mercoledì 29 settembre 2010

ah, l'ispirazione!

Cos'è l'ispirazione?
William-Adolphe Bouguereau- l'ispirazione
L'ispirazione è uno stato d'animo predisposto a percepire custodire ed esprimere ciò che sta dietro alle cose, come un chip sottopelle adibito alla captazione di creatività? L'ispirazione è apertura mentale senza condizioni? E' una tabula rasa sulla quale si deposita un'idea che covava sotto la cenere? E' una manna caduta dal cielo sulla testa di pochi eletti? Ma poi, esiste l'ispirazione?
GIORGIO SCERBANENCO la pensa così:
“Il profano pensa che l’ispirazione sia qualcosa di magico che chi scrive deve star lì ad aspettare, quando viene e se viene. E’ molto bello pensare al poeta che guarda il cielo azzurro in attesa dell’ispirazione. Ma non è così. Si scrive quando si vuole e l’ispirazione, forse, non esiste. Come in tutte le cose, bisogna soltanto aver voglia di scrivere, averne piacere. Anche per stirare un mucchio di biancheria o per fare una maglia con i ferri bisogna avere voglia e piacere, se no si lavora male e si sbaglia. Non è l’ispirazione che manca al poeta che guarda il cielo azzurro, è la voglia.”
dal libro “scrivere è un tic” di Francesco Piccolo
Forte eh? L'unico commento che mi viene da fare è: okay per lo sferruzzare, okay per il cucinare, okay per zappare, ma chi mai può aver voglia di stirare un mucchio di camicie?
scritto l' uno settembre 2010


6 commenti:

  1. L'ispirazione io la chiamo "idea". Un'idea a me viene anche mentre sto fantasticando su un altro argomento; cioè, sto pensando alle vacche e mi compaiono navi mercantili o sbarre di un passaggio a livello e di lì mi viene un'idea.
    Oppure di notte, nel dormiveglia, e quelle sono le idee migliori.
    Ma scrivere è un'altra cosa.
    Io scrivo sempre allo stesso modo: una parola dopo l'altra; solitamente la prima è maiuscola, e generalmente anche la prima dopo un punto.
    Di solito riempio una pagina fino in fondo, mi fermo e rileggo.
    90% delle volte mi piace, lascio e continuo. Man mano mi si sviluppa qualcosa sotto le dita, perché evidentemente ho scritto della punta dell'iceberg, il resto sta sotto e pian piano emerge.
    Il 5% delle volte non mi piace molto e correggo.
    Il rimanente 5% fa schifo e allora appallottolo il foglio e butto via.
    Ho fatto anche come sembra facesse Goldoni: mi sono messo a scrivere senza un progetto e mi è venuto fuori un racconto niente male, come quello della tigre che parlava. Una favola, vabbè, ma di favole a volte si vive per qualche giorno.

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  2. Ho appena letto un libro di Paul Auster, "la notte dell'oracolo", che parla di uno scrittore che scrive la storia di un sceneggiatore alle prese con un'altra storia... una trama da scatole cinesi che mi ha fatto venire il mal di testa. Un giorno lo scrittore, fermo nella sua attività creativa poichè reduce da una lunga e brutta malattia, compra un taccuino rosso e comincia a scrivere senza progetto, come hai fatto tu col tuo racconto. Sembra che le parole gli escano dalla penna senza passare dal cervello. Riempie pagine e pagine ... intanto la sua vita va a catafascio ... alla fine si accorge che ciò che scriveva sul taccuino si verificava poi nella realtà, quindi straccia tutto.
    "SCRIVERE E' UN TIC" è un bellissimo, piccolissimo libricino che parla dei metodi di lavoro di vari scrittori, classici e contemporanei. Affascinante.

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  3. FRANK, pensavo di aver scritto il nome scerbanenco in modo distorto, stavo già pensando che eravamo 2 a 1, (o forse 2 a 2?)...
    ... invece la tua era la risposta alla mia domanda finale.
    Mà, chi lo sa, io di uomini che stirano pile di camicie non ne conosco, almeno nella first life, nella second life conosco solo aquila vedente, che dice di stirare perfino calze e mutande, risultando quindi assai poco credibile. :)

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  4. nei vari racconti che ho letto non ricordo di omcidi fatti col ferro da stiro: magari sotto sotto significa che aveva un buon rapporto con quell'oggetto. ma anche no.

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  5. So che ieri mi hai pensato, forse più di una volta. So che sei stata combattuta se mandare i tuoi auguri oppure no. Poi hai deciso per il no.
    Non avresti perduto un grammo della tua dignità se avessi scritto solo una parola "AUGURI".
    Io lo avrei fatto evitandoti un grosso dispiacere.

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