martedì 1 dicembre 2015

prima di quel venerdì maledetto

Prima di quel maledetto venerdì di novembre i miei ricordi di Parigi erano lontani ma nitidi, vecchie fotografie non ancora sfuocate dall'usura del tempo.
Ero io seduta sul cordolo del vialetto di casa mentre papà si avvicinava al cancello per dire poche ma lapidarie parole a G., che era venuto a prendermi con la mitica 131 azzurra:
" La ragazza è minorenne e parte senza il consenso dei genitori".
Dopo aver detto queste testuali parole il mio povero papà ripercorse il vialetto in senso inverso e rientrò in casa. Senza aspettare risposte e senza aggiungere altro.
Anche se sono passati più di trent'anni quella frase ci è rimasta scolpita in testa, sia a me sia a G.
A partire per quel viaggio programmato solo uno o due giorni prima eravamo io, G. e Paolo, un amico che ci aveva chiesto un passaggio fino a Parigi. Avrebbe poi proseguito per Londra chissà come, visto che sebbene lavorasse come meccanico era sempre al verde.
La prima notte dormimmo all'aperto, nel sacco a pelo e sotto le stelle d'agosto, in un campo, non so dove.
Il mattino fummo svegliati da un tizio che ci disse chissà cosa.
Non sapendo il francese capimmo solo il linguaggio dei gesti, che indicava la lama di un coltello alla gola.
I miei amici mi convinsero che l'adorabile vecchietto aveva solo voluto rallegrarsi del fatto che eravamo stati fortunati a non incontrare nottetempo qualche pazzo assassino, ma a distanza di tanti anni credo che questa fosse solo un'interpretazione volta a rassicurarmi; in realtà il contadino voleva semplicemente minacciarci.
Le notti seguenti, a Parigi, di notte dormivamo in macchina.
A pensarci adesso sembra pazzesco.
La seconda volta che andai a Parigi avevo dieci anni in più ed ero incinta del mio primo figlio, ma ancora non lo sapevo. Nutrivo però qualche sospetto, e lo usavo per far venire i sensi di colpa a mio marito e alla coppia di amici con i quali festeggiavamo il fine anno 1987. "Forse sono incinta e voi mi fate camminare tutto il santo giorno" mi lamentavo.
La notte del 31 dicembre rientrammo all'albergo in rue Lepic in metropolitana, e ricordo nitidamente come il mondo sotterraneo notturno mi fece una gran paura, pieno com'era di disperati.  Dov'erano di giorno tutte quelle anime dannate? Sembrava di essere scesi nell'inferno dantesco!
Il treno correva e io pregavo: speriamo che non si fermi davanti a queste facce da delinquenti  .. ma nemmeno davanti a queste altre facce da assassini ...
Quando le porte si aprirono nella nostra carrozza salì un ragazzo nero con in mano una mazza da baseball. Non sembrava uno che tornasse da una partita di baseball, e per tutto il tempo che condividemmo il tragitto non feci che pensare: "ecco adesso quella mazza la picchia in testa a G. e gli porta via la telecamera" (erano aggeggi enormi a quei tempi).
Questi erano alcuni fermo immagine legati alla città di Parigi prima di quel maledetto venerdì di novembre. Oltre ad altre un poco più allegre e rassicuranti, naturalmente.
Adesso se penso a Parigi mi sento sopraffare da un senso di angoscia e rabbia impotente. Le nuove terribili istantanee sfuocano i miei precedenti ricordi quasi non fossero mai esistiti, quasi li avessi sognati o appartenessero a una vita precedente, che nulla ha a che fare con questa.
Come se fossimo tutti  scivolati senza volerlo  nella metropolitana notturna mondiale,  e dai vetri sporchi dell'interno apparentemente protetto vedessimo scorrere all'esterno null'altro che disperazione e orrore.
L’unica cosa che sappiamo è che il treno dovrà comunque rispettare le sue fermate, e aprire le porte a chissà chi.

