martedì 3 settembre 2013

Di donne così si è perso lo stampo


Il furgoncino dell'immondizia stava ancora facendo la retro e Bice era già lì, con la ramazza di saggina in una mano e il secchio dell'acqua saponata nell'altra. Lo faceva anche negli ultimi tempi, mezza gobba a causa di un insistente  mal di schiena.


Quando, passato un giorno dal ritiro dell'immondizia, vedo che sulla strada c'è ancora sporcizia e disordine, la rimpiango, a volte ad alta voce: Bice ritorna!!! 
Si è trasferita nell'appartamento sotto  a quello del figlio, di certo si sentirà più sicura rispetto a quando viveva sola in un appartamento spazioso, ordinato e lindo a pochi passi da casa mia, nella corte delle rondini.
L'anno scorso andai a cercarla nella sua nuova abitazione per portarle un paio di  pantaloni bianchi ed eleganti a cui  fare l'orlo, dato che a ottanta anni passati continua a eseguire su commissione piccoli lavori di cucito ... e senza nemmeno aver bisogno degli occhiali!
Bice  è una donna di una volta, di quella specie in via di estinzione, quelle donne che non sanno cosa sia la fatica, perchè sono nate nella miseria e hanno dovuto sudare per tutto: mangiare e crescere figli, tanto per iniziare. 

Ricorda una vecchia ma dignitosa casa di sassi, solida e fresca, rassicurante. 
O un albero secolare, tronco curvo e linfa rallentata, più bello da guardare di un giovane esotico virgulto.
Rimasta vedova a trent'anni  con due figli orfani,  si trovò nelle condizioni di  "girà indrè i manech" e andare a fare la serva. 
Di "tirare su"  i figli, due maschiacci scapestrati le cui gesta intrepide ancora risuonano nei racconti da bar di paese, facendo loro da padre e madre. 
Di "arrangiarsi".
Nonostante questa vita di sacrifici, è una donna allegra come se ne incontrano poche, specie a quell' età. Le sue risate sapevano risuonare nella via come nessuno più, la corte dopo la sua partenza è diventata un mortuorio.





La volta in cui  mi spiegò le strategie utili alla cattura di un topolino domestico, pensai che davvero quella donna aveva dovuto imparare a fare di  tutto, perfino un lavoro felino o tutt'al più maschile come quello.
Un giorno  mi raccontò d'aver confidato al figlio la paura di morire durante il sonno, e il relativo problema che poi i becchini non sarebbero riusciti a vestirla, l'indomani.
Il figlio le disse: sai cosa devi fare mamma?
Cosa, attese lei.
Fai così: se quella sera che non ti senti troppo in forma, invece di andare a letto col pigiama vai a letto vestita, il problema è belle che risolto.
Che risate ci facemmo, quando me lo raccontò.

p.s. se questo post non ve gusta mucio prendetevela con Pier, è lui che me l'ha fatto uscire.

33 commenti:

  1. ecco andare a letto vestiti potrebbe essere un'idea.
    resta sempre il fatto che poi per l'autopsia devono spogliarti ...
    insomma morire dormendo è una vera scocciatura :)

    RispondiElimina
  2. Ma se è la morte più bella che c'è!
    Nella famiglia di mia mamma c'è stato uno zio che è morto nel sonno, accanto alla moglie, e non era nemmeno vecchio. (se ben ricordo, perchè io ero piccola)
    E' dai tempi della morte di questo zio che nel ramo materno della mia famiglia d'origine circola questo mantra:
    "Ah, poter morire come lo zio Riccardo!"

    RispondiElimina
  3. :-)
    mi hai fatto pensare a mia nonna che a 82 anni sorpassava gli altri sul marciapiede al grido di "largo ai giovani"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sorpassava i pedoni ...
      ma ...
      ... a bordo di cosa?

      Elimina
    2. A piedi, le è sempre piaciuto camminare e nella vita ha fatto tantissimi chilometri, sia per lavoro che per passione

      Elimina
    3. ah menomale me l'ero immaginata a bordo di uno scooter, tipo woodstock ..
      per lavoro?
      che tipo di lavoro?

      Elimina
    4. quando era giovane una volta alla settimana portava da mangiare ai genitori che erano all'alpeggio, roba da poco, giusto quei 20 kg di strade di montagna

      Elimina
    5. che storia!
      anche mia mamma portava da mangiare a mio nonno che lavorava nei campi ...
      pensa che quando era il tempo della raccolta delle ciliegie il nonno stava sugli alberi tutto il santo giorno, un Cosimo Piovasco un po' meno sfaccendato ...

