venerdì 23 luglio 2010

Che fai tu, luna, in ciel?


Furiosa con mio figlio, con quel senso di amaro in bocca che nemmeno la dolcezza dell'ultima fatta di melone ingurgitata prima di allontanarmi da tavola riesce ad attenuare, me ne vado a letto a leggere.
Il luogo scelto risponde alla necessità di porre maggior distanza fisica possibile tra me e lui, l'attività come tentativo ... di cosa? di spostare l'attenzione? di calmarmi? di usare il libro come uno scudo, in modo che vedendomi leggere nessuno mi rivolga la parola? Chi lo sa. Bello pensare che la lettura di un libro possa costituire valido sostituto a una pillola di prozac, a tot gocce di valium o a un superalcolico. La lettura-terapia, praticata da fuma fin dalla più tenera età, convalidata dopo anni di esperimenti scientifici.
Mi immergo nella storia di una donna che soffre la mancata maternità e rimpiange di aver sprecato 15 anni della sua vita con un uomo che, appunto, non ha voluto figli. Mi piace lo stile comico ironico di Nick Hornby, perchè mostra come anche in una situazione drammatica si possa trovare quel pò
di autoironia necessaria e sufficiente a diluirne la tragicità.
Dicevo, degli anni sprecati. Chi è mai immune da questo senso di perdita? Gli anni consumati a crescere figli che ti insultano non sono anch'essi uno spreco?
Si è fatto buio, intanto. La porta finestra spalancata fa entrare un refrigerio tanto piacevole quanto desiderato, dopo settimane soffocate dall'afa. Nella cornice della zanzariera, gli alberi reidratati dalla pioggia ancora si muovono sugli strascichi del temporale ormai terminato.
Scopro una luna piena tra le due cime più alte, proprio di fronte a me. Una luna così grande da dare l'idea che basti allungare il braccio per toccarla con un dito. I contorni mi appaiono sfuocati- effetto miopia, e per non so quale altro difetto o effetto ottico il suo diametro mi appare in movimento oscillatorio, si amplia e si restringe, si amplia e si restringe. La luce che emana è così forte da farmi lacrimare gli occhi: o è l'eco ritardato delle offese? O è l'occhio affaticato dalla lettura? O è questo senso di perdita del tempo, che passa dal libro a me e da me al libro come pallina da ping pong? Questa luna troppo piena, troppo lucida, troppo grande, mi inquieta. Riprendo la lettura fino a che la donna molla il marito fedifrago, si innamora di un ex cantante rock e la luna si sposta a destra, fino a scomparire dalla mia vista.

7 commenti:

  1. Ah 'sti figli! Una li desidera tanto, fa di tutto e di più per averli e poi qualche volta, amareggiata, si ritrova a dire " Ma chi me l'ha fatto fare!" Quante ansie, per non dire angosce, o semplici incazzature, ci saremmo potute risparmiare! Ma sono carne della nostra carne, sangue del nostro sangue e anche se qualche volta rimpiangiamo di non esserci godute la vita, libere da qualsiasi responsabilità se fossimo rimaste SINGLE (perchè io nel calderone ci metto anche il marito), poi basta vederli in difficoltà o in crisi che corriamo a soccorrerli. I figli si amano a prescindere, anche se su una cosa non transigo: il rispetto mi è dovuto sempre e comunque, anche quando rompo!
    Proprio ieri è venuto il mio Franci, la luce dei miei occhi, ma già stamattina c'è stata una piccola schermaglia per diversità di vedute. Ebbene, mi sono resa conto, ancora una volta, che ad una certa età è meglio che figli e genitori si amino "a distanza". Fanno bene gli inglesi e gli americani che senza pietà a 18 anni li sbattono fuori casa. Ma questo lo dico a parole, nei fatti non l'ho fatto e non l'avrei mai fatto ma sono contenta di essermi sacrificata economicamente per permettergli di trovare lavoro e vivere per conto suo. Fa bene a lui e fa bene soprattutto a ME!

