venerdì 21 agosto 2009
“Il cielo è così azzurro, così calmo…”
Scoprire che hai sbagliato a prenotare il Gasthof, scambiando una località per un’altra, e farci una risata.
Rischiare di marcire nelle segrete austriache, come Silvio Pellico, dopo che G. ha causato un corto circuito nell’appartamento, con delle iniziative azzardate.
Ma dopo si recupera:
- Un’escursione a tre laghetti ingentiliti da delicati eriofori, appena sopra c’è una croce, ci andiamo? Chiacchierare con sconosciuti, in cima a questo “horndle”, che forse vuol dire corno, in un misto di italiano-tedesco-inglese, dopo che un fantomatico cameramen ha accettato di farci una foto … “Another one”?
Al ritorno, vedere un gheppio che fa lo spirito santo, una sagoma immobile, come un crocefisso tra le nuvole e il cielo, e poi giù in picchiata, sul prato, ad artigliare l’ignara preda. Solo tre colori, nella foto: bianco, azzurro, verde. Peccato che tutte le foto di questa gita si bruceranno, il giorno dopo. Per quanto tempo, ci chiediamo, rimarranno dentro di noi? E dire che G. ha rischiato di finire in ammollo, per l’autoscatto sul lago, e il cameramen tedesco l’ho visto per un attimo precipitare dall’horndle, mentre indietreggiava a prendere l’inquadratura…
- Una camminata chilometrica lungo il fiume, che senza badare a te se ne va per i fatti suoi, “ in direzione ostinata e contraria” rispetto alla nostra; osservare le cascate pensando al destino definitivo, obbligato e un po’ angosciante di tutta quell’acqua; prolungare la passeggiata e arrivare in un posto dal vago effetto Alaska, non so neanche io perché. Tornare a casa in autostop (grazie, camperisti biellesi) per arrivare in orario a un appuntamento con amici.
- Un’ escursione a un rifugio dal nome impronunciabile e irricordabile con allungamento non previsto per raggiungere un lago 300 metri più su, (ma non avevamo detto che ci fermavamo qui?) nelle cui acque gelate immergere i piedi stanchi, con immediato effetto rigenerante. Seduti su un sasso, nel lago, accorgersi di quanto sia inconsueto vedere nuvole cumulose emergere dal prato, e correre a prendere la macchina fotografica lasciata sulla riva, prima che il sole riappaia e dia un effetto controluce.
- Salite da sudare e discese da far lamentare le ginocchia.
- L’azzurro del cielo è da morire, il verde scuro del bosco rassicurante, o angosciante, a seconda dello stato d’animo del momento, quello più chiaro dei prati, invitante, da sdraiarcisi, e il bianco delle nuvole, da perdercisi dentro. Il cielo colore azzurro incredibile sarà una costante di tutta la vacanza, ricordandomi, ogni giorno, i versi scritti da un poeta nella cella della prigione: “il cielo è così azzurro, così calmo…”
-Scrivere sul balcone vista prato-bosco-montagna, alle sette di mattina, per una improvvisa crisi di astinenza, mentre G. prepara la colazione.
Il primo dei tre obiettivi della vacanza è raggiunto, complice il bel tempo.
Per gli altri, debacle su tutta la linea. “Le mie prigioni” sono tutte nella mia mente.
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Un Antico Adagio scrisse che “la mente umana” è una prigione invisibile…… non basta scontar la pena per uscirne………, serve di più: “la disponibilità a farsi aiutare da un proprio simile”
RispondiEliminaNon preoccuparti è giusto che ognuno scelga la sua prigione.
RispondiEliminaE'una forma di democrazia di cui tutti sentiamo il bisogno.
Nasconderci dietro le sbarre a volte ci fa sentire forti ma ricordiamoci che oltre quelle sbarre c'è il cielo azzurro.
Ora ti aggiungo una parafrasi della STUPENDA poesia "La mia sera" di Giovanni Pascoli che ho trovato un giorno in rete.
GFFG
Durante il giorno ci furono molti lampi ma ora verranno le stelle, le silenziose stelle. Nei campi c’è un breve gre gre prodotto dalle rane. Una brezza leggera fa tremare, come un brivido di gioia, le foglie dei pioppi. Nel giorno, che lampi! Che scoppi! (Invece) che pace la sera!
Devono sbocciare le stelle nel cielo così tenero e dolce. Là, vicino alle allegre rane, un ruscello scorre producendo un gorgoglio simile ad un singhiozzare sempre uguale. Di tutto quel rumore violento ,di tutta quell'impetuosa bufera, non resta che un dolce singhiozzo nella sera umida. Quella tempesta che sembrava non finire mai, è terminata in un ruscello che ora produce un suono melodioso. Al posto dei fulmini restano delicate nuvolette colorate di porpora e d'oro. O dolore stanco , placati! La nuvola che durante il giorno appare più carica di tempesta è la stessa che vedo più rosa quando la sera sta per finire. Che bello ammirare il volo delle rondini intorno! Che bello udire i rumori nell'aria serena! La fame patita durante il temporale rende la cena più lunga e festosa. La loro porzione di cibo,nonostante fosse così piccola, i rondinotti durante il giorno non l'ebbero per intero. Nemmeno io... e dopo le ansie e i dolori ,mia limpida sera! Don... Don... Le campane mi dicono, Dormi! Mi cantano, Dormi! Sussurrano, Dormi! Bisbigliano, Dormi!Là le voci del buio azzurro della notte... Mi sembrano canti di culla, che mi riportano all'infanzia... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.
gentili blogghisti,(vi chiamate così?) siete troppo complicati per il mio quoziente.. ho letto i commenti due o tre volte ma non ho capito niente. (dopo il trauma del rientro post ferie è già tanto se connetto per il lavaggio serale dei denti)
RispondiEliminaHo riscoperto Pascoli quando i miei figli l'hanno messo nella tesina della maturità, e questa poesia mi era piaciuta tantissimo.mi piaceva la prima frase "il giorno fu pieno di lampi...." e quella che fa "o stanco dolore, riposa.." grazie per avermela ricordata, gieffe, quando ho letto la parafrasi, però, ho pensato che se prima non leggi la poesia, la parafrasi ammazza la poesia stessa. non so se mi sono spiegata. sono andata a cercare la poesia e l'ho trovata, recitata. vi metto l'indirizzo, e ditemi se non è meglio.
http://www.fondazionepascoli.it/mp3/La_mia_sera.mp3
Sicuramente recitata da professionisti è certamente superlativa (BRAVA ad averla scovata)
RispondiEliminaHo messo la parafrasi perché mi sembrava rendesse la giusta bellezza della poesia senza costringerti a leggerla tutta. (faccio ammenda, andava inserita completamente!)
Riguardo le tue prigioni era solo per dirti che tutto quello che proviamo dentro, in alcuni momenti non può e non deve essere assoluto (messo in prigione) ma valutato con serenità in a momenti più sereni.
Io sono convinto che se riusciamo a tenerci stretti i nostri ricordi, le nostre certezze, e il nostro amore per la vita (stupenda realtà) saremo sempre pronti ad accettare anche le prove più difficili.
Sperando di essermi chiarito e di non averti annoiato un saluto.
GFFG