      Elimina
  4. La morte più bella l'ha fatta la nonna di Anna Maria. Si è addormentata dopo avere scritto su un foglietto e lasciato sul comodino la lista delle cose che voleva fare il giorno dopo. Aveva 84 anni ed era in perfetta salute.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, le liste,
      quelle cose che dovrei imparare a fare pure io,
      che dimentico tutto.
      Però però ... se poi muori nel sonno a che serve aver redatto la lista?

      Elimina
    2. Già, le benedette liste, i "bigliettini" come li chiamava mio padre.
      "Scriviti tutto sopra un bigliettino, così non te lo dimentichi, pasticcione!"; e io scrivevo come un pazzo e andavo a letto tenendomeloin mano. Poi il giorno dopo me lo perdevo.
      Dovrei scrivermeli adesso i bigliettini per evitare difare figuracce, ma data la mole delle prescrizioni dovrei usare un rotolone Regina ogni mattina:
      1. Non dire cazzate
      2. Non fare cazzate
      3. Non produrre cazzate
      4. Non provocare cazzate
      5. Non.......
      Sono molto cari i rotoloni Regina, mi occorrerebbe un capitale.

      Elimina
    3. appoggio l'iniziativa ...
      attento a non perdere i pizzini però!

      Elimina
    4. Tranquilla, quando Enzo promette mantiene.
      Uomo d'onore sugno...parlando di pizzini mi venne automaticamente....

      Elimina
    5. da euri c'è una risposta per te

      Elimina
  5. Risposte
    1. Non me la ricordo, mi sembra mi parlasse di vischio ... oh povero topo!
      Mi hai fatto venire in mente che stamattina una mia alunna down mi ha portato un depliant di un museo della tortura dove è stata in gita in queste vacanze, in prima fila c'era una trappola per topi talmente buffa che ho chiamato il mio collega per riderne insieme.

      Elimina
  6. Che meravigliosi esemplari umani. Ce ne sono diversi, ancora. Ma vanno estinguendosi.

    Ecco. A me piacerebbe essere come lei. E morire vestita!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora fondiamo un club su facebook,
      "c'è anche a chi piace morire vestiti"
      ...
      va beh dai eu non fare quella faccia scherzavo!

      Elimina
  7. Una quercia, impavida e ironica. Ce ne sono sempre meno di questa razza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sembra che la quercia sia proprio l'albero che può calzare a pennello alla buona Biagina.
      Hai letto il libro di Corona, quello che parla degli abbinamenti persone/alberi?

      Elimina
    2. "Le voci del bosco"? Letto sì.

      Elimina
    3. In queste righe si parla di loro e di uomini: a volte bene e altre male... e così il cattivo, senza quasi rendersi conto, proverà simpatia per il sambuco, il buono per il larice, il sempliciotto per il faggio, l'elegante per la betulla, il cocciuto per il carpino e via dicendo...
      ma gli alberi, in fondo, non hanno nessuna colpa e se non vengono provocati dall'uomo, che li toglie a volte brutalmente dal luogo di nascita, le loro miserie le tengono ben piantate nella terra.
      gli uomini, invece, portano sovente e volentieri la loro cattiveria in giro per il mondo

      Elimina
  8. Le donne che hanno dovuto arrangiarsi a mandare avanti la baracca da sole sono tutte meravigliose, vispe e aggiornate anche in età avanzata, ancora più belle se sono simpatiche e allegre. Ciao Brunella

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Per me la Bice era una miniera di scienza.
      Ci vedevamo poco perchè io non sono un tipo da cortile, ma adesso rimpiango di non aver passato più tempo in sua compagnia.
      Ne aveva di cose da insegnarmi.
      Una volta ad esempio mi disse che "fare san martino" voleva dire traslocare, cambiare casa.
      E chi lo sapeva?

      Elimina
  9. Vero,quando sento i racconti delle persone anziane è inevitabile pensare alle fatiche che hanno passato e confrontare i loro sacrifici con i nostri e notare che nonostante questo sono molto più sereni e meno astiosi di noi.
    Comoda la panchina?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "più sereni e meno astiosi di noi"
      Mi pare un'osservazione di tutto rispetto cafè
      Le panchine sono sempre scomodissime, le fanno apposta così scomode per non farti prendere troppa confidenza.

      Elimina
  10. La similitudine con la casa di sassi è bellissima

    come il post

    come le foto.

    RispondiElimina
  11. ma grazie!
    per le foto giro i complimenti al fotografo ufficiale
    e comunque sono anche i soggetti a rendere bella la foto :))
    (hai notato la donnetta a Novalesa?)

    RispondiElimina
  12. Dev'essere un posto bellissimo e rilassante!

    Moz-

    RispondiElimina
  13. Oltre che essere un paese tranquillo e delizioso a Novalesa c'è anche una bella abazzia, con un frate a far da guida piuttosto sui generis!!

    RispondiElimina

Parla! Adesso o mai più!