certezza che in quegli anni eravamo felici...ma non lo sapevamo.

    RispondiElimina
  15. Risposte
    1. Auguri alla tua mamma per domani!

      Elimina
    2. Grazie! Purtroppo non è molto in forma, ha fatto vari controlli ma pare non ci sia niente di grave ... noi figlie pensiamo sia la sua ansia che periodicamente somatizza ... per questo le nascondiamo, per quanto possibile, tutti i nostri problemi, ma per gli altri parenti (es. sue sorelle gravemente malate) non si può fare ...

      Elimina
  16. Ciao Silvia, un altro dei bellissimi ricordi legati a tuo papà. Riconosco la caparbietà così simile a quella del mio💙
    Ti abbraccio forte spero vada meglio...

    RispondiElimina
  17. Grazie, lo faccio valere per oggi:)

    RispondiElimina
  18. Che tenerezza questo racconto, è incredibile come il ricordo delle persone speciali si leghi nella nostra mente a una loro abitudine, a un oggetto, a un profumo. Sono cose che fa bene al cuore ricordare. Un abbraccio.

    RispondiElimina
  19. Ti ringrazio per aver condiviso questo bellissimo ricordo, che emoziona, scatena i propri ricordi e fa riflettere. A casa mia girava L’Espresso, in abbonamento per decenni, che abbiamo continuato ad acquistare sia io che i miei fratelli da adulti. Per una qualche sorta di idiosincrasia paterna, erano banditi i quotidiani; mio padre ne leggeva qualche scorcio dal barbiere oppure quando qualche amico gli mostrava qualche articolo interessante sulla sua copia.
    Pare che avesse smesso di leggere regolarmente un quotidiano da quando, nel dicembre del 68 lesse sull’Unità dell’eccidio di due persone che conosceva molto bene, freddati dalle forze di polizia intervenute perché stavano scioperando bloccando la statale.
    Piange il cuore nel constatare che un così glorioso quotidiano, che recava orgogliosamente la scritta “fondato da Antonio Gramsci”, sia stato privatizzato e sia finito (in ogni senso) nelle mani di gente come Angelucci, Soru, Staino e Rondolino.
    Ciao

    RispondiElimina
  20. Non sono così informata sulle sorti del quotidiano di papà, quando è morto non l'abbiamo più acquistato, anche perché a mamma non piaceva, diceva che era scritto in modo troppo difficile. Grazie della visita!

    RispondiElimina
  21. è stato un inverno complicato, mia mamma ha avuto un tracollo ed è stata a lungo in ospedale, al suo ritorno abbiamo dovuto riorganizzarle la vita.
    il 22 febbraio, il giorno in cui tu hai pensato a me, mia figlia perdeva il suo primo figlio , alla ventesima settimana di gestazione. grazie dell'interessamento.

    RispondiElimina
  22. Anche mio padre leggeva l'Unità e ti parlo degli anni '60 e '70 insieme ad un quotidiano genovese (vivevamo a Genova) e lo leggevo anch'io. Ma dal 1982 sino ad oggi leggo ininterrottamente Repubblica, qualche volta La Stampa. Mio padre, ormai buonanima (se ne è andato nel 2005), ha continuato a leggere l'Unità sino alla fine degli anni '80 e poi non l'ha più comprato.

    Dato che per quasi 27 anni ho lavorato nel settore della cultura (opera lirica, orchestre sinfoniche, compagnie di danza classica) sull'Unità uno dei giornalisti di quel settore era Ruben Tedeschi (è stato anche scrittore e critico musicale) molto bravo e competente. Quando ho letto il tuo post ho pensato a queste cose del passato con un rinnovato piacere.
    Grazie per la visita che ricambio volentieri e alla prossima

    RispondiElimina
  23. La perdita di un bimbo è tremenda, tu devi essere forte, la devi aiutare a ritrovare la forza per continuare a vivere. Ti abbraccio.

    RispondiElimina
  24. cerco di esserlo, di starle vicino, ma ci sono giorni in cui non vuole vedere e sentire nessuno, e per una mamma è difficile accettare l'impossibilità di aiutare un figlio. sto capendo che certi dolori non sono condivisibili, che te li vuoi assumere per intero, perchè hai bisogno di soffrire, quasi la sofferenza potesse espiare colpe che non hai commesso.

    RispondiElimina
  25. Ciao Silvia, leggo ora. Mi spiace moltissimo. Vi abbraccio.

    RispondiElimina
  26. Gran bel racconto che ci fa rivivere un'epoca lontana. A casa giravano molti giornali: il Corriere della Sera, la Stampa, l'Espresso, La Gazzetta dello Sport. Più raramente l'Unità. Era un giornale importante che portava informazione fra i lavoratori e creava tra loro quella coesione che oggi manca e che sarebbe utile per recuperare tanti diritti che col tempo sono andati perduti. Diritti che invece erano stati conquistati dai nostri padri. Una bella storia quella che racconti, ricca di ideali , affetto e nostalgia.

    RispondiElimina

Parla! Adesso o mai più!