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  2. Condivido l'uso della lettura-terapia (alternata alla scrittura-terapia); anch'io fin da bambina vi ho fatto ricorso e non hanno mai mancato al loro scopo.
    Dello stesso scrittore son carini anche "Un ragazzo" e "Come diventare buoni": perfetti per scappare dai malumori familiari. Forza, lo sai che domani vedrai il tutto con altre lenti: il ragazzo forse è stanco e noi siamo i parafulmini...

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  3. Ciao Pimpa
    i libri sono un'ottima terapia, trasportano, fanno vivere infinite avventure, ci fanno vestire panni che non potremmo neanche immaginare... Hornby è fantastico.
    un saluto

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  4. Io adoro i miei figli, tutti e quattro, e i sei nipoti sei che mi hanno dato. Non è pensabile che io possa tornare indietro e ricominciare un'altra vita senza di loro, anche se mi promettessero che mai mi ricorderei di averli avuti, perché so che è impensabile: sono nella mia vita, sotto la mia pelle, non li potrei mai estromettere, nemmeno in sogno.
    Ho detto a mio padre "ti voglio bene" un'unica volta: era morto da alcune ore. Avrei dato dieci anni della mia vita perché tornasse indietro per due o tre minuti, ma non per dirglielo io, bensì perché lui lo sentisse dalla mia voce...sentisse quello che già sapeva da tanto tempo.
    I miei figli non me lo hanno detto mai, ma io lo so e mi basta. Ricordo che io scrivevo le mie lettere solamente a mia madre -sennò sai i piagnistei- e alla fine chiosavo "salutami papà". Lei gli leggeva la lettera e naturalmente la chiosa. Quelle due parole lo facevano felice -mi diceva mia madre.
    Proprio in questo momento mio figlio Alessandro sta parlando al telefono con sua madre. Cerca sempre sua mamma, ma io non ho telefonino e nemmeno lo voglio.
    Tutte le mattine Stefania telefona e nemmeno dice buongiorno, ma solamente "c'è la mamma?".
    Una volta le ho detto: "Ci vediamo al mio funerale". Naturalmente non mi ha capito, ma capirà quel giorno.
    Sarò un masochista, ma io sono contento così.
    Non mi piacciono gli sciroppetti e le caramelle all'orzo.
    Ho amato -riamato- mio fratello, il mio fratellone d'oro. Quando ci rincontravamo, a volte dopo mesi, nemmeno un abbraccio, e dopo due minuti ci mandavamo reciprocamente a,f.c.
    Era il nostro modo di esorcizzare la lontananza
    e di camuffare l'immensa gioia di esserci rincontrati.
    Non vedo l'ora di ritrovarlo.

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  5. Wilma,
    la risata che Hornby non è riuscito a provocarmi me l'hai tirata fuori tu, con la tua frase "il ragazzo forse è stanco".
    l'aggettivo stanco abbinato a mio figlio è talmente un pugno per le MIE orecchie da risultare esilarante.
    Perchè il ragazzo, che poi non è così ragazzo, in questa fase della sua vita sta facendo di tutto tranne che stancarsi.
    A meno che uno possa stancarsi di andare a letto tardi e svegliarsi all'ora che vuole, di giocare on line, di andare in palestra, di andare in piscina, di uscire con gli amici, di cazzeggiare, cazzeggiare, cazzeggiare.....

    ornella e iaco, teniamoci i nostri figli, allora, che poi alla fine di tutte le lamentele non li cambieremmo con altri, nemmeno con quelli perfetti, perchè come dice iaco sono parte di noi.

    ernest, il libro migliore di hornby dicono sia alta fedeltà, ma lo devo rileggere, perchè ricordo solo che mi era piaciuto e niente altro. In valigia, allora.

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  6. Mentre ringrazio per il passaggio e il commento sul mio blog, da visitatore indiscreto quale sono mi permetto di dire: sì, alta fedeltà va riletto. Per scoprirci ogni cinque anni qualcosa di te.

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  7. Si si assolutamente da rileggere!!! Bellissimo...

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