13 commenti:

  1. Silvia ma allora sei viva!! :)
    Come stai??
    Molto belli questi ricordi di Parigi, dagli anni '70 in poi.
    Oggi? Il mondo è cambiato, e soprattutto per colpa di noi occidentali...

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Viva e vegeta!
      Sto bene grazie a parte il lavoro!
      Spero altrettanto per te!

      Elimina
  2. Parigi ha molti valori,europei, non ci avevo mai pensato a questa cosa, me ne accorsi una volta in cui mia nonna mi raccontò di quando i tedeschi occuparono Parigi, un colpo al cuore per la libertà, disse. E se lo ricordava quel giorno in cui i giornali di regime riportavano la noizia, e la svastica svettava sulla Torre Eiffel ... penso che ancora oggi ci sia questo, una città simbolo che provoca fastidio a chi ama seminare terrore ...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sapevo questa cosa della svastica sulla torre Eiffel!
      Quindi hai sangue francese nelle vene?

      Elimina
  3. Tutto muta, ahinoi .... tutto se ne va, ma i ricordi No, Non quelli che ci videro pacatamente felici anche se per pochi attimi !

    RispondiElimina
  4. Non credo sia così semplice come la fai tu ....

    RispondiElimina
  5. Teniamoci stretti i nostri ricordi allora.
    Più passa il tempo e più mi sono cari.
    Le cose viste a distanza si acquietano e si addolciscono perfino.
    'Notte cav.

    RispondiElimina
  6. Sì .... @Silvia, TENIAMOCELI STRETTI AL CUORE ! Mentre tutto è cadùco e passa, mentre ogni cosa ( noi compresi .... ) se ne va chissà-dove, è semplicemente stupendo bussare alla porta del noi che siamo e, entrando in punta di piedi, ritrovare quell' arcano incanto che ferma il tempo e le sue naturali distruzioni . "Salvate i miei padri ! - fà dire il @Foscolo ad una preveggente Cassandra che antevede quella che sarà la fine di Troia e dei suoi principi fratelli - Un dì vedrete mendìco un cieco errar sotto le vostre - antichissime ombre, e brancolando - penetrar negli avelli, e abbracciar l' urne .... - e Tu onore di pianti, Ettore, avrai - ove fìa santo e lagrimato il sangue - per la Patria versato, e finche il sole - risplenderà sulle sciagure umane" !

    RispondiElimina
  7. Grazie di avermi ricordato il mio amato professor Totò, che col suo vocione da attore nonchè fumatore, col suo panzone da siciliano buongustaio e con la sua camicia a scacchi di flanella declamava il Foscolo, suo poeta prediletto!

    RispondiElimina
  8. Invece il processo di innesto a forza di milioni di esseri (islamici) incompatibili con la cultura "innestata" è strabiliantemente semplice. Se togli lo strato di adulterazione osservi un disegno di sfascio, di distruzione culturale e identitaria molto chiaro e semplice.
    Il problema è che l'adulterazione ideologica invece è assai sofisticata.

    RispondiElimina
  9. Non so cosa sia l'ultima "parolaccia" che hai scritto, ma credo che le cose non siano mai semplici.
    Sono d'accordo con te che c'è un limite a tutto, quindi anche alle capacità di ricezione immigratoria di qualsiasi paese, ma allo stesso tempo non credo che chiudere le porte sia una soluzione: entrerebbero dalle finestre.

    RispondiElimina
  10. Entrerebbero dalle finestre se non usassi le opportune contromisure. Se uno arremba casa tua lo lasci fare?
    Chiami delle persone (forze dell'ordine) che intervengono.
    Non è che all'intruso viene offerto una collana di fiori, si usa la forza per far cessare la violenza.
    Ma è così starordinariamente difficile da capire?
    A me sembra di parlare con delle persone che vivono dissociati dalla realtà e che semplicemente hanno rimosso parte della realtà. Questo colosale scotoma che ha semplicemente rimosso metà della violenza (quella per difendersi) avra' conseguenze funeste.

    RispondiElimina
  11. Boh. Sarà. Beato te che non hai dubbi ma solo certezze.

    RispondiElimina

Parla! Adesso o mai più!