domenica 19 agosto 2012

il basket è un'altra cosa, skip

Dopo  "il teatro di sabbath" e "lamento di portnoy", uno pensa di aver ormai letto tutto l'hard di Philip Roth. (A proposito del lamento di portnoy, tra l' altro, avrei un post da scrivere)
Invece poi si porta in valigia "pastorale americana", e scopre che è ancora più hard. 

Dopo averlo chiuso non riesci a decidere quale libro estrarre dal reading-zaino: quello della scrittrice iraniana, Terra terra di Marai  oppure rimanere al top procedendo con la perfetta Nemirosky, che però alla fine decidi di tenere  per ultima come si fa, quando mangi,  con il cibo che preferisci.

Pastorale americana è un libro che una volta finito comincia a sgomitare buttando a terra  decine di libri letti in precedenza.
Come non definire hard quello che ti ha lasciato? Un boccone indigesto rimasto nella pancia, un sasso appuntito nel fianco, un punto interrogativo che vaga, perso nei labirinti del cervello.
Hard come amore senza ritegno, senza futuro, impossibile da capire, perchè la ragione non sta nei libri.
Hard come amore incondizionato al quale una scheggia bombarola ha spezzato gli arti lasciando al loro posto monconi non protesizzabili.
Hard come il passato che bussa ossessivamente alla porta di un presente disperato.
Hard come il senso di colpa che con un lavorìo lento ma costante, come una goccia di sostanza irritante,  finirà per corrodere e uccidere Seymour lo Svedese, personaggio talmente intenso  che sembrerebbe invece  aver diritto a una sorta di immortalità.
C'è forse un altro aggettivo per definire l'amore di un padre per un figlio anzi una figlia assassina, forse pazza, anzi certamente pazza e assassina insieme?
Una pagina dopo l'altra, finisci  per  dimenticarti che Seymur era già morto all'inizio del libro.
Una pagina dopo l'altra ne condividi la croce, in una sorta di compassione di concezione buddista, nella assillante ricerca di una risposta, che evidentemente non può esserci, in questa vita imperfetta dove "si può solo sbagliare".

6 commenti:

  1. Se c'è un esempio di quanto possa esser immenso l'amore di un padre verso un figlio/figlia basta pensare al papà di Erika! Non l'ha mai abbandonata fin dal primo momento, capendo forse che nei confronti di quella figlia assassina qualche responsabilità genitoriale ci deve essere comunque stata, ed è stato giusto espiare con lei la colpa morale, se non quella giudiziaria.
    In linea di massima noi siamo il frutto dell'educazione e dell'esempio appresi in famiglia. Certo le cattive compagnie e le esperienze sbagliate possono deviare il percorso di un giovane, ma un genitore attento, e soprattutto una madre costantemente vigile, s'accorge se in un figlio c'è qualcosa che non va. E nonostante a volte i figli contestino le nostre eccessive attenzioni sulla lora condotta di vita, in realtà sapere che c'è chi vigila sempre su di loro e che è sempre pronto a sostenerli nelle difficoltà, non li fa mai sentire soli. Sanno comunque d'avere un punto di riferimento, e questo è fondamentale! Sai quando te ne rendi veramente conto? Quando li perdi entrambi! Improvvisamente, pur essendo tu avanti con gli anni, pur avendo fratelli e sorelle, pur avendo costruito tu stessa una tua famiglia, pur avendo dei figli che sono la ragione stessa della tua esistenza, ecco ti senti smarrita, senza più radici, senza più quel punto di riferimento!
    Purtroppo ci sono ragazzi, che pur avendo i genitori, si sentono smarriti e senza punti di riferimento, perchè essere un buon genitore è la cosa più difficile di questo mondo e se è vero che nella vita si può sbagliare, quando a sbagliare è un genitore, a volte inconsapevolmente, chi ne paga le conseguenze sono sempre i figli! Se dietro i successi di un figlio ci sono "anche" mamma e papà, dietro i suoi sbagli ci sono "sempre" mamma e papà, in un modo o in un altro!

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  2. Concordo con tutto, tranne con quel "sempre" finale.
    Dai tempi delle lezioni di psico epeda alle magistrali, e poi ancora nei corsi di aggiornamento del mio lavoro, gli esperti mi hanno fatto una capa tanta sull'importanza dell'ambiente familiare e dell'educazione nel processo di crescita del bambino.
    Poi, anche e soprattutto in base alla mia esperienza come genitore, mi sono accorta che non è proprio così, e che forse nelle varie teorie psico e peda non si tiene conto di quell'ingrediente imprevedibile che è il carattere, strettamente individuale e ben poco modificabile.
    Il genitore è come un cuoco: può anche essere bravissimo, ma se la materia prima è di qualità mediocre o viziata da una qualche tara genetica, la torta che gli uscirà dalle mani -pur mettendocela tutta- risentirà di qualche difetto, di cui lui non può essere ritenuto responsabile, porello!
    Grazie del contributo :)

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  3. Guarda che il carattere, la materia prima, la tara genetica son frutto del DNA che viene trasmesso ai figli indovina da chi? Tesoro, non c'è modo che si possa sfuggire alle nostre responsabilità come genitori, dirette o indirette! :)

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  4. Quindi se il mio bisnonno era un ciucchettone e mio figlio diventa alcolista (nota l'evoluzione del linguaggio) ...
    se la mia trisavola era una fedifraga incallita e mia figlia fa le corna al moroso,
    ... la colpa è mia!!! :)

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  5. Tua e di tuo marito! :-D
    A parte gli scherzi, io ad esempio negli anni, osservando mio figlio crescere, ho notato che ha delle caratteristiche caratteriali identiche a quelle di mio suocero: ordine e pignoleria esasperanti ed oculatezza nello spendere (mentre io venivo definita da mia madre "borsello facile" perchè spendo con facilità)! Così come, pur essendomi dedicata soprattutto io alla sua educazione, il suo essere riservato, spesso egoista, poco intraprendente, eccessivamente guardingo, l'ha preso tutto da suo padre! Da me ha preso soprattutto una buona dose d'ansia nell'affrontare le cose. Da entrambi ha preso il senso del dovere nel lavoro e il rispetto verso gli altri, questi ovviamente tramite l'esempio quotidiano e l'educazione impartitagli. Insomma in lui ritrovo né più né meno che un miscuglio di pregi e difetti derivanti da me e dal padre! Ora chiedo a te: i tuoi figli hanno come il mio decise caratteristiche caratteriali appartenenti a te, a tuo marito, ai nonni o persino agli zii? Tieni presente che una volta che si sono mischiati i DNA di entrambi i genitori viene fuori un "nuovo prodotto" che contiene in sè migliaia di caratteristiche trasmesse proprio dai genitori. Sai quante volte io ho lottato per correggere in mio figlio certe caratteristiche "criticabili" provenienti dal lato paterno!? Tutta fatica sprecata! Ormai mi sono arresa perchè ho capito che davanti al DNA non c'è niente da fare! :-D

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  6. bhè allora siamo d'accordo: noi genitori siamo impotenti nei confronti del dna dei figli, nei confronti del loro libero arbitrio, nei confronti del caso e delle sfide del destino ...
    quindi sai che ti dico? ego me absolvo dai peccati filiali, che ne ho già abbastanza dei miei! :)

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