domenica 11 marzo 2018

la fatica di morire

Dice che è mia figlia ma io sono sicura che sia mia madre, perchè non ricordo di essere cresciuta, di essermi sposata, di aver avuto figli. 

I miei ricordi si fermano a quando stavo nel lettone ammalata e la mamma chiamava il dottor Vercelloni, che non diceva una parola ma solo una serie di "mmm" a bocca chiusa
e per dire sì o no scuoteva la testa in su o in giù. 
Anche mamma faceva su e giù dalle scale tutto il giorno, per portarmi la spremuta o la pastina con schiacciato dentro il formaggino. 
A un certo punto il dottor Vercelloni smetteva di fare "mmm ..." e si metteva a scrivere la ricetta sul comò, davanti alla foto della nonna morta.  Poi andava nel bagno che mamma aveva reso immacolato e si lavava le mani, asciugandosele con una salvietta bianca di fiandra usata solo in occasione delle sue visite.
Sopra il letto c'era un lampadario fatto di tante gocce di vetro, e di sera osservavo le ombre riflettersi sul soffitto fino a quando mi addormentavo.
La donna che dice di essere mia figlia è mia madre perchè di lei ha conservato lo stesso modo sicuro di accudirmi, e le mani screpolate di fatica hanno lo stesso profumo,  e quando lei è presente io sono più tranquilla. 
Quando mamma non c'è tutto mi spaventa perchè tutto mi è estraneo e minaccioso: le luci invadenti, i rumori improvvisi, le mani fredde. 
Basta un minimo movimento per farmi cadere nel vuoto.  Mi aggrappo forte alle sbarre, continuo a precipitare, chiedo aiuto e quando arrivano l'unica cosa che fanno è armeggiare intorno al mio letto con strisce di tessuto fino a quando le mie mani e il mio corpo non mi obbediscono più, e allora l'angoscia prende il sopravvento e grido ancora più di prima.
Quando arriva la mamma il mio corpo torna a muoversi ma poi lei cerca di imboccarmi e d'istinto serro forte la bocca, e sputo tutto perchè non ricordo come si fa a mangiare. Un uomo che conosco ma di cui non ricordo il nome cerca di tenermi le braccia, invano, perchè sono più forte di lui.
Non ho fame, voglio solo bere perchè ho in bocca il fuoco, e invece dell'acqua mi mettono tra le labbra una gelatina, e sputo anche quella.
"Mamma devi mangiare, se no muori", dice la mamma  ogni volta che si avvicina alla mia bocca con un cucchiaio. 
È strano che non chiami il dottor Vercelloni ,  e non mi metta le lenzuola coi fiordalisi,  e perché non sento il rumore dei suoi passi salire e scendere le scale? 
Se potessi contare le gocce del lampadario, e osservarne le ombre tremolanti, forse riuscirei ad addormentarmi senza paura degli incubi.  Vorrei che la  smettessero con questa tortura del cibo, delle luci e dei rumori, ma non ricordo come si fa a parlare, e quando cerco di farlo non riconosco la mia voce e non capisco nemmeno io quello che dico.  
Eppure non chiedo tanto, solo di lasciarmi dormire.

33 commenti:

  1. Qui la prima persona e' terribilmente efficace.
    La memoria diventa un corto -circuito tra le poche connessioni ancora integre.
    Brano perfetto, toccante, tenero, dolente, realistico.
    (Una chicca la visita del medico, dagli mmm alla salvietta (di fiandra!!), cosi' precisa che forse siamo stati tutti piccoli pazienti del dottor Vercelloni)
    massimolegnani

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    1. grazie.
      Il dottor Vercelloni faceva tutto, come ogni buon medico di una volta. Cavava anche i denti. Ti faceva sedere su una altissima poltrona di pelle bianca e mentre morivi di paura apriva un armadietto dove facevano bella mostra di sè una sfilza di strumenti di tortura, compreso l'orrenda pinza con la quale si avvicinava alla tua povera boccuccia.
      Una volta accompagnai mamma che doveva farsi togliere un dente. Il dottore tirava tirava ma il dente maledetto non voleva saperne di uscire. Gli "mmmm ..." si trasformarono, per l'occasione, i grugniti. Finì che il dente, pur di non darla vinta al dottore, si spezzò in pezzi piccolissimi e mamma se ne tornò a casa con la faccia gonfia. A piedi, con me accanto.
      Non ho capito una cosa, però, del tuo commento: in che senso asserisci che la memoria diventa un corto circuito?

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    2. La memoria di questa voce narrante, quel che le e' rimasto, cancella anni (recenti) e connette in un corto-circuito presente e passato, figlie e madri
      ml

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    3. Grazie della spiegazione, ora mi è chiaro il concetto.

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  2. Triste,commovente e anche angosciate. Spero che sia tutto inventato.

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    1. Non ho la tua fantasia, non invento quasi mai, attingo dal mio quotidiano. In questi primi mesi dell'anno sono morti due anziani che conoscevo bene, uno di questi era un mio zio.
      Entrambe queste morti mi hanno fatto scontrare, ancora una volta, con la tragedia, prettamente contemporanea, della difficoltà di morire, del prolungamento di una non-vita.

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    2. Mi dispiace, in effetti per descrivere in modo dettagliato certe situazioni bisogna averle vissute da vicino. Di frequente mi chiedo se valga la pena preoccuparsi tanto di vivere a lungo (con diete, esercizio fisico, farmaci etc.) se poi ci si riduce a passare gli ultimi anni in condizioni orribili, quando invece sarebbe forse più saggio pensare a viversela più pienamente.

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    3. Beh ... dipende da come intendi "viversela più pienamente".
      Se si intende in senso edonistico, che è poi la teoria di mio marito ("di qualcosa bisognerà pure morire"), non concordo affatto.
      Perchè le esagerazioni del benessere non ti fanno schiattare, bensì ti causano malattie croniche e, a lungo andare, invalidanti, che trasformeranno la tua vita in uno schifìo supportato solo dalla chimica e condizioneranno in maniera negativa i tuoi familiari.
      O forse intendevi un'altra cosa?

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    4. Diciamo che sono abbastanza d'accordo con te, solo che a volte mi chiedo se non abbia più senso la teoria di tuo marito. In generale sarei per aumentare la qualità della vita e non la quantità.

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    5. Sì. Come dice mia mamma: era meglio una volta che si moriva senza tirarla là.

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  3. Ci vedo la tua esperienza di figlia che accudisce la madre e ne carpisce tutti i sentimenti, le paure e le difficoltà.

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    1. Per fortuna l'anziana di cui parlo nel post non era mia madre ma la mamma di un' amica. Sua figlia dice che è morta di fame, ma secondo me è morta perchè non ne poteva più di essere malata di alzheimer.
      Mio zio, invece, è entrato in ospedale per la sua prima volta a novant'anni. Era in perenne stato di grande agitazione e aveva il terrore di cadere, e per evitare che lo legassero lo facevamo assistere di giorno e di notte da personale a pagamento.
      E' morto il giorno in cui avrebbe dovuto essere dimesso.

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  4. Struggente ... altro non saprei dire, poichè il tuo post, se la perfezione esistesse ... è perfetto !

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  5. Ma no dai che la perfezione non esiste!
    Purtroppo non ho ancora letto i tuoi lavori, sono troppo incasinata con problemi familiari e parentali di vario genere.

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  6. Come disse De Crescenzo: si danno da fare per allungare la vita quando dovrebbero fare di tutto per allargarla. Piero Angela disse invece: io vorrei vivere pure fino a 120 anni, ma avendo la possibilità di andare in motocicletta con una bella bionda sul sedile posteriore.Sempre efficacissimi i tuoi scritti.

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  7. Concepisco anch'io la vita come autosufficienza, eppure ho conosciuto e conosco parecchi anziani che, pur non potendo più parlare, camminare, perfino mangiare, rimangono aggrappati alla vita, a un brandello di vita, come naufraghi a un pezzo di legno che galleggia, dopo che la zattera è andata in mille pezzi.
    della vita a brandelli di mia zia ti ho scritto by mail.

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    1. Il fatto è che la Natura umana infame e perfida ci fa avere terrore dell morte anche quando la vita non è più degna di essere vissuta. Se non fosse per questo terrore e per l'istinto di conservazione, i due terzi dell'umanità si sarebbe suicidata.

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  8. Un testo davvero commovente ed empatico!

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  9. Grazie Lisa,
    anche se non so chi sei.

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  10. Argomento questo assai sentito da te, amica cara ... e molto ben scritto !

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  11. Esatto. L'argomento del fine vita e in particolare degli anziani la cui vita è orrendamente e poco dignitosamente prolungata a scapito dell' essenza della vita stessa mi preoccupa. Anche dal punto di vista sociologico, per quanti anni potremo permetterci i costi sanitari di una anzianità portata all'estremo?

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  12. Per quanti anni ???
    Quien sabe, amica mia ... forse fino a quando non sarà caduto l' ultimo tabù esistenziale, e una persona, sana o malata, non potrà scegliersi "il modo" con cui uscire dignitosamente dalla via !

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  13. Caspita che bel post Silvia! E ovviamente azzeccatissimo il brano del Banco! Credo che tutti abbiamo avuto un dottore che ha segnato la nostra infanzia. Il mio era una dottoressa, si chiamava Margherita, aveva sempre quel rossetto rosso rosso messo con una precisione incredibile, e una voce che era calda dentro ma autoritaria fuori. Il modo in cui descrivi la condizione di essere figlia ma agire da madre mi fa ripensare alla mia Maria con sua mamma, che credo sia ormai completamente dipendente psicologicamente da quello che dice sua figlia, che è legge per lei, pur stando perfettamente bene fisicamente...ma nulla viene fatto se non lo dice sua figlia! Ti abbraccio forte e grazie per questo post...

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  14. Grazie sei sempre gentile
    È bella questa fiducia totale di tua suocera nei confronti della figlia, in fondo è lo stesso atteggiamento che abbiamo da bambini verso i nostri genitori, che vediamo come infallibili e onnipotenti.
    non si dice sempre che da vecchi si torna bambini?
    E non é forse vero che il figlio a un certo punto diventa genitore del proprio genitore, sempre più spesso visto come vanno le cose?
    poi ci sono le eccezioni, tipo mio padre che se gli dicevi di fare una cosa faceva l'esatto contrario😐
    Quindi tua moglie è fortunata!
    A presto!

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  15. @cavaliere
    Ne parlavo proprio ieri con mio cognato, che non si dà pace da quando a un suo amico hanno detto che non c'è piú nulla da fare, e da un mese è lì ad aspettare di morire.
    Non sarebbe più umano poter morire senza soffrire?

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  16. @ guido
    Credo che tu abbia ragione.
    Eppure, ci sono persone che non hanno paura di morire, mentre altre -la maggioranza, per la verità - ne hanno un sacro terrore.

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  17. Io ho mia nonna che non mi riconosce, mi guarda e non parla.
    Reagisce solo innanzi a emozioni forti.

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    1. mi dispiace; ha l'alzheimer? In che senso emozioni forti?

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  18. Post bellissimo e struggente che mi ha risvegliato brutti ricordi.Il dottore di paese(faccio tutto io) che si ostinava a curarmi piuttosto che mandarmi da uno specialista(che poi ha dovuto operarmi!)e mia mamma che da un momento all'altro non mi ha più riconosciuto.

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  19. non ti ha più riconosciuto in che senso??
    oh signur cafè, ci sei ancora??

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  20. grazie a te per leggere vecchi post dimenticati, è sempre un piacere anche per me rileggerli. mi tornano in mente cose che avevo dimenticato. anche a questo serve un blog.

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