inutili come bocche sdentate
silenziose come una bara abitata
si allungano sulla strada senza uscita
che un tempo risuonava dei nostri giochi infantili
I giardini dove la palla atterrava per un lancio troppo forte
non hanno più fiori, ma solo sterpaglie e qualche vecchia carriola
dimenticata in un angolo e arrugginita
Le mamme non stanno fuori, a chiacchierare in mezzo alla strada
a ritirare il pane dal prestinaio e il latte dal lattaio
o a chiamarsi da un uscio all'altro quando arriva Marchino, il venditore di tutto:
sono diventate nonne e poi vedove e poi più niente
I padri non tornano dal lavoro con la loro valigetta scorticata e puzzolente di treno
sono diventati nonni e poi sono andati ad aspettare la sposa al cimitero
-ma lei si farà attendere, come quella volta, in chiesa-
Io e mia sorella non litighiamo per chi fa la squadra
e Paolo e Ruggero non si pestano più a sangue
Dopo averti fatto le condoglianze ti chiedo se ti ricordi queste cose, e finiamo per elencare i giardini proibiti, dove alla palla accusata di vandalismo veniva promessa una fine disonorevole:
quello di tua zia, con cui dividevi la bifamiliare, e quello del mio vicino cerbero, con cui dividevo la bifamiliare.
Ricordo che tua madre cantava, gli dico, e lui risponde che sì, cantava quando cuciva.
Non gli dico che sua mamma una volta confidò alla mia che lei cantava non quando era contenta, come tutti, bensì quando era arrabbiata;
non gli dico che quando la sentiva cantare, papà diceva: Margherita è arrabbiata.
Non starebbe bene, dirlo adesso,
Allora gli dico che mi piaceva sentirla cantare, anche se non ci capivo un accidenti perché erano canzoni del suo paese, lasciato in un Abruzzo che mi sembrava lontano come l’America.
Bella. L'hai scritta tu o l'hai copiata, perché mi ricorda qualcosa, ma non so se sbaglio, forse sbaglio e te la do per originale. Bella. Le case vuote come bocche sdentate è forte, la migliore.
RispondiEliminaRicordo quando sono tornato a Civitavecchia dopo una quindicina d'anni e sono ripassato davanti alla casa dell'oliveto, dove ero nato e vissuto da bambino fino al 14 maggio 1943, giorno del primo bombardamento e della fuga dalla città. La casa c'era ma era abitata da gente strana, che mi guardava col muso duro, e mi chiedeva che razza di dialetto parlassi.
Sono ripassato cinque anni dopo e la mia casa natale, la palazzina di Viale Baccelli numero 59, non c'era più. Abbattuta per fare luogo a un formicaio atroce, bianco e azzurro come una bandiera sconfitta, tutto loggette immonde di due metri per uno e mezzo; un orrore.
Non ho visto bocche sdentate, ma un cratere profondissimo, dove erano precipitati i miei primi nove anni, gli anni dell'infanzia. Chiudevo gli occhi e risentivo ancora gli strilli acuti miei e dei miei amichetti, il rumore dei nostri giochi, e rivedevo le loro facce.
Mi viene il magone adesso a ripensarci.
Se copio cito, bello, tranne quando mi capita di farlo inconsapevolmente :)
EliminaImmagino sia davvero triste tornare nei luoghi dell'infanzia e d'improvviso trovare solo dei ricordi e niente da toccare ...
Io sabato sono andata al "toffo", dove c'è la casa sul fiume del nonno di cui parlavo in un post recente.
La cappellatta della madonna c'è ancora, e così pure i tre gradini che portano all'ingresso, ma sui citofoni solo una serie di app.1, app.2, app.3. Tutti vuoti.
Il retro del filatoio è senza luce e umido e squallido come un tempo, mancavano solo i colombi che mio zio allevava chissà poi perchè.
Poi sono scesa sulla riva a osservare l'acqua che correva via ... ero così assorta nei miei pensieri che un ciclista di passaggio mi ha urlato non buttarti eh!
E bravo il ciclista! Uno passa di corsa, vede una donna in pensiero sull'argine di un torrente, di un fiume, sulla scogliera di un mare, e che ti va a pensare? "Questa si butta". E allora tu che fai, te ne vai via tranquillo? Certa gente non la capisco.
EliminaN.B. Guarda che non volevo recare offesa alla tua creatività e alla tua capacità di cogliere le cose belle al volo. Era un complimento, bella, volevo dire che mi era talmente piaciuto da ricordarmi qualcosa scritto e pubblicato da uno scrittore in qualche angolo di mondo.:)
Quella del biker era una battuta, ovviamente:)
EliminaLa cosa strana è che in quel momento stavo DAVVERO pensando a quello!
Non riferito a me, ma a una mia vecchia amica ci si è buttata davvero, solo cinquanta chilometri più in su, dove le acque sono ancora lago e non fiume.
Pensavo a dove potessero essere, adesso, le acque che hanno accarezzato il suo corpo ancora vivo qualche settimana orsono: forse sono già sfociate nel mare.
No, sono rimaste lì. Hanno assunto la forma del suo minuscolo corpo e adesso dondolano tra fondo e fondo, ma non abbandoneranno mai quel posto, non possono farlo perché la materia si fonde e produce nuova vita. che noi non siamo in grado di capire.
EliminaE questo mi sembra un bel pensiero in onore di questa tua povera amica, distrutta da chissà quale dolore, e per dare sollievo alla tua nostalgia di lei.
Margherita è donna abruzzese. Come me.
RispondiEliminaE cantava perché era arrabbiata. La riconosco!
Direi che non è male come stratagemma di sfogo, puoi urlare a squarciagola senza che gli altri ne abbiano a male :)
EliminaGrande la signora Margherita, se pensi che è morta perchè non ha voluto sottoporsi a un'operazione cardiaca.