lunedì 28 maggio 2012

tutta colpa loro


Odio questo scomodissimo, ingombrante senso del dovere, residuato bellico dell'educazione ricevuta, che mi fa sentire in colpa ogni volta -l'ultima nel 2009, per intenderci- che mi prendo un giorno di malattia.


Tutta colpa dei miei genitori. (è sempre tutta colpa dei genitori, non lo dicono anche gli strizza?)
Non ricordo d'aver mai visto papà a letto con un'influenza o un mal di schiena. Di giorno dormiva una settimana ogni tre, cioè quando faceva la notte, e mamma ci raccomandava di non fare schiamazzi - invito che veniva regolarmente disatteso, come si può facilemente immaginare pensando alla compresenza di quattro gallinelle in un angusto pollaio-.
Posso affermare con ragionevole e documentata sicurezza che nella sua  vita lavorativa fece più giorni di sciopero che di malattia e che se alla fantomatica Pirelli avessero dato la medaglia  presenza, di sicuro lui sarebbe salito sul podio. (Poi si ammalò di cuore, ma questa è un'altra faccenda)
Mamma di lavori ne faceva due, casalinga e lavoratrice a domicilio.
Si alzava alle quattro della mattina per stirare montagne di maledetti grembiuli della postal market o della vestro. Quattro figli, la casa,  un marito turnista che mangiava a orari impossibili e che attentava regolarmente ai sudati risparmi,  nessun parente che potesse soccorrerla nei momenti di emergenza. Quando si affacciavano delle spese impreviste- che potevano anche essere semplicemente  due montgomery, uno per  mia sorella e uno per me- ogni traccia di spensieratezza spariva dal suo viso, per un nonnulla perdeva la pazienza e ci dava una ripassata collettiva,  tuttavia non l'ho mai vista cedere alla tentazione dell'auto-compatimento o semplicemente alla fatica.
Ma torniamo al mio giorno di malattia: devo solo sperare che mi venga almeno un altro attacco di vomito come quelli di stanotte, altrimenti passerò la giornata a strapazzarmi la coscienza: "Ecco avrei potuto andare al lavoro, che piatola che sono stata!"
Come invidio i miei colleghi sprovvisti di questa zavorra doveriale! Loro sì che si godono la vita!

16 commenti:

  1. Confermo: va bene essere ipercorretti e onesti, ma arrivare a sperare in altri attacchi di vomito per non sentirsi in colpa è davvero "zavorra doveriale". E non credere che sia tardi per liberarsene: la vita ci riserva sempre sorprese, e ci riserva tempo e spazio per autoriservarcene pure noi, di sorprese... Certo, rispetto a certa fecciolina assenteista e furbiciattola, anch'io sono orgoglioso di un padre che andò a lavorare con 40 di febbre, ma a tutto c'è un limite. Siamo al mondo per farci del bene, non per farci del male. Sii felice del prezioso Tempo che ti sei conquistata oggi, e usalo per vivere, non per sentirti in colpa!!
    Un abbraccio, e auguri di pronta guarigione (dalla malattia, ma ancor più dalla zavorra doveriale... :D)
    Ciao!

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    1. Dalla malattia del corpo sto guarendo in fretta -finora non ho avuto altri attacchi di vomito- ma da quell'altra più infida e incarnita ... la vedo dura! E' come cambiare carattere: mission impossibòl.
      Però farò tesoro del tuo saggio monito "siamo al mondo per farci del bene", una ricetta preziosa da presentare non solo a sè stessi, ma anche a tutte le persone che vogliono sfruttarci, per il bene LORO.
      Cose ti cui ti accorgi, a volte, solo dopo trent'anni di lavoro ...
      Ciao Nik stammi bene :)

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  2. Vuol dire che il tuo lavoro ti piace, come sicuramente piaceva a tuo padre -eh, bei tempi quelli della Pirelli, tutti lavoratori in gamba quelli-, perché se non ti piacesse ti faresti venire il vomito più spesso.
    Anche io ho avuto lavori dove andavo fischiettando, altri con grugno duro. A Milano, dove ero capo filiale di una grande azienda, arrivai a pregare un doc di farmi una iniezione di qualsiasi cosa pur di mandarmi al lavoro il giorno dopo: ero a letto con la febbre a 40 per le tonsille! Il bravo doc fece il miracolo e il giorno dopo, ancora febbricitante ma di poco, andai sul mio ponte di comando.
    A teatro non ho mai mancato un giorno; guidavo camion per 26 giorni filati -24 ore- e poi sei giorni a casa e mi annoiavo, ma ero ancora solo in Germany.
    Anche allo Jugendzentrum ero felice e non mi sono mai ammalato.
    Ecco vedi, era questo che volevo dire: dipende dal lavoro che fai.

    P.S.: ma che ti sei bevuta al concerto? Polvere da sparo?:))

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    1. Il mio lavoro mi piace? Dipende. A volte mentre sto guidando verso la pagnotta mi vengono in mente i militari che mettendo il dito in una bottiglia si spezzavano l'osso per saltare naia :)
      Non credo che a mio padre piacesse il suo lavoro, in mezzo ai copertoni e alla puzza di plastica, però ci andava senza lamentarsi.
      Anch'io una volta scandalizzai il medico che mi prescriveva assoluto riposo impedendomi di partire, il giorno dopo, per uno stage residenziale con gli utenti, un impegno in effetti pesantissimo per le mie condizioni di donna incinta di sei mesi con contrazioni precoci.
      Mi misi a piangere dicendogli che avevamo ormai organizzato tutto e la mia assenza avrebbe messo in difficoltà le mie colleghe ... lui esterefatto mi rispose che in tanti anni di carriera mai gli era capitato che una donna si mettesse a piangere perchè le dava la maternità anticipata, anzi, di solito piangevano quando si rifiutava di dargliela!!

      Ci hai azzeccato, col concerto: mi sono divertita troppo!
      Non ho bevuto niente ma ho saltato in modo sproporzionato alla mia età e devono essere stati quei saltelli a scatenare l'attacco di cervicale :))

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    2. Cosa saltavate? Chi non salta milanista è...è...è?
      Brava, mi congratulo, ma non dirlo ai tuoi due maschioni.:)))

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    3. ecco perchè mio marito non saltava! ;)
      mio figlio stampellato era in prima fila, privilegiosamente seduto -della serie, non tutti i mali vengono per nuocere-
      io ... la prossima volta che andrò a un concerto starò immobile come un baccalà ... anzi come il mio vicino di sinistra, camicia bianca a manica lunga. Il vecchietto alla mia destra invece saltava più di me ... se a me è venuto un attacco di cervicale a lui cosa sarà successo? ...
      ... minimo sarà scesa la prostata! :))

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    4. Non è che adesso ti fai venire in mente di romperti una caviglia prima del prossimo concerto, così te ne rimani stampellata in prima fila tu questa volta?
      Non ci provare sai!:))

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    5. bingo! in realtà avevo già pensato, invece di rompermi una caviglia, che già una è disfatta, di infilare una gamba nel tubo della stufa e poi bendarla.
      che te ne pare?
      non è un'idea geniale?

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    6. Porcaccia miseria, mi hai fregato! Al trucco della gambona instufata e bandagierte (crucco per bendata) non c'ero arrivato. Doppio OK!:)))

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  3. Ho ricevuto la tua stessissima educazione dove imperava il senso del dovere ( mio padre era sottufficiale di Marina)! Questo senso del dovere esasperato ha condizionato, tormentandomi, tutta la mia vita e non solo sul lavoro in qualità di insegnante, ma anche come alunna, figlia, madre, moglie, nuora, e persino zia! Rassegnati, c'è stato dato l'imprimatur e non ce ne libereremo più! Certo con gli anni s'impara a volersi più bene,ad essere un pochino più egoisti ( intorno ai 45 anni, dopo la morte dei miei genitori, facendo un bilancio della mia vita mi son detta che forse era il momento per me di pensare, almeno qualche volta, anche al "senso del piacere" ), ma puoi star certa che al momento opportuno il senso del dovere inculcatoci riapparirà con tutta la sua forza!
    Comunque, nonostante tutto, io sono felice della educazione ricevuta perchè è grazie ad essa che posso essere oggi più che orgogliosa di ciò che sono diventata, sia dal punto di vista professionale ( ricevo quasi giornalmente attestati di stima ed affetto da parte dei miei ex alunni e dei loro genitori) che umano. Se almeno il 50% degli italiani avesse il nostro senso del dovere, e di onestà, vivremmo sicuramente in un Paese migliore!
    E' forse superfluo dirti che il medesimo senso del dovere l'ho trasmesso a mio figlio, e con ottimi risultati! :)))

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    1. Incontrare persone coscienziose, provviste di senso del dovere, è cosa che rinfresca lo spirito e ci bendispone nei confronti della società ed è ancora più apprezzabile quando questo senso di responsabilità lo si incontra nei giovani.
      Il mio obiettivo, comunque, è simile a quello che ti sei proposta tu a 45 anni: sono solo in ritardo di 4 anni, ma cercherò di recuperare!!
      Ciao Ornella e ... bentornata!

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  4. Hai ben scritto.
    Sono i genitori che ci plasmano in una certa maniera e noi cresciamo così.
    Vabene, ma spesso è troppo, e non porta a nulla.
    Sembra che descrivevi mio padre guarda! O_O
    Con il vecchio titolare faceva due settimane di ferie
    ( compreso ferragosto e domeniche ) e se c' era un' urgenza andava all' officina.
    E dire che non fa un lavoro leggero ( tornitore )!
    I nostri genitori a loro volta sono stati educati col senso del dovere,
    ma visto che oggi fare il proprio dovere, o essere rispettoti di tutti
    non ripaga più come una volta, tanto vale sbattersene un pò ogni tanto, no??
    Io ci ho provato qualche volta, e ci si sente benissimo.
    Certo, poi ritorni ad essere quello di prima ( come un foglio che pieghi
    che si spiega,... cioè non parla, se rigira, se rintorcina ò_ò ecco..).
    Poi spee... se tu fai così perchè a casa ti smaroni le palline e ti annoi, è un altro discorsoo ehehh XD
    Alleggerisciti un pò, ogni tanto, aiuta!

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  5. ottimo consiglio, è per questo che cazzeggio sul web!

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  6. Oh La penna,
    cosa vuoi che faccia?
    Non posso mica salire sul cubo!

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    1. Massiiii una bella giornata da cubista!
      Così balli, e ripassi anche la geometria!
      :O No??

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