domenica 11 aprile 2010

Rispondo a Massimo Fini (the end, at last)

Non ne potevo più di rispondere a Massimo Fini, e mi sa che non ne potevano più anche i lettori, e perfino il blog stesso, tant'è vero che è sparito un post che avevo in bozza, che rispondeva all'affermazione: "Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui"

Concedetemi solo 4 lettere, al posto del post smarrito: PFUI!

Va beh, destino vuole che salti una puntata e termini il film. Un the end all'insegna delle lacrime, come vuole la miglior tradizione Hollywoodiana

“E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende senza condizioni”

Addirittura la pistola, mizzega. Come la mette giù tragica, il Massimino: quasi un' istigazione a delinquere.

Ho letto che in media una donna ogni anno piange 47 volte, mentre un uomo solo 7 (come avranno fatto a stabilirlo? Mah!)... Ma ridurre la faccenda delle lacrime a una spremitura di coccodrillo o a latte versato è a dir poco limitante.

Non c’è niente di spregevole nel pianto. E’ una manifestazione di sensibilità, una facilitazione nella fatica di vivere.

Le lacrime sopraggiungono inattese quando una persona cara ti maltratta;

si piange per tristezza, ma anche per pagare un anticipo a un dolore che sta arrivando, e sai che sarà un dolore senza sconti;

si piange per diluire la sofferenza o per incapacità ad affrontarla;

ci si commuove davanti alla bellezza di un bambino, di un sentimento, di un momento perfetto.

Il pianto può essere anche bello, e di sicuro piangere fa bene: scarica l’aggressività e diminuisce il livello di stress. Farebbe bene anche all’autore dell’articolo, che in ogni parola di questo pamphlet trasuda di uomo ferito. Ferito a morte nell’anima da una, due, tre donne. Possibile. La categoria “giesse” (grandi stronzi) è presente anche nel sesso femminile, ci mancherebbe altro.

Chissà se Massimo Fini sia una vittima di una, due, tre G.S. o semplicemente, si sia sempre accompagnato a chi gli somigliava.

Questa storia delle lacrime mi dà l’occasione di accompagnare al post una canzone della quale mi sono innamorata lunedì di pasquetta, avendo i miei figli dimenticato un CD sulla mia macchina. Me la sono riascoltata infinite volte, per impararne il testo e cantarlo, ma poi ho capito che cantare una canzone di Tiziano Ferro è roba da competenti.

Dedico “alla mia età” a Massimo Fini, terminando così le mie conversazioni con lui e invitandolo a farsi coinvolgere in particolare da questa frase:

E che la vita ti riservi ciò che serve spero
E piangerai per cose brutte e cose belle spero
Senza rancore
E che le tue paure siano pure
L’allegria mancata poi diventi amore
Anche se è perché solamente il caos della retorica confonde i gesti e le parole e le modifica
è perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato
E ciò che dice Lui l'ho ascoltato

3 commenti:

  1. Sono anche un veggente, guarda un po'! L'avevo previsto che sarebbe finita a broccoli strascinati sta telenovela del M. Fini.
    Simba, ci sono cose in cui me te adagio e cose dove m'arimbarzi. Andiamo con ordine.
    Sesso...potere...offerta e domanda...ma che è sta roba? Mai chiesto niente in vita mia e chi lo fa è un povero cristo. Sesso a pagamento, beh, quello è tutta un'altra storia. Non mi riguarda. Da giovane, dati i tempi e le ristrettezze sui rapporti con le ragazze, ho fatto la mia parte, ma non sono mai stato un puttaniere. Dopo non ne ho avuto né sentito il bisogno. Se Fini deve fare la domande in carta bollata sono affari suoi.
    Lacrime. Qualcuna ne abusa, d'accordo, ma tutti lo sanno e quindi la mina è disinnescata. Io in quasi trenta anni di vita in comune ho visto piangere mia madre due volte solamente: quando è morta mia nonna e quando è morto mio padre. In 46 anni ho visto piangere AM una volta sola, ed erano lacrime di rabbia.
    Spararle poi! Basta girare la schiena ed andarsene, e raccontarle poi il bellissimo film che si è visto in santa pace e senza rotture di balle accanto.
    Belle le tue parole sul pianto, Simba, ma hai dimenticato di dire una cosa: in effetti se una donna piange tutti soffrono, quelli dotati di una certa sensibilità, perché quella donna, quella madre, quella sorella, quella moglie, quell'amica col suo pianto esprime il suo dolore, il suo malessere. Avrà la solidarietà di tutti, uomini e donne. Ma se un uomo piange, forse una donna si avvicinerà incuriosita -guarda un po', anche loro piangono- ma gli altri uomini lo prenderanno a dir poco in giro -guarda sto stronzo, fa come le femmine-; quindi eccoti spiegato il motivo per cui noi uomini le lacrime ce le teniamo dentro, anche quando sono sacrosante.
    L'avevo già ipotizzato nel commento alla quarta puntata che l'autore dell'articolo ne deve aver prese di sberle, stronzicchio come sembra!
    Quando ascolto le canzoni chiudo gli occhi e seguo il ritmo vocale-strumentale, cioè l'armonia dei suoni e della voce, che è il migliore strumento. Non bado mai alle parole. A quanto pare faccio bene, perché queste di Tiziano Ferro (cantante adorabile, con una voce meravigliosa), mi sembrano troppo mielose e sinceramente non mi toccano le corde cordis.
    Mi spiace, Simba, devo essere limitato. Non te la prendere.

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  2. Alla sera del lunedì di pasquetta neanche a farlo apposta in tivù c'era il concerto di Pausini-Ferro. I testi della Pausini, quelli sì, sono di gusto dolce-nauseante, ma quelli del suo collega mi sono sembrati di tutt'altra pasta.
    Io credo che oggi come oggi il maschio possa farsi vedere piangere senza le remore di una mentalità ormai superata, quella dell' "uomo che non deve chiedere mai", "non deve piangere mai", "non deve mostrarsi mai per intero" e poi cos'altro? Roba che sa di muffa.
    I broccoli strascinati? Cos'è, un contorno crucco? Poco, poco buono, dal nome. Attento a te, Iacopone da Todi! (chi era, costui? bhò!)

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  3. Io piango dentro, spessissimo. Non lo mostro a nessuno perché il pianto è cosa mia; l'emozione che me lo suscita è cosa mia; il dolore che me lo provoca è cosa mia, che non spartisco con nessuno, e non mi sento di muffa, proprio no.
    Li broccoli strascinati so der dialetto nostro, Simba, ma quale crucchi!
    Quanno che le cose nun vanno più bene, nun so più bbone, nun le vo più nessuno allora vor di che so ite a broccoli strascinati.
    Li broccoli già puzzeno der suo, se li strascini te poi figurà.
    Hai capito adesso?
    Chi era Iacopone da Todi? Un piagnone, comunque mejo de 'n piagnaccia